Italia - Repubblica - Socializzazione

 

Riflessioni per chi non ha alcun interesse a far finta di non capire

 

29.12.2008 - Aggressione sionista a Gaza:

una messa a punto su "Sionismo e Palestina

 

Coordinamento Progetto Eurasia - CPE

 

CONDIVIDENDO in pieno gli scritti che di seguito pubblichiamo, invitiamo i nostri amici ad una attenta lettura dei testi.

Giorgio Vitali

 

Su quanto sta avvenendo in Palestina in queste ore, il Coordinamento Progetto Eurasia coglie l’occasione per una messa a punto generale sull’argomento "Sionismo e Palestina". Quanto ai dettagli dell’attuale "crisi", si rimanda al sito dell’Agenzia "Infopal.it" (www.infopal.it), che quotidianamente mette a disposizione notizie, analisi e corrispondenze direttamente dai luoghi in cui si svolgono i fatti.

1) Il Coordinamento Progetto Eurasia non riconosce il cosiddetto "Stato d’Israele" per come esso aspira a legittimarsi verso l’esterno. Pertanto, non tributandogli alcun "riconoscimento" (storico, culturale, diplomatico, politico e religioso), ribadisce che tale "Stato" va indicato con "Entità Sionista".

2) Esistono un aggressore e un aggredito. L’aggressore è l’Entità Sionista, la base politico-territoriale del Sionismo, un’ideologia scaturita dall’alveo del Giudaismo ed incoraggiata, nei suoi sviluppi suprematisti, strategici e messianici dall’Occidente, in particolare dall’Angloamerica calvinista e puritana, con l’Europa accodatasi sempre più dopo che l’Unione Europea, creazione massonica, ha preso corpo. L’aggredito è il popolo palestinese, senza distinzioni di religione e tendenza politica, che subisce da oltre cent’anni (e non dal 1948) la progressiva espulsione dalla sua terra, la Palestina, da parte di un conglomerato di scorie etniche che nella "passione per Sion" - e nell’odio per la ‘falsa coscienza’ rappresentata dai palestinesi - trova un (illusorio) motivo di convivenza. In Palestina vi è quindi un solo popolo, quello palestinese, aggredito da coloro che aderiscono ad un’ideologia. Ecco perché la favola del "due Stati per due popoli" non ha senso.

3) L’Entità Sionista non è "lo Stato di tutti gli ebrei". A causa della continua martellante propaganda sionista divulgata da trombettieri senza dignità della cosiddetta "libera informazione", si è finiti in un guazzabuglio apparentemente inestricabile di equivoci. Come dimostrato da recenti studi che scoprono la classica "acqua calda", il "popolo ebraico" è un’invenzione moderna, ed il Sionismo è un’operazione di revival cultural-religioso più simile ad una carnevalata che ad una cosa da prendere sul serio, come purtroppo fanno anche molti "intellettuali". Se dobbiamo credere che un cittadino di New York, Parigi o Roma di religione giudaica abbia diritto al "ritorno" nella "Terra d’Israele" poiché lì "vivevano i suoi avi", chiunque può dunque "tornare" dove meglio desidera, facendo sloggiare gli autoctoni. Basta che si doti della protezione del più forte di turno, che in questo caso è l’Angloamerica. Peggio ancora, sull’esempio del Sionismo, chiunque può "promettersi", facendo cantare un "Dio" che nessuno ha mai visto, tutte le terre che vuole! Sono altresì note le vicende di popolazioni dell’Europa dell’est convertitesi al Giudaismo (i Khazari), come i risultati di ricerche archeologiche condotte da studiosi "israeliani" che hanno dimostrato la totale innaffidabilità dei "testi sacri" dal punto di vista storico..

4) Con tutta evidenza, tutti (o meglio chi ha una "poltrona" da mantenere) fanno finta di credere a queste colossali panzane compendiate nella lettura mitologica del cosiddetto "Olocausto" perché hanno convenienza a credervi. Anche un Fini o un Veltroni non sono abbastanza cretini per credere a queste assurdità, ma il padrone angloamericano comanda e loro obbediscono. "Difendere Israele" diventa la scusa per intervenire militarmente, rovesciare governi, embargare intere popolazioni, depredarle delle loro risorse. Tutto ciò, nell’interesse dell’Angloamerica e del suo codazzo di traditori dell’interesse dei popoli d’Europa; popoli che nel Mediterraneo trovano il loro naturale ambiente per prosperare assieme ai loro vicini. L’Occidente americanocentrico, infatti, si serve dell’Entità Sionista come paravento per la sua politica nel mondo arabo e non solo, essendo Gerusalemme pressappoco all’incrocio di Europa, Asia e Africa, ovvero di quel "vecchio mondo" odiato dall’Angloamerica e che con la dottrina dello "scontro di civiltà" deve tenere diviso.

