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FNCRSI

quindicinale di informazione e di formazione politica per i Combattenti della Repubblica Sociale Italiana

La pubblicazione è aperta alla collaborazione di tutti gli iscritti alla FNCRSI. È però riservata al giudizio insindacabile della Direzione del periodico l'accettazione del materiale pervenuto. Gli articoli firmati esprimono solo la opinione degli autori e quindi non impegnano la FNCRSI né la Direzione del periodico se non per il giudizio generico di riconoscimento dell'importanza e tempestività dell'argomento trattato e della opportunità che esso venga conosciuto e dibattuto dai Camerati ai quali la pubblicazione è inviata. I manoscritti anche se non pubblicati non si restituiscono. Distribuzione gratuita agli iscritti alla FNCRSI

 Anno I - n° 7 (aprile 1968)

SOMMARIO

La nostra Scheda Bianca
Una miseria
Il divorzio come espediente elettorale
Fuori dagli equivoci
La pia illusione
Martin Luther King
Abbasso il razzismo
Oscure chiarezze
 

 

Comunicato

Da tempo andavamo registrando voci di un dissenso apertosi tra le massime gerarchie del MSI a proposito della M.O. Valerio Borghese. Le solite dicerie sulle mezze proposte che sono diventate proposte, poi proposte ufficiali per diventare in ultimo disperate offerte.
"Corrispondenza Europea" -l'Agenzia dei camerati di Ordine Nuovo- ha confermato, con il tono della ufficiosità, la notizia del «gran rifiuto».
Non conosciamo conferme, né smentite.
Comunichiamo, tuttavia, che la Federazione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale Italiana non condivide le valutazioni del fatto, quali risultano dal commento con il quale è accompagnata la notizia che è stata diffusa da "Corrispondenza Europea".

Gli altri rubano tu che fai?
Svegliati!
Esci dal branco
Vota Scheda Bianca

La nostra Scheda Bianca

Molte persone continuano a credere che la lotta che abbiamo condotto nella RSI (e quella che conduciamo oggi), sia stata determinata dal fatto che noi si sia venuti al mondo per giocarci la vita in difesa della loro tranquillità.
Si sbagliano di grosso. E diciamo subito che quegli stessi avranno da noi il maggior fastidio possibile, superiore, comunque, a qualsiasi fastidio essi abbiano avuto finora. Crediamo talmente nelle nostre idee che non le molleremo di fronte a qualsiasi sconfitta temporanea, perché non basta rinnovare le strutture dello Stato secondo le urgenze dei tempi, occorre ricostruire il mondo dell'uomo. Perciò tutte queste chiacchiere che sentiamo in giro, sul voto a questo o a quello e sulla scheda bianca che è sterile, ci volteggiano attorno come pigolii di uomini infinitamente piccini che si accaniscono su miserevoli cianfrusaglie senza riuscire ad esprimere un solo tema politico capace di afferrare le reali esigenze dell'uomo moderno. Gli striscioni variopinti che avvolgono le città con l'invito a votare or qui or là, ci sembrano una rutilante e cialtronesca Piedigrotta, ove i colori servono di richiamo ai merli.
Ma gli Italiani, tramite i comizi televisivi, hanno cominciato a capire che i comizianti, non sono che tragicomiche comparse di un modesto gioco televisivo, intente solo a recitare nel modo migliore la loro parte. Vecchietti dice: la democrazia vive di polemiche, ed eccoli tutti pronti a creare polemichette ad uso e consumo degli spettatori. Quando cala la tela, i commedianti si ritrovano insieme al ristorante, ove qualche avventore può comprare la ballerina più dichiaratamente baldracca. I soloni della grande stampa, dall'alto della loro presunzione mal riposta, sono davvero uomini ad una sola dimensione.
Le loro logorree sfuggono alla ragione perché inconsistenti, impalpabili. Con costoro non c'è possibilità d'intendersi. Non capiranno mai al di là del temine scolastico imposto dal regime.
La nostra posizione per la scheda bianca non è solo un rifiuto di questo sistema di rappresentatività. Potremmo assumere altri atteggiamenti nei confronti di questo mercato delle pulci, con la stessa indifferenza. Abbiamo scelto quello della scheda bianca perché facilmente accessibile alla coscienza dei più. Ma non ci fermiamo al rifiuto. Noi siamo già al di là, abbiamo già dimostrato la realizzabilità di ciò che vogliamo con le leggi della RSI.
E quanto a concretezza, gli istituti politici che noi vogliamo creare sono l'unica espressione politica della realtà moderna. I nostri nemici sono nel limbo.
Noi parliamo di uomo e loro rispondono scheda; noi parliamo di vita e loro rispondono parlamento, noi parliamo di lavoro, di libertà, di dignità umana, di civiltà europea che sentiamo in noi come sentiamo di essere radicati nella nostra terra, nei nostri vicoli, nel nostro cielo: che sono fatti concreti, reali; e loro ci parlano di coscienza universale, di antirazzismo, di traffici mercantilistici, di oro, di bazar, di consumi, di tempo libero.
Su quale base dovremmo ascoltare i loro discorsi? Essi parlano una lingua semita, noi il latino. Cosa ha a che fare il voto di oggi con ciò che realizzeremo noi domani?


Una miseria

Abbiamo trovato fra la polvere di una strada romana un manifestino con il nostro simbolo; raccoltolo, vi abbiamo letto questa frase storica: «Chi vota scheda bianca vota Moranino». Un senso di tristezza e di umiliazione si è impossessato di noi nel vedere il nostro simbolo sovrastare una frase così miserabile. È possibile, ci siamo chiesti, che l'asservimento politico sia giunto al punto di far accettare fino a questa frase infame tutto il sistema democratico? Ma allora, durante la RSI, perché questa gente si è battuta, spesso con molto coraggio? Proprio nel momento in cui, con una spinta sempre più forte, delle forze rivoluzionarie premono per scardinare questo mondo contro cui lottammo in una ventata di grandezza con la forza della disperazione, proprio adesso che i dirigenti di tutti i partiti conteggiano i voti in meno che otterranno grazie alla scheda bianca, proprio adesso costoro sotto l'egida del nostro simbolo, senza alcun pudore, come i candidati del MSI che si sbranano l'un l'altro, ci propongono lo slogan del regime. Essi ci ripropongono la frase: «Vota per chi vuoi, ma vota» nei termini vili di colui che vuoi far presa sulla paura di un assassino. A parte il fatto che vota per costui proprio chi, dando l'adesione ad un partito, avalla il sistema per il quale il suddetto assassino lottò CONTRO DI NOI; non saranno i Moranino o i defenestratori di Masaryk gli uomini capaci di determinare la storia o di dare un tono all'Umanità. Questi tipi possono al massimo impressionare le persone che hanno fatto quell'indegno manifestino, del quale se solo li sfiori il ricordo dei camerati caduti, dovranno arrossire per tutta la vita. Noi possiamo capire che l'Unione -organizzazione fiancheggiatrice del MSI- propagandi il partito inventando, per l'occasione, valori antidemocratici in esso; ma il suo modo di fare, uguale a quello che è comune alle centrali di propaganda di tutti i partiti antifascisti e codini, è veramente incomprensibile a meno che non possa venir attribuito a totale spappolamento mentale.


Il divorzio come espediente elettorale

Del problema del divorzio si stanno interessando i partiti per dare una parvenza di concretezza a queste elezioni basate su vieti luoghi comuni settecenteschi. Dell'antidivorzio si servono i Comitati Civici «vere organizzazioni farisaiche», per portare al voto DC le donne che si presume intendano disertare le urne. Ma il divorzio, come cosa che colpisca uno degli istituti fondamentali dell'uomo, non si risolve con un voto maggioritario. Lasciamo la parola a Josè Antonio, il quale definisce l'organizzazione del divorzio una corruzione non meno vituperevole di quella organizzata per alcoolizzare i negri dell'Africa o gli isolani del Pacifico. «Gli autori della legge, scaltri, sanno benissimo che le istituzioni profonde e forti come la famiglia non si possono combattere frontalmente, ma che occorre allentarle con l'allettamento della sensualità e minarle con procedimenti insidiosi. Così senza bisogno di predicare in modo diretto la immoralità familiare, si danno cura di fomentarla furbescamente con leggi come quella del divorzio. Nessun uomo completo si considererà sciolto dal vincolo solo perché un tribunale avrà concesso un verdetto di divorzio. Per di più, per quelli come noi, che considerano la vita come milizia e servizio, non vi può essere nulla di più repellente di un'istituzione che favorisce una vile evasione da quel vincolo che, come tutte le cose profonde e grandi, deve svolgersi in una meraviglia di gloria, o in un insuccesso sopportato in sereno silenzio».

