Si sono riunite a Roma, domenica 7 gennaio
1968, le Delegazioni della FNCRSI, del Centro Ordine Nuovo e di Costituente
Nazionale Rivoluzionaria per un esame della situazione politica generale.
I rappresentanti delle tre Organizzazioni si sono trovati d'accordo nel
promuovere una campagna per la scheda bianca quale espressione della lotta e del
rifiuto al sistema.
Le Organizzazioni convenute indicano nel documento conclusivo approvato a
Treviso dalla VII Assemblea Nazionale della FNCRSI il 23-4-67 la piattaforma per
la qualificazione politica della campagna per la scheda bianca.
Le tre Organizzazioni hanno convenuto di dar vita ad un Comitato di
coordinamento per l'esame e la realizzazione di un comune piano propagandistico
su scala nazionale.
La scheda bianca
Non è vero che il discorso della scheda
bianca viene riproposto ad ogni vigilia elettorale.
Pur considerandolo un metodo contingente e temporaneo di lotta, il discorso
sulla scheda bianca noi lo riportiamo innanzi sempre con chiarezza e da
posizioni rivoluzionarie che non fanno una grinza.
Esso parte dal presupposto che il sistema politico attuale non può che essere
combattuto e vinto dall'esterno del sistema stesso
Analogamente il missismo, deviazione qualunquistica e di comodo di una superiore
concezione della vita e del mondo che noi sentiamo (quante volte il pensiero è
figlio del desiderio!) destinata a ridividere il mondo nelle future guerre
ideologiche non può che essere combattuto e vinto dall'esterno di quel movimento
che, per mille segni, ci appare agonizzante, anche per il graduale dissolversi
del manipolo di transfughi che lo capeggia con sempre minore sicurezza
Una esperienza ventennale ci insegna che coloro i quali credono ancora nelle
«battaglie all'interno» o sono degli illusi o sono dei disonesti.
In realtà il ruolo di Michelini di tenere «buoni» i fascisti e di incanalarli
nelle zone di annientamento del riformismo legalitario, non è stato mai svolto.
I veri fascisti -capita subito l'antifona- si sottrassero tempestivamente alla
manovra e continuarono a vivere e ad operare fuori di ogni movimento.
Rimasero a disposizione del «partito» pochi ex-fascisti, stanchi, delusi e
incapaci di continuare la lotta per la causa e quindi succubi di autentici
avventurieri non del tutto sprovveduti in fatto di ricatti, corruzioni di ogni
genere ed altre bassezze varie.
Il fatto che tiene ancora in piedi il cosiddetto «partito» -se ben si guarda-
non deriva punto dalle capacità dei missisti, ma unicamente dalla astuzia dei
nemici del Fascismo, i quali continuano a chiamare fascisti poche squallide
marionette alle quali, schiere sempre meno numerose di nostalgici e di
qualunquisti, danno il voto alle scadenze elettorali.
In un clima di rinuncia e di viltà è nato il missismo e i missisti, fenomeno
politico ed uomini che nulla hanno a che vedere con il Fascismo quale
rivoluzione e quale concezione eroica della vita e del mondo.
Basti pensare ai non pochi partigiani compresi nelle liste di quel «partito» a
cominciare da Michelini il quale si guardò bene di aderire e di combattere per
la RSI.
Sostenendo che la propaganda della scheda bianca sia diretta unicamente verso
«il loro elettorato» i missisti non fanno altro che accrescere il mare di fango
e di menzogne che li sta sommergendo.
Corrotti e corruttori (li conosciamo tutti e sappiamo bene come e di che
vivono), essi fingono di non capire che il discorso della scheda bianca è
rivolto contro tutti -loro compresi- gli antifascisti.
Antifascisti che, adusi a porre se stessi e il «partito» a disposizione delle
forze politiche confindustriali, per congenita incapacità a comprendere tutto
ciò che è fascio, luce, bellezza, eroismo, libertà, dignità, hanno finito col
porsi in blocco a disposizione dello straniero
Eccovi, dal documento politico della DN del MSI in data 8-7-66, una
dichiarazione che ha fatto rivoltare nelle tombe tutti i nostri Caduti: «Bisogna
contribuire a riannodare i legami della solidarietà europea, concedendo l'Europa
occidentale come legata per necessità di vita al grande continente americano».