L’Entità Sionista, quindi, è l’avamposto del progetto occidentale, della "globalizzazione" e del "mondialismo", poiché da una parte è il simbolo dell’innaturale ed ideologica "società multietnica" (contro quella naturale e pre-ideologica degli autoctoni palestinesi), dall’altra è il laboratorio ideologico della tendenza a stabilire un’unica morale mondiale, una sola giustizia mondiale ecc., poiché tutti, progressivamente, devono "riconoscere Israele".

5) Tale "riconoscimento" implica l’assunzione del "peccato originale" dell’"Olocausto". L’Entità Sionista, infatti, nella versione data in pasto ad un pubblico forzatamente distratto dai veri scopi dell’operazione, esisterebbe come "risarcimento morale" per i torti subiti, da Babilonia in poi! Ma non è così, innanzitutto perché il gli occhi sulla Palestina il Sionismo li aveva già messi a fine Ottocento. Poi perché ciò che - estrapolandolo dal generale contesto della Seconda guerra mondiale - viene indicato come "Olocausto", pur essendo lontano da quanto è realmente è effettivamente accaduto ha coinvolto, non a caso, proprio quegli aderenti al Giudaismo che non ne volevano sapere di diventare "israeliani", il razzismo consustanziale al Sionismo servendo per un’operazione di "selezione interna". Ma col senno di poi, quando la memoria (quella vera!) poteva essere manipolata, la fantasia s’è scatenata, e "tutti gli ebrei" sono diventate "vittime dell’Olocausto". Così, col "credito morale" incassato, s’è venuta a creare una situazione perfetta, per cui non si può criticare l’Entità Sionista pena la "mancanza di rispetto": chi osa fiatare è bollato come "antisemita" e la sua carriera è finita, con sommo gaudio del "padrone" angloamericano sempre più entusiasta del suo "cane da guardia". Per questo, ci si faccia furbi, e si sposti l’obiettivo polemico sull’Angloamerica e il suo capitalismo predatorio e sfruttatore, ché in questo caso non ci sono "olocausti" dietro cui pararsi, a meno che non si voglia credere ad un’altra favola, quella della "Liberazione" (da noi stessi!).

6) L’identificazione tra Sionismo e Giudaismo è un’operazione incoraggiata dallo stesso Sionismo, tant’è vero che i camerieri del regime (tra cui si contano quasi tutti "rappresentanti delle comunità ebraiche", che si distinguono per il loro "silenzio" in queste ore) devono equiparare "antisionismo" ed "antisemitismo". Ma se "antisemitismo" significa ben poco dato che i "semiti" non esistono se non nella linguistica, "antisionismo" ha senso, poiché il Sionismo esiste eccome.. Essere "antisionisti" significa aver capito la funzione svolta dal Sionismo come "ideologia dell’Occidente" e dall’Entità Sionista come avamposto strategico occidentale nel "vecchio mondo". Ecco perché la "distruzione di Israele", come quella degli Stati crociati, è senz’altro da auspicare: fine ideologica e fine strategica, senza scomodare "secondi olocausti" che stanno solo negli starnazzamenti dei lecchini di un regime che di giorno in giorno, tra scandali bancari, disoccupazione, precariato e diffusione d’incertezza sul futuro si dimostra sempre più con l’acqua alla gola. Che cosa ci daranno da mangiare quando la crisi non sarà più solo un argomento da "Porta a Porta"? L’Olocausto? E il bello è che si deve anche sentir dire che i palestinesi, tra le mille colpe addebitate loro, avrebbero quella di "non credere" all’Olocausto!

