Italia - Repubblica - Socializzazione

QUINDICINALE ANNO 1 - N. 1
Roma, 18 aprile 1966

SOMMARIO

POLITICA INTERNA
1 - il Consiglio Nazionale DC - tutti nell'ovile doroteo
2 - la CGIL catturata alla politica sindacale di centrosinistra

POLITICA ESTERA
3 - De Gaulle mette In crisi la politica "occidentalista"
4 - la Spagna, l'atlantismo e la bomba di Palomares
5 - Vietnam: in crisi la politica americana dei governi fantoccio
6 - rottura tra i gruppi "radicali" negli USA
7 - la "distensione" prosegue: banche sovietiche in occidente

CRONACHE DEL SISTEMA
8 - Parini: le correnti delle magistratura e la svedesizzazione del costume italiano
9 - in pericolo la professione di collaboratore ed informatore scientifico dell'industria farmaceutica

RECENSIONI
10 - D. Irving: "Apocalisse a Dresda" ed. Mondadori £. 3.200

 

POLITICA INTERNA

1 - Il Consiglio Nazionale DC - tutti nell'ovile doroteo

Il Consiglio Sezionale della DC ha eletto a proprio Presidente l'On. Scelba ed ha ridotto a due i vicesegretari del partito: Forlani e Piccoli.
Il fatto politico di questo Coniglio e stato il successo dell'appello unitario lanciato dal segretario del partito. Rumor ha letteralmente imposto il superamento delle correnti perseguendo con tenacia il disegno concepito durante l'ultima crisi ministeriale per risolvere i contrasti interni delle DC. Dinanzi alla pesante ipoteca dei "radicali" sul futuro partito socialista riunificato, si era avvertita dallo stato maggiore doroteo -Rumor, Colombo e Piccoli- l'impossibilità di satellizzare i socialisti, cioè di ripetere l'operazione che nel 1948 era riuscita alla DC verso i social democratici. Inoltre si era avuto il chiaro sentore che una parte della DC fosse, ormai, conquistata alla politica "radicale", fino al punto di rifiutare lo stesso patriottismo di partito.
Perciò, nel febbraio scorso, i dorotei presero al balzo l'occasione offerta da Fanfani per tentare di liquidare Moro, che, insieme con la corrente di "forze nuove" è la parte filo-radicale della DC. Fallito questo tentativo i dorotei hanno appunto ripiegato su una tattica di compressione della sinistra e nello stesso tempo di contenimento e di strumentalizzazione dei fanfaniani.
È questa l'azione che ha portato ai risultati del recente Consiglio Nazionale i quali dovrebbero appunto consentire a Rumor di vincolare tutto il partito alla politica moderata che il gruppo doroteo intende svolgere e che ormai si può definire del centrismo a sinistra.
Con tale politica i dorotei ritengono di poter affrontare la concorrenza del socialismo riunificato e nel contempo di tenere saldamente in mano il partito, annullando lo spazio di manovra della sinistra filo-radicale e mantenendo nel contempo in naftalina Fanfani e le sua prospettive di instaurare una repubblica Presidenziale. Inoltre, nel disegno doroteo Fanfani costituisce la carta con la quale la DC può ricattare i socialisti in quanto la riforma costituzionale da lui prospettata è l'unica alternativa al centrosinistra che i socialisti ed i radicali temono. Rumor l'ha posta come una spada sulla loro testa quando in Consiglio Nazionale ha dichiarato: «La mancanza di alternative democratiche è valida per tutti. Se si dovessero imboccare altre strade assisteremo non come si afferma ad una formazione di blocchi contrapposti ma ad una gara per agganciare il partito comunista».Questo agganciamento è appunto l'operazione base con la quale, secondo Fanfani, si potrebbe aprire la strada alla Repubblica Presidenziale.


