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FNCRSI

quindicinale di informazione e di formazione politica per i Combattenti della Repubblica Sociale Italiana

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 Anno III - nn° 7-18 (dicembre 1970)

SOMMARIO


I fatti di Reggio Calabria
Il divorzio

 

I fatti di Reggio Calabria


È ancora presto per trarre delle conclusioni politiche dai gravissimi fatti di Reggio Calabria, troppi sono ancora gli elementi che appaiono eclatanti ad una prima osservazione. Molte cose, molti fatti sono destinati a sedimentare per lasciare modo di trarre dei giudizi vicini alla realtà. Sta di fatto che la faccenda, iniziata nello stile del sistema, per ottenere i vantaggi materiali di intrigo e di sottogoverno correlati colla sede di un parlamentino, si è trasformata nella aperta rivolta di una intera cittadinanza ai soprusi, ricatti, brogli, ruberie di una classe politica al servizio dello straniero, interessata solo ad arricchire a dismisura e ad aumentare il potere delle proprie mafie. I signori Mancini, Misasi, e compari è ora che comincino a stare attenti. L'ora del redde rationem potrebbe non esser lontana.
A ciò abbiamo il dovere morale civile e politico di aggiungere che su Reggio in rivolta sono prontamente calati i soliti corvi col compito preciso di battistrada della destra retriva. E l'equivoco destrista ha mietuto largamente tra la base sentimentale degli ex fascisti, fatti oggetto di pressioni psicologiche ricattatorie da parte dei lazzari non del Borbone di dimenticata memoria ma dei filodrammatici della rivoluzione.
Grazie a costoro la rivolta reggina si sta ridimensionando nel senso di una lotta fra opposte forze e mafie per la gestione dello stato nell'ambito sempre delle attuali istituzioni.

 

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Il divorzio


L'iter della legge sul divorzio ha chiaramente dimostrato e come sia estraneo ai vari gruppi parlamentari, l'interesse della nazione italiana e quale sia l'effettiva autonomia ed autorità dello Stato. Solo bassi interessi di parte han mosso le fazioni in lizza. Puntigliosità nel difendere un seggio parlamentare che sarebbe stato messo in serio pericolo dal fallimento della proposta di legge, da una parte; ossequio ed obbedienza agli ordini curialeschi dall'altra. Ma che cosa si è ottenuto? Nessuna idea sta dietro a questo aborto legislativo.
Tutto ciò, peraltro, è nella logica del sistema oltreché nelle rispettive ideologie dei due partiti al potere, i quali possono gestire il potere stesso solo per conto e per mandato di forze estranee alla nazione italiana.
In sostanza il divorzio socialista è un affidare allo Stato la funzione di liberarci di un "partner" scomodo; lo Stato dovrebbe cioè avere la funzione della balia per ragazzini scemi e irresponsabili. Ma ciò non è educare alla responsabilità, all'autocontrollo, che sono i presupposti propedeutici della libertà individuale e collettiva. Se un coniuge è malato o in galera, l'altro può divorziare. Perchè? Forse che il matrimonio, nella responsabilità della procreazione e della educazione di nuove vite umane, non trascende i singoli individui?
«Il tipo morale del genitore, una delle fatiche più lunghe e più ardue della civiltà, si abbassa dunque nella nuova legge, per quanto si voglia ottimisticamente sperare che i suoi casi di applicazione saranno scarsi, e si abbassa nella coscienza. Questo è il più serio pericolo. Se voi conoscete qualche danno morale maggiore del degradarsi di un tipo e del soccombere di un principio, ditelo prontamente ed avrete fatto una scoperta: se potete provare che un tipo degradandosi o un principio soccombendo invece di produrre nella realtà molti effetti funesti, vi arrecano altrettanti vantaggi, fatelo anche più sollecitamente e avrete calmato le apprensioni di molti cuori, dissipato i dubbi di molti ingegni». Così scriveva A. Oriani nel suo aureo "Matrimonio".
Ma nello schieramento antidivorziata, quale si è esibito nella triste stagione politica attuale, nessuno che si battesse per la salvaguardia di un valore assoluto: il matrimonio, utile nella sua indissolubilità oggi quanto ieri. C'è stata solo la volontà di tutelare gli interessi economici e di predominio della Chiesa, che si esercitano con la possibilità di interferire in una sfera che potrebbe, e dovrebbe essere, di esclusiva pertinenza dello Stato.
A tutto ciò dobbiamo aggiungere la penosa figura di un MSI, fanalino di coda delle tendenze più moralistiche e decrepite, venduto agli interessi DC e Vaticani per meno che un piatto di lenticchie. Triste esibizione di un servilismo gratuito, fine a se stesso.

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