Comunicato
Da tempo andavamo registrando
voci di un dissenso apertosi tra le massime gerarchie del MSI a
proposito della M.O. Valerio Borghese. Le solite dicerie sulle mezze
proposte che sono diventate proposte, poi proposte ufficiali per
diventare in ultimo disperate offerte.
"Corrispondenza Europea" -l'Agenzia dei camerati di Ordine Nuovo- ha
confermato, con il tono della ufficiosità, la notizia del «gran
rifiuto».
Non conosciamo conferme, né smentite.
Comunichiamo, tuttavia, che la Federazione Nazionale Combattenti
della Repubblica Sociale Italiana non condivide le valutazioni del
fatto, quali risultano dal commento con il quale è accompagnata la
notizia che è stata diffusa da "Corrispondenza Europea". |
Gli altri rubano tu che fai?
Svegliati!
Esci dal branco
Vota Scheda Bianca
La nostra Scheda
Bianca
Molte persone continuano a credere che la
lotta che abbiamo condotto nella RSI (e quella che conduciamo oggi), sia stata
determinata dal fatto che noi si sia venuti al mondo per giocarci la vita in
difesa della loro tranquillità.
Si sbagliano di grosso. E diciamo subito che quegli stessi avranno da noi il
maggior fastidio possibile, superiore, comunque, a qualsiasi fastidio essi
abbiano avuto finora. Crediamo talmente nelle nostre idee che non le molleremo
di fronte a qualsiasi sconfitta temporanea, perché non basta rinnovare le
strutture dello Stato secondo le urgenze dei tempi, occorre ricostruire il mondo
dell'uomo. Perciò tutte queste chiacchiere che sentiamo in giro, sul voto a
questo o a quello e sulla scheda bianca che è sterile, ci volteggiano attorno
come pigolii di uomini infinitamente piccini che si accaniscono su miserevoli
cianfrusaglie senza riuscire ad esprimere un solo tema politico capace di
afferrare le reali esigenze dell'uomo moderno. Gli striscioni variopinti che
avvolgono le città con l'invito a votare or qui or là, ci sembrano una rutilante
e cialtronesca Piedigrotta, ove i colori servono di richiamo ai merli.
Ma gli Italiani, tramite i comizi televisivi, hanno cominciato a capire che i
comizianti, non sono che tragicomiche comparse di un modesto gioco televisivo,
intente solo a recitare nel modo migliore la loro parte. Vecchietti dice: la
democrazia vive di polemiche, ed eccoli tutti pronti a creare polemichette ad
uso e consumo degli spettatori. Quando cala la tela, i commedianti si ritrovano
insieme al ristorante, ove qualche avventore può comprare la ballerina più
dichiaratamente baldracca. I soloni della grande stampa, dall'alto della loro
presunzione mal riposta, sono davvero uomini ad una sola dimensione.
Le loro logorree sfuggono alla ragione perché inconsistenti, impalpabili. Con
costoro non c'è possibilità d'intendersi. Non capiranno mai al di là del temine
scolastico imposto dal regime.
La nostra posizione per la scheda bianca non è solo un rifiuto di questo sistema
di rappresentatività. Potremmo assumere altri atteggiamenti nei confronti di
questo mercato delle pulci, con la stessa indifferenza. Abbiamo scelto quello
della scheda bianca perché facilmente accessibile alla coscienza dei più. Ma non
ci fermiamo al rifiuto. Noi siamo già al di là, abbiamo già dimostrato la
realizzabilità di ciò che vogliamo con le leggi della RSI.
E quanto a concretezza, gli istituti politici che noi vogliamo creare sono
l'unica espressione politica della realtà moderna. I nostri nemici sono nel
limbo.
Noi parliamo di uomo e loro rispondono scheda; noi parliamo di vita e loro
rispondono parlamento, noi parliamo di lavoro, di libertà, di dignità umana, di
civiltà europea che sentiamo in noi come sentiamo di essere radicati nella
nostra terra, nei nostri vicoli, nel nostro cielo: che sono fatti concreti,
reali; e loro ci parlano di coscienza universale, di antirazzismo, di traffici
mercantilistici, di oro, di bazar, di consumi, di tempo libero.