2 - La CGIL catturata alla politica sindacale di centrosinistra

Gli ultimi scioperi hanno dimostrato ancora una volta la crisi ed il sostanziale riformismo degli apparati sindacali comunisti.
La CGIL si è da tempo accordata con i sindacati di centrosinistra (CISL - UIL) giungendo a firmare manifesti nei quali appare evidente l'abbandono di ogni lotta classista ed il sostanziale adeguamento alla linea economica neocapitalista.
A Roma il "manifesto unitario di lotta" per lo sciopero degli edili dell'8 febbraio così si esprimeva: «le organizzazioni sindacali dei lavoratori aderenti alla FILLEA, alla FILCA e alla FENEAL, nella formulazione delle richieste di rinnovo del contratto hanno tenuto nel dovuto conto la situazione economica e produttiva del settore».
Nel settore metalmeccanico il fenomeno si manifesta ancor più chiaramente con la tattica delle lotte articolate. Non solo la categoria è stata divisa in due con l'accordo sulle piccole e medie aziende, ma il programma di agitazione si è ulteriormente sbriciolato in agitazioni a scacchiera evitando con cura ogni fusione delle lotte isolate in un'unica battaglia. "l'Unità" del 4 marzo annunziava che a Milano «dal 16 febbraio sono stati effettuati quasi 300 scioperi di durata diversa in ore diverse dalla giornata».
Questi fatti dimostrano innanzi tutto che la minaccia di "lotte aspre e sanguinose" fatta da Longo all'ultimo congresso del PCI era un bluff ad uso della "base", considerato che la crisi del sindacalismo comunista va assumendo proporzioni enormi (nel triangolo industriale gli operai iscritti al partito non superavano, nel 1965, il 7% e in centri come Torino e Milano la percentuale oscilla a tra il 3,5 e il 4,8).
Inoltre, questa nuova politica sindacale del PCI, di stampo unionista e riformista, sulla quale si è aperto un dibattito di cui appena possibile faremo il punto, dimostra che la segreteria Longo si presta ottimamente ad essere strumentalizzata da parte dei "radicali" che conducono la politica di centrosinistra. Anzi, sembra che l'indirizzo filo-radicale di Longo, di cui già si valsero i "laici" per far appoggiare l'elezione di Saragat alla Presidenza della Repubblica, si sia rafforzata dalla confluenza del "radicale" Amendola sulle posizioni della segreteria.
 

POLITICA ESTERA

3 - De Gaulle mette In crisi la politica "occidentalista"

L'«ultimatum» di De Gaulle per il disimpegno militare della Francia dagli Organismi NATO e la presentazione della "tabella dei tempi" per l'evacuazione delle basi americane e canadesi dal suolo francese, ha cominciato a concretizzare il disegno volto a mettere in crisi il "protettorato americano sull'Europa".
Infatti la decisione gollista, comportando lo sfratto dei più importanti organi del Consiglio Atlantico nonché la inutilizzazione del nevralgico oleodotto da Mannheim a St. Nazaire e determinando una particolare situazione per l'Italia (non più confinante con paesi della NATO), porta ad un considerevole indebolimento della coordinazione strategica delle Forze del Patto.
Tuttavia, De Gaulle colpisce la politica USA nel suo insieme e non solo quella verso l'Europa, in quanto la sua mossa e stata effettuata proprio mentre era in atto il tentativo americano di rilancio dell'organizzazione militare in senso anti-cinese.
In tal modo, grazie a De Gaulle, gli USA in luogo di conseguire l'auspicato rilancio della propria supremazia sull'Europa coinvolgendo Paesi europei nella guerra del Vietnam, vengono a trovarsi di fronte ad una crisi nel settore atlantico proprio nel momento di maggior impegno nel sud-est asiatico.
Come risposta alla minaccia gollista, la politica statunitense è orientata ad agire sull'opinione pubblica francese, cioè a sostenere ancor più di quanto abbia fatto finora, l'opposizione interna al generale, in questo senso sembra doversi giudicare il recente invito di Lecanuet a Mitterand par una conversione del gruppo centrista e atlantista verso il deputato della Niève.
Anziché rafforzarsi, però, l'opposizione di sinistra, seguendo questo disegno, va incontro ad uno sgretolamento, in quanto si annullerebbe quel successo da essa raggiunto nelle ultime elezioni grazie sopratutto alla convergenza dei voti comunisti su Mitterand, convergenza che verrebbe a mancare con l'accentuarsi delle tendenze occidentaliste di quest'ultimo.
L'altra possibile via d'uscita alla crisi del Patto Atlantico potrebbe essere quella di fare della Germania il fulcro dell'Organizzazione. Anche questa prospettiva incontra chiare difficoltà. Un riarmo atomico tedesco, che verrebbe posto da Erhard come condizione, accentuerebbe infatti l'attuale crisi della linea distensiva tra Washington e Mosca.
La cosa nell'attuale momento non è ben vista dagli USA che non vorrebbero inasprire i rapporti con l'Unione Sovietica, temendo sopratutto che essa possa favorire l'avvento al potere dei Gruppi militari che negli ultimi tempi hanno aumentato il loro potere all'interno dello Stato sovietico.


