Italia - Repubblica - Socializzazione

FNCRSI

quindicinale di informazione e di formazione politica per i Combattenti della Repubblica Sociale Italiana

La pubblicazione è aperta alla collaborazione di tutti gli iscritti alla FNCRSI. È però riservata al giudizio insindacabile della Direzione del periodico l'accettazione del materiale pervenuto. Gli articoli firmati esprimono solo la opinione degli autori e quindi non impegnano la FNCRSI né la Direzione del periodico se non per il giudizio generico di riconoscimento dell'importanza e tempestività dell'argomento trattato e della opportunità che esso venga conosciuto e dibattuto dai Camerati ai quali la pubblicazione è inviata. I manoscritti anche se non pubblicati non si restituiscono. Distribuzione gratuita agli iscritti alla FNCRSI

 Anno III - n° 5 (ottobre 1970)

SOMMARIO

Il Fronte Nazionale
Ben Gurion: «Nasser era simile a Mussolini»
Il divorzio
XX Settembre 1870 - XX Settembre 1970 - Due ventenni!
I fatti di Reggio Calabria
Nasser
Sagra di servilismo
Messaggio a Nixon
Il caso Di Mauro
Dossier Casati
Fedayn
 


Il Fronte Nazionale

Poiché molti camerati si sono rivolti a noi per saperne qualcosa, rispondiamo a tutti in unica soluzione.
Il fantomatico schieramento, al quale è stata imposta l'ampollosa denominazione di "fronte", è sorto dalle ceneri dei comitati tricolore, pateracchio paragovernativo, sfasciatosi dopo la ridicola marcia su Bolzano di qualche anno addietro.
Si tratta, in sostanza, di un fronte di cartapesta, che si regge (non si sa fino a quando) a suon di ottima carta moneta.
Portatore di nessuna idea, né vecchia né nuova, esso vorrebbe riesumare uomini ed ambienti logori e squalificati, nel tentativo di allestire un contraltare all'attuale classe dirigente.
Siffatto coacervo di interessi, di velleitarismi e di mal sopite libidini di potere raccoglierebbe adesioni nei più disparati ambienti: da certo social-pussismo, a certi ambienti curialeschi, al solito comandante, ai residui circoli monarchici, al MSI ed alle sue organizzazioni parallele, alle varie avanguardie, gli ordini nuovi, le vere italie, certi militari a riposo, una certa loggia; sarebbe nelle grazie di non poche cosche mafiose e della destra DC. Gli sarebbe stato assegnato il ruolo di sobillatore e coordinare il malcontento popolare allo scopo di predisporre la giustificazione ad un eventuale colpo di stato a favore di quelle forze conservatrici che ostacolarono i programmi sociali del ventennio fascista e che crearono, al tempo della RSI la cosiddetta resistenza che oggi pompano a copertura dei propri interessi.
E le stelle -come farebbero gli agenti della CIA e del KGB- stanno a guardare.
L'iniziativa -che non può ovviamente avere nulla a che fare con il Fascismo- ha galvanizzato numerosi ex-fascisti da tempo abbandonati a se stessi in quanto ormai idealmente logori e sfiduciati e pronti quindi ad abbracciare l'ignobile professione dei LAZZARI. Sarà certamente l'ultima loro LAZZARONATA; l'iniziativa infatti è destinata ad abortire per intrinseca incapacità politica degli eterogenei ispiratori e propugnatori.
Ove però, per una eccezionale quanto improbabile concomitanza di interessi interni ed esterni, il "Fronte" riuscisse a dare qualche frutto, questo risulterebbe più antifascista del sistema attuale. Starsene lontani quindi, oltre che ad una imprescindibile opportunità politica, risponderebbe ad un preciso imperativo morale.