Su quale base dovremmo ascoltare i loro discorsi? Essi parlano una lingua
semita, noi il latino. Cosa ha a che fare il voto di oggi con ciò che
realizzeremo noi domani?
Una miseria
Abbiamo trovato fra la polvere di una
strada romana un manifestino con il nostro simbolo; raccoltolo, vi abbiamo letto
questa frase storica: «Chi vota scheda bianca vota Moranino». Un senso di
tristezza e di umiliazione si è impossessato di noi nel vedere il nostro simbolo
sovrastare una frase così miserabile. È possibile, ci siamo chiesti, che
l'asservimento politico sia giunto al punto di far accettare fino a questa frase
infame tutto il sistema democratico? Ma allora, durante la RSI, perché questa
gente si è battuta, spesso con molto coraggio? Proprio nel momento in cui, con
una spinta sempre più forte, delle forze rivoluzionarie premono per scardinare
questo mondo contro cui lottammo in una ventata di grandezza con la forza della
disperazione, proprio adesso che i dirigenti di tutti i partiti conteggiano i
voti in meno che otterranno grazie alla scheda bianca, proprio adesso costoro
sotto l'egida del nostro simbolo, senza alcun pudore, come i candidati del MSI
che si sbranano l'un l'altro, ci propongono lo slogan del regime. Essi ci
ripropongono la frase: «Vota per chi vuoi, ma vota» nei termini vili di colui
che vuoi far presa sulla paura di un assassino. A parte il fatto che vota per
costui proprio chi, dando l'adesione ad un partito, avalla il sistema per il
quale il suddetto assassino lottò CONTRO DI NOI; non saranno i Moranino o i
defenestratori di Masaryk gli uomini capaci di determinare la storia o di dare
un tono all'Umanità. Questi tipi possono al massimo impressionare le persone che
hanno fatto quell'indegno manifestino, del quale se solo li sfiori il ricordo
dei camerati caduti, dovranno arrossire per tutta la vita. Noi possiamo capire
che l'Unione -organizzazione fiancheggiatrice del MSI- propagandi il partito
inventando, per l'occasione, valori antidemocratici in esso; ma il suo modo di
fare, uguale a quello che è comune alle centrali di propaganda di tutti i
partiti antifascisti e codini, è veramente incomprensibile a meno che non possa
venir attribuito a totale spappolamento mentale.
Il divorzio come espediente elettorale
Del problema del divorzio si stanno
interessando i partiti per dare una parvenza di concretezza a queste elezioni
basate su vieti luoghi comuni settecenteschi. Dell'antidivorzio si servono i
Comitati Civici «vere organizzazioni farisaiche», per portare al voto DC le
donne che si presume intendano disertare le urne. Ma il divorzio, come cosa che
colpisca uno degli istituti fondamentali dell'uomo, non si risolve con un voto
maggioritario. Lasciamo la parola a Josè Antonio, il quale definisce
l'organizzazione del divorzio una corruzione non meno vituperevole di quella
organizzata per alcoolizzare i negri dell'Africa o gli isolani del Pacifico.
«Gli autori della legge, scaltri, sanno benissimo che le istituzioni profonde e
forti come la famiglia non si possono combattere frontalmente, ma che occorre
allentarle con l'allettamento della sensualità e minarle con procedimenti
insidiosi. Così senza bisogno di predicare in modo diretto la immoralità
familiare, si danno cura di fomentarla furbescamente con leggi come quella del
divorzio. Nessun uomo completo si considererà sciolto dal vincolo solo perché un
tribunale avrà concesso un verdetto di divorzio. Per di più, per quelli come
noi, che considerano la vita come milizia e servizio, non vi può essere nulla di
più repellente di un'istituzione che favorisce una vile evasione da quel vincolo
che, come tutte le cose profonde e grandi, deve svolgersi in una meraviglia di
gloria, o in un insuccesso sopportato in sereno silenzio».
