Italia - Repubblica - Socializzazione

 

 Bagattelle per un massacro 

Adriano Romualdi     

   

da "Aurora" n° 2 (Gennaio 1993)  http://aurora.altervista.org/Aurora_prima.htm


RILEGGENDO


La rivista "l'Italiano" pubblicò nel numero 10 anno XI dell'ottobre '70, uno scritto di Adriano Romualdi intitolato "Bagattelle per un massacro" col sopratitolo "L'Europa affoga nel Mediterraneo".
In quell'articolo vi sono pagine di eccezionale, lungimirante attualità.
Basterebbe sostituire alcuni nomi, ad esempio, al posto di Golda Meir... quell'altra cara vecchietta: la Rita Levi Montalcini; al posto del defunto Ricciardetto (Montanelli è ancora vivo ... e vegeto) i nomi di un Furio Colombo, Paolo Mieli, Ernesto Galli della Loggia o... l'elenco potrebbe -hainoi- continuare a lungo; infine, al posto -o posticino- della destra missina di Almirante, quella di Fini, et voilà!


Bagattelle per un massacro
Adriano Romualdi


C'è però un punto sul quale non è ammessa nessuna bagattellizzazione. Nessun dubbio, nessuna incertezza, nessun dialogo.
I Tedeschi di là dal muro possono andarsene definitivamente a quel paese, così come i Belgi nel Congo, i Francesi in Algeria, gli Italiani in Libia.
Ma quelli non si toccano.
Quelli sono santi, inviolabili, intoccabili.
Come toccano quelli, come la fiamma della guerra fredda incomincia a scottare nei paraggi del loro sedere, l'intero Occidente insorge.
Insorgono Ricciardetto e Montanelli. Tuonano "La Stampa", "Il Corriere della Sera", "La Voce Repubblicana". Tuona a destra "Il Tempo", da sinistra "L'Umanità" risponde. Come una colomba spaventata, Golda Meir vola negli Stati Uniti. A New York, i correligionari la omaggiano. Il patto è stretto. Si abbracciano, si baciano, si annusano. Che biblica visione! Che profili! Che effluvii! Che nasi! Ed ecco, Nixon accorre nel Mediterraneo. La VIª Flotta è sul piede di guerra. I marines aspettano con l'arma al piede. Tutto è pronto.
L'ala marciante della stampa americana, quella stessa che conduce un'assidua campagna contro la guerra del Vietnam, diventa improvvisamente bellicista, militarista. Il senatore Mitchell, il noto pacifista, vuole improvvisamente armi, e armi, più armi ... per Israele. I Kohn, i Davidson, i Lyons, i Rabbinovitch, i Sulzberger, i Blumberg, i Gottlieb, i Weil, gli Isaacs -i giornalisti kennedyani dai grossi nasi e dalle spesse lenti- si scoprono d'un tratto più guerrafondai del Pentagono.
Le colombe si mutano in falchi.
Anzi, in leoni.
Anche la stampa nostrana riscopre palpiti sconosciuti. Ha appena finito di spiegare ai suoi lettori che, dopotutto, se gli Italiani vengono cacciati dalla Libia, è colpa del fascismo, che -comunque- non è il caso di prendersela, ed ecco, all'improvviso, fa fuoco e fiamme. La quarta sponda (quella tra Haifa e Tel Aviv) non si molla!
Anche la destra dal suo angolino agita la sua piccola bandierina israeliana. Ma si sa, la destra è coccardiera ... Una coccarda, una bandiera qualunque, non importa quale ...
Una coccarda e un evviva: viva il Duce! Viva De Gaulle! Viva De Lorenzo! Viva la Polizia! Viva i Pompieri! Viva i Prefetti! Viva Mosè Dayan!
* * *
E intanto si compie il massacro della politica occidentale nel Mediterraneo.
La politica di appoggio ad Israele ci ha aizzato contro 100 milioni di Arabi.
L'incendio si è propagato dalla Palestina all'Egitto, dall'Egitto all'Irak, dall'Irak all'Algeria, dall'Algeria alla Libia.
(...)
Ma noi siamo rapiti in ammirazione. Come sono bravi gli Israeliani! Come sono buone le loro arance! Come sono belli i loro nasi! E Golda Meir, che cara vecchietta delle favole ... E Mosè Dayan, che stratega! Altro che Rommel! Altro che Giulio Cesare! ...
E intanto il mondo arabo prende fuoco.
Contro l'Occidente. Contro l'Europa.
(...)
Ma noi siamo per quelli.
Al fianco di quelli. Fino alla morte. Fino al suicidio.
Siamo con quelli perché la nostra propaganda, il nostro cinema, i nostri libri ci han convinto per l'eternità che quelli sono i buoni, i santi, i martiri per eccellenza.
Essi soli sono stati perseguitati.
Essi soli sono morti.
Certo, è vero, ci sono stati anche tre o quattro milioni di Tedeschi annientati tra il Memel e l'Elba, una ventina di milioni di vittime della rivoluzione russa, un quattro o cinque milioni di borghesi liquidati nei paesi dell'Europa Orientale, e poi ci sono gli Estoni, i Lettoni, i Lituani, i Tartari della Crimea, i Tedeschi del Volga etc.
Ma questi non contano.
Perché i morti di quelli sono più morti.
Due o tre volte magari, perché li ricontassero.
E poi, cosa saremmo noi, poveri goijm, senza quelli? Tutto ci han dato quelli: Siegmund Freud e Gesù Cristo, Carlo Marx e Carlo Levi, Charlie Chaplin e Arnoldo Foà e Shylok, Süss l'Ebreo, Einstein, Oppenheimer, i Rotschild, i Finzi Contini, il lamento di Portnoy, il diario di Anna Frank, il padre di Anna Frank, e lo zio di Anna Frank, e l'amministratore del padre di Anna Frank ...
Quelli si che ci san fare!
I loro aranci sono più buoni dei nostri.
I loro morti sono più morti dei nostri.
I loro nasi sono più belli dei nostri.
* * *
Certo, adesso anche per quelli va maluccio.
(...)
E anche nell'Europa Orientale le cose volgono al peggio.
Finiti i tempi del primo dopoguerra, dove in Ungheria, Romania, Polonia, ebreo e comunista erano sinonimi, e la Russia dava il suo appoggio alla creazione dello Stato d'Israele.
Anche là adesso tira una brutt'aria. Gli sforzi dei Daniel, dei Ginzburg, dei Garaudy per la creazione di un nuovo socialismo non han sortito l'effetto sperato. Si voleva un socialismo più cosmopolita, più aperto a taluni fermenti etnici, a talune correnti intellettuali, un socialismo ispirato più a Leone Davidovic Bronstein, detto Trotzski, che non a Giuseppe Djusgavili, detto Stalin. Un socialismo con un orecchio per le poesie di Allen Ginsberg e uno per l'economia di Ota Sik...
Un socialismo col volto umano.
Un socialismo col naso umano...
Ma è andata male. In Polonia e altrove è subentrata la «repressione antisionista». Gli intellettuali se la passano male adesso.
E anche il Blitzkrieg del '67 si va rilevando, col passare degli anni, una brutta trappola. L'esercito israeliano affonda nelle sabbie mobili di un milione di profughi. Finiti i tempi degli assalti convenzionali alla Nasser, è cominciata la guerra strisciante, le piraterie di Arafat, di Habache, dei giovani turchi della guerra rivoluzionaria.
Tempi duri per Israele.
Bene o male, anch'essa è un pezzo d'Occidente. Un pezzo d'Europa o d'America costruito sulle rive orientali del Mediterraneo.
È una posizione avanzata dell'Occidente. Un avamposto dell'uomo bianco. Ma gli avamposti dell'uomo bianco oggi vacillano.
Ma, guarda caso, quando questa posizione avanzata si chiamava Algeria, nessuno si scomodava. Anzi, ci chiamavano fascisti, complici dei torturatori, dell'OAS. Che il FLN sgozzasse migliaia di francesi e di algerini andava loro benissimo. Benissimo che un milione di Francesi fosse espulso dalla quarta sponda.
Ma adesso è un'altra cosa.
Ben altri interessi sono in gioco che non la povera pelle di poveri Europei.
Ora sono in gioco le sorti del popolo eletto.
E, per quelli, Ricciardetto e Montanelli, il "New York Times" e il clan dei Kennedy, la jena ridens Willy Brandt e i facoceri socialdemocratici di casa nostra sarebbero pronti persino alla guerra. Alla guerra mondiale.
Per l'Ungheria no. Per l'Algeria no. Per la Cecoslovacchia no. Per Berlino no.
Ma per quelli sì.
Son pronti alla morte.
Pronti a morire per quelli.
A morire per il naso di quelli.

Adriano Romualdi
 

Un vecchio articolo di Adriano Romualdi

e il commento di Maurizio Barozzi
 

A questo sito è stato segnalato un vecchio articolo di Adriano Romualdi, uno degli intellettuali più validi che (almeno) abbia espresso la "destra" e che purtroppo è venuto prematuramente a mancare, un articolo sottolineato per la sua estrema attualità.
Concordiamo su questo giudizio e riportiamo l'articolo qui di seguito, perchè la FNCRSI, anche se da sempre attestata su posizioni irriducibilmente contro la destra conservatrice, reazionaria, filo americana, destra pseudo sociale, destra nazionale, destra di «Dio, Patria e Famiglia», o come altro volete chiamarla, non ha preclusioni di pensiero, segnalando però alcune importanti deduzioni e incongruenze che sono necessarie per comprendere i guasti a cui poteva giungere (ed infatti vi è giunta) l'ottica politica di destra nel dopoguerra.
Sono particolari che purtroppo dimostrano come Adriano non riuscì ad uscire dall'equivoco del destrismo. Al tempo poi, purtroppo, non c'erano grandi movimenti fascisti, esclusa la FNCRSI, che avrebbero potuto contestarlo, stimolarne il confronto e magari spronarlo a rettificare certe "prese di posizione".
Ad Adriano comunque dobbiamo concedere la buona fede intellettuale ed il fatto, come appena accennato, che in quegli anni'60, inizio dei '70, nel cosiddetto ambiente neofascista (quasi tutto bacato dal missismo) non c'erano reali alternative e la sua morte, purtroppo, impedisce di conoscere come si sarebbe indirizzato il suo pensiero di fronte ai grandi cambiamenti storici che iniziavano a determinarsi in quegli anni fino alla implosione del comunismo e la fine di Jalta.
L'articolo di Adriano dimostra come egli rimase prigioniero del destrismo esattamente come avvenne in Evola. Infatti se leggiamo bene l'articolo, il suo discorso sostanzialmente è questo: egli denuncia la ignobile contraddizione per cui certi politici, scrittori e giornalisti hanno una doppia faccia, nel senso che mentre fingono di ignorare varie realtà internazionali disumane e cruente, come se non esistessero affatto, si strappano invece le vesti e addirittura diventano improvvisamente guerrafondai quando vengono toccati gli interessi di Israele.
Giustissimo nulla da obiettare e ancora oggi avviene la stessa cosa.
È evidente quindi che Adriano vorrebbe che anche per le situazioni (anni '60) dell'Algeria, dell'Ungheria, della Polonia, ecc. (ne cita alcune), per i massacri dei sovietici nei confronti dei tedeschi, ovvero altre realtà, in questo caso minacciate e massacrate dal comunismo e dall'URSS, quegli stessi politici, scrittori e giornalisti, si stracciassero le vesti invece di fare i pacifisti e gli intellettuali a senso unico.
Ma già da qui il discorso non torna più.
Come si vede, di fatto, partiamo sempre dal solito e falso spartiacque: mondo libero (dove c'È anche Israele e gli USA, seppur con tutti i loro difetti) e mondo comunista.
Una posizione destrista assurda, retorica e che non considera gli ultimi eventi storici.
Una posizione filo atlantica, come del resto lo era ancor più quella del padre, Pino Romualdi, una posizione, come sostiene giustamente Giorgio Vitali, per cui la divisione in due del mondo era accettata come INEVITABILE e ne conseguiva che bisognava difendersi "dai cattivi" ovvero i comunisti i quali, durante la "loro" guerra terroristica (che per altro NON terrorizzava nessuno) avevano fatto di tutto, perchè era nel loro interesse, affinchè nascesse anche in Italia un BLOCCO borghese anticomunista.
Un blocco voluto fermamente da Togliatti su ordine di Stalin. Pochi avevano l'ardine di opporsi a questa MISTIFICAZIONE, peraltro ampiamente studiata nel dopomuro.
Ma, grazie a Dio, la FNCRSI c'era! E se oggi possiamo PARLARE non lo facciamo con il senno del poi.
In molti subentrava anche il retaggio del subconscio. Il pericolo comunista agiva ed agisce nelle recondite anfrattuosità della psiche, talchè, e contrariamente ai fatti, che dimostrano essere i comunisti nostrani dei perfetti imbecilli, esiste ancora la percezione subliminale di tale pericolo. Su questo retaggio ancora oggi ci prospera Berlusconi!
In definitiva, che esistesse un pericolo comunista, perchè i comunisti sono dei poveracci mentali, nessuno lo nega. La loro presenza inquinava e inquina qualsiasi possibilità di razionalizzare i rapporti politici. Non diversamente i preti e così come loro i clerici di tutte le botteghe, lanciano anatemi e minacce additando i loro nemici come FIGLI del DEMONIO ( se va bene!).
Ma ad una attenta analisi era facile riscontare come il comunismo fosse una utopia al di fuori della portata umana e quindi, quantunque si affermasse o venisse imposto da qualche parte, inevitabilmente si sarebbe involuto nei soliti canoni della gestione del potere e delle esigenze geopolitiche del posto. Ne conseguiva che la Russia sovietica non era altro che una nazione interessata alla spartizione del mondo in perfetta intesa con i compagni di merende americani e che Jalta era una divisione strategica dell'Europa, mentre i dissidi e la guerra fredda non erano altro che una contingenza di ordine tattico.
Per tornare all'articolo di Adriano si evidenzia quindi come egli, quasi inconsciamente elenca tutte le malefatte e i massacri dei sovietici e del comunismo, ma dimentica totalmente i crimini degli americani. Crimini reali, concreti, quali i bombardamenti terroristici e le invasioni e le depredazioni di terre alcuni, senza contare lo stravolgimento e la disumanizzazione con la loro way of life, di culture, tradizioni e valori millenari.
Ora certamente non si può dire che Adriano fosse filo americano, tutt'altro e la stessa visione della vita e del mondo in cui credeva glielo avrebbe impedito, ma questa "dimenticanza" rientrava nella considerazione dell'America come Occidente da difendere a prescindere, anche ritenendo che l'amministrazione USA fosse miope (quando mai) e seppure antifascista, ma considerandola pur sempre un "male minore" rispetto al comunismo.
Egli mostra di rifarsi, senza alcun distinguo, senza considerare i profondi cambiamenti storici post seconda guerra mondiale, alla difesa a prescindere dell'uomo bianco, quindi dell'Occidente.
In questo senso egli va persino a definire Israele, che pur critica nel suo articolo, come, cito testualmente: <<Bene o male un pezzo di Occidente, un pezzo d'Europa e d'America costruite sulle rive orientali del mediterraneo. È una posizione avanzata dell'occidente. Un avamposto dell'uomo bianco. Ma gli avamposti dell'uomo bianco oggi vacillano>>.
Come si vede siamo sempre lì. Si prospetta un mondo da dividere in due: quello comunista, filo sovietico e filo cinese, quale nemico irriducibile (quindi comunisti i Vietcong, comunisti gli arabi algerini, ecc.), e invece un Occidente bene o male, da criticare, ma da difendere, perchè rischia di essere schiacciato dal primo.
Una disamina del tutto cervellotica, che ipotizza che non solo un Occidente in pericolo, ma anche un Israele accerchiato dagli arabi, magari amici dei sovietici (e infatti... vedi oggi chi è in pericolo!).
Ma Israele NON ERA un avamposto dell'uomo bianco, Israele era il centro, ideologicamente e fisicamente concreto, di un progetto di dominio mondiale su tutto il pianeta, altro che comunismo e anticomunismo!
L'America, anche a prescindere dal colore della pelle dei suoi abitanti (composizione arlecchinesca), non era a difesa del "mondo libero dalle barbarie", era il carnefice dell'Europa, il nostro colonizzatore, il peggio del peggio che potesse capitare alle popolazioni europee, l'Oas non era la difesa dell'uomo bianco, ma il braccio armato della CIA contro l'Europa e per il mantenimento di Jalta.
Dietro i movimenti anticolonialisti in Africa, c'erano soprattutto le grandi multinazionali americane, le ideologie mondialiste intente a strappare le colonie agli stati Europei per metterne le risorse in mano alle multinazionali e questo impediva ogni mediazione tra chi da anni ci viveva ed aveva contribuito al loro sviluppo e le nuove esigenze dei popoli nativi che volevano darsi l'indipendenza.
Occorreva quindi rivedere tutta la politica internazionale in un ottica diversa da quella miope del destrismo ed occorreva rivederla partendo da un postulato ben preciso:
il vero nemico dell'uomo era l'Occidente e ogni analisi, ogni strategia, non poteva che partire dalla lotta di indipendenza nazionale contro la Nato e gli USA (e chi se ne frega del comunismo!).