Nostra ha da essere quella serietà ardente che sa marciare alla bersagliera e ha un senso sacro della leggerezza della vita. Predicatori protestanti, diventati poi politici, socialisti e capitalisti, hanno ridotto il mondo a un capannone dove impera l'arida lotta per il danaro, tra passatempi funebri, urli di macchine, e silenzio umano. A questo tumulto di cadaveri ha risposto la società dei letterati chiudendosi in pallide stanze, dandosi a leggere i giornali e a ragionare di tradizione. Sopra a tutti questi morti si faràburiana noi vivi.

Berto Ricci


LUI, invece, lo sa molto bene quali sono i veri problemi dell'ITALIA
C'è un luogo comune tanto divulgato quanto idiota, che fa di tutti gli Ebrei e di tutti gli invertiti dei grandi intelligenti; degli ultra intellettuali. Forte di questa stima, ci ha pensato Ben Gurion a dire la sua su Mussolini. È una delle innumerevoli voci che si levano nel mondo, ogni giorno, per accusare, recriminare, irridere Mussolini. A 25 anni dalla morte: Mussolini peraltro aveva previsto tutto ciò. quando disse che gli iniziatori delle grandi rivoluzioni non hanno nemmeno le ossa tranquille. In un prossimo bollettino cercheremo di analizzare i moventi psicologici che spingono illustri sconosciuti a denigrare Mussolini invece di darsi, con maggiore coerenza, all'uso integrale della morfina. Per oggi vi basti la "intelligentissima" prosa di Ben Gurion.


Ben Gurion: «Nasser era simile a Mussolini»

New York, 12 ottobre David Ben Gurion, ex-primo ministro di Israele, ha paragonato il defunto capo di Stato egiziano Gamal Abdel Nasser a Mussolini. Ben Gurion ha detto di ritenere responsabile della crisi nel Medio Oriente più Nasser che ogni altro capo di Stato arabo. Ben Gurion, il quale compie 84 anni venerdì prossimo, ha rilasciato tale dichiarazione nel corso di un'intervista filmata ripresa durante la lavorazione di alcune scene sul suo film biografico che si gira in questi giorni in Israele. Il commento su Nasser venne fatto prima della morte, del rais egiziano. «Io faccio colpa più di ogni altro a Nasser, perché ritengo che egli abbia avuto a un certo momento la capacità, la visuale e i mezzi per migliorare le condizioni del suo popolo e porre termine a questa inutile guerra. Nasser, io pensò che abbia avuto ogni cosa meno quella qualità essenziale conosciuta volgarmente come forza intestinale o coraggio. Egli può, invero, essere paragonato a Mussolini che giunge al potere con un potenziale eccellente e con intenzioni giuste, ma che prestò dimenticò i veri problemi del suo paese. Il Mussolini egiziano, permettendosi di rimanere sedotto dagli armamenti russi era partito alla conquista del Medio Oriente, ma come il duce, non è andato molto lontano».