4 - La Spagna, l'atlantismo e la bomba di Palomares

Il ritiro che la Francia effettuerà dei suoi soldati ed Ufficiali dalla NATO entro il 1° luglio 1965 ha gettato lo scompiglio tra le Nazioni aderenti all'Alleanza atlantica dando il via a frenetici colloqui al livello delle cancellerie.
Il ministro degli Esteri tedesco Schroeder, noto per aver detto in pubblico che il governo di Bonn ha «per fine ultimo della sua politica il medesimo degli Stati Uniti di America», ha visitato a Madrid il ministro degli Esteri spagnolo, Castiella par sondare le possibilità circa una eventuale futura disponibilità atlantica della Spagna.
L'entrata della Spagna nella NATO, Spagna che è già legata agli Stati Uniti da un Patto bilaterale, potrebbe sollecitarsi come ottima soluzione ai problemi sollevati da Parigi relativi all'ingiunzione di ritirare entro il 1° aprile 1967 tutte le truppe americane dal territorio francese e di trasferire altrove il Quartier Generale dell'Alleanza.
A questo proposito, si è appreso da fonti ufficiose che il Governo italiano si è offerto di ospitare gli Uffici della NATO ma, per ora, la domanda è stata respinta senza alcuna motivazione.
Occorre dire che il ministro Castiella ha accolto gelidamente le richieste di Schroeder facendo notare come la bomba atomica, caduta in mare presso Palomares in seguito alla collisione in volo tra un bombardiere strategico ed un velivolo cisterna lo scorso 17 gennaio, abbia molto irritato l'opinione pubblica spagnola.
Quasi a superare l'ostacolo, l'8 aprile, poco tempo dopo l'incontro dei due ministri, è stato dato l'annuncio che la bomba "H", dopo quasi tre mesi di ricerche, era stata finalmente «ripescata».
Però da molte parti si dubita dell'autenticità di queste ritrovamento. Infatti l'ammiraglio Guest, che ha diretto le operazioni di ricerca, ha fatto osservare l'ordigno atomico ai giornalisti invitati da circa 200 metri di distanza. Questo fatto ha suscitato dubbi e perplessità sull'autenticità della bomba ripescata.
Certe è che il ritrovamento influisce sull'entrata, o meno, della Spagna nella NATO. Ma qualunque siano gli sviluppi dei colloqui e delle trattative, l'incidente della Bomba di Palomares rimane ad indicare che gli Stati Uniti considerano l'Europa come un campo di manovra ed un sempre possibile campo di battaglia.


5 - Vietnam: in crisi la politica americana dei governi fantoccio

Il 10 marzo, dieci degli undici generali costituenti la giunta militare sud-vietnamita hanno votato all'unanimità l'estromissione dalla giunta stessa dell'undicesimo membro, il gen. Ngujen Chanh Thi, comandante il primo corpo d'armata di stanza nella regione di Da Nang, che comprende le cinque province più settentrionali del paese.
Tale decisione, indubbiamente provocata dal primo ministre Cao Ky, è derivata dal desiderio di quest'ultimo di liberarsi del suo maggior rivale, usufruendo del prestigio conferitogli dai colloqui di Honolulu. L'appoggio incondizionato offerto da Johnson a Ky in tale occasione e la necessità per il governo americano di sostenere il primo ministro sud-vietnamita dopo il programma comune concordato, hanno certamente offerto a Ky l'occasione propizia per silurare Thi.
L'importanza dei comandanti delle zone militari in cui si divide il Vietnam meridionale è vastissima ed ha continuato ad aumentare negli ultimi due anni a causa dalla debolezza del potere centrale, perché essi hanno acquistato nella zona di rispettiva competenza una autorità quasi proconsolare.
In particolare Thi, comandante della zona costituita dalle province più popolose ed importanti, aveva accresciuto straordinariamente il suo potere e governava la sua area in maniera praticamente autonoma, ignorando e spesso anche opponendosi alle direttive di Saigon.
Perciò la decisione della giunta militare ha provocato le note reazioni nella zona di Da Nang, dove si sono susseguite dimostrazioni e scioperi di studenti, di civili ed anche di militari.
L'elemento che tuttavia ha turbato maggiormente la situazione ed ha fatto temere lo scoppio di una nuova crisi è stato il rientro sulla scena politica dei buddhisti e la loro netta posiziona anti-governativa. La loro consistenza numerica (80% della popolazione) e le negative sorti toccate ai passati governi che negarono importanza alla loro richieste, rendono l'opposizione dei buddhisti un fatto non certo da sottovalutare.
Essi operano nel campo politico attraverso l'Istituto degli affari secolari, fondato dopo la caduta di Diem con lo scopo di assicurare l'espansione dell'influenza buddhista nel campo politico e sociale mediante un'organizzazione permanente, realizzata su base provinciale in modo da permettere una penetrazione capillare sopratutto tra i contadini.
L'Istituto ha subito pubblicato un manifesto di solidarietà con i seguaci del gen. Thi. Grazie all'estromissione di quest'ultimo i buddhisti hanno ripreso la polemica anti-governativa. Le loro prime richieste sono state: il ritorno ad un governo civile di unità nazionale e l'elezione di un'assemblea legislativa; hanno inoltre domandate la reintegrazione in servizio di tutti quegli ufficiali che pur avendo partecipato nel '61 al colpo di stato anti Diem, furono poi allontanati dai ranghi.
Le richieste dei buddisti hanno generato non poca preoccupazione fra gli americani decisi a sostenere un governo militare dopo i falliti tentativi di costituirne uno civile e timorosi che nel richiesto governo di unità nazionale entrino elementi del FLN. Per cercare di appianare le nuove difficoltà l'ambasciatore americano Cabot Lodge si è incontrato con il segretario generale dell'Istituto degli Affari Religiosi della Chiesa Unita Buddhista, Tri Quang, ma sinora nulla è trapelato sui risