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FNCRSI

quindicinale di informazione e di formazione politica per i Combattenti della Repubblica Sociale Italiana

La pubblicazione è aperta alla collaborazione di tutti gli iscritti alla FNCRSI. È però riservata al giudizio insindacabile della Direzione del periodico l'accettazione del materiale pervenuto. Gli articoli firmati esprimono solo la opinione degli autori e quindi non impegnano la FNCRSI né la Direzione del periodico se non per il giudizio generico di riconoscimento dell'importanza e tempestività dell'argomento trattato e della opportunità che esso venga conosciuto e dibattuto dai Camerati ai quali la pubblicazione è inviata. I manoscritti anche se non pubblicati non si restituiscono. Distribuzione gratuita agli iscritti alla FNCRSI

 Anno III - n° 6 (dicembre 1970)

 

Federazione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale Italiana
Roma - Via Domenico Fontana, 12

 

La direzione Nazionale della FNCRSI adunatasi a Milano il 13 Dicembre 1970 ha adottato la determinazione di cooptare il Dott. Giorgio Pini e di nominarlo Presidente della Federazione N'azionale Combattenti della Repubblica Sociale Italiana


Giorgio Pini, nell'assumere l'incarico, ha indirizzato ai combattenti il seguente saluto:

Tralascio ogni espressione rituale per ricordare ciò che più importa: la natura e l'indirizzo della Federazione Combattenti costituita all'origine dal Maresciallo Graziani.
Primo impegno fu di chiamare a raccolta quanti avevano militato nella RSI, combattenti reduci da vari fronti di guerra, giovani volontari alla prime armi, prigionieri non-cooperatori, superstiti epurati e perseguitati. Secondo impegno che la situazione imponeva, l'assistenza ai più gravati dal bisogno, la protezione legale, la ricerca dei Caduti, compiti gravosi assolti particolarmente al Nord. Superate almeno in gran parte queste urgenze, oggi dobbiamo vedere con chiarezza i caratteri spirituali e sociali dell'azione che ci compete, in coerenza e sviluppo del nostro passato, perché non dobbiamo ridurci alle funzioni rappresentative e commemorative comuni a tutte le associazioni combattentistiche. Raccogliere e custodire una eredità non serve se non la si porta avanti in relazione ai concreti svolgimenti della vita ^azionale e internazionale.
Il "Manifesto di Verona" corresse i princìpi e la prassi del regime ventennale alla luce di una drammatica esperienza: sostituì la Repubblica alla monarchia; superò il sistema dittatoriale e lo svolgimento della vita politica in passiva funzione di direttive fissate al vertice e trasmesse alla base per via gerarchica, fuori di una collettiva partecipazione se non fideistica; affermò il principio della rappresentanza individuale e di categoria nelle strutture politiche e sindacali; sostituì le contrapposte organizzazioni dei prestatori e datori d'opera con la Confederazione sindacale unica; avviò con la socializzazione la compartecipazione del lavoro alla gestione e agli utili delle aziende.
Come hanno deviato da tali indirizzi i repubblicani sociali passati al comunismo e ad altri partiti, così e non meno deviano quanti sbandano verso la destra conservatrice e autoritaria, totalitaria, in ibrido connubio coi monarchici e coi più retrivi gruppi confessionali.
I combattenti repubblicani sociali respingono il fanatico occidentalismo di destra pervenuto fino alla servile esaltazione di Nixon, il bombardatore del Vietnam, il negatore del riconoscimento della Cina alfine compiuto dall'Italia. Condanniamo ogni collusione coi regimi militari e liberticidi dei colonnelli greci, di Franco sacrificatore della nobile "Falange" di José Antonio Primo De Rivera, di quello ottusamente conservatore, classista e colonialista di Lisbona, di quelli razzisti del Sud Africa e della Rhodesia. Contro l'espansionismo d'Israele siamo per i Palestinesi e gli Arabi. Assurde e incivili le simpatie per i mercenari della legione straniera falliti strumenti contro l'indipendenza indocinese e algerina.
Infine significherebbe mancare alla nostra reale funzione non condannare la sistematica ostilità della destra e della sinistra alle riforme indispensabili alle vitali necessità di sviluppo del paese. Se è vero che noi prevediamo una struttura costituzionale repubblicana diversa da quella attuale, è anche vero che dobbiamo sostenere immediate riforme in ogni settore: amministrativo, scolastico, universitario, sanitario, assistenziale, urbanistico, tributario, giudiziario, dei codici e delle procedure, riforme finora appena sfiorate a causa degli intestini dissensi nella maggioranza di governo e degli ostruzionismi d'estrema sinistra e d'estrema destra ispirati allo stolto criterio del tanto peggio tanto meglio.
Con queste vedute, invece di cadere nel letargo dei reduci tagliati fuori, i combattenti repubblicani debbono occuparsi delle questioni nazionali che man mano si presentano, con passione di cittadini, con lo stesso vigile e ardente amor patrio col quale sostennero le dure prove del passato.

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