7) Non vi credono, coerentemente (perché altrimenti "riconoscerebbero Israele"), i dirigenti di Hamas, che eletto dalla stragrande maggioranza dei palestinesi ha formato un governo immediatamente demonizzato dalla cosiddetta "comunità internazionale", che in realtà è l’Angloamerica e la sua corte di buffoni "democratici" che si stracciano le vesti per il Darfur, un premio Nobel agli arresti domiciliari e l’estinzione della foca monaca ma trovano del tutto normale il tiro al piccione sulla popolazione di una città densamente abitata. Le "questioni di principio" esistono solo per i finti tonti che hanno qualche "posizione" e per la massa resa beota da quando nasce e che crede in buona fede che ai "diritti umani" corrisponda alcunché di concreto.

La dimostrazione che le "questioni di principio" sono uno specchietto per le allodole è data dal cosiddetto "razzismo". Non passa giorno che sui giornali e le tv non si parli del Nazismo, delle "Leggi razziali" e delle "sofferenze del popolo ebraico" in ogni tempo e luogo. A questo punto, ci si aspetterebbe un’analoga sensibilità quando, oggi, si verificano situazioni del tutto assimilabili a quelle esecrate affinché "non si ripeta mai più"... Invece nulla: silenzio totale, somma indifferenza e - colmo della beffa - ribaltamento orwelliano della realtà che descrive chi subisce il "razzismo", la distruzione degli oliveti, delle case e l’umiliazione quotidiana come "l’aggressore", mentre chi aggredisce e pratica un sistematico "razzismo" (anche al proprio interno: si pensi agli "israeliani" yemeniti, ai falascià ecc.) "si difende".

La morale da trarre da tutto ciò è questa: l’Occidente (ovvero quella parte di mondo dominata dall’Angloamerica e che deve invariabilmente adottare, vi si faccia caso, l’ideologia olocaustica e la giudeolatria) si serve delle "questioni di principio" solo per coprire la realtà di un cinismo senza scrupoli al servizio dell’unica cosa in cui crede: il potere del denaro. Del resto, la stessa "società israeliana", presentata "l’unica democrazia del Medio Oriente", è nota a chi l’ha conosciuta da vicino per l’essere composta, specie nella sua gioventù ideologizzata e militarizzata, da persone che non credono a nulla, se non al mito della "potenza d’Israele". Qui, il concetto di "elezione", spogliato di ogni suo significato spirituale, si è degradato nell’autoidolatria di un "messia collettivo" che non credendo se non a se stesso rappresenta la forma più estrema di materialismo.

8) Stritolati dall’Occidente ed abbandonati da troppi vili "governanti" arabi, i palestinesi sono un esempio per il mondo intero. È un esempio la loro saldezza nelresistere, da cent’anni, quando noialtri, che non avendo guerre in casa le andiamo a fare in giro per il mondo camuffate da "missioni di pace", per un decimo di quel che hanno subito loro ci saremmo già estinti.

È un esempio la loro fiducia nella vittoria, anche nei momenti più difficili. C’è di che riflettere, se si pensa che nel "paradiso democratico" che dovrebbe essere esportato a suon di bombe si va in depressione per i motivi più inconsistenti. È un esempio il loro saper morire con dignità, dito al cielo mentre, in un lago di sangue, fortunatamente puro dall’infezione della "democrazia" e dei "diritti umani", attestano che "Non v’è divinità se non Allàh". S’immagini la gente moribonda di una città occidentale bombardata in che maniera grottesca toglierebbe il disturbo da questa Terra, tra rantolii scomposti e imprecazioni. Sì, fanno proprio bene i Pagliara di turno a non farci vedere i palestinesi che, con la gamba praticamente staccata, sono portati in ospedale pensando solo a come rimettere l’anima ad Allàh nel Momento decisivo.

9) Che i giornali e le tv fungano da megafoni della propaganda sionista, c’è poco da sorprendersi. I pappagalli ripetono quello che imparano dal padrone. E l’Occidente, oggi, con l’Italia messa particolarmente male, sforna quantità impressionanti di quaquaraquà e buffoni di corte. Chi invece avrebbe da dire qualcosa di sensato e sostenuto da solide conoscenze frutto di studi e conoscenza diretta di luoghi, lingua e persone è escluso da compiti di rilievo nei giornali e nelle tv, ma anche dalle università (dove, tranne pochissime eccezioni, pullulano arabisti che non prendono mai "posizione"), dove si resta solo se si fa atto di vassallaggio con dosi progressive di prostituzione morale. Ma questo, alla fine, è un "falso problema": una volta che saremo liberati dalla presenza di oltre cento installazioni militari Usa e Nato, anche la pornografia informativa che ci tocca sopportare si risolverà, e anche l’università e il cosiddetto "mondo della cultura" saranno accessibili per chi non se la sente di fare per tutta la vita il tartufo.