Fuori dagli
equivoci
Il nostro atteggiamento per la scheda
bianca ha suscitato un vespaio di commenti, intesi a dare un significato ad un
atto che non ne ha alcuno. Siamo tutti d'accordo, speriamo, che il voto, in un
senso o nell'altro, non sposta nulla e che non è il Parlamento il centro della
vita nazionale. Nessuno dei partiti oggi presenti in Italia può esprimere alcuna
delle nostre esigenze. Non vediamo quindi per quale ragione dovremmo convalidare
delle posizioni false. Chi -nella presente circostanza- venisse a proporre una
qualsiasi alternativa al sistema per il tramite di un nuovo partito, potrebbe
avere la nostra comprensione, non l'adesione.
Bisogna infatti prima pesare gli uomini. Perché anche gli uomini contano
qualcosa. Non sono solo dei veicoli di idee, e su certi uomini, e proprio per
rispettarli, non si può essere d'accordo. Quanto al MSI, bisogna dire che
vivacchiare facendo appello agli istinti più meschini, come risulta dai temi
della propaganda di questo partito, cioè la paura di perdere la pace del
tran-tran quotidiano per causa del comunismo o, peggio ancora, il timore di
essere privati di piccoli privilegi, non può che richiamare l'attenzione di
gente mediocre, attaccata alla banalità della vita vegetativa e del conforto
elettrodomestico. La storia delle opposizioni in seno al MSI sta a dimostrare
che questo partito o è così come si presenta o non esiste, essendo la sua una
funzione ben precisa nel quadro del sistema democratico; quella di riuscire a
fare apparire i fascisti come conservatori borghesi.
Bisogna far capire in ogni modo che noi non abbiamo nulla a che vedere con
questo partito. E sbagliano coloro che si basano sulla presenza del MSI di molti
ex-fascisti repubblicani per dire che il MSI è una posizione politica, anche se
sbagliata, del fascismo postbellico. Si potrà dire che molti ex-fascisti, dando
vita alla politica del MSI hanno rinunciato al fascismo, ma null'altro.
Similmente, siccome molti fascisti, nello immediato dopoguerra, aderirono al
partito de "l'Uomo Qualunque" perché era l'unico movimento politico non
stupidamente vendicativo, e molti fascisti divennero dei qualunquisti iniziando
il processo di democratizzazione integrale che li contraddistingue oggi,
dobbiamo per ciò dire che il Fascismo è una forma di qualunquismo o, viceversa,
che il qualunquismo è il neofascismo? È fondamentale convincersi che qui non si
tratta di promuovere riforme o creare istituti aderenti alle nuove esigenze di
uno stato moderno, si tratta di creare la premesse politiche per una
trasformazione radicale dei rapporti tra uomo e società e dare ad ogni individuo
la possibilità di essere integralmente persona. La società attuale è la
codificazione in termini politici e sociali del pensiero illuminista e le sue
restrizioni positivistiche, per cui lo riduce a ragione individuale chiudendosi
in un egoismo che si realizza nello sfruttamento economico della vita altrui, in
un falso concetto di libertà che è solo volta all'esteriore ed è negazione di
libertà e disordine interiore, nel mito dell'efficienza produttiva fine a se
stessa.
Per altre vie, col mito della coscienza universale, viene tolta all'uomo la
possibilità di una responsabilità completa. L'uomo moderno è così ridotto a un
vagabondo su questa terra, incapace di vedere al di là del puro dato
scientifico, di percepire il mistero della sua esistenza e di sentire
interamente se stesso. Egli vivacchia incredulo ed incerto del suo destino, che
subisce passivamente dell'angoscia della propria debolezza. Questa situazione
esistenziale si proietta nell'ordinamento civile e nella struttura
economico-sociale del mondo d'oggi, nella quale l'uomo è ridotto al ruolo di
ingranaggio di una macchina mostruosa che soffoca tutto, compresa la stessa vita
biologica per fini alieni a qualsiasi reale interesse umano. L'uomo operaio, lo
uomo impiegato, l'uomo compratore, non esistono che in funzione dell'aumento del
profitto.