Fuori dagli equivoci

Il nostro atteggiamento per la scheda bianca ha suscitato un vespaio di commenti, intesi a dare un significato ad un atto che non ne ha alcuno. Siamo tutti d'accordo, speriamo, che il voto, in un senso o nell'altro, non sposta nulla e che non è il Parlamento il centro della vita nazionale. Nessuno dei partiti oggi presenti in Italia può esprimere alcuna delle nostre esigenze. Non vediamo quindi per quale ragione dovremmo convalidare delle posizioni false. Chi -nella presente circostanza- venisse a proporre una qualsiasi alternativa al sistema per il tramite di un nuovo partito, potrebbe avere la nostra comprensione, non l'adesione.
Bisogna infatti prima pesare gli uomini. Perché anche gli uomini contano qualcosa. Non sono solo dei veicoli di idee, e su certi uomini, e proprio per rispettarli, non si può essere d'accordo. Quanto al MSI, bisogna dire che vivacchiare facendo appello agli istinti più meschini, come risulta dai temi della propaganda di questo partito, cioè la paura di perdere la pace del tran-tran quotidiano per causa del comunismo o, peggio ancora, il timore di essere privati di piccoli privilegi, non può che richiamare l'attenzione di gente mediocre, attaccata alla banalità della vita vegetativa e del conforto elettrodomestico. La storia delle opposizioni in seno al MSI sta a dimostrare che questo partito o è così come si presenta o non esiste, essendo la sua una funzione ben precisa nel quadro del sistema democratico; quella di riuscire a fare apparire i fascisti come conservatori borghesi.
Bisogna far capire in ogni modo che noi non abbiamo nulla a che vedere con questo partito. E sbagliano coloro che si basano sulla presenza del MSI di molti ex-fascisti repubblicani per dire che il MSI è una posizione politica, anche se sbagliata, del fascismo postbellico. Si potrà dire che molti ex-fascisti, dando vita alla politica del MSI hanno rinunciato al fascismo, ma null'altro.
Similmente, siccome molti fascisti, nello immediato dopoguerra, aderirono al partito de "l'Uomo Qualunque" perché era l'unico movimento politico non stupidamente vendicativo, e molti fascisti divennero dei qualunquisti iniziando il processo di democratizzazione integrale che li contraddistingue oggi, dobbiamo per ciò dire che il Fascismo è una forma di qualunquismo o, viceversa, che il qualunquismo è il neofascismo? È fondamentale convincersi che qui non si tratta di promuovere riforme o creare istituti aderenti alle nuove esigenze di uno stato moderno, si tratta di creare la premesse politiche per una trasformazione radicale dei rapporti tra uomo e società e dare ad ogni individuo la possibilità di essere integralmente persona. La società attuale è la codificazione in termini politici e sociali del pensiero illuminista e le sue restrizioni positivistiche, per cui lo riduce a ragione individuale chiudendosi in un egoismo che si realizza nello sfruttamento economico della vita altrui, in un falso concetto di libertà che è solo volta all'esteriore ed è negazione di libertà e disordine interiore, nel mito dell'efficienza produttiva fine a se stessa.
Per altre vie, col mito della coscienza universale, viene tolta all'uomo la possibilità di una responsabilità completa. L'uomo moderno è così ridotto a un vagabondo su questa terra, incapace di vedere al di là del puro dato scientifico, di percepire il mistero della sua esistenza e di sentire interamente se stesso. Egli vivacchia incredulo ed incerto del suo destino, che subisce passivamente dell'angoscia della propria debolezza. Questa situazione esistenziale si proietta nell'ordinamento civile e nella struttura economico-sociale del mondo d'oggi, nella quale l'uomo è ridotto al ruolo di ingranaggio di una macchina mostruosa che soffoca tutto, compresa la stessa vita biologica per fini alieni a qualsiasi reale interesse umano. L'uomo operaio, lo uomo impiegato, l'uomo compratore, non esistono che in funzione dell'aumento del profitto.
Nell'ordinamento degli stati democratici, occidentali o comunisti, non esiste una voce o una legge che anteponga l'uomo all'ingranaggio nel quale è incastrato.
Uno slogan comunista ci dice che nella ultima fase del socialismo, ad edificazione comunista ultimata, verrà dato a ciascuno secondo i suoi bisogni. Ma quali e quanti bisogni riconosce all'uomo il materialismo storico o scientifico o marxiano e cioè il marxismo, quello leninista e quello deviato; quello di Mosca e quello di Pechino, quello monocentrico e quello della rivoluzione culturale?
È chiaro che, per reintegrare l'uomo in se stesso, bisogna trasformare questo modo di vivere. Senza questa prospettiva la nostra lotta politica sarebbe inutile. Con le riformette non si risolve nulla. Non varrebbe la pena di sprecarci le nostre pur semplici vite.
La storia insegna che le trasformazioni nella razza umana avvengono per schianti, per rotture tumultuose seguite da improvvisi, imprevisti abbandoni.
In altro modo non avviene nulla ed a coprire le isole verdi che prima affioravano, sta lo stagno, regno incontrastato di gracidanti ranocchie.
La Scheda Bianca è un sasso per agitare le stagnanti acque maleodoranti della palude. Sassate contro gli specchietti per le allodole di cui il sistema si è ammantato.