Il divorzio

L'iter della legge sul divorzio ha chiaramente dimostrato e come sia estraneo ai vari gruppi parlamentari, l'interesse della nazione italiana e quale sia l'effettiva autonomia ed autorità dello Stato. Solo bassi interessi di parte han mosso le fazioni in lizza. Puntigliosità nel difendere un seggio parlamentare che sarebbe stato messo in serio pericolo dal fallimento della proposta di legge, da una parte; ossequio ed obbedienza agli ordini curialeschi dall'altra. Ma che cosa si è ottenuto? Nessuna idea sta dietro a questo aborto legislativo.
Tutto ciò, peraltro, è nella logica del sistema oltreché nelle rispettive ideologie dei due partiti al potere, i quali possono gestire il potere stesso solo per conto e per mandato di forze estranee alla nazione italiana.
In sostanza il divorzio socialista è un affidare allo Stato la funzione di liberarci di un "partner" scomodo; lo Stato dovrebbe cioè avere la funzione della balia per ragazzini scemi e irresponsabili. Ma ciò non è educare alla responsabilità, all'autocontrollo, che sono i presupposti propedeutici della libertà individuale e collettiva. Se un coniuge è malato o in galera, l'altro può divorziare. Perchè? Forse che il matrimonio, nella responsabilità della procreazione e della educazione di nuove vite umane, non trascende i singoli individui?
«Il tipo morale del genitore, una delle fatiche più lunghe e più ardue della civiltà, si abbassa dunque nella nuova legge, per quanto si voglia ottimisticamente sperare che i suoi casi di applicazione saranno scarsi, e si abbassa nella coscienza. Questo è il più serio pericolo. Se voi conoscete qualche danno morale maggiore del degradarsi di un tipo e del soccombere di un principio, ditelo prontamente ed avrete fatto una scoperta: se potete provare che un tipo degradandosi o un principio soccombendo invece di produrre nella realtà molti effetti funesti, vi arrecano altrettanti vantaggi, fatelo anche più sollecitamente e avrete calmato le apprensioni di molti cuori, dissipato i dubbi di molti ingegni». Così scriveva A. Oriani nel suo aureo "Matrimonio".
Ma nello schieramento antidivorziata, quale si è esibito nella triste stagione politica attuale, nessuno che si battesse per la salvaguardia di un valore assoluto: il matrimonio, utile nella sua indissolubilità oggi quanto ieri. C'è stata solo la volontà di tutelare gli interessi economici e di predominio della Chiesa, che si esercitano con la possibilità di interferire in una sfera che potrebbe, e dovrebbe essere, di esclusiva pertinenza dello Stato.
A tutto ciò dobbiamo aggiungere la penosa figura di un MSI, fanalino di coda delle tendenze più moralistiche e decrepite, venduto agli interessi DC e Vaticani per meno che un piatto di lenticchie. Triste esibizione di un servilismo gratuito, fine a se stesso.


XX Settembre 1870 - XX Settembre 1970 - Due ventenni!

Dal 1848 anno della I guerra di Indipendenza, al 20 Settembre 1870 passano 22 anni. In questi 22 anni: tre guerre contro lo straniero, la spedizione dei Mille, la Repubblica Romana, la nascita di una Nazione, la liberazione di Roma dal Potere Temporale. È vero che tutto ciò fu opera di minoranze eroiche. La più parte degli italiani fu abulicamente assente. Ma queste minoranze, in tutte le epoche, in tutte le società, agiscono come lievito, come fermento, stimolando in coloro che restano alla finestra, almeno uno spirito generoso, il senso della civile comunanza e della fratellanza nazionale.
Dal 1948 al 1970, il regime dei Neoguelfi, ripristinato dalle baionette multicolori al servizio del materialismo e dell'ateismo, usando uomini politici già vecchi e fatiscenti nel 1919, ha riportato l'Italia alle condizioni dello Stato Pontificio. L'unico lavoro intellettuale e politico di questi ventidue anni si è estrinsecato nelle calunnie contro il Fascismo e nella falsificazione storica.
I Combattenti della Repubblica Sociale Italiana, che lottarono fino alla fine contro l'invasione dell'Europa da parte delle armate del supercapitalismo e della Finanza internazionali;
I Combattenti Repubblicani che subirono agguati ed assassinii a tradimento durante l'infuriare della lotta, persecuzioni e linciaggi a guerra finita, da parte della plebe ubriaca di servilismo e dei comunisti che a parole contestano gli USA, ma sono sempre pronti nei fatti a servirli come cani;
I Combattenti Repubblicani dichiarano a Nixon o chi per lui che MAI si presteranno alle manovre congiunte Russo-Americane per l'asservimento dell'Intera Europa al loro Imperialismo. Né si chineranno mai al gioco del Vaticano e dei suoi servi, tendente a fare dell'Italia guelfa un campo di manovra ed una terra di nessuno.
È giunta l'ora della riscossa europea. Non accettiamo più la supremazia yankee o slava, le loro ideologie di massificazione e di consumo, il loro supercapitalismo freddo e spietatamente inumano.
Rivendichiamo il nostro diritto alla libertà, al nostro mare, ai nostri liberi commerci, ad una società improntata dalla nostra millenaria civiltà.
Abbasso la NATO!
Abbasso il Patto di Varsavia!
Viva l'Europa libera socialnazionale!
Viva i combattenti della Repubblica Sociale Italiana!