10) Si torna al punto iniziale. Saper vedere "il problema" è essenziale. Il problema non sono "gli ebrei", come credono tutti quelli che, per un motivo o per l’altro, hanno la necessità di mettere - pena l’ammissione d’aver preso un abbaglio colossale - "l’ebreo al centro della scena". Il problema sono il Sionismo quale ideologia dell’Occidente e l’Entità Sionista quale base politico-territoriale del Sionismo. Ma non è ancora questo il problema principale.. Il problema principale è l’Angloamerica, con la sua "civiltà" materialistica che rende l’uomo alla stregua di un oggetto. Altro che "islamizzazione" dell’Europa! Al-Qa’ida, come quel "Dio" che "promette", nessuno l’ha mai vista, ma le basi Usa e Nato sì! Ma i popoli d’Europa, che certo non brillano per astuzia, si sono fatti impappinare il cervello al punto che pensano d’essere "invasi dall’Islam"! L’islamofobia si rivela anche uno strumento ideologico per far passare nell’indifferenza un massacro: "questi palestinesi, se sono musulmani qualche colpa dovranno pure averla!".

All’eroico popolo palestinese i popoli d’Europa dovrebbero guardare con ammirazione. Stanno lì a dimostrarci che nulla è impossibile e che, anche quando sembra tutto perduto, alla fine vince chi resta attaccato alla terra e al proprio modo di vita. Quel modo di vita insegna che resistere è giusto e sacrosanto, e non c’è menzogna mediatica che possa scalfire questa verità quando l’anima non è corrotta. Il problema degli italiani, degli europei, è stabilire se ancora hanno un’anima. Se la "civiltà" dell’Angloamerica non l’ha uccisa e il Sionismo non ha conquistato le menti e i cuori, sapranno riconoscere che i palestinesi stanno lottando anche per noi.

 

Coordinamento Progetto Eurasia - CPE    

      

(http://www.cpeurasia.org/?read=16587)  

 

 

Perché nel campo "filo-palestinese" molti fanno fatica a riconoscere in Hamas il legittimo rappresentante del popolo palestinese.

05.01.2009 - La ‘leggenda nera’ di Hamas

e il vicolo cieco dell’antifascismo  

   
Coordinamento Progetto Eurasia - CPE

    

