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FNCRSI

quindicinale di informazione e di formazione politica per i Combattenti della Repubblica Sociale Italiana

La pubblicazione è aperta alla collaborazione di tutti gli iscritti alla FNCRSI. È però riservata al giudizio insindacabile della Direzione del periodico l'accettazione del materiale pervenuto. Gli articoli firmati esprimono solo la opinione degli autori e quindi non impegnano la FNCRSI né la Direzione del periodico se non per il giudizio generico di riconoscimento dell'importanza e tempestività dell'argomento trattato e della opportunità che esso venga conosciuto e dibattuto dai Camerati ai quali la pubblicazione è inviata. I manoscritti anche se non pubblicati non si restituiscono. Distribuzione gratuita agli iscritti alla FNCRSI

 Anno I - n° 1 (gennaio 1968 - prima quindicina)

SOMMARIO

La scheda bianca.
In margine ad un convegno del cosiddetto Combattentismo Attivo.
Servilismo missista e tragicommedia.
Lo sciopero (i proletari, i borghesi e la Repubblica democratica).

CANNE AL VENTO

DOCUMENTI:
testo dell'intervento effettuato dal Vice Presidente della FNCRSI al convegno tenuto dal Combattentismo Attivo a Roma, il 26-11-67.

 

Si sono riunite a Roma, domenica 7 gennaio 1968, le Delegazioni della FNCRSI, del Centro Ordine Nuovo e di Costituente Nazionale Rivoluzionaria per un esame della situazione politica generale.
I rappresentanti delle tre Organizzazioni si sono trovati d'accordo nel promuovere una campagna per la scheda bianca quale espressione della lotta e del rifiuto al sistema.
Le Organizzazioni convenute indicano nel documento conclusivo approvato a Treviso dalla VII Assemblea Nazionale della FNCRSI il 23-4-67 la piattaforma per la qualificazione politica della campagna per la scheda bianca.
Le tre Organizzazioni hanno convenuto di dar vita ad un Comitato di coordinamento per l'esame e la realizzazione di un comune piano propagandistico su scala nazionale.


La scheda bianca

Non è vero che il discorso della scheda bianca viene riproposto ad ogni vigilia elettorale.
Pur considerandolo un metodo contingente e temporaneo di lotta, il discorso sulla scheda bianca noi lo riportiamo innanzi sempre con chiarezza e da posizioni rivoluzionarie che non fanno una grinza.
Esso parte dal presupposto che il sistema politico attuale non può che essere combattuto e vinto dall'esterno del sistema stesso
Analogamente il missismo, deviazione qualunquistica e di comodo di una superiore concezione della vita e del mondo che noi sentiamo (quante volte il pensiero è figlio del desiderio!) destinata a ridividere il mondo nelle future guerre ideologiche non può che essere combattuto e vinto dall'esterno di quel movimento che, per mille segni, ci appare agonizzante, anche per il graduale dissolversi del manipolo di transfughi che lo capeggia con sempre minore sicurezza
Una esperienza ventennale ci insegna che coloro i quali credono ancora nelle «battaglie all'interno» o sono degli illusi o sono dei disonesti.
In realtà il ruolo di Michelini di tenere «buoni» i fascisti e di incanalarli nelle zone di annientamento del riformismo legalitario, non è stato mai svolto. I veri fascisti -capita subito l'antifona- si sottrassero tempestivamente alla manovra e continuarono a vivere e ad operare fuori di ogni movimento.
Rimasero a disposizione del «partito» pochi ex-fascisti, stanchi, delusi e incapaci di continuare la lotta per la causa e quindi succubi di autentici avventurieri non del tutto sprovveduti in fatto di ricatti, corruzioni di ogni genere ed altre bassezze varie.
Il fatto che tiene ancora in piedi il cosiddetto «partito» -se ben si guarda- non deriva punto dalle capacità dei missisti, ma unicamente dalla astuzia dei nemici del Fascismo, i quali continuano a chiamare fascisti poche squallide marionette alle quali, schiere sempre meno numerose di nostalgici e di qualunquisti, danno il voto alle scadenze elettorali.
In un clima di rinuncia e di viltà è nato il missismo e i missisti, fenomeno politico ed uomini che nulla hanno a che vedere con il Fascismo quale rivoluzione e quale concezione eroica della vita e del mondo.
Basti pensare ai non pochi partigiani compresi nelle liste di quel «partito» a cominciare da Michelini il quale si guardò bene di aderire e di combattere per la RSI.
Sostenendo che la propaganda della scheda bianca sia diretta unicamente verso «il loro elettorato» i missisti non fanno altro che accrescere il mare di fango e di menzogne che li sta sommergendo.
Corrotti e corruttori (li conosciamo tutti e sappiamo bene come e di che vivono), essi fingono di non capire che il discorso della scheda bianca è rivolto contro tutti -loro compresi- gli antifascisti.
Antifascisti che, adusi a porre se stessi e il «partito» a disposizione delle forze politiche confindustriali, per congenita incapacità a comprendere tutto ciò che è fascio, luce, bellezza, eroismo, libertà, dignità, hanno finito col porsi in blocco a disposizione dello straniero
Eccovi, dal documento politico della DN del MSI in data 8-7-66, una dichiarazione che ha fatto rivoltare nelle tombe tutti i nostri Caduti: «Bisogna contribuire a riannodare i legami della solidarietà europea, concedendo l'Europa occidentale come legata per necessità di vita al grande continente americano».
A prescindere dal fatto che ognuno è libero di sentirsi «legato» come vuole e quando vuole, non crediamo però che sia possibile concepirsi «legati» e fascisti insieme.
In ogni caso, che votiate scheda bianca o no, quella del fascismo «legato» è la più grande bestialità che il buon Dio poteva farci ascoltare.


In margine ad un convegno del cosiddetto combattentismo attivo

Il 26 novembre 1967 a Roma, presso "i Selvatici", si è svolta una strana riunione. L'Ordine del Combattentismo Attivo avrebbe dovuto prendervi le proprie decisioni e definire i termini della sua lotta al partitismo come vistosamente prometteva la scritta a lettere di scatola che troneggiava sulla presidenza in fondo alla stretta sala del convegno. L'argomento non poteva lasciarci insensibili ed alla riunione ha preso parte una delegazione della FNCRSI guidata da uno dei Vice Presidenti.
Sapevamo che all'origine del Combattentismo Attivo ci sono stati i Giovani Fascisti di Bir-el-Gobi desiderosi di affermare una propria maniera di fare, oggi, i combattenti. E questo non poteva che farci piacere e renderci sicuri di trovare camerati di identica razza. Infatti Ettore Muti, che i Giovani Fascisti di Bir-el-Gobi forgiò e cadde mentre cercava di anticipare il sorgere della Repubblica Sociale Italiana, e Fulvio Balisti che i Giovani Fascisti di Bir-el-Gobi portò al combattimento eroico e, pur mutilato gravemente, della RSI fu combattente generoso, sono nomi che comportano una qualificazione indubbia ed indiscutibile.
Sapevamo che alla riunione rendevano gli onori di casa e della ospitalità i «Non Cooperatori» ed anche questo ci faceva piacere e ci rendeva sicuri di ritrovare camerati di identica razza. Infatti, a prezzo di sacrifici, quasi sempre molto gravi, essi rifiutarono la cooperazione col nemico contro la RSI e di questa furono cittadini per decreto del Duce, Capo della Repubblica Sociale Italiana.
Invece, la fine del mondo. La massoneria ha imposto la omertà assoluta al patriottardismo più imbelle e più vano, in maniera che ha dello scandaloso. La trovata più brillante, tra le coglionerie più solenni delle cariatidi massoniche, a parte il sesso degli Angeli sul quale ci è sembrato volesse discutere la prima relazione introduttiva che comunque non aveva a che fare nulla col tema del convegno nonostante che incombesse, il tema, a caratteri di scatola sulla Presidenza; a parte inoltre le inutili chiacchiere che secondo la seconda relazione introduttiva Combattentismo Attivo sarebbe chiamato a svolgere a tutti i livelli, la trovata più luminosa è stata quella di Garibaldi Ezio, generale, che ha ritenuto di illustrare le seguenti personali dottrine:
1) nonostante la famosa staticità del cavallo, Garibaldi Giuseppe, (capopopolo dittatore - n.d.r.) sarebbe diventato strabico perché mentre la faccia solenne è severamente volta sul sottostante Vaticano, con gli occhi l'Eroe guarderebbe all'Italia;
2) come corollario del punto 1, nulla di male, anzi tutto da guadagnarsi per la «caaara patria» se il suo cervello partoriva questa idea «essere sufficienti, per essere al riparo da tanti mali, ottenere dagli aspiranti rappresentanti del popolo sovrano una personale dichiarazione scritta e sottoscritta sul rispetto degli impegni assunti».
Per il rispetto che dobbiamo ad Ettore Muti, a Fulvio Balisti alla Camicia nera di Amedeo d'Aosta, siamo rimasti ammutoliti mentre la parte anteriore della sala esplodeva in battimani fragorosi sotto gli occhi compiaciuti di due poliziotti dell'UP della Questura e dei monarchici del servizio d'ordine.
Perché tante miserie? Ove vengono dimessi i precisi postulati ideologici e politici che videro combattere con eroismo la più bella gioventù d'Italia e d'Europa contro il resto del mondo intruppato dal sionismo e dall'oro, e se ne ricercano scoloriti palliativi dimenticando la concezione della vita e del mondo che quell'eroismo e quella bellezza generò, sono possibili tutte le unioni e tutte le confusioni. Ma queste hanno -come 25 anni di esperienze insegnano- il solo scopo di avvilire, con azioni altisonanti quanto diversive, i combattenti dì ogni ordine e quelli di tutte le parrocchie, sì che la ricerca del giusto beneficio e della più giusta ricompensa diventa sterile belato a petto dell'accomodamento rinunciatario e del conformismo servile.


Servilismo missista e tragicommedia

I deputati missisti Turchi, Abelli, Cruciani, e Romeo, hanno rivolto ai Ministri della Difesa e degli Affari Esteri la seguente:
Interrogazione
«per conoscere se abbia fondamento la voce secondo la quale una missione militare russa si accingerebbe a visitare le scuole militari italiane e gli apparati di addestramento al combattimento di Cesano, Bracciano, Viterbo e Pisa. Per conoscere altresì in base a quali criteri sarebbe stato formulato l'invito e infine se del fatto sia stata data preventiva notizia agli alleati del patto atlantico».
Gli interrogati daranno democraticamente, fra qualche mese, le rispettive risposte. I Russi avranno di già visitato i nostri centri di addestramento e qualche ufficiale che ancora, abusivamente, portava il nastrino della Campagna contro la Russia sarà stato, per l'ennesima volta, ammonito e -se del caso- escluso dai quadri di avanzamento.

Conclusione
I missisti, ultimi servi italiani del Patto Atlantico, si sentiranno democraticamente soddisfattissimi della nuova «battaglia».
In siffatta tragicommedia, v'è un particolare lato triste: qualcuno ancora crede che i sullodati onorevoli siano fascisti.


Lo sciopero, i borghesi e la repubblica democratica

Certamente conoscete il proletario. Nei quadri a tinte forti che ci hanno lasciato i Fourier, gli Owens, i Buonarroti, i Proudhon, i Lasalle, i Saint Simon, i Blanc, i Sorel ed i santoni minori delle pagode socialistiche, proletario è chi risulta sprovvisto di tutto, meno che delle braccia per lavorare e della bocca per mangiare, per sé e la prole numerosa. Egli si muove in una atmosfera di macilenta ossessione, ma questo nel quadro è un portato romantico, quasi un indulgere alla moda dei tempi, che non di rado degenerò nella leziosaggine letteraturale. Tutto ciò ovviamente non ci interessa, pronti a riconoscere che dalle matrici che abbiamo menzionato -tutte a loro volta generate dall'enciclopedia e dagli immortali princìpi- sono scaturite fisionomie ben precise che i meriti letterari mai avrebbero portato al ruolo di protagonisti nella storia dell'umanità fino alla prima metà del secolo in corso.
Dunque, conoscete il proletario. La sua figura si è coperta di mito e non rappresentò uno scherzo, certamente.
Nelle mani di chi seppe sfruttarne la forza, riuscì preterintenzionalmente a spaventare la borghesia, oltre lo spaghetto. L'arma, fu lo sciopero. E non furono gli effetti teorizzati dai santoni delle pagode socialistiche a renderla dirompente; fu la violenza, che chi nulla aveva da perdere accompagnò di buon grado alle manifestazioni esteriori dell'astensione dal lavoro, sopratutto nei grossi centri industriali.
Oggi le condizioni sono profondamente mutate.
Il Neocapitalismo -promosso il proletario al rango di consumatore- lo ha legato al carro delle necessità e delle paure borghesi. Nella società consumatista, infatti, il lavoratore deve contribuire al trionfo dei bisogni provocati. Il proletario non ha più da mantenersi il poco pane per tenere attive le braccia, esso è chiamato a difendere gli elettrodomestici, l'utilitaria e, per la prole non più numerosa, il plasmon e gli omogeneizzati al nipiol.
Le chimere, che hanno permeato tutte le utopie del materialismo storico, sono così annegate miseramente nel mare delle cambiali e delle rate di fine mese, in una ridda in cui il rincorrersi fra la dilatazione della spesa e quella dei consumi è accelerato dalle chiacchiere e dalla demagogia.
Arrivati a questo punto possiamo esaminare due fatti singolari.
Lo sciopero è un mezzo di lotta abbondantemente in voga. Esso ha soltanto perso di intensità ed ha sostituito alle antiche violenze accomodamenti... meno sconvenienti i quali sono serviti per introdurre modifiche di... struttura che arrivano fino alla solenne garanzia della carta costituzionale.
Così, dopo lo sproloquio del comiziante inviato dalla macchina per voti che si chiama «il sindacato», l'ex-proletario -col permesso dei superiori e con quello della polizia- può tranquillamente farsi la scampagnata fuori di porta, col tubo dirigente soddisfatto e la coscienza tranquilla.
Fatto ancora più singolare. Pure i borghesi da tempo hanno preso a scioperare e non soltanto i più piccoli -gli antichi travetti- anche i più evoluti economicamente e culturalmente. I signori professionisti affermati: medici, avvocati, magistrati e professori. La forma mentis di costoro -ovviamente- è quella della necessità antica di respingere soprusi e prevaricazioni. Ma il metro delle intenzioni specifiche, degli atti rilevanti, non può essere quello della violenza, pur essa antica, da cui il borghese rifugge, quasi per definizione.
E così lo sciopero, al servizio del consumatore, proletario o borghese, è diventato la parodia di se stesso.
Né il precetto della garanzia solenne, contenuta nella costituzione antifascista e democratica, può vestire di serietà quello che è diventato una barzelletta.


Canne al vento

«… La razza è l'elemento biologico che, creando particolari affinità, condiziona il primo elemento discriminativo delle particolarità dello Stato ...»
(Aldo Moro - "Lo Stato: lezioni di Filosofia del diritto" tenute alla Università di Bari. Anno Accademico 1942-1943)

«... da studi particolareggiati che prospettino la evoluzione della stampa italiana nei suoi vari periodi, o meglio, soltanto dalla revisione intelligente e coraggiosa, degli studi già esistenti, potrà derivare una idea precisa della subdola e più delle volte dissimulata opera di propaganda compiuta dai giornali e dai giornalisti ebrei in Italia …»
(Giorgio Almirante - "La difesa della razza", A. II n. 17)


Documenti

Al Convegno tenuto in Roma presso il "Circolo dei Selvatici", dall'Ordine del Combattentismo Attivo il 26-11-67, ha partecipato una delegazione della FNCRSI guidata da un Vice Presidente. Qui di seguito riportiamo il testo del suo intervento.

Ho accettato volentieri di aderire all'invito di intervenire al Convegno di Combattentismo attivo nella certezza di ritrovarmi tra camerati per i quali la comune esperienza della guerra vissuta sia ancora ragione di solidarietà e motivo di ispirazione dei propri propositi e delle conseguenti scelte politiche.
Il mio richiamo alla guerra vissuta non è nostalgico né passionale. Esso è metro ottimale per misurare uomini ed avvenimenti.
Che cosa è successo nel '40 - Una esplosione di entusiasmo per la guerra contro Giuda e contro l'oro. Guerra che, come la Federazione che rappresento ha più volte pubblicamente ricordato e come dimostrano, con la sola loro presenza, i nostri volontari a fronte della quasi assoluta assenza di disertori, è stata guerra di popolo:
* da una parte: contro le democrazie occidentali guidate dalla combutta giudaico-massonica che in Europa manovrò uomini come Seipel e Benes, Blum e Reynaud, Gamelin e Weygand e che in Italia ispirò la Corona liberando la strada a Pietro Badoglio, combutta che nella condotta generale della guerra finì col subire la leadership statunitense sotto la guida politica ed ideologica di Bernard Mannes Baruch, consigliere ufficiale del Segretario di Stato Byrnes e ninfa egeria di Delano Roosevelt;
* dall'altra parte: contro il comunismo di Giuseppe Stalin cui la vittoria del '45 regalò quei risultati di strategia militare e diplomatica sui quali si era buttato invano l'imperialismo degli zar, da Caterina II all'ultimo Romanoff.

Che cosa è successo alla fine della guerra - fregandosene allegramente degli altri due grandi (e c'è ancora chi parla di Churchill come di un grande uomo) Stati Uniti e Russia si sono divisi il mondo ergendosi, come la Santa Alleanza dopo Napoleone, a gendarmi delle rispettive restaurazioni, in un sistema di più o meno pacifiche competizioni ma nel quale i compartecipi coesistono bene, considerati i risultati degli incontri di Glassboro. La dimostrazione è data dall'assoluto rispetto del patto di Yalta, senza scantonamenti né da una parte né dall'altra. I casi di Ungheria sono la conferma di questo assunto così come lo è l'odierno atteggiamento degli USA e sovietico sulle faccende del medio oriente.

Cosa è successo dopo Yalta - La imposizione manu militari della dottrina di Yalta alle Nazioni sconfitte nonché la sua accettazione supina da parte degli altri alleati e da parte dell'Italia cobelligerante e resistenziale. E così il Patto Atlantico, la NATO, l'Occidentalismo. Il gendarme USA ha scoperto la dottrina dell'occidente e la classe dirigente italiana vi ha trovato una precisa e comoda collocazione, in ciò consenzienti le forze politiche di governo e quelle di opposizione. Queste dal MSI -per il quale l'Europa è concepibile come legata per necessità di vita al continente americano- (documento politico della DN del MSI dell'8-7-66) al PCI la cui politica, dopo l'abbandono della linea rivoluzionaria e l'appoggio alla costituzione borghese, è ormai soltanto intesa al trasferimento delle proprie strutture all'interno del sistema. Per quanto riguarda le forze di governo che. nonostante certe false ripulse, giungono fino al PLI, non esistono incertezze né mezzi termini. Per esse l'occidentalismo è il supporto del centrosinistra ed il Patto Atlantico ne segna i limiti in politica estera.
Chi aveva visto nel viaggio di Saragat il tentativo di affermare una autonoma linea politica ispirata alla «democratie pacifìque» cara al blanquismo, al riformismo saintsimoniano e bernsteiniano, punto di partenza di quella socialdemocrazia che Marx ha definito sciovinista e che per certi aspetti trova singolari risonanze nell'animo del Presidente degli USA, ha visto presto vanificarsi ogni speranza nella secca, dura risposta che chi di dovere si è preoccupato di dare senza perdere troppo tempo. Johnson con il discorso del 29 settembre a San Antonio e Rusk con la conferenza stampa del 12 ottobre hanno risposto senza peli sulla lingua che oltretutto gli Stati Uniti nel Vietnam difendono il proprio interesse… Io aggiungo «sporco» interesse. L'assicurazione di parte italiana di aver capito la lezione non ha a sua volta tardato. Il signor Mariano Rumor fresco fresco anche lui di un viaggio in America afferma nella relazione al X Congresso -ancora in corso- del suo partito, testualmente: «in particolare la alleanza atlantica offre e garantisce al nostro Paese una certezza di stabilità e di sicurezza che noi consideriamo essenziale al nostro progresso dinanzi ai rischi persistenti ed alla realtà non superata dei blocchi. All'interno dell'Alleanza resta per noi un punto fermo l'amicizia con gli Stati Uniti d'America».
In che cosa tutto ciò si traduca sul piano della politica interna è un fatto che ricade sotto la nostra esperienza sensibile di tutti i giorni. Indugiare a tracciarne un quadro potrebbe servire ad una analisi certo non inutile ma allontanerebbe il discorso dal suo obiettivo. Mi preme però mettere in evidenza due aspetti:
* la radice, la causa primaria del male non risiedono fuori del sistema, ma sono il fondamento stesso del sistema; si individuano infatti nel trionfo dell'individualismo democratico;
* conseguente inutilità di qualsiasi correzione del sistema. Non si tratta infatti di cambiare un programma, allontanare alcuni uomini, riformare questo o quell'istituto. La soluzione è soltanto quella di sostituirsi al sistema con tutto quanto essa comporta ed è l'ora di aprire gli occhi.
Ben convinti di tutto ciò abbiamo opposto il nostro rifiuto al sistema. Esso rifiuto è globale è totale e non necessita di dimostrazione.
La Federazione Nazionale dei Combattenti della Repubblica Sociale Italiana vanta in proposito una primogenitura fatta di sacrifici e di lotte, primogenitura che non può essere rinunziata né dispersa. Fedeli al nostro passato lo abbiamo difeso ogni volta che esso è stato mistificato nel nostro stesso ambiente umano e ne abbiamo divulgato l'Idea ed il senso storico tra i giovani. Ciò non per vuoto risentimento nostalgico ma perché convinti di poterne riaffermare la proiezione nella Storia avvenire. Lungo il cammino certamente non facile non ci ha fatto difetto la precisa coscienza della nostra convinzione. Per questo ci siamo scrollati di dosso gli equivoci. Quando essi sono stati impersonati da Valerio Borghese non abbiamo esitato a cacciare Borghese dalle nostre file; quando hanno fatto presa su altri camerati li abbiamo abbandonati al loro destino e quando gli stessi equivoci sono stati ripresentati attraverso la persona del generale Farina, ne abbiamo accolto le dimissioni senza esitare. Tutto ciò ha avuto un prezzo, specialmente sul piano organizzativo. Ma i frutti non mancheranno e ci sembra sintomatica a questo riguardo la nostra stessa presenza qui fra voi, considerato che ci furono preconizzati pochi mesi di sopravvivenza alla pesante dissidenza di Borghese.
E ritorniamo al punto centrale di questo intervento. Combattentismo attivo. Sottolineo l'aggettivo nella convinzione che esso intende fare da discriminante verso un'altra forma di combattentismo; quello pecorone. Infatti sono tanti coloro che -ad ogni scadenza elettorale- puntualmente rilustrano le medaglie e si mettono al seguito del Presidente del consiglio (vedi la recente cerimonia di Bari che altri qui hanno già denunciato) o dell'onorevole Villa o del colonnello Languasco, galoppino elettorale dell'onorevole Michelini visto che né lui né il suo alter ego Cesco Giulio Baghino sono capaci di farlo in proprio sempre trombati puntualmente e sonoramente.
Ma queste sono miserie camerati miei. Il discorso di fondo è ben più importante. O apriamo gli occhi e rifiutiamo la museruola o buttiamo i segni del nostro valore, le nostre mutilazioni, i sacrifici sofferti nel branco delle pecore matte. Non ci sono possibilità di compromesso, perché nello schieramento del sistema l'onorevole tizio è uguale all'onorevole caio, sia missista, sia democristiano, sia liberale, sia comunista o socialpussista, tutti dediti ai propri interessi che spesso sono soltanto di bottega.
Il rifiuto della museruola, però, significa oggi, per questa occasione elettorale, scheda bianca. Non date ascolto agli invertebrati di sempre che si danno una virilissima spina dorsale soltanto sotto le elezioni per venirci a dire che scheda bianca è un negativo gesto di rinuncia indecoroso per un combattente.
Rispondete che chi sa combattere sa come dirigere la potenza distruttiva delle armi di cui dispone.
E scheda bianca oggi ha due significati positivi:
1) un atto di protesta che non è destinato a restare fine a se stesso, considerata la convergenza -reale e già operante sul piano tattico- di importanti schieramenti nazional-rivoluzionari estranei al MSI e questo è già un fatto positivissimo;
2) chiarire finalmente l'equivoco rappresentato sulla scena politica dal Movimento Sociale Italiano.
Voi siete in grado di scegliere.
Camerati, alala!

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