Il Fronte Nazionale
Poiché molti camerati si sono rivolti a
noi per saperne qualcosa, rispondiamo a tutti in unica soluzione.
Il fantomatico schieramento, al quale è stata imposta l'ampollosa denominazione
di "fronte", è sorto dalle ceneri dei comitati tricolore, pateracchio
paragovernativo, sfasciatosi dopo la ridicola marcia su Bolzano di qualche anno
addietro.
Si tratta, in sostanza, di un fronte di cartapesta, che si regge (non si sa fino
a quando) a suon di ottima carta moneta.
Portatore di nessuna idea, né vecchia né nuova, esso vorrebbe riesumare uomini
ed ambienti logori e squalificati, nel tentativo di allestire un contraltare
all'attuale classe dirigente.
Siffatto coacervo di interessi, di velleitarismi e di mal sopite libidini di
potere raccoglierebbe adesioni nei più disparati ambienti: da certo
social-pussismo, a certi ambienti curialeschi, al solito comandante, ai residui
circoli monarchici, al MSI ed alle sue organizzazioni parallele, alle varie
avanguardie, gli ordini nuovi, le vere italie, certi militari a riposo, una
certa loggia; sarebbe nelle grazie di non poche cosche mafiose e della destra
DC. Gli sarebbe stato assegnato il ruolo di sobillatore e coordinare il
malcontento popolare allo scopo di predisporre la giustificazione ad un
eventuale colpo di stato a favore di quelle forze conservatrici che ostacolarono
i programmi sociali del ventennio fascista e che crearono, al tempo della RSI la
cosiddetta resistenza che oggi pompano a copertura dei propri interessi.
E le stelle -come farebbero gli agenti della CIA e del KGB- stanno a guardare.
L'iniziativa -che non può ovviamente avere nulla a che fare con il Fascismo- ha
galvanizzato numerosi ex-fascisti da tempo abbandonati a se stessi in quanto
ormai idealmente logori e sfiduciati e pronti quindi ad abbracciare l'ignobile
professione dei LAZZARI. Sarà certamente l'ultima loro LAZZARONATA; l'iniziativa
infatti è destinata ad abortire per intrinseca incapacità politica degli
eterogenei ispiratori e propugnatori.
Ove però, per una eccezionale quanto improbabile concomitanza di interessi
interni ed esterni, il "Fronte" riuscisse a dare qualche frutto, questo
risulterebbe più antifascista del sistema attuale. Starsene lontani quindi,
oltre che ad una imprescindibile opportunità politica, risponderebbe ad un
preciso imperativo morale.
Nostra ha da essere quella
serietà ardente che sa marciare alla bersagliera e ha un senso sacro
della leggerezza della vita. Predicatori protestanti, diventati poi
politici, socialisti e capitalisti, hanno ridotto il mondo a un
capannone dove impera l'arida lotta per il danaro, tra passatempi
funebri, urli di macchine, e silenzio umano. A questo tumulto di
cadaveri ha risposto la società dei letterati chiudendosi in pallide
stanze, dandosi a leggere i giornali e a ragionare di tradizione.
Sopra a tutti questi morti si faràburiana noi vivi.
Berto Ricci |
LUI, invece, lo sa molto bene quali sono i veri problemi dell'ITALIA
C'è un luogo comune tanto divulgato quanto idiota, che fa di tutti gli Ebrei e
di tutti gli invertiti dei grandi intelligenti; degli ultra intellettuali. Forte
di questa stima, ci ha pensato Ben Gurion a dire la sua su Mussolini. È una
delle innumerevoli voci che si levano nel mondo, ogni giorno, per accusare,
recriminare, irridere Mussolini. A 25 anni dalla morte: Mussolini peraltro aveva
previsto tutto ciò. quando disse che gli iniziatori delle grandi rivoluzioni non
hanno nemmeno le ossa tranquille. In un prossimo bollettino cercheremo di
analizzare i moventi psicologici che spingono illustri sconosciuti a denigrare
Mussolini invece di darsi, con maggiore coerenza, all'uso integrale della
morfina. Per oggi vi basti la "intelligentissima" prosa di Ben Gurion.