I fatti di Reggio Calabria

È ancora presto per trarre delle conclusioni politiche dai gravissimi fatti di Reggio Calabria; troppi sono ancora gli elementi che appaiono eclatanti ad una prima osservazione. Molte cose, molti fatti sono destinati a sedimentare per lasciare modo di trarre dei giudizi vicini alla realtà. Sta di fatto che la faccenda, iniziata nello stile del sistema, per ottenere i vantaggi materiali di intrigo e di sottogoverno correlati colla sede di un parlamentino, si è trasformata nella aperta rivolta di una intera cittadinanza ai soprusi, ricatti, brogli, ruberie di una classe politica al servizio dello straniero, interessata solo ad arricchire a dismisura e ad aumentare il potere delle proprie mafie. I signori Mancini, Misasi, e compari è ora che comincino a stare attenti. L'ora del redde rationem potrebbe non esser lontana.
A ciò abbiamo il dovere morale civile e politico di aggiungere che su Reggio in rivolta sono prontamente calati i soliti corvi col compito preciso di battistrada della destra retriva. E l'equivoco destrista ha mietuto largamente tra la base sentimentale degli ex-fascisti, fatti oggetto di pressioni psicologiche ricattatorie da parte dei lazzari non del Borbone di dimenticata memoria ma dei filodrammatici della rivoluzione.
Grazie a costoro la rivolta reggina si sta ridimensionando nel senso di una lotta fra opposte forze e mafie per la gestione dello stato nell'ambito sempre delle attuali istituzioni.


Nasser

La morte di Nasser è stata una perdita in senso assoluto perchè la scomparsa di una forte personalità umana è sempre una perdita per tutti, anche per la verminaia dei sub-uomini che infestano soprattutto le nostre contrade.
La sua morte ha privato l'area mediterranea dell'uomo più significativo e più importante. Ha probabilmente stroncato un nobile piano, propugnato e tentato con energia incredibile. A questo punto, i soliti magnifici giocatori di canasta, i gufi da salotto, le vecchie carcasse mal cucite del venticinqueluglismo troveranno il modo di sghignazzare, inviando invettive e spregevoli improperi al «comunista» Nasser. Non ci soffermeremo. Né ci dilungheremo sul mistero di una morte così improvvisa. (Un infarto può capitare a tutti, soprattutto a chi non è da tempo in perfette condizioni di salute, ed è in uno stato di continua tensione nervosa). Conosciamo fin troppo bene i metodi usati dagli agenti delle grandi potenze per provocare decessi naturali. Chi abbia curiosità in merito si documenti sulla morte di tanti esponenti anticomunisti baltici, rumeni, polacchi, ungheresi, russi, in esilio. Rispetto all'umano che si è trovato a modellare e su cui ha dovuto contare per la sua politica internazionale, Nasser è stato innegabilmente un gigante, riuscendo a far rivivere, fra bagliori di guerre e cupi tramonti di sconfitte, tra defezioni, sabotaggi, tradimenti, lo spirito dell'ISLAM. Perchè questo è il punto chiave, per noi, della opera politica di Nasser. Egli ha ridato un'anima a genti spurie ed ignave, ha unito popoli al di là dell'interesse economico, del gusto per l'indipendenza, del desiderio di potenza. La sua politica interna è stata di un graduale risveglio morale e culturale del popolo, compatibilmente alle possibilità. La politica estera è stata una serie di rapide manovre, accostamenti ed allontanamenti, fra le due massime potenze, arbitre della Terra. È stato accusato di essere comunista ed asservito ai Russi, per i suoi accordi militari con la Russia, da coloro che si ritengono liberi ed indipendenti, avendo dato in gestione agli USA tutta la nostra forza militare e gridano al pericolo per la presenza della flotta russa nel mediterraneo quando in realtà è proprio la presenza congiunta delle due flotte Russo-Americana, con la scusa della loro rivalità, a nullificare le flotte europee, se ancora esistono. Il Cairo in questi ultimi dieci anni è stata la sola capitale indipendente nel Mediterraneo e Nasser, malgrado le sconfitte che i figli dei beduini collezionavano sui fronti, ha potuto fare una politica che gli ha valso il rispetto di tutti gli altri popoli.
Se volgiamo il ricordo al passato, all'ultima guerra, alla gestione Faruk, ci accorgiamo che l'Egitto era una espressione geografica, forse nemmeno quella: era NIENTE (come l'Italia d'oggi).
Oggi l'Egitto è un centro propulsore di energia in tutto il bacino mediterraneo. Chi voglia informarsi su Nasser può leggersi il capitolo a lui dedicato nel pregevole volume, edito in Italia da Volpe: "Che cosa è il Fascismo" di Maurice Bardèche.