A prescindere dal fatto che ognuno è libero di sentirsi «legato» come vuole e
quando vuole, non crediamo però che sia possibile concepirsi «legati» e fascisti
insieme.
In ogni caso, che votiate scheda bianca o no, quella del fascismo «legato» è la
più grande bestialità che il buon Dio poteva farci ascoltare.
In margine ad un convegno del cosiddetto
combattentismo attivo
Il 26 novembre 1967 a Roma, presso "i
Selvatici", si è svolta una strana riunione. L'Ordine del Combattentismo Attivo
avrebbe dovuto prendervi le proprie decisioni e definire i termini della sua
lotta al partitismo come vistosamente prometteva la scritta a lettere di scatola
che troneggiava sulla presidenza in fondo alla stretta sala del convegno.
L'argomento non poteva lasciarci insensibili ed alla riunione ha preso parte una
delegazione della FNCRSI guidata da uno dei Vice Presidenti.
Sapevamo che all'origine del Combattentismo Attivo ci sono stati i Giovani
Fascisti di Bir-el-Gobi desiderosi di affermare una propria maniera di fare,
oggi, i combattenti. E questo non poteva che farci piacere e renderci sicuri di
trovare camerati di identica razza. Infatti Ettore Muti, che i Giovani Fascisti
di Bir-el-Gobi forgiò e cadde mentre cercava di anticipare il sorgere della
Repubblica Sociale Italiana, e Fulvio Balisti che i Giovani Fascisti di
Bir-el-Gobi portò al combattimento eroico e, pur mutilato gravemente, della RSI
fu combattente generoso, sono nomi che comportano una qualificazione indubbia ed
indiscutibile.
Sapevamo che alla riunione rendevano gli onori di casa e della ospitalità i «Non
Cooperatori» ed anche questo ci faceva piacere e ci rendeva sicuri di ritrovare
camerati di identica razza. Infatti, a prezzo di sacrifici, quasi sempre molto
gravi, essi rifiutarono la cooperazione col nemico contro la RSI e di questa
furono cittadini per decreto del Duce, Capo della Repubblica Sociale Italiana.
Invece, la fine del mondo. La massoneria ha imposto la omertà assoluta al
patriottardismo più imbelle e più vano, in maniera che ha dello scandaloso. La
trovata più brillante, tra le coglionerie più solenni delle cariatidi
massoniche, a parte il sesso degli Angeli sul quale ci è sembrato volesse
discutere la prima relazione introduttiva che comunque non aveva a che fare
nulla col tema del convegno nonostante che incombesse, il tema, a caratteri di
scatola sulla Presidenza; a parte inoltre le inutili chiacchiere che secondo la
seconda relazione introduttiva Combattentismo Attivo sarebbe chiamato a svolgere
a tutti i livelli, la trovata più luminosa è stata quella di Garibaldi Ezio,
generale, che ha ritenuto di illustrare le seguenti personali dottrine:
1) nonostante la famosa staticità del cavallo, Garibaldi Giuseppe, (capopopolo
dittatore - n.d.r.) sarebbe diventato strabico perché mentre la faccia solenne è
severamente volta sul sottostante Vaticano, con gli occhi l'Eroe guarderebbe
all'Italia;
2) come corollario del punto 1, nulla di male, anzi tutto da guadagnarsi per la
«caaara patria» se il suo cervello partoriva questa idea «essere sufficienti,
per essere al riparo da tanti mali, ottenere dagli aspiranti rappresentanti del
popolo sovrano una personale dichiarazione scritta e sottoscritta sul rispetto
degli impegni assunti».
Per il rispetto che dobbiamo ad Ettore Muti, a Fulvio Balisti alla Camicia nera
di Amedeo d'Aosta, siamo rimasti ammutoliti mentre la parte anteriore della sala
esplodeva in battimani fragorosi sotto gli occhi compiaciuti di due poliziotti
dell'UP della Questura e dei monarchici del servizio d'ordine.
Perché tante miserie? Ove vengono dimessi i precisi postulati ideologici e
politici che videro combattere con eroismo la più bella gioventù d'Italia e
d'Europa contro il resto del mondo intruppato dal sionismo e dall'oro, e se ne
ricercano scoloriti palliativi dimenticando la concezione della vita e del mondo
che quell'eroismo e quella bellezza generò, sono possibili tutte le unioni e
tutte le confusioni. Ma queste hanno -come 25 anni di esperienze insegnano- il
solo scopo di avvilire, con azioni altisonanti quanto diversive, i combattenti
dì ogni ordine e quelli di tutte le parrocchie, sì che la ricerca del giusto
beneficio e della più giusta ricompensa diventa sterile belato a petto
dell'accomodamento rinunciatario e del conformismo servile.
Servilismo missista e tragicommedia
I deputati missisti Turchi, Abelli,
Cruciani, e Romeo, hanno rivolto ai Ministri della Difesa e degli Affari Esteri
la seguente:
Interrogazione
«per conoscere se abbia fondamento la voce secondo la quale una missione
militare russa si accingerebbe a visitare le scuole militari italiane e gli
apparati di addestramento al combattimento di Cesano, Bracciano, Viterbo e Pisa.
Per conoscere altresì in base a quali criteri sarebbe stato formulato l'invito e
infine se del fatto sia stata data preventiva notizia agli alleati del patto
atlantico».
Gli interrogati daranno democraticamente, fra qualche mese, le rispettive
risposte. I Russi avranno di già visitato i nostri centri di addestramento e
qualche ufficiale che ancora, abusivamente, portava il nastrino della Campagna
contro la Russia sarà stato, per l'ennesima volta, ammonito e -se del caso-
escluso dai quadri di avanzamento.
Conclusione
I missisti, ultimi servi italiani del Patto Atlantico, si sentiranno
democraticamente soddisfattissimi della nuova «battaglia».
In siffatta tragicommedia, v'è un particolare lato triste: qualcuno ancora crede
che i sullodati onorevoli siano fascisti.
Lo sciopero, i borghesi e la repubblica
democratica
Certamente conoscete il proletario. Nei
quadri a tinte forti che ci hanno lasciato i Fourier, gli Owens, i Buonarroti, i
Proudhon, i Lasalle, i Saint Simon, i Blanc, i Sorel ed i santoni minori delle
pagode socialistiche, proletario è chi risulta sprovvisto di tutto, meno che
delle braccia per lavorare e della bocca per mangiare, per sé e la prole
numerosa. Egli si muove in una atmosfera di macilenta ossessione, ma questo nel
quadro è un portato romantico, quasi un indulgere alla moda dei tempi, che non
di rado degenerò nella leziosaggine letteraturale. Tutto ciò ovviamente non ci
interessa, pronti a riconoscere che dalle matrici che abbiamo menzionato -tutte
a loro volta generate dall'enciclopedia e dagli immortali princìpi- sono
scaturite fisionomie ben precise che i meriti letterari mai avrebbero portato al
ruolo di protagonisti nella storia dell'umanità fino alla prima metà del secolo
in corso.
Dunque, conoscete il proletario. La sua figura si è coperta di mito e non
rappresentò uno scherzo, certamente.
Nelle mani di chi seppe sfruttarne la forza, riuscì preterintenzionalmente a
spaventare la borghesia, oltre lo spaghetto. L'arma, fu lo sciopero. E non
furono gli effetti teorizzati dai santoni delle pagode socialistiche a renderla
dirompente; fu la violenza, che chi nulla aveva da perdere accompagnò di buon
grado alle manifestazioni esteriori dell'astensione dal lavoro, sopratutto nei
grossi centri industriali.
Oggi le condizioni sono profondamente mutate.
Il Neocapitalismo -promosso il proletario al rango di consumatore- lo ha legato
al carro delle necessità e delle paure borghesi. Nella società consumatista,
infatti, il lavoratore deve contribuire al trionfo dei bisogni provocati. Il
proletario non ha più da mantenersi il poco pane per tenere attive le braccia,
esso è chiamato a difendere gli elettrodomestici, l'utilitaria e, per la prole
non più numerosa, il plasmon e gli omogeneizzati al nipiol.
Le chimere, che hanno permeato tutte le utopie del materialismo storico, sono
così annegate miseramente nel mare delle cambiali e delle rate di fine mese, in
una ridda in cui il rincorrersi fra la dilatazione della spesa e quella dei
consumi è accelerato dalle chiacchiere e dalla demagogia.
Arrivati a questo punto possiamo esaminare due fatti singolari.
Lo sciopero è un mezzo di lotta abbondantemente in voga. Esso ha soltanto perso
di intensità ed ha sostituito alle antiche violenze accomodamenti... meno
sconvenienti i quali sono serviti per introdurre modifiche di... struttura che
arrivano fino alla solenne garanzia della carta costituzionale.
Così, dopo lo sproloquio del comiziante inviato dalla macchina per voti che si
chiama «il sindacato», l'ex-proletario -col permesso dei superiori e con quello
della polizia- può tranquillamente farsi la scampagnata fuori di porta, col tubo
dirigente soddisfatto e la coscienza tranquilla.
Fatto ancora più singolare. Pure i borghesi da tempo hanno preso a scioperare e
non soltanto i più piccoli -gli antichi travetti- anche i più evoluti
economicamente e culturalmente. I signori professionisti affermati: medici,
avvocati, magistrati e professori. La forma mentis di costoro -ovviamente- è
quella della necessità antica di respingere soprusi e prevaricazioni. Ma il
metro delle intenzioni specifiche, degli atti rilevanti, non può essere quello
della violenza, pur essa antica, da cui il borghese rifugge, quasi per
definizione.
E così lo sciopero, al servizio del consumatore, proletario o borghese, è
diventato la parodia di se stesso.
Né il precetto della garanzia solenne, contenuta nella costituzione antifascista
e democratica, può vestire di serietà quello che è diventato una barzelletta.
Canne al vento
«… La razza è l'elemento biologico che,
creando particolari affinità, condiziona il primo elemento discriminativo delle
particolarità dello Stato ...»
(Aldo Moro - "Lo Stato: lezioni di Filosofia del diritto" tenute alla Università
di Bari. Anno Accademico 1942-1943)
«... da studi particolareggiati che prospettino la evoluzione della stampa
italiana nei suoi vari periodi, o meglio, soltanto dalla revisione intelligente
e coraggiosa, degli studi già esistenti, potrà derivare una idea precisa della
subdola e più delle volte dissimulata opera di propaganda compiuta dai giornali
e dai giornalisti ebrei in Italia …»
(Giorgio Almirante - "La difesa della razza", A. II n. 17)
Documenti
Al Convegno tenuto in Roma presso il
"Circolo dei Selvatici", dall'Ordine del Combattentismo Attivo il 26-11-67, ha
partecipato una delegazione della FNCRSI guidata da un Vice Presidente. Qui di
seguito riportiamo il testo del suo intervento.
Ho accettato volentieri di aderire all'invito di intervenire al Convegno di
Combattentismo attivo nella certezza di ritrovarmi tra camerati per i quali la
comune esperienza della guerra vissuta sia ancora ragione di solidarietà e
motivo di ispirazione dei propri propositi e delle conseguenti scelte politiche.
Il mio richiamo alla guerra vissuta non è nostalgico né passionale. Esso è metro
ottimale per misurare uomini ed avvenimenti.
Che cosa è successo nel '40 - Una esplosione di entusiasmo per la guerra contro
Giuda e contro l'oro. Guerra che, come la Federazione che rappresento ha più
volte pubblicamente ricordato e come dimostrano, con la sola loro presenza, i
nostri volontari a fronte della quasi assoluta assenza di disertori, è stata
guerra di popolo:
* da una parte: contro le democrazie occidentali guidate dalla combutta
giudaico-massonica che in Europa manovrò uomini come Seipel e Benes, Blum e
Reynaud, Gamelin e Weygand e che in Italia ispirò la Corona liberando la strada
a Pietro Badoglio, combutta che nella condotta generale della guerra finì col
subire la leadership statunitense sotto la guida politica ed ideologica di
Bernard Mannes Baruch, consigliere ufficiale del Segretario di Stato Byrnes e
ninfa egeria di Delano Roosevelt;
* dall'altra parte: contro il comunismo di Giuseppe Stalin cui la vittoria del
'45 regalò quei risultati di strategia militare e diplomatica sui quali si era
buttato invano l'imperialismo degli zar, da Caterina II all'ultimo Romanoff.
Che cosa è successo alla fine della guerra - fregandosene allegramente degli
altri due grandi (e c'è ancora chi parla di Churchill come di un grande uomo)
Stati Uniti e Russia si sono divisi il mondo ergendosi, come la Santa Alleanza
dopo Napoleone, a gendarmi delle rispettive restaurazioni, in un sistema di più
o meno pacifiche competizioni ma nel quale i compartecipi coesistono bene,
considerati i risultati degli incontri di Glassboro. La dimostrazione è data
dall'assoluto rispetto del patto di Yalta, senza scantonamenti né da una parte
né dall'altra. I casi di Ungheria sono la conferma di questo assunto così come
lo è l'odierno atteggiamento degli USA e sovietico sulle faccende del medio
oriente.
Cosa è successo dopo Yalta - La imposizione manu militari della dottrina di
Yalta alle Nazioni sconfitte nonché la sua accettazione supina da parte degli
altri alleati e da parte dell'Italia cobelligerante e resistenziale. E così il
Patto Atlantico, la NATO, l'Occidentalismo. Il gendarme USA ha scoperto la
dottrina dell'occidente e la classe dirigente italiana vi ha trovato una precisa
e comoda collocazione, in ciò consenzienti le forze politiche di governo e
quelle di opposizione. Queste dal MSI -per il quale l'Europa è concepibile come
legata per necessità di vita al continente americano- (documento politico della
DN del MSI dell'8-7-66) al PCI la cui politica, dopo l'abbandono della linea
rivoluzionaria e l'appoggio alla costituzione borghese, è ormai soltanto intesa
al trasferimento delle proprie strutture all'interno del sistema. Per quanto
riguarda le forze di governo che. nonostante certe false ripulse, giungono fino
al PLI, non esistono incertezze né mezzi termini. Per esse l'occidentalismo è il
supporto del centrosinistra ed il Patto Atlantico ne segna i limiti in politica
estera.
Chi aveva visto nel viaggio di Saragat il tentativo di affermare una autonoma
linea politica ispirata alla «democratie pacifìque» cara al blanquismo, al
riformismo saintsimoniano e bernsteiniano, punto di partenza di quella
socialdemocrazia che Marx ha definito sciovinista e che per certi aspetti trova
singolari risonanze nell'animo del Presidente degli USA, ha visto presto
vanificarsi ogni speranza nella secca, dura risposta che chi di dovere si è
preoccupato di dare senza perdere troppo tempo. Johnson con il discorso del 29
settembre a San Antonio e Rusk con la conferenza stampa del 12 ottobre hanno
risposto senza peli sulla lingua che oltretutto gli Stati Uniti nel Vietnam
difendono il proprio interesse… Io aggiungo «sporco» interesse. L'assicurazione
di parte italiana di aver capito la lezione non ha a sua volta tardato. Il
signor Mariano Rumor fresco fresco anche lui di un viaggio in America afferma
nella relazione al X Congresso -ancora in corso- del suo partito, testualmente:
«in particolare la alleanza atlantica offre e garantisce al nostro Paese una
certezza di stabilità e di sicurezza che noi consideriamo essenziale al nostro
progresso dinanzi ai rischi persistenti ed alla realtà non superata dei blocchi.
All'interno dell'Alleanza resta per noi un punto fermo l'amicizia con gli Stati
Uniti d'America».
In che cosa tutto ciò si traduca sul piano della politica interna è un fatto che
ricade sotto la nostra esperienza sensibile di tutti i giorni. Indugiare a
tracciarne un quadro potrebbe servire ad una analisi certo non inutile ma
allontanerebbe il discorso dal suo obiettivo. Mi preme però mettere in evidenza
due aspetti:
* la radice, la causa primaria del male non risiedono fuori del sistema, ma sono
il fondamento stesso del sistema; si individuano infatti nel trionfo
dell'individualismo democratico;
* conseguente inutilità di qualsiasi correzione del sistema. Non si tratta
infatti di cambiare un programma, allontanare alcuni uomini, riformare questo o
quell'istituto. La soluzione è soltanto quella di sostituirsi al sistema con
tutto quanto essa comporta ed è l'ora di aprire gli occhi.
Ben convinti di tutto ciò abbiamo opposto il nostro rifiuto al sistema. Esso
rifiuto è globale è totale e non necessita di dimostrazione.
La Federazione Nazionale dei Combattenti della Repubblica Sociale Italiana vanta
in proposito una primogenitura fatta di sacrifici e di lotte, primogenitura che
non può essere rinunziata né dispersa. Fedeli al nostro passato lo abbiamo
difeso ogni volta che esso è stato mistificato nel nostro stesso ambiente umano
e ne abbiamo divulgato l'Idea ed il senso storico tra i giovani. Ciò non per
vuoto risentimento nostalgico ma perché convinti di poterne riaffermare la
proiezione nella Storia avvenire. Lungo il cammino certamente non facile non ci
ha fatto difetto la precisa coscienza della nostra convinzione. Per questo ci
siamo scrollati di dosso gli equivoci. Quando essi sono stati impersonati da
Valerio Borghese non abbiamo esitato a cacciare Borghese dalle nostre file;
quando hanno fatto presa su altri camerati li abbiamo abbandonati al loro
destino e quando gli stessi equivoci sono stati ripresentati attraverso la
persona del generale Farina, ne abbiamo accolto le dimissioni senza esitare.
Tutto ciò ha avuto un prezzo, specialmente sul piano organizzativo. Ma i frutti
non mancheranno e ci sembra sintomatica a questo riguardo la nostra stessa
presenza qui fra voi, considerato che ci furono preconizzati pochi mesi di
sopravvivenza alla pesante dissidenza di Borghese.
E ritorniamo al punto centrale di questo intervento. Combattentismo attivo.
Sottolineo l'aggettivo nella convinzione che esso intende fare da discriminante
verso un'altra forma di combattentismo; quello pecorone. Infatti sono tanti
coloro che -ad ogni scadenza elettorale- puntualmente rilustrano le medaglie e
si mettono al seguito del Presidente del consiglio (vedi la recente cerimonia di
Bari che altri qui hanno già denunciato) o dell'onorevole Villa o del colonnello
Languasco, galoppino elettorale dell'onorevole Michelini visto che né lui né il
suo alter ego Cesco Giulio Baghino sono capaci di farlo in proprio sempre
trombati puntualmente e sonoramente.
Ma queste sono miserie camerati miei. Il discorso di fondo è ben più importante.
O apriamo gli occhi e rifiutiamo la museruola o buttiamo i segni del nostro
valore, le nostre mutilazioni, i sacrifici sofferti nel branco delle pecore
matte. Non ci sono possibilità di compromesso, perché nello schieramento del
sistema l'onorevole tizio è uguale all'onorevole caio, sia missista, sia
democristiano, sia liberale, sia comunista o socialpussista, tutti dediti ai
propri interessi che spesso sono soltanto di bottega.
Il rifiuto della museruola, però, significa oggi, per questa occasione
elettorale, scheda bianca. Non date ascolto agli invertebrati di sempre che si
danno una virilissima spina dorsale soltanto sotto le elezioni per venirci a
dire che scheda bianca è un negativo gesto di rinuncia indecoroso per un
combattente.
Rispondete che chi sa combattere sa come dirigere la potenza distruttiva delle
armi di cui dispone.
E scheda bianca oggi ha due significati positivi:
1) un atto di protesta che non è destinato a restare fine a se stesso,
considerata la convergenza -reale e già operante sul piano tattico- di
importanti schieramenti nazional-rivoluzionari estranei al MSI e questo è già un
fatto positivissimo;
2) chiarire finalmente l'equivoco rappresentato sulla scena politica dal
Movimento Sociale Italiano.
Voi siete in grado di scegliere.
Camerati, alala!
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