I fatti di Reggio
Calabria
È ancora presto per trarre delle conclusioni politiche dai gravissimi fatti di
Reggio Calabria, troppi sono ancora gli elementi che appaiono eclatanti ad una
prima osservazione. Molte cose, molti fatti sono destinati a sedimentare per
lasciare modo di trarre dei giudizi vicini alla realtà. Sta di fatto che la
faccenda, iniziata nello stile del sistema, per ottenere i vantaggi materiali di
intrigo e di sottogoverno correlati colla sede di un parlamentino, si è
trasformata nella aperta rivolta di una intera cittadinanza ai soprusi, ricatti,
brogli, ruberie di una classe politica al servizio dello straniero, interessata
solo ad arricchire a dismisura e ad aumentare il potere delle proprie mafie. I
signori Mancini, Misasi, e compari è ora che comincino a stare attenti. L'ora
del redde rationem potrebbe non esser lontana.
A ciò abbiamo il dovere morale civile e politico di aggiungere che su Reggio in
rivolta sono prontamente calati i soliti corvi col compito preciso di
battistrada della destra retriva. E l'equivoco destrista ha mietuto largamente
tra la base sentimentale degli ex fascisti, fatti oggetto di pressioni
psicologiche ricattatorie da parte dei lazzari non del Borbone di dimenticata
memoria ma dei filodrammatici della rivoluzione.
Grazie a costoro la rivolta reggina si sta ridimensionando nel senso di una
lotta fra opposte forze e mafie per la gestione dello stato nell'ambito sempre
delle attuali istituzioni.
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volume
"Musslen"
del nostro caro indimenticabile Asvero Gravelli.
Questo volume comprende tre
scritti di Asvero Gravelli:
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Il divorzio
L'iter della legge sul divorzio ha chiaramente dimostrato e come sia estraneo ai
vari gruppi parlamentari, l'interesse della nazione italiana e quale sia
l'effettiva autonomia ed autorità dello Stato. Solo bassi interessi di parte han
mosso le fazioni in lizza. Puntigliosità nel difendere un seggio parlamentare
che sarebbe stato messo in serio pericolo dal fallimento della proposta di
legge, da una parte; ossequio ed obbedienza agli ordini curialeschi dall'altra.
Ma che cosa si è ottenuto? Nessuna idea sta dietro a questo aborto legislativo.
Tutto ciò, peraltro, è nella logica del sistema oltreché nelle rispettive
ideologie dei due partiti al potere, i quali possono gestire il potere stesso
solo per conto e per mandato di forze estranee alla nazione italiana.
In sostanza il divorzio socialista è un affidare allo Stato la funzione di
liberarci di un "partner" scomodo; lo Stato dovrebbe cioè avere la funzione
della balia per ragazzini scemi e irresponsabili. Ma ciò non è educare alla
responsabilità, all'autocontrollo, che sono i presupposti propedeutici della
libertà individuale e collettiva. Se un coniuge è malato o in galera, l'altro
può divorziare. Perchè? Forse che il matrimonio, nella responsabilità della
procreazione e della educazione di nuove vite umane, non trascende i singoli
individui?
«Il tipo morale del genitore, una delle fatiche più lunghe e più ardue della
civiltà, si abbassa dunque nella nuova legge, per quanto si voglia
ottimisticamente sperare che i suoi casi di applicazione saranno scarsi, e si
abbassa nella coscienza. Questo è il più serio pericolo. Se voi conoscete
qualche danno morale maggiore del degradarsi di un tipo e del soccombere di un
principio, ditelo prontamente ed avrete fatto una scoperta: se potete provare
che un tipo degradandosi o un principio soccombendo invece di produrre nella
realtà molti effetti funesti, vi arrecano altrettanti vantaggi, fatelo anche più
sollecitamente e avrete calmato le apprensioni di molti cuori, dissipato i dubbi
di molti ingegni». Così scriveva A. Oriani nel suo aureo "Matrimonio".
Ma nello schieramento antidivorziata, quale si è esibito nella triste stagione
politica attuale, nessuno che si battesse per la salvaguardia di un valore
assoluto: il matrimonio, utile nella sua indissolubilità oggi quanto ieri. C'è
stata solo la volontà di tutelare gli interessi economici e di predominio della
Chiesa, che si esercitano con la possibilità di interferire in una sfera che
potrebbe, e dovrebbe essere, di esclusiva pertinenza dello Stato.
A tutto ciò dobbiamo aggiungere la penosa figura di un MSI, fanalino di coda
delle tendenze più moralistiche e decrepite, venduto agli interessi DC e
Vaticani per meno che un piatto di lenticchie. Triste esibizione di un
servilismo gratuito, fine a se stesso.
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