 

«Chi ha un perchè nella vita è in grado di sopportarne tutti i come»

Nietzsche


Sagra di servilismo

Le manifestazioni di generale sbracamento avutesi in Italia in occasione della recente venuta di Nixon dimostrano quanto sia vera la tesi per cui il Fascismo, con tutto il proprio carico di dignità e di fierezze, sarebbe una Idea troppo grande per un popolo ancora tanto impregnato di cortigianeria e di spirito servile. Fatta eccezione di un manifestino simpaticamente goliardico di "Europa Civiltà" e degli atteggiamenti inutilmente barricadieri di qualche formazione extra parlamentare di estrema sinistra, tutti i partiti e tutti gli ambienti politici hanno dimostrato il più totale appecoronamento al padrone americano. In prima fila la DC. Il PCI, che in altra occasione aveva dato luogo alle solite scomposte manifestazioni di piazza, ligio come sempre agli ordini di Mosca, si è limitato a far affiggere uno scialbo quanto pacato manifesto. Il PSI, fedele allo schema del doppio binario, ha diffuso pochissime copie di un manifesto contenente un timido «malvenuto», proprio mentre i suoi più qualificati esponenti si prosternavano in una autentica sagra di servilismo.
Il MSI, il quale nella precedente visita aveva diffuso un manifesto in lingua inglese (che da solo basta a bollare d'infamia chi lo stilò, chi lo fece diffondere e quanti lo hanno subìto senza ribellarsi) è stato più accorto. Infatti, i clerico-atlantico-giudaici di Palazzo del Drago hanno fatto circolare un manifestino firmato dalle sole organizzazioni giovanili, mediante il quale si invitavano i Russi ad andarsene dal Mediterraneo, per lasciarlo, ovviamente, tutto a disposizione della VI flotta americana.
Qualche giovane, in verità, si è ribellato dinnanzi al delittuoso contenuto del volantino, ma nel complesso tutto l'ambiente missista, avviatosi ormai da lungo tempo sulla strada della più servile acquiescenza, ha subito ancora una volta un così volgare affronto alla tanto vantata «sensibilità nazionale». In ogni modo, dopo il nostro abbondante volantinaggio (in altra parte riproduciamo il testo di uno dei nostri manifestini), il MSI -allo scopo evidente di non perdere le sovvenzioni che gli vengono elargite per portare i "fascisti" all'atlantismo- ha fatto indirizzare dal proprio capo gruppo parlamentare al »boss yankee» una lettera che, costituendo un capolavoro di calabrachismo, riportiamo integralmente.