La pia illusione

Da molte parti, prevedendo un discreto afflusso di schede bianche alle prossima urne, si cerca con ragionamenti politici sottili, di indirizzare il voto or a questo or a quel candidato, come se queste singole persone, per lo più già interamente compromesse e squalificate nell'infame gioco parlamentare, avessero la possibilità di risolvere i problemi, non dico nostri, ma di quella massa di italiani che voteranno scheda bianca per delusione del regime.
Ma avviene che, proprio nel ricercare qualche ragione valida per un certo voto, si arrivi all'assurdo di dare un significato politico ad una operazione che in Italia non ha alcuna motivazione politica (eccettuato, beninteso, il fatto che questa prassi si inserisce nella struttura del regime e gli da l'illusione della approvazione popolare).
Un partito politico viene votato per confusi sentimenti, luoghi comuni fossilizzati nella cronaca d'Italia, vecchie immagini oleografiche, analogie di pensiero.
Il PRI, ad esempio, non viene votato per i programmi di La Malfa, che tutti ignorano, ma per il ricordo della immagine di Mazzini e Garibaldi, vista tante volte nella fanciullezza; la DC viene votata per la parola «cristiana».
Si pensa infatti che questo paravento, malgrado le molte magagne che copre, nasconda persone sostanzialmente innocue, incapaci di grandi cose come di grandi cattiverie. E si cerca di dimenticare che in Italia, tra queste persone, si è sempre celato il delatore, l'aizzatore della popolaglia, lo sfruttatore nascosto, lo speculatore spietato. Lo stesso dicasi per i socialisti che vengono detti «quelli buoni» per distinguerli dai comunisti che sarebbero quelli «cattivi». Ed in sostanza, l'azione di governo di queste forze è il riflesso morale di questa intuizione popolare.
Gli elementi radicali sono votati da coloro che vogliono essere «à la page» vestono all'ultima moda, parlano frivolmente di politica sorseggiando un «drink». Sono i classici antifascisti che confondono la cultura col «bon-mot». Sono quelli cui basta una delicata battuta umoristica detta da più di tre persone di una certa nazionalità per far loro dire che quella nazione ha un altissimo livello culturale (che essi poi confondono con la civiltà).
Vota PCI chi ha invidia ed astio sociale, mentre il voto liberale «fa fino». Segna la croce sul MSI chi vuoi atteggiarsi a «giovane in ispirito», mentre eleggono PSIUP quei socialisti che vogliono apparire dei duri. Tralasciamo la motivazione di chi vota monarchico per non appesantire il discorso.
Questa è, nella coscienza degli italiani, l'operazione elettorale e crediamo che ben pochi siano immuni da simili motivazioni.
Da questo genere di suffragio attinge validità il regime democratico e la sua attuale formula del centro-sinistra.
L'alienazione degli Italiani consiste in questo: che essi sono chiamati a valutazioni che nascono da stati d'animo sostanzialmente estranei ai bisogni della vita nazionale, ed essi votano basandosi sulla emotività non essendoci alcun aggancio tra le ideologie dei partiti e la prassi parlamentare degli stessi.
Succede così che la vantata rappresentatività si perde nel nulla. Ed anche questo avvalora la tesi di fondo per la quale il regime democratico-parlamentare non ha la capacità di esprimere le esigenze di una nazione moderna.
Compaiono sui muri, in omaggio al principio che bisogna sapere per chi si vota, foto di uomini bolsi, precocemente ingrassati. Anche questo espediente, tendente a materializzare l'immagine della democrazia, chiarisce ulteriormente la situazione, poiché esibisce una sfilza di facce pressappoco uguali che nella coscienza dei più vengono assimilate a quelle dei grandi burocrati intrallazzatori. Ed è la verità. È la stessa razza di persone che reggono le corregge di questo regime e ne sono l'intelaiatura umana.

