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L'italiano che fondò l'Azione Integralista Brasiliana

 

El campesino   

 

Plinio Salgado

 

L'Azione Integralista Brasiliana (AIB), movimento politico di chiara impronta fascista fondato a Rio de Janeiro da Plinio Salgado nel 1932, fu il primo grande movimento di massa dell'America Latina. Precedette il giustizialismo di Juan Peron in Argentina e tutti gli altri movimenti popolari sorti in America del Sud prima e dopo la seconda guerra mondiale.
La personalità di Plinio Salgado e le particolari circostanze politiche di quel momento storico spiegano le contraddizioni e infine l'insuccesso del movimento da lui fondato. Il “Manifesto politico del 1932” e il “Programma del 1937” sono considerati i documenti fondanti dell'Integralismo e gli storici concordano nell'affermare che lo Stato Nuovo di Getulio Vargas e il programma politico del presidente Juscelino Kubitschek (il presidente che creò dal nulla Brasilia nel 1956) furono pesantemente influenzati dal movimento di Plinio Salgado.
La parabola politica di Plinio Salgado cominciò a declinare quando Getulio Vargas, impaurito dal progetto rivoluzionario del Piano Cohen, piano giudaico-bolscevico che mirava alla conquista violenta del potere, decise di passare alla controffensiva con un colpo di stato che ebbe l'appoggio delle forze armate e delle componenti politiche di destra. Tutti i partiti furono sciolti e al provvedimento non sfuggì la stessa AIB.
Pochi sanno però che tra i fondatori dell'AIB c'è stato un medico di origine italiana di nome Belmiro Valverde che per la fede pura e lo slancio rivoluzionario entrò presto in rotta di collisione col mondo politico di allora.

 

Belmiro Valverde

 

Belmiro Valverde

(dietro la sua scrivania)

 

Laureatosi nella facoltà di medicina di Bahia, Valverde esercitò la professione di medico nella regione amazzonica e quindi si trasferì a San Paolo dove il suocero era proprietario della Farmacia Italiana. Fu uno dei maggiori studiosi della lebbra e nel 1921 l'Accademia Nazionale di Medicina lo premiò per i sui suoi studi sulla terribile malattia.
 Combattè il governo di Arthur Bernardes e fu costretto ad emigrare in Italia. Al ritorno fu tra i fondatori dell'Azione Integralista Brasiliana insieme a Plinio Salgado.
 Luogotenente di Plinio Salgado nell'insurrezione del 1938, Belmiro Valverde assunse coraggiosamente la responsabilità dei propri atti e sopportò in silenzio sette anni di prigione. Torturato dalla polizia non rivelò mai i nomi dei commilitoni coi quali aveva elaborato un rovesciamento radicale della politica sudamericana.
 In un'intervista rilasciata al giornale “Diario da Noite” nel dicembre 1945 Valverde svelò alcuni particolari inediti e raccapriccianti di quella rivoluzione mancata e dichiarò di essere stato «sempre integralista. Fino a quando Plinio Salgado non tradì gli ideali del movimento e dei compagni. Lo accuso di aver consigliato l'unione con Getulio Vargas in due manifesti quando noi, suoi camerati di fede, eravamo in prigione soffrendo le conseguenze della nostra attitudine senza ombre e senza compromessi. Plinio Salgado ci abbandonò nelle mani della polizia di Getulio Vargas. Fallita l'insurrezione egli ci abbandonò alla furia repressiva della polizia».
 «Adesso sto lavorando ad un libro che racconta sette anni di riflessioni passati in prigione e nel quale spiego il perchè il Brasile pur potendo essere un paese straordinario per la sua grandezza è ridotto all'attuale situazione: un sistema di colonizzazione degli stranieri e il parassitismo politico dei nostri dirigenti».
 Concetti che furono poi ripresi e sviluppati da Gustavo Barroso, presidente dell'Accademia di Lettere Brasilera, nel libro "Brasile, colonia di banchieri" nel quale lo scrittore carioca chiariva che il piano di bolscevizzazione del Brasile traeva origine e doveva completare l'opera di colonizzazione giudaica iniziata nel 1855 in seguito alla firma di un accordo finanziario tra la monarchia lusitano-brasiliana e la Banca Inglese dei Rotschild.
 Alla domanda se il contenuto totalitario della dottrina integralista era simile alla dottrina fascista, Valverde rispose: «Era la stessa. La nostra ideologia era identica a quella del fascismo italiano e del nazionalsocialismo tedesco, tuttavia non abbiamo mai ricevuto ordini nè contributi materiali da questi paesi».
 I nazionalisti brasiliani avevano un programma di riforme strutturali che fu solo in parte realizzato nel periodo compreso tra il 1930 e il 1945.
 La rivoluzione nazionale -discordando in qualche parte dal programma integralista- riformulò il ruolo tradizionale dello stato liberale, permise la creazione del "Codice delle Acque", pietra miliare dell'egemonia dello stato sull'economia e nell'industria di base, varò le leggi sul lavoro, ispirate al corporativismo fascista. Il progetto di modernizzazione rimase comunque incompiuto in quanto non fece in tempo a portare avanti la riforma agraria e la lotta al latifondo. I vasti latifondi e le grandi aree litoranee continuarono a vivere in funzione di un'economia basata sull'esportazione, sottomessa alle incertezze e agli umori dei grandi monopoli internazionali.
 Nel progetto nazionale degli anni '30 lo Stato Nuovo si sforzò di concretizzare un alto grado di autonomia nazionale attraverso gli strumenti classici dell'economia sottomessa ai poteri decisionali dello Stato.
 
 Belmiro Valverde, "Storia dell'integralismo brasiliano", San Paolo, 2008


 

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