Messaggio a Nixon

Il Segretario Generale della CISNAL, on. Gianni Roberti, ha fatto pervenire il seguente messaggio al Presidente degli Stati Uniti d'America. in occasione della visita che questi ha fatto a Roma nei giorni scorsi.
«Signor Presidente, mi è gradita l'occasione della Sua venuta a Roma per riranovarLe rassicurazione che i lavoratori della CISNAL apprezzano profondamente i propositi di pace che sono alla base della Sua visita in Italia e negli altri Paesi Europei.
Essi sono anche convinti che la sicurezza nel Mediterraneo è la garanzia necessaria per assicurare ai popoli che si affacciano su questo mare lo sviluppo economico e il progresso sociale nella giustizia e nella libertà.
Consapevoli di questa missione di pace e di sicurezza che Ella è venuta a compiere in Europa, i lavoratori della CISNAL non possono non deplorare le manifestazioni di protesta che formazioni politiche, asservite ad gioco dei comunisti, hanno organizzato contro di Lei ripetendo i soliti motivi demagogici adottati dalla propaganda marxista.
Con l'augurio sincero per il successo della Sua missione di sicurezza e di pace, voglia gradire. Signor Presidente, i mie) più cordiali saluti».
 

È stato pubblicato dal CEN il volume "Musslen" del nostro caro indimenticabile Asvero Gravelli. Questo volume comprende tre scritti di A. Gravelli: "Musslen", "Mussolini Aneddotico", "Verso l'internazionale fascista".
Chi vuole acquistarlo, può farne richiesta alla sorella: Sig.ra Bianca Gravelli - Via Marano Equo, 32 - 00189 Roma


Il caso Di Mauro

Ovvero: La stampa e la libertà in Italia
A chi credesse che il caso Di Mauro andrebbe ristretto ai rapporti tra il giornalista rapito e qualche capoccione della Mafia, vorremmo far cortesemente notare che il suddetto giornalista non ha dovuto subire pericolose vessazioni quando si è trattato di inchieste su casi strettamente pertinenti a questioni locali e di Mafia. Quando invece ha cominciato ad interessarsi ad uno dei grandi misteri di questa epoca, cioè alla morte, prematura e sicuramente provocata, di un Mattei, ecco che entra in gioco la Mafia. E allora cosa c'entra la mafia? Certamente i legami tra Mafia e spionaggio americano sono molti. Prova ne sia lo accordo tra governo americano e Luky Luciano, al tempo della guerra, per la lotta alle spie italo-tedesche nei porti statunitensi e per gli appoggi alle truppe da sbarco durante l'invasione della Sicilia nel 1943. È altrettanto vero però che operano indisturbati nel mondo circa 100.000 agenti della CIA e altrettanti della KGB (equivalente russo della CIA) e questa non è certo gente che sta con le mani in mano a recitare rosari. Perchè un libro sull'uccisione di Mattei recentemente stampato è rimasto pressoché sconosciuto? Come mai, gente che si interessa tanto alla morte del deputato Lambrakis, o di chi sa chi, se ne strafrega della «morte accidentale» di Mattei? La verità è che la stampa italiana è libera quando deve stampare le foto della Marchesa a gambe larghe. Quando si tratta di mettere un certo numero di Italiani a conoscenza dei retroscena che determinano la politica dei nostri capi, allora entra in gioco la solita Mafia. Vogliamo aggiungere che è sintomatico il fatto che il giornalista Di Mauro abbia a suo tempo combattuto, dalla trincea della RSI, per la libertà e l'indipendenza d'Italia.

Dossier Casati

Ci è capitato tra le mani un periodico che si compiace di pubblicare foto porno della marchesa Casati. Quella del tragico scandalo. Su questa campagna di stampa e sul morboso interessamento degli italiani si potrebbero dire tante cose. Possiamo accennare al fatto che in questo modo viene distratta l'attenzione di manovre politiche molto interessanti, e, cosa più interessante, si alza un velo nebbiogeno sugli ambienti che fanno contorno alla vicenda, e sui personaggi politico-statali che hanno attuato il crimine di far pagare L. 100.000 annue di tasse al proprietario di 400 miliardi. Ma c'è qualcosa che ci ha colpito più profondamente in quelle fotografie: è la impressione che si ricava di un bisogno spasmodico di godere che promana da un corpo in putrefazione, malamente puntellato da tagli e cure varie. Una putrefazione cellulare e morale in attesa di una catarsi rigeneratrice. Il ritratti) dell'Italia odierna, in sintesi.