Ben Gurion: «Nasser era simile a Mussolini»
New York, 12 ottobre David Ben Gurion,
ex-primo ministro di Israele, ha paragonato il defunto capo di Stato egiziano
Gamal Abdel Nasser a Mussolini. Ben Gurion ha detto di ritenere responsabile
della crisi nel Medio Oriente più Nasser che ogni altro capo di Stato arabo. Ben
Gurion, il quale compie 84 anni venerdì prossimo, ha rilasciato tale
dichiarazione nel corso di un'intervista filmata ripresa durante la lavorazione
di alcune scene sul suo film biografico che si gira in questi giorni in Israele.
Il commento su Nasser venne fatto prima della morte, del rais egiziano. «Io
faccio colpa più di ogni altro a Nasser, perché ritengo che egli abbia avuto a
un certo momento la capacità, la visuale e i mezzi per migliorare le condizioni
del suo popolo e porre termine a questa inutile guerra. Nasser, io pensò che
abbia avuto ogni cosa meno quella qualità essenziale conosciuta volgarmente come
forza intestinale o coraggio. Egli può, invero, essere paragonato a Mussolini
che giunge al potere con un potenziale eccellente e con intenzioni giuste, ma
che prestò dimenticò i veri problemi del suo paese. Il Mussolini egiziano,
permettendosi di rimanere sedotto dagli armamenti russi era partito alla
conquista del Medio Oriente, ma come il duce, non è andato molto lontano».
Il divorzio
L'iter della legge sul divorzio ha
chiaramente dimostrato e come sia estraneo ai vari gruppi parlamentari,
l'interesse della nazione italiana e quale sia l'effettiva autonomia ed autorità
dello Stato. Solo bassi interessi di parte han mosso le fazioni in lizza.
Puntigliosità nel difendere un seggio parlamentare che sarebbe stato messo in
serio pericolo dal fallimento della proposta di legge, da una parte; ossequio ed
obbedienza agli ordini curialeschi dall'altra. Ma che cosa si è ottenuto?
Nessuna idea sta dietro a questo aborto legislativo.
Tutto ciò, peraltro, è nella logica del sistema oltreché nelle rispettive
ideologie dei due partiti al potere, i quali possono gestire il potere stesso
solo per conto e per mandato di forze estranee alla nazione italiana.
In sostanza il divorzio socialista è un affidare allo Stato la funzione di
liberarci di un "partner" scomodo; lo Stato dovrebbe cioè avere la funzione
della balia per ragazzini scemi e irresponsabili. Ma ciò non è educare alla
responsabilità, all'autocontrollo, che sono i presupposti propedeutici della
libertà individuale e collettiva. Se un coniuge è malato o in galera, l'altro
può divorziare. Perchè? Forse che il matrimonio, nella responsabilità della
procreazione e della educazione di nuove vite umane, non trascende i singoli
individui?
«Il tipo morale del genitore, una delle fatiche più lunghe e più ardue della
civiltà, si abbassa dunque nella nuova legge, per quanto si voglia
ottimisticamente sperare che i suoi casi di applicazione saranno scarsi, e si
abbassa nella coscienza. Questo è il più serio pericolo. Se voi conoscete
qualche danno morale maggiore del degradarsi di un tipo e del soccombere di un
principio, ditelo prontamente ed avrete fatto una scoperta: se potete provare
che un tipo degradandosi o un principio soccombendo invece di produrre nella
realtà molti effetti funesti, vi arrecano altrettanti vantaggi, fatelo anche più
sollecitamente e avrete calmato le apprensioni di molti cuori, dissipato i dubbi
di molti ingegni». Così scriveva A. Oriani nel suo aureo "Matrimonio".
Ma nello schieramento antidivorziata, quale si è esibito nella triste stagione
politica attuale, nessuno che si battesse per la salvaguardia di un valore
assoluto: il matrimonio, utile nella sua indissolubilità oggi quanto ieri. C'è
stata solo la volontà di tutelare gli interessi economici e di predominio della
Chiesa, che si esercitano con la possibilità di interferire in una sfera che
potrebbe, e dovrebbe essere, di esclusiva pertinenza dello Stato.
A tutto ciò dobbiamo aggiungere la penosa figura di un MSI, fanalino di coda
delle tendenze più moralistiche e decrepite, venduto agli interessi DC e
Vaticani per meno che un piatto di lenticchie. Triste esibizione di un
servilismo gratuito, fine a se stesso.
XX Settembre 1870 - XX Settembre 1970 - Due
ventenni!
Dal 1848 anno della I guerra di
Indipendenza, al 20 Settembre 1870 passano 22 anni. In questi 22 anni: tre
guerre contro lo straniero, la spedizione dei Mille, la Repubblica Romana, la
nascita di una Nazione, la liberazione di Roma dal Potere Temporale. È vero che
tutto ciò fu opera di minoranze eroiche. La più parte degli italiani fu
abulicamente assente. Ma queste minoranze, in tutte le epoche, in tutte le
società, agiscono come lievito, come fermento, stimolando in coloro che restano
alla finestra, almeno uno spirito generoso, il senso della civile comunanza e
della fratellanza nazionale.
Dal 1948 al 1970, il regime dei Neoguelfi, ripristinato dalle baionette
multicolori al servizio del materialismo e dell'ateismo, usando uomini politici
già vecchi e fatiscenti nel 1919, ha riportato l'Italia alle condizioni dello
Stato Pontificio. L'unico lavoro intellettuale e politico di questi ventidue
anni si è estrinsecato nelle calunnie contro il Fascismo e nella falsificazione
storica.
I Combattenti della Repubblica Sociale Italiana, che lottarono fino alla fine
contro l'invasione dell'Europa da parte delle armate del supercapitalismo e
della Finanza internazionali;
I Combattenti Repubblicani che subirono agguati ed assassinii a tradimento
durante l'infuriare della lotta, persecuzioni e linciaggi a guerra finita, da
parte della plebe ubriaca di servilismo e dei comunisti che a parole contestano
gli USA, ma sono sempre pronti nei fatti a servirli come cani;
I Combattenti Repubblicani dichiarano a Nixon o chi per lui che MAI si
presteranno alle manovre congiunte Russo-Americane per l'asservimento
dell'Intera Europa al loro Imperialismo. Né si chineranno mai al gioco del
Vaticano e dei suoi servi, tendente a fare dell'Italia guelfa un campo di
manovra ed una terra di nessuno.
È giunta l'ora della riscossa europea. Non accettiamo più la supremazia yankee o
slava, le loro ideologie di massificazione e di consumo, il loro
supercapitalismo freddo e spietatamente inumano.
Rivendichiamo il nostro diritto alla libertà, al nostro mare, ai nostri liberi
commerci, ad una società improntata dalla nostra millenaria civiltà.
Abbasso la NATO!
Abbasso il Patto di Varsavia!
Viva l'Europa libera socialnazionale!
Viva i combattenti della Repubblica Sociale Italiana!
I fatti di Reggio Calabria
È ancora presto per trarre delle
conclusioni politiche dai gravissimi fatti di Reggio Calabria; troppi sono
ancora gli elementi che appaiono eclatanti ad una prima osservazione. Molte
cose, molti fatti sono destinati a sedimentare per lasciare modo di trarre dei
giudizi vicini alla realtà. Sta di fatto che la faccenda, iniziata nello stile
del sistema, per ottenere i vantaggi materiali di intrigo e di sottogoverno
correlati colla sede di un parlamentino, si è trasformata nella aperta rivolta
di una intera cittadinanza ai soprusi, ricatti, brogli, ruberie di una classe
politica al servizio dello straniero, interessata solo ad arricchire a dismisura
e ad aumentare il potere delle proprie mafie. I signori Mancini, Misasi, e
compari è ora che comincino a stare attenti. L'ora del redde rationem potrebbe
non esser lontana.