Chi segue le iniziative del Coordinamento Progetto Eurasia (CPE) sa che alcuni giorni fa abbiamo elaborato una "messa a punto" su Sionismo e Palestina: http://www.cpeurasia.org/?read=16587
Pensiamo, infatti, che l’unica cosa nelle nostre concrete possibilità come cittadini italiani ed europei che non vivono in Palestina ma che intendono apportare un contributo alla causa della Giustizia, e perciò della Pace, su tutto il "Vecchio mondo", sia cambiare registro nella cosiddetta "guerra dell’informazione", smettendola di utilizzare categorie e linguaggio "dell’avversario", perdenti già in partenza e perciò decisamente spuntati come ‘arma culturale’.
Si nota infatti da vari commenti presenti in rete che le ultime ‘imprese’ del Sionismo stanno facendo perdere di vista a molti di quei pochi ‘desti’ rimasti in mezzo alla maggioranza lobotomizzata il fatto che tutti siamo occupati dall’America, che certo si appoggia in maniera privilegiata alla "lobby ebraica", ma di certo non siamo occupati "dagli ebrei", né da un "esercito israeliano"!
Detta ancora più chiaramente, si sta verificando che l’americanismo e l’occupazione (militare, economica, politica, culturale: in una parola, "dominio") plasticamente rappresentata dalle oltre cento installazioni Usa-Nato disseminate sul nostro territorio svanisce dietro una cortina fumogena sempre più spessa, col risultato che, attaccando "gli ebrei", ci si espone invariabilmente alle accuse di "antisemitismo" e simili, con tutte le conseguenze note. Questo non significa che si debba far finta che in Italia ed in Europa non esista un’occhiuta e potente "lobby ebraica", ma la sua azione, ipermediatizzata e perciò irritante, non deve far perdere di vista che tutto ciò può avvenire perché l’America ci occupa militarmente e ci domina col suo "modello", altrimenti anche "gli ebrei" smetterebbero di fare la "voce grossa" e si adatterebbero a vivere da italiani ed europei, decidendosi finalmente a piantarla con la loro "doppia fedeltà". Dunque, alla "lobby" egregiamente sputtanata da Maurizio Blondet su "Effedieffe.com" è bene dare l’importanza che merita, poiché è evidente a chiunque che in ogni tempo e luogo "gli ebrei" non possono fare alcunché se le redini del potere sono saldamente in mano ad elementi autoctoni.
Per di più, denunciando il Sionismo per quel che è, quantomeno a livello geopolitico, ed indicandone chiaramente i protettori occidentali, in primis d’Oltreoceano, si fornisce qualche ‘argomento’ in meno a chi sistematicamente utilizza "l’ebreo" come paravento per fare la moralina a chi espone solidi argomenti critici coi quali, regolarmente, i soliti benpensanti, dal "Giornale" al "Manifesto", passando per "Repubblica" e il Corriere", evitano di confrontarsi.
Che l’America utilizzi "l’ebreo" (come viene utilizzato "l’omosessuale", stabilendo "categorie" a tavolino utilizzabili come arma ricattatoria di comodo) è dimostrato dal fatto che tutta la giudeofilia riscontrabile nelle tv, nei giornali, nella scuola eccetera è presente solo nei Paesi dominati dall’America (o dall’"Occidente", il che è lo stesso): significativamente, il parlamento della Repubblica Serba di Bosnia (rara eccezione in un’Europa asservita e, a sua volta, ascaro dell’America) non ha approvato una "legge antirevisionista"... E se andiamo in Russia, dove il dominio occidentale è assente, non va in scena tutto questo "scandalo" in un perenne teatrino di navigati finti tonti che straparlano di "libertà d’espressione" ma fanno andare in galera gli storici, pontificano di "diritti umani" ma ‘non vedono’ dove vengono sistematicamente calpestati, impongono la "memoria" ma ‘si scordano’ di quello che accade ogni giorno, e via doppiopesando.
La realtà è che è stato inventato un giochino perfetto, dove ogni ruolo -se se ne accettano gli assunti di base- è preordinato, e dove non esiste praticamente ‘scampo’. Il "Bene", qualsiasi cosa faccia, lo fa per il Bene, il "Male", qualsiasi cosa faccia, lo fa per il Male. E il "Bene" sono l’America, il Sionismo, "gli ebrei"; il "Male" i palestinesi, gli arabi, i musulmani.