Fedayn

È giusto che Tu sia finalmente morto, fedayn di AI Fatah, e non potevi andartene che in quel modo, il corpo straziato dal cingolo dei Centurion, impastando col tuo vile sangue di Guerriero la sabbia bollente del deserto.
È giusto e la tua vigliacca morte di Combattente ha premiato l'attesa della vigile PERSONA PERBENE la quale, nella penombra, l'occhio al televisore, "Il Secolo" sotto al braccio, (giusta prova di un «fascismo» che trova la sua più nobile espressione nel fissare il ritratto del Duce su un ciondolo di portachiavi), la mano tra le cosce della moglie dell'amico, aveva da tempo stabilito che dovevi morire. È giusto pure che tua moglie ed i tuoi figli siano stati massacrati inermi, al campo profughi, dalle granate di 155 millimetri dell'esercito del buon re Hussein: questi non faceva altro che difendere la pagnotta eseguendo, prono, gli ordini del buon padrone americano.
È giusto perché così aveva sentenziato la BENPENSANTE SIGNORA che, nella semioscurità del televisore (traballante questo anche se un piedino era stato puntellato da una pagine del "il Tempo"), ingannava l'attesa controllando con la mano la virilità dell'amico del marito.
E giusto, fedayn di Al Fatah, che le Bofors abbiano mietuto morti a migliaia tra il tuo popolo di straccioni senza patria, così come la falce fa con le spighe di grano
È giusto perché questo1 aveva deciso sin dall'inizio l'ACCORTO BORGHESE, il buon padrone di casa che, fingendo attenzione al Vangelo televisivo, si compiaceva, finto ignaro, di seguire il più dilettante spettacolo che andava in onda intorno a lui. Né potevi, onestamente, contare sull'aiuto del grasso e sudaticcio SIGNORE PROGRESSISTA che, "Paese Sera" nella giacca, la guancia alla guancia del capelluto e spettrale amichetto, cinguettava nella villa accanto tutto il suo affetto per la tua causa.
Non potevi certo sperare, fedayn di Al Fatah, che le rane cantassero l'Aida o, come altri dicono, che dalle rape uscisse sangue: la merda può solo puzzare e te ne sei reso conto. Vedi, fedayn di Al Fatah, nessuno di costoro ha forse capito niente e proprio non vale la pena di spiegare loro perché DOVEVI MORIRE e da quali COMPARI la tua morte era stata stabilita a tavolino. Chi ha ordinato al piccolo re di attaccarti e chi invece alle truppe siriane, accorse in tuo aiuto, di ritirarsi. CHI? Vedi, Fedayn di Al Fatah, al "PIANO ROGERS", al quale Tu solo giustamente ti opponevi, erano e sono interessati tutti e due i padroni... Tu comunque sei morto, Fedayn di Al Fatah, mentre buona parte dei tuoi capi combatteva al tuo fianco.
Lo stesso conforto è stato viceversa negato agli iscritti dell'organizzazione comunista palestinese "Fronte Popolare", di professione attentatori e dirottatori di jet, il cui capo, eseguiti gli ordini di Mosca, prima dello scontro era volato a fare la spesa in Corea del Nord. Ora, però, che tutto è finito, abbi fede, Fedayn di Al Fatah: i comunisti di tutto il mondo organizzeranno per mesi raduni e proiezioni cinematografiche in tuo onore mentre lo zietto americano, CUORE D'ORO, manderà in Giordania qualche aereo di soccorsi. Un trattamento di lusso, Fedayn di Al Fatah proprio un funerale di prima classe, vorrei dire DA MANUALE.
Il tutto naturalmente con l'approvazione de "Il Messaggero" e di "Shalom" e con la benedizione e l'acqua santa de "L'Osservatore romano".
In nomine Patris...

  Condividi