A ciò abbiamo il dovere morale civile e politico di aggiungere che su Reggio in
rivolta sono prontamente calati i soliti corvi col compito preciso di
battistrada della destra retriva. E l'equivoco destrista ha mietuto largamente
tra la base sentimentale degli ex-fascisti, fatti oggetto di pressioni
psicologiche ricattatorie da parte dei lazzari non del Borbone di dimenticata
memoria ma dei filodrammatici della rivoluzione.
Grazie a costoro la rivolta reggina si sta ridimensionando nel senso di una
lotta fra opposte forze e mafie per la gestione dello stato nell'ambito sempre
delle attuali istituzioni.
Nasser
La morte di Nasser è stata una perdita in
senso assoluto perchè la scomparsa di una forte personalità umana è sempre una
perdita per tutti, anche per la verminaia dei sub-uomini che infestano
soprattutto le nostre contrade.
La sua morte ha privato l'area mediterranea dell'uomo più significativo e più
importante. Ha probabilmente stroncato un nobile piano, propugnato e tentato con
energia incredibile. A questo punto, i soliti magnifici giocatori di canasta, i
gufi da salotto, le vecchie carcasse mal cucite del venticinqueluglismo
troveranno il modo di sghignazzare, inviando invettive e spregevoli improperi al
«comunista» Nasser. Non ci soffermeremo. Né ci dilungheremo sul mistero di una
morte così improvvisa. (Un infarto può capitare a tutti, soprattutto a chi non è
da tempo in perfette condizioni di salute, ed è in uno stato di continua
tensione nervosa). Conosciamo fin troppo bene i metodi usati dagli agenti delle
grandi potenze per provocare decessi naturali. Chi abbia curiosità in merito si
documenti sulla morte di tanti esponenti anticomunisti baltici, rumeni,
polacchi, ungheresi, russi, in esilio. Rispetto all'umano che si è trovato a
modellare e su cui ha dovuto contare per la sua politica internazionale, Nasser
è stato innegabilmente un gigante, riuscendo a far rivivere, fra bagliori di
guerre e cupi tramonti di sconfitte, tra defezioni, sabotaggi, tradimenti, lo
spirito dell'ISLAM. Perchè questo è il punto chiave, per noi, della opera
politica di Nasser. Egli ha ridato un'anima a genti spurie ed ignave, ha unito
popoli al di là dell'interesse economico, del gusto per l'indipendenza, del
desiderio di potenza. La sua politica interna è stata di un graduale risveglio
morale e culturale del popolo, compatibilmente alle possibilità. La politica
estera è stata una serie di rapide manovre, accostamenti ed allontanamenti, fra
le due massime potenze, arbitre della Terra. È stato accusato di essere
comunista ed asservito ai Russi, per i suoi accordi militari con la Russia, da
coloro che si ritengono liberi ed indipendenti, avendo dato in gestione agli USA
tutta la nostra forza militare e gridano al pericolo per la presenza della
flotta russa nel mediterraneo quando in realtà è proprio la presenza congiunta
delle due flotte Russo-Americana, con la scusa della loro rivalità, a
nullificare le flotte europee, se ancora esistono. Il Cairo in questi ultimi
dieci anni è stata la sola capitale indipendente nel Mediterraneo e Nasser,
malgrado le sconfitte che i figli dei beduini collezionavano sui fronti, ha
potuto fare una politica che gli ha valso il rispetto di tutti gli altri popoli.
Se volgiamo il ricordo al passato, all'ultima guerra, alla gestione Faruk, ci
accorgiamo che l'Egitto era una espressione geografica, forse nemmeno quella:
era NIENTE (come l'Italia d'oggi).
Oggi l'Egitto è un centro propulsore di energia in tutto il bacino mediterraneo.
Chi voglia informarsi su Nasser può leggersi il capitolo a lui dedicato nel
pregevole volume, edito in Italia da Volpe: "Che cosa è il Fascismo" di Maurice
Bardèche.
«Chi ha un perchè nella vita è
in grado di sopportarne tutti i come»
Nietzsche |
Sagra di servilismo
Le manifestazioni di generale sbracamento
avutesi in Italia in occasione della recente venuta di Nixon dimostrano quanto
sia vera la tesi per cui il Fascismo, con tutto il proprio carico di dignità e
di fierezze, sarebbe una Idea troppo grande per un popolo ancora tanto
impregnato di cortigianeria e di spirito servile. Fatta eccezione di un
manifestino simpaticamente goliardico di "Europa Civiltà" e degli atteggiamenti
inutilmente barricadieri di qualche formazione extra parlamentare di estrema
sinistra, tutti i partiti e tutti gli ambienti politici hanno dimostrato il più
totale appecoronamento al padrone americano. In prima fila la DC. Il PCI, che in
altra occasione aveva dato luogo alle solite scomposte manifestazioni di piazza,
ligio come sempre agli ordini di Mosca, si è limitato a far affiggere uno
scialbo quanto pacato manifesto. Il PSI, fedele allo schema del doppio binario,
ha diffuso pochissime copie di un manifesto contenente un timido «malvenuto»,
proprio mentre i suoi più qualificati esponenti si prosternavano in una
autentica sagra di servilismo.
Il MSI, il quale nella precedente visita aveva diffuso un manifesto in lingua
inglese (che da solo basta a bollare d'infamia chi lo stilò, chi lo fece
diffondere e quanti lo hanno subìto senza ribellarsi) è stato più accorto.
Infatti, i clerico-atlantico-giudaici di Palazzo del Drago hanno fatto circolare
un manifestino firmato dalle sole organizzazioni giovanili, mediante il quale si
invitavano i Russi ad andarsene dal Mediterraneo, per lasciarlo, ovviamente,
tutto a disposizione della VI flotta americana.
Qualche giovane, in verità, si è ribellato dinnanzi al delittuoso contenuto del
volantino, ma nel complesso tutto l'ambiente missista, avviatosi ormai da lungo
tempo sulla strada della più servile acquiescenza, ha subito ancora una volta un
così volgare affronto alla tanto vantata «sensibilità nazionale». In ogni modo,
dopo il nostro abbondante volantinaggio (in altra parte riproduciamo il testo di
uno dei nostri manifestini), il MSI -allo scopo evidente di non perdere le
sovvenzioni che gli vengono elargite per portare i "fascisti" all'atlantismo- ha
fatto indirizzare dal proprio capo gruppo parlamentare al »boss yankee» una
lettera che, costituendo un capolavoro di calabrachismo, riportiamo
integralmente.
Messaggio a Nixon
Il Segretario Generale della CISNAL, on.
Gianni Roberti, ha fatto pervenire il seguente messaggio al Presidente degli
Stati Uniti d'America. in occasione della visita che questi ha fatto a Roma nei
giorni scorsi.
«Signor Presidente, mi è gradita l'occasione della Sua venuta a Roma per
riranovarLe rassicurazione che i lavoratori della CISNAL apprezzano
profondamente i propositi di pace che sono alla base della Sua visita in Italia
e negli altri Paesi Europei.
Essi sono anche convinti che la sicurezza nel Mediterraneo è la garanzia
necessaria per assicurare ai popoli che si affacciano su questo mare lo sviluppo
economico e il progresso sociale nella giustizia e nella libertà.