Martin Luther King

Di Martin Luther King in particolare ce ne importa nei limiti in cui la sua morte è dimostrativa di un certo clima morale, quale da tempo esiste negli Stati Uniti d'America. Erede ed emulo del Gandhi nella lotta non violenta, non ne possedeva certamente la grandezza morale ed il fascino; tuttavia, ponendosi alla testa della lotta dei negri d'America per la parità di diritti coi bianchi, era riuscito a dare ad essa un carattere che andava al di là delle pure rivendicazioni materiali. Una sua frase è significativa ed istruttiva anche pei nostri camerati che si sono dati all'assenteismo politico: «Divenire gli strumenti di una idea è un privilegio che la Storia accorda soltanto in poche occasioni».
Egli contava di far coincidere la lotta per le rivendicazioni dei negri americani con la lotta contro la guerra come cieca distruzione.
Egli diceva: che la guerra od il conflitto, la lotta insomma, non erano condannabili come principio, ma che l'azione «non violenta» era l'unica forma di fare la guerra compatibile con la dignità umana. Sottolineiamo questa concezione perché fondamentalmente contraria al concetto lassista di pace, comune al pensiero di tutto l'antifascismo.
In realtà le radici della rivolta negra sono molto profonde. La lotta per i diritti civili si determina in forme politiche quando esiste di fatto una situazione che deve essere codificata dalle leggi. Ora gli Stati Uniti devono molto ai loro negri in quanto la cultura americana è sostanzialmente negra. Il veicolo culturale su cui si adagia lo americanismo di esportazione, la peculiarità della epoca americana, nei confronti di altre epoche storiche caratterizzate dal predominio di altre anime nazionali, è la esasperazione del sensualismo, il culto del corpo fine a se stesso. Il jazz, lo sport, l'igienismo sono l'apporto americano alla storia della civiltà umana e in questi campi in America v'è il dominio incontrastato dei negri. Il progresso scientifico e tecnologico, se di progresso si può parlare, va ascritto ad europei recentemente trapiantati. Dal punto di vista culturale-umanistico, i pochi americani che si discostano dalle costanti precedentemente rilevate hanno già da tempo scelto l'Europa.
La difesa in armi degli interessi americani è attuata dai negri in percentuale maggiore a quella del loro numero globale sulla totalità degli americani. Accennati di passata questi ovvi concetti, la morte del Leader nero dimostra che negli USA la lotta politica si svolge tra l'imbonimento psicologico coi metodi dei mass media, e le pieghe della malavita, tra la corruzione a tutti i livelli, il ricatto sistematico e le minacce gangsteristiche, il tutto apertamente manovrato dagli esponenti della finanza. In più, ogni tanto, a far di contrappunto, la secca detonazione dell'arma omicida. Malcom X, Rockwell leader del partito nazista americano, e King sono le vittime americane più note di quest'ultima annata. Ma altri nomi di risonanza mondiale hanno subito una tragica fine, misteriosa per la grande stampa mondiale che sappiamo bene essere governata dalle stesse persone fra le quali va cercato il mandante degli assassini di Hammarschjoeld, Mattei, Kennedy. I mandanti sono gli stessi che istigarono i sicari al proprio soldo ad eliminare la classe dirigente fascista, gli stessi che hanno assassinato mezza Europa per i propri fini.
Per costoro il popolo americano ha fatto una crociata nella quale è stato salutato come liberatore ed antirazzista da coloro che andava a colonizzare per l'affermazione del suo razzismo culturale.
È ora che il popolo americano cominci a capire da chi è diretto e inizi a liberarsi dei suoi padroni di ieri e di oggi, i finanzieri e gli affaristi di Wall Street. Dopo di ciò ci si potrà intendere sul terreno della reciproca libertà, senza il ricatto della bomba H, né quello più subdolo del sicario.
 