Va da sé che l’unico modo per uscire da questa situazione disperante è tornare ad individuare IL problema, che è politico-culturale, o meglio "di civiltà", e non semplicemente "mediatico", dato che nei media si agitano dei buffoni di corte che -come i politici- da un padrone passano in un batter d’occhio a servirne un altro, come tutti i buffoni della storia. La verità è che, volenti o nolenti, tutti coloro che hanno una "posizione" (economia, finanza, politica, cultura, professioni ecc.) sono servi dell’America, dal 1945, e che tutti quelli che in un modo o nell’altro non sono "soddisfatti" dell’andazzo possono essersi fatti un’idea "positiva" o "negativa" sul Fascismo e le "cause" della Seconda guerra mondiale, ma ciò non cambia una virgola sulla realtà oggettiva del 2009 che tutti quanti -"di destra", "di centro", "di sinistra", credenti o atei- ci troviamo ad affrontare.
Il problema, come già da noi rilevato in passato (http://www.cpeurasia.org/?read=7479), è l’antifascismo, ovvero il suo essere la necessaria posizione che chiunque intenda fare carriera deve assumere. Quindi, l’unico modo per uscire dal vicolo cieco in cui ogni posizione "antagonista" è destinata a ficcarsi è piantarla con l’antifascismo (come chiave di lettura del mondo attuale, perché quello dell’epoca in cui il Fascismo c’era -1922-1945- poteva avere una sua dignità). Non ci vuole infatti molto acume per accorgersi dellericadute dell’antifascismo eretto a ‘dottrina ufficiale’: "l’Iran è fascista", "Saddam era fascista", Hezbollah pure e ora anche Hamas... e non per i burattini della politica e dell’informazione – il che si può capire - ma anche per i "filo-palestinesi" che prediligendo una fantasiosa "Palestina laica", proiezione dei loro desideri, contribuiscono alla ‘leggenda nera’ su Hamas che, concretamente, è l’organizzazione che conduce la "resistenza".
Si capisce dunque che si vive completamente immersi in una fiera dell’equivoco, cominciata proprio nel 1945, perché se istituzionalmente -come ci ricordano ogni 25 aprile- "la Resistenza" è un "valore", non ci dovremmo sorbire politici che- mentre un milione e mezzo di persone, già messe alla fame, vengono bombardate - trovano parole di condanna solo per una bandiera bruciata (!), mentre costoro, per coerenza col loro "filo-resistenzialismo", dovrebbero elevare odi alla Resistenza palestinese! A completamento del tutto, vi sono quelli per i quali "Israele=Fascismo" (ma anche Berlusconi, Putin, e forse anche Chavez sono "fascisti"!), con nuova acqua apportata al mulino dell’ "eterno antifascismo", quando al limite, se tutto ciò avesse un senso, l’equiparazione del Sionismo col Fascismo dovrebbe essere proprio il "discorso" di tv e giornali, nei quali si lavora solo se si è "antifascisti".
La medesima stupidità si manifesta nella lettura del passato vicino-orientale data dai sostenitori dell’una o dell’altra "causa". Abbiamo chi individua un’anima "fascista" nei palestinesi e negli arabi in genere poiché alcuni importanti loro rappresentanti (si pensi al Gran mufti Amin al-Huseyni o all’iracheno al-Ghaylani) si schierarono con le potenze dell’Asse: che cosa dovevano fare, se il loro "problema principale" era l’Inghilterra? Ma vi è anche chi individua ‘radici fasciste’ nel Sionismo per il fatto che il Fascismo intrattenne, fino alla metà degli anni Trenta, relazioni col movimento sionista: di nuovo, cosa doveva fare l’Italia per la sua politica nel Mediterraneo tesa a riprenderne il controllo, se il "problema principale" era l’Inghilterra? E, colmo del ridicolo, mentre tutti fanno a gara a darsi del "fascista", i sostenitori della "causa" A s’indignano se quelli della "causa" B la tacciano di "fascismo" o viceversa!
Non c’è niente da fare: per chi crede d’interpretare ogni fenomeno sulla base della dicotomia "fascismo-antifascismo" non esistono spiegazioni ma solo un atteggiamento fideistico ed un casellario in cui inserire i "Buoni" (i "fascisti atemporali", da qualche "terribile faraone" in poi) e i "Cattivi" (gli "antifascisti atemporali", dall’avversario di quel "terribile faraone" in poi).
Ma non è ancora tutto: mentre l’America in fondo non crede alla suddetta "dicotomia" ma fa sì che i suoi sottoposti vi credano (così come negli anni Cinquanta-Settanta non credeva alla dicotomia "comunismo-anticomunismo", oppure, oggi, non crede al "pericolo islamico"), i sottoposti finiscono in larga parte per credervi diventando perciò dei perfetti automi.. È il caso, appunto, di quei "filo-palestinesi" che, succubi della mitologia antifascista, si sono interdetti la capacità di riconoscere in Hamas il legittimo rappresentante del popolo palestinese, che l’ha scelto plebiscitariamente in "libere elezioni". Con ogni evidenza, sebbene si professino "democratici" e fautori delle "libere elezioni", costoro non si discostano molto dal pensiero del noto scrittore Abraham Yehoshua, che interpellato sulla "rappresentatività" di Hamas, dall’alto della sua "reputazione" di "colomba israeliana", ha affermato al Tg1 delle 20.00 del 4 gennaio 2009 che "anche Mussolini e Hitler sono stati eletti", quindi "la democrazia non è garanzia di saggezza".