Nell'ordinamento degli stati democratici, occidentali o comunisti, non esiste
una voce o una legge che anteponga l'uomo all'ingranaggio nel quale è
incastrato.
Uno slogan comunista ci dice che nella ultima fase del socialismo, ad
edificazione comunista ultimata, verrà dato a ciascuno secondo i suoi bisogni.
Ma quali e quanti bisogni riconosce all'uomo il materialismo storico o
scientifico o marxiano e cioè il marxismo, quello leninista e quello deviato;
quello di Mosca e quello di Pechino, quello monocentrico e quello della
rivoluzione culturale?
È chiaro che, per reintegrare l'uomo in se stesso, bisogna trasformare questo
modo di vivere. Senza questa prospettiva la nostra lotta politica sarebbe
inutile. Con le riformette non si risolve nulla. Non varrebbe la pena di
sprecarci le nostre pur semplici vite.
La storia insegna che le trasformazioni nella razza umana avvengono per
schianti, per rotture tumultuose seguite da improvvisi, imprevisti abbandoni.
In altro modo non avviene nulla ed a coprire le isole verdi che prima
affioravano, sta lo stagno, regno incontrastato di gracidanti ranocchie.
La Scheda Bianca è un sasso per agitare le stagnanti acque maleodoranti della
palude. Sassate contro gli specchietti per le allodole di cui il sistema si è
ammantato.
La pia illusione
Da molte parti, prevedendo un discreto
afflusso di schede bianche alle prossima urne, si cerca con ragionamenti
politici sottili, di indirizzare il voto or a questo or a quel candidato, come
se queste singole persone, per lo più già interamente compromesse e squalificate
nell'infame gioco parlamentare, avessero la possibilità di risolvere i problemi,
non dico nostri, ma di quella massa di italiani che voteranno scheda bianca per
delusione del regime.
Ma avviene che, proprio nel ricercare qualche ragione valida per un certo voto,
si arrivi all'assurdo di dare un significato politico ad una operazione che in
Italia non ha alcuna motivazione politica (eccettuato, beninteso, il fatto che
questa prassi si inserisce nella struttura del regime e gli da l'illusione della
approvazione popolare).
Un partito politico viene votato per confusi sentimenti, luoghi comuni
fossilizzati nella cronaca d'Italia, vecchie immagini oleografiche, analogie di
pensiero.
Il PRI, ad esempio, non viene votato per i programmi di La Malfa, che tutti
ignorano, ma per il ricordo della immagine di Mazzini e Garibaldi, vista tante
volte nella fanciullezza; la DC viene votata per la parola «cristiana».
Si pensa infatti che questo paravento, malgrado le molte magagne che copre,
nasconda persone sostanzialmente innocue, incapaci di grandi cose come di grandi
cattiverie. E si cerca di dimenticare che in Italia, tra queste persone, si è
sempre celato il delatore, l'aizzatore della popolaglia, lo sfruttatore
nascosto, lo speculatore spietato. Lo stesso dicasi per i socialisti che vengono
detti «quelli buoni» per distinguerli dai comunisti che sarebbero quelli
«cattivi». Ed in sostanza, l'azione di governo di queste forze è il riflesso
morale di questa intuizione popolare.
Gli elementi radicali sono votati da coloro che vogliono essere «à la page»
vestono all'ultima moda, parlano frivolmente di politica sorseggiando un
«drink». Sono i classici antifascisti che confondono la cultura col «bon-mot».
Sono quelli cui basta una delicata battuta umoristica detta da più di tre
persone di una certa nazionalità per far loro dire che quella nazione ha un
altissimo livello culturale (che essi poi confondono con la civiltà).
Vota PCI chi ha invidia ed astio sociale, mentre il voto liberale «fa fino».
Segna la croce sul MSI chi vuoi atteggiarsi a «giovane in ispirito», mentre
eleggono PSIUP quei socialisti che vogliono apparire dei duri. Tralasciamo la
motivazione di chi vota monarchico per non appesantire il discorso.