Consapevoli di questa missione di pace e di sicurezza che Ella è venuta a
compiere in Europa, i lavoratori della CISNAL non possono non deplorare le
manifestazioni di protesta che formazioni politiche, asservite ad gioco dei
comunisti, hanno organizzato contro di Lei ripetendo i soliti motivi demagogici
adottati dalla propaganda marxista.
Con l'augurio sincero per il successo della Sua missione di sicurezza e di pace,
voglia gradire. Signor Presidente, i mie) più cordiali saluti».
È stato pubblicato dal CEN il
volume "Musslen" del nostro caro indimenticabile Asvero Gravelli.
Questo volume comprende tre scritti di A. Gravelli: "Musslen",
"Mussolini Aneddotico", "Verso l'internazionale fascista".
Chi vuole acquistarlo, può farne richiesta alla sorella: Sig.ra
Bianca Gravelli - Via Marano Equo, 32 - 00189 Roma |
Il caso Di Mauro
Ovvero: La stampa e la libertà in Italia
A chi credesse che il caso Di Mauro andrebbe ristretto ai rapporti tra il
giornalista rapito e qualche capoccione della Mafia, vorremmo far cortesemente
notare che il suddetto giornalista non ha dovuto subire pericolose vessazioni
quando si è trattato di inchieste su casi strettamente pertinenti a questioni
locali e di Mafia. Quando invece ha cominciato ad interessarsi ad uno dei grandi
misteri di questa epoca, cioè alla morte, prematura e sicuramente provocata, di
un Mattei, ecco che entra in gioco la Mafia. E allora cosa c'entra la mafia?
Certamente i legami tra Mafia e spionaggio americano sono molti. Prova ne sia lo
accordo tra governo americano e Luky Luciano, al tempo della guerra, per la
lotta alle spie italo-tedesche nei porti statunitensi e per gli appoggi alle
truppe da sbarco durante l'invasione della Sicilia nel 1943. È altrettanto vero
però che operano indisturbati nel mondo circa 100.000 agenti della CIA e
altrettanti della KGB (equivalente russo della CIA) e questa non è certo gente
che sta con le mani in mano a recitare rosari. Perchè un libro sull'uccisione di
Mattei recentemente stampato è rimasto pressoché sconosciuto? Come mai, gente
che si interessa tanto alla morte del deputato Lambrakis, o di chi sa chi, se ne
strafrega della «morte accidentale» di Mattei? La verità è che la stampa
italiana è libera quando deve stampare le foto della Marchesa a gambe larghe.
Quando si tratta di mettere un certo numero di Italiani a conoscenza dei
retroscena che determinano la politica dei nostri capi, allora entra in gioco la
solita Mafia. Vogliamo aggiungere che è sintomatico il fatto che il giornalista
Di Mauro abbia a suo tempo combattuto, dalla trincea della RSI, per la libertà e
l'indipendenza d'Italia.
Dossier Casati
Ci è capitato tra le mani un periodico che
si compiace di pubblicare foto porno della marchesa Casati. Quella del tragico
scandalo. Su questa campagna di stampa e sul morboso interessamento degli
italiani si potrebbero dire tante cose. Possiamo accennare al fatto che in
questo modo viene distratta l'attenzione di manovre politiche molto
interessanti, e, cosa più interessante, si alza un velo nebbiogeno sugli
ambienti che fanno contorno alla vicenda, e sui personaggi politico-statali che
hanno attuato il crimine di far pagare L. 100.000 annue di tasse al proprietario
di 400 miliardi. Ma c'è qualcosa che ci ha colpito più profondamente in quelle
fotografie: è la impressione che si ricava di un bisogno spasmodico di godere
che promana da un corpo in putrefazione, malamente puntellato da tagli e cure
varie. Una putrefazione cellulare e morale in attesa di una catarsi
rigeneratrice. Il ritratti) dell'Italia odierna, in sintesi.