Maurizio Barozzi
 

 

Intervento Giorgio Vitali
 

Concordo pienamente con la disamina che hai fatto…
A parte il fatto che Adriano era figlio al padre, uomo atlantico quanto e forse di più di Borghese, la situazione che in quegli anni si era creata era tale per cui la DIVISIONE in due del mondo era accettata come INEVITABILE. A questo punto si trattava di difendersi dai cattivi comunisti i quali, durante la "loro" guerra terroristica, che peraltro NON terrorizzava nessuno, avevano fatto di tutto affinchè nascesse anche in Italia un BLOCCO borghese anticomunista. Voluto fermamente da Togliatti su ORDINE di Stalin. Pochi avevano l'ardine di opporsi a questa MISTIFICAZIONE, peraltro ampiamente studiata nel DOPOMURO. Ma NOI c'eravamo. In particolare ricordo che nel lontanissimo 1953-54, mi chiesero di fare un comizio per presentare la candidatura di un missista (tale Gonzales) alle comunali. Dissi queste cose, facendo felice il mio giornalaio, socialista da vecchia data. Ma non mi fu più proposta l'occasione di presentare un candidato del MSI. Ricordo ancora che, vendendo, o meglio strillonando all'Università il giornale "Barbarossa", anche in quell'occasione ebbi la possibilità di dire queste cose.
SUBENTRA POI ANCHE IL RETAGGIO del subconscio. Il pericolo comunista agiva ed agisce nelle recondite anfrattuosità della PSICHE, e contrariamente ai fatti, che dimostrano essere i comunisti nostrani delle teste di cazzo, esiste ancora la percezione subliminale di tale pericolo. Di intensità tale da indurre lo STAFF massmed [quello sì che se ne intende!!] iatico berlus(cl)oniano a ri-lanciare l'idea del "pericolo comunista".
ODDIO, che esista un pericolo comunista perchè i comunisti sono dei poveracci mentali, nessuno lo nega. La loro presenza inquina qualsiasi possibilità di razionalizzare i rapporti politici. NON DIVERSAMENTE I PRETI e così come loro i clerici di tutte le botteghe, lanciano anatemi e minacce additando i loro nemici come FIGLI del DEMONIO (se va bene!)
 

Giorgio Vitali

 

 

Intervento di Ernesto Roli


Carissimi
Le critiche di Maurizio all' articolo di Adriano Romualdi sono ampiamente condivisibili.
È vero lui era un "destrista", ma in buona fede. D'altra parte questi sono stati, come già vi ho detto, i motivi di un nostro allontanamento parziale. Comunque allora non c'era nulla di alternativo come dice Giorgio. Il mondo era quello.
Apprezzo comunque la onestà intellettuale di flaghi che ha ritenuto opportuno di rendere omaggio ad un uomo di cultura, che se saputo rettificare, ha dato tanto, come dice Maurizio ad un certo ambiente.

Vi saluto cameratescamente e a presto

Ernesto