Questi personaggi (come quel deputato "ebreo" del PD che ha dichiarato a Radio Rai che "in Italia c’è un problema, che è l’art. 21 della Costituzione, che difende la libertà di espressione":http://www.radio.rai.it/radio1/inviatospeciale/archivio_2008/audio/is2008_11_22.ram) andrebbero ascoltati un po’ più spesso perché in fondo, facendo attenzione a quel che dicono e scrivono, si capisce tutto quel che c’è da capire sull’ "antifascismo". E che non è vero che l’obiettivo dell’ennesima aggressione sionista è Hamas: sono proprio i palestinesi colpevoli d’averlo scelto quale proprio rappresentante. Se si è d’accordo su questo punto, non si potrà non riflettere sul fatto che i bombardamenti indiscriminati delle città italiane furono mirati contro le popolazioni che le abitavano, ree di aver tributato il loro "consenso" ai loro rappresentanti. I quali, evidentemente, com’è il caso di Hamas oggi per i palestinesi, dovevano aver fatto qualcosa di buono per gli italiani, ovvero qualcosa d’inaccettabile per l’America che, interessata allo sfruttamento del genere umano, aveva inventato i bombardamenti per il dopoguerra ("ricostruzione") e, già nel 1935, gli embarghi moraleggianti che però, ancora, non esistendo la cosiddetta "comunità internazionale", funzionavano molto peggio che adesso.
Infine, un altro punto va chiarito. Abbiamo scritto di "antifascismo" in relazione all’America, ma è necessario specificare che il centro propulsore dell’antifascismo (così come il "neofascismo dei miti nordici", tanto per chiarire che a noi non piace chi "fa il fascista" tatuato con Odino e la celtica e vestito con le marche inglesi…) è, manco a dirlo, proprio l’Angloamerica, più precisamente ancora, la "Perfida Albione", correttamente individuata proprio dal Fascismo quale avversario principale dell’Europa. L’analisi era corretta, altro che "ebrei"! "Ebrei" erano tra le fila fasciste, anche della RSI. Qualcuno ne ha addirittura tratto l’idea che – almeno fino al 1938 - "il Fascismo piaceva agli ebrei", quindi anche "gli ebrei" sarebbero "fascisti"!.
Ma l’analisi della ‘leggenda nera’ di Hamas non è ancora completa se non si presta attenzione alla prevalente "mentalità moderna", che individua solo in cause economiche e sociali il "motore della storia". Difatti, per coloro che non riescono a vedere oltre il piano economico-sociale, una forza come Hamas risulta praticamente incomprensibile, dato che i riferimenti di tale organizzazione sono di tipo trascendente. La ‘leggenda nera’ di Hamas è una conseguenza del materialismo di molti che hanno sposato la "causa" filo-palestinese. E non è questione di sostenitori "di destra" o "di sinistra", essendo qui in questione un approccio che caratterizza la cosiddetta "modernità".
Tutto si tiene, e stabilito che il Fascismo non è additato a "Male assoluto" per il suo "carattere violento", la "dittatura" o altro di sgradevole per lo "spirito democratico" (che altrimenti troverebbe riprovevole il comportamento dell’Angloamerica e del Sionismo), si comprende che esso è detestato perché rappresenta una realtà che sfugge a chi ragiona in termini puramente materialisti. Come Hamas.
Nel 2009 il Fascismo non c’è più, da oltre sessant’anni, ma esiste l’antifascismo, con la sua mitologia, i suoi ricatti, le sue strumentalizzazioni e le sue irrisolvibili contraddizioni. Vogliamo rivolgere un discorso molto onesto a tutti coloro che, come noi, non hanno alcun interesse diretto, palese o nascosto (il CPE è un "coordinamento" di individualità ed associazioni aperto ad ogni collaborazione, senza alcuna "pregiudiziale" in ragione della propria ragion d’essere, né si ritiene parte del novero delle organizzazioni della "destra", del "centro", della "sinistra", in tutte le loro sfumature).
Mettendo in soffitta l’antifascismo, non si fa un favore al "fascismo eterno", che non esiste se non in menti plagiate dall’Angloamerica. Si fa un favore a noi stessi. Per ricominciare a camminare da soli, a pensare da soli, a governarsi da soli. A ritornare ‘adulti’ dopo che abbiamo fatto sin troppo i ‘bambini’. A smetterla di fingersi ‘malati’ per tornare ‘sani’. A riprendersi la vita! Quella che tolgono ai palestinesi perché hanno votato Hamas.
 

Coordinamento Progetto Eurasia - CPE

 

(http://www.cpeurasia.org/?read=16777)