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Anno IV - n° 14 (settembre 1971)
8 Settembre - Il parere di Eisenhower |
Come siamo costretti a notare giorno dopo giorno, il regime democratico imperante è il regime degli intermediari. Intendendo, con questi termini, delle persone che, non richieste, si inseriscono nei rapporti altrui a devastare e ad arraffare via soldi. Dai deputati ai sindacalisti, dagli aggiottatori di borsa ai grandi finanzieri assicuratori, dagli impiegati delle mutue e del parastato ai commercianti di generi di prima necessità, dai mafiosi che danno la protezione, ai lenoni da strada e da carta stampata. Sono essi che, rappresentando solo ed esclusivamente se stessi, determinano la vita nazionale, condizionano le politiche, impongono voleri ed uomini. Essi, i portatori della mentalità affaristica intesa come facile sfruttamento del lavoro altrui; e sono tutti della stessa razza morale. Una situazione nella quale la plebe minuta sguazza mentre i ceti più elevati vi si trovano costretti dalla continua paura del peggio, essendosi sostituite alle streghe antiche gli incubi delle moderne tecniche di persuasione. In un contesto del genere sarebbe ben strano che succedesse qualcosa anche se esistono i presupposti perchè possa succedere tutto. Ecco perchè, mentre tutto il mondo è in subbuglio e la cruda prova dei fatti spazza inesorabile le superfetazioni di 30 anni di demagogia, la vita politica italiana è ridotta sempre più a manifestazione del potere personale di tanti illustri carneadi ed è di fatto bloccata sulle beghe interne della DC e del PSI, come se 3 invece di 30 correnti del partito confessionale oppure il congresso a novembre invece che a marzo del partito socialista dei signori De Martino e Mancini fossero le alternative reali ad un equilibrio politico che è precario ed è provvisorio per tante ragioni, non ultimo l'interesse personale degli intermediari espressi dal regime. Mentre tutt'intorno, dopo il tango di ferragosto, sono iniziati i giri di valzer. A fine settembre, forse, la manfrina.
L'otto settembre i partiti antifascisti hanno festeggiato il loro evento più significativo. La manifestazione indetta a Roma è stato il vero momento unificante dei partiti antifascisti, abitudinariamente dilaniantisi l'un l'altro per una poltrona. Notiamo per inciso che questa ricorrenza dell'otto settembre sta adesso emergendo come festività; con lo sgranarsi degli anni, ogni forza politica riconosce sempre più lucidamente la ricorrenza che le è propria, al di là della retorica e dei miti. Ora l'antifascismo si riconosce nel momento dell'abiezione quale -per una nazione che aveva cercato un rango che pure le spettava- quello in cui decide di risolvere nell'ignominia una tensione cui non era allenata ed a cui l'avevano sottoposta le nazioni padrone del globo, in armi per non dividere i propri averi. Tutto ciò che suona nocumento, umiliazione per la nostra comunità nazionale trova l'antifascismo allineato e pronto ad accettarlo in nome dì un ancestrale masochismo. Mentre invitiamo i nostri lettori a leggere nel recente libro di G. Berto, "Modesta proposta per prevenire" cosa ormai pensa anche un lettore alla moda sulla resistenza e simili, vogliamo ripetere per l'ennesima volta la tesi sulla quale si basa la nostra presenza. Malgrado gli sterili tentativi di qualcuno per dimostrare il contrario, l'alternativa «Fascismo - antifascismo» è presente nel profondo della vita degli italiani. Ed impronterà di sé la sostanza della vera lotta politica italiana almeno fintantoché non verrà risolta con la vittoria fascista. È la storia di tutte le rivoluzioni, bloccate nel loro momento evolutivo, che devono maturare nella coscienza dei cittadini al cospetto della putrefazione dell'ordine già abbattuto e violentemente restaurato riemergerà, forse con altri nomi, forse con altri simboli, i vecchi rivoluzionari non riconosceranno nel nuovo se stessi perchè saranno portati a arsi distrarre dalle solite marionette, messe opportunamente a recitare la parte degli allocchi, ma già gli pseudo-vincitori, portatori del tramontante regime, sentono con angoscia dentro di sé sgretolarsi ogni sostegno e si puntellano l'un l'altro, come possono, anche a ridosso delle marionette. Per questo non condividiamo la indignazione di quanti ci hanno fatto notare che il missista Almirante si era presentato all'appuntamento antifascista dell'8 settembre. Si è evidentemente trovato in buona compagnia né i resistenti hanno resistito a tanto affetto ed hanno accolto la pecorella smarrita. Tragga chi vuole le conseguenze per sé stesso.
È stato notato come le lingue moderne, per
la intrinseca carenza di unità culturale, siano inadeguate ad esprimere in modo
univoco i nuovi fenomeni sociali. |