Abbasso il razzismo

Apprendiamo dalla stampa che la Federazione Elvetica delle comunità israelite ha chiesto alla magistratura svizzera che al volume "Il passato, il tempo presente e la questione giudaica" venga negata la distribuzione e se ne proceda quindi alla distruzione. Inoltre l'Autore dovrebbe essere condannato a pagare una forte somma alla comunità israelita svizzera a titolo di riparazione per le «offese e calunnie» contenute nel libro.
Il volume è stato già posto sotto sequestro dal tribunale di Losanna e se ne aspetta il giudizio relativo da parte del magistrato.
L'accusa rivolta all'autore è di aver condotto con il suo scritto una violenta diatriba contro la razza ebraica.
Abbasso l'odio di razza -dunque- evviva la fratellanza e il meticciato! Siano processati gli autori razzisti, sia condannato al carcere duro Albert Mathez, siano bruciate le opere di Celine, si proceda ad un vero e proprio repulisti nelle biblioteche ed i volumi razzisti siano bruciati sulla pubblica piazza.
Noi non avremmo nulla da eccepire. Vedremo gettare sul fuoco un libro che da secoli predica l'odio di razza. Esso dice fra l'altro: «se un ebreo vede un goim presso a morire, lo uccida», « se un goim si trova presso un pozzo, gittatelo dentro», «I Cristiani hanno da essere scannati come bestie», «II migliore fra i goim merita la morte», «Fingetevi al bisogno anche cristiani per meglio ingannare essi»„ «Tutti i beni del cristiano sono come il deserto: il primo di noi che li occupa ne è padrone», «Spegnendo la vita ed uccidendo il cristiano, riuscirai gradito alla Maestà Divina, come colui che fa una offerta d'incenso».
Ai «goim», giudici di Svizzera, possiamo dire il titolo del volume, un grosso volume che viene commentato ogni sabato nelle sinagoghe: il "Talmud".


Oscure chiarezze

Dalla rivista mensile "Missioni" dell'aprile 1968, riportiamo:
«Papa Paolo VI, probabilmente come nessun altro Pontefice della storia, ha un concetto chiaro del ruolo dei laici nella Chiesa».
«Le dighe dell'opinione laica furono abbattute un anno fa dal Papa con la creazione del Consiglio dei Laici».
Premesso che i problemi connessi al laicato sono sempre stati, sono e rimarranno problemi squisitamente religiosi e di fede, ci nascono spontanee queste domande:
* è lecito pensare che i precedenti pontefici (tra i quali si annoverano fior di santi, di torturatori, forse qualche papessa, antipapi, inquisitori, forse martiri) pur parlando «ex cathedra», fossero deficienti in fatto di chiarezza di fede?
* Il laico Giordano Bruno ed il frate Gerolamo Savonarola, sono forse periti per una infiammazione da streptococco?

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