Fedayn
È giusto che Tu sia finalmente morto,
fedayn di AI Fatah, e non potevi andartene che in quel modo, il corpo straziato
dal cingolo dei Centurion, impastando col tuo vile sangue di Guerriero la sabbia
bollente del deserto.
È giusto e la tua vigliacca morte di Combattente ha premiato l'attesa della
vigile PERSONA PERBENE la quale, nella penombra, l'occhio al televisore, "Il
Secolo" sotto al braccio, (giusta prova di un «fascismo» che trova la sua più
nobile espressione nel fissare il ritratto del Duce su un ciondolo di
portachiavi), la mano tra le cosce della moglie dell'amico, aveva da tempo
stabilito che dovevi morire. È giusto pure che tua moglie ed i tuoi figli siano
stati massacrati inermi, al campo profughi, dalle granate di 155 millimetri
dell'esercito del buon re Hussein: questi non faceva altro che difendere la
pagnotta eseguendo, prono, gli ordini del buon padrone americano.
È giusto perché così aveva sentenziato la BENPENSANTE SIGNORA che, nella
semioscurità del televisore (traballante questo anche se un piedino era stato
puntellato da una pagine del "il Tempo"), ingannava l'attesa controllando con la
mano la virilità dell'amico del marito.
E giusto, fedayn di Al Fatah, che le Bofors abbiano mietuto morti a migliaia tra
il tuo popolo di straccioni senza patria, così come la falce fa con le spighe di
grano
È giusto perché questo1 aveva deciso sin dall'inizio l'ACCORTO BORGHESE, il buon
padrone di casa che, fingendo attenzione al Vangelo televisivo, si compiaceva,
finto ignaro, di seguire il più dilettante spettacolo che andava in onda intorno
a lui. Né potevi, onestamente, contare sull'aiuto del grasso e sudaticcio
SIGNORE PROGRESSISTA che, "Paese Sera" nella giacca, la guancia alla guancia del
capelluto e spettrale amichetto, cinguettava nella villa accanto tutto il suo
affetto per la tua causa.
Non potevi certo sperare, fedayn di Al Fatah, che le rane cantassero l'Aida o,
come altri dicono, che dalle rape uscisse sangue: la merda può solo puzzare e te
ne sei reso conto. Vedi, fedayn di Al Fatah, nessuno di costoro ha forse capito
niente e proprio non vale la pena di spiegare loro perché DOVEVI MORIRE e da
quali COMPARI la tua morte era stata stabilita a tavolino. Chi ha ordinato al
piccolo re di attaccarti e chi invece alle truppe siriane, accorse in tuo aiuto,
di ritirarsi. CHI? Vedi, Fedayn di Al Fatah, al "PIANO ROGERS", al quale Tu solo
giustamente ti opponevi, erano e sono interessati tutti e due i padroni... Tu
comunque sei morto, Fedayn di Al Fatah, mentre buona parte dei tuoi capi
combatteva al tuo fianco.
Lo stesso conforto è stato viceversa negato agli iscritti dell'organizzazione
comunista palestinese "Fronte Popolare", di professione attentatori e
dirottatori di jet, il cui capo, eseguiti gli ordini di Mosca, prima dello
scontro era volato a fare la spesa in Corea del Nord. Ora, però, che tutto è
finito, abbi fede, Fedayn di Al Fatah: i comunisti di tutto il mondo
organizzeranno per mesi raduni e proiezioni cinematografiche in tuo onore mentre
lo zietto americano, CUORE D'ORO, manderà in Giordania qualche aereo di
soccorsi. Un trattamento di lusso, Fedayn di Al Fatah proprio un funerale di
prima classe, vorrei dire DA MANUALE.
Il tutto naturalmente con l'approvazione de "Il Messaggero" e di "Shalom" e con
la benedizione e l'acqua santa de "L'Osservatore romano".
In nomine Patris...
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