Questa è, nella coscienza degli italiani, l'operazione elettorale e crediamo che
ben pochi siano immuni da simili motivazioni.
Da questo genere di suffragio attinge validità il regime democratico e la sua
attuale formula del centro-sinistra.
L'alienazione degli Italiani consiste in questo: che essi sono chiamati a
valutazioni che nascono da stati d'animo sostanzialmente estranei ai bisogni
della vita nazionale, ed essi votano basandosi sulla emotività non essendoci
alcun aggancio tra le ideologie dei partiti e la prassi parlamentare degli
stessi.
Succede così che la vantata rappresentatività si perde nel nulla. Ed anche
questo avvalora la tesi di fondo per la quale il regime democratico-parlamentare
non ha la capacità di esprimere le esigenze di una nazione moderna.
Compaiono sui muri, in omaggio al principio che bisogna sapere per chi si vota,
foto di uomini bolsi, precocemente ingrassati. Anche questo espediente, tendente
a materializzare l'immagine della democrazia, chiarisce ulteriormente la
situazione, poiché esibisce una sfilza di facce pressappoco uguali che nella
coscienza dei più vengono assimilate a quelle dei grandi burocrati
intrallazzatori. Ed è la verità. È la stessa razza di persone che reggono le
corregge di questo regime e ne sono l'intelaiatura umana.
Martin
Luther King
Di Martin Luther King in particolare ce ne
importa nei limiti in cui la sua morte è dimostrativa di un certo clima morale,
quale da tempo esiste negli Stati Uniti d'America. Erede ed emulo del Gandhi
nella lotta non violenta, non ne possedeva certamente la grandezza morale ed il
fascino; tuttavia, ponendosi alla testa della lotta dei negri d'America per la
parità di diritti coi bianchi, era riuscito a dare ad essa un carattere che
andava al di là delle pure rivendicazioni materiali. Una sua frase è
significativa ed istruttiva anche pei nostri camerati che si sono dati
all'assenteismo politico: «Divenire gli strumenti di una idea è un privilegio
che la Storia accorda soltanto in poche occasioni».
Egli contava di far coincidere la lotta per le rivendicazioni dei negri
americani con la lotta contro la guerra come cieca distruzione.
Egli diceva: che la guerra od il conflitto, la lotta insomma, non erano
condannabili come principio, ma che l'azione «non violenta» era l'unica forma di
fare la guerra compatibile con la dignità umana. Sottolineiamo questa concezione
perché fondamentalmente contraria al concetto lassista di pace, comune al
pensiero di tutto l'antifascismo.
In realtà le radici della rivolta negra sono molto profonde. La lotta per i
diritti civili si determina in forme politiche quando esiste di fatto una
situazione che deve essere codificata dalle leggi. Ora gli Stati Uniti devono
molto ai loro negri in quanto la cultura americana è sostanzialmente negra. Il
veicolo culturale su cui si adagia lo americanismo di esportazione, la
peculiarità della epoca americana, nei confronti di altre epoche storiche
caratterizzate dal predominio di altre anime nazionali, è la esasperazione del
sensualismo, il culto del corpo fine a se stesso. Il jazz, lo sport, l'igienismo
sono l'apporto americano alla storia della civiltà umana e in questi campi in
America v'è il dominio incontrastato dei negri. Il progresso scientifico e
tecnologico, se di progresso si può parlare, va ascritto ad europei recentemente
trapiantati. Dal punto di vista culturale-umanistico, i pochi americani che si
discostano dalle costanti precedentemente rilevate hanno già da tempo scelto
l'Europa.
La difesa in armi degli interessi americani è attuata dai negri in percentuale
maggiore a quella del loro numero globale sulla totalità degli americani.
Accennati di passata questi ovvi concetti, la morte del Leader nero dimostra che
negli USA la lotta politica si svolge tra l'imbonimento psicologico coi metodi
dei mass media, e le pieghe della malavita, tra la corruzione a tutti i livelli,
il ricatto sistematico e le minacce gangsteristiche, il tutto apertamente
manovrato dagli esponenti della finanza. In più, ogni tanto, a far di
contrappunto, la secca detonazione dell'arma omicida. Malcom X, Rockwell leader
del partito nazista americano, e King sono le vittime americane più note di
quest'ultima annata. Ma altri nomi di risonanza mondiale hanno subito una
tragica fine, misteriosa per la grande stampa mondiale che sappiamo bene essere
governata dalle stesse persone fra le quali va cercato il mandante degli
assassini di Hammarschjoeld, Mattei, Kennedy. I mandanti sono gli stessi che
istigarono i sicari al proprio soldo ad eliminare la classe dirigente fascista,
gli stessi che hanno assassinato mezza Europa per i propri fini.
Per costoro il popolo americano ha fatto una crociata nella quale è stato
salutato come liberatore ed antirazzista da coloro che andava a colonizzare per
l'affermazione del suo razzismo culturale.
È ora che il popolo americano cominci a capire da chi è diretto e inizi a
liberarsi dei suoi padroni di ieri e di oggi, i finanzieri e gli affaristi di
Wall Street. Dopo di ciò ci si potrà intendere sul terreno della reciproca
libertà, senza il ricatto della bomba H, né quello più subdolo del sicario.
Abbasso il
razzismo
Apprendiamo dalla stampa che la
Federazione Elvetica delle comunità israelite ha chiesto alla magistratura
svizzera che al volume "Il passato, il tempo presente e la questione giudaica"
venga negata la distribuzione e se ne proceda quindi alla distruzione. Inoltre
l'Autore dovrebbe essere condannato a pagare una forte somma alla comunità
israelita svizzera a titolo di riparazione per le «offese e calunnie» contenute
nel libro.
Il volume è stato già posto sotto sequestro dal tribunale di Losanna e se ne
aspetta il giudizio relativo da parte del magistrato.
L'accusa rivolta all'autore è di aver condotto con il suo scritto una violenta
diatriba contro la razza ebraica.
Abbasso l'odio di razza -dunque- evviva la fratellanza e il meticciato! Siano
processati gli autori razzisti, sia condannato al carcere duro Albert Mathez,
siano bruciate le opere di Celine, si proceda ad un vero e proprio repulisti
nelle biblioteche ed i volumi razzisti siano bruciati sulla pubblica piazza.
Noi non avremmo nulla da eccepire. Vedremo gettare sul fuoco un libro che da
secoli predica l'odio di razza. Esso dice fra l'altro: «se un ebreo vede un goim
presso a morire, lo uccida», « se un goim si trova presso un pozzo, gittatelo
dentro», «I Cristiani hanno da essere scannati come bestie», «II migliore fra i
goim merita la morte», «Fingetevi al bisogno anche cristiani per meglio
ingannare essi»„ «Tutti i beni del cristiano sono come il deserto: il primo di
noi che li occupa ne è padrone», «Spegnendo la vita ed uccidendo il cristiano,
riuscirai gradito alla Maestà Divina, come colui che fa una offerta d'incenso».
Ai «goim», giudici di Svizzera, possiamo dire il titolo del volume, un grosso
volume che viene commentato ogni sabato nelle sinagoghe: il "Talmud".
Oscure chiarezze
Dalla rivista mensile "Missioni"
dell'aprile 1968, riportiamo:
«Papa Paolo VI, probabilmente come nessun altro Pontefice della storia, ha un
concetto chiaro del ruolo dei laici nella Chiesa».
«Le dighe dell'opinione laica furono abbattute un anno fa dal Papa con la
creazione del Consiglio dei Laici».
Premesso che i problemi connessi al laicato sono sempre stati, sono e rimarranno
problemi squisitamente religiosi e di fede, ci nascono spontanee queste domande:
* è lecito pensare che i precedenti pontefici (tra i quali si annoverano fior di
santi, di torturatori, forse qualche papessa, antipapi, inquisitori, forse
martiri) pur parlando «ex cathedra», fossero deficienti in fatto di chiarezza di
fede?
* Il laico Giordano Bruno ed il frate Gerolamo Savonarola, sono forse periti per
una infiammazione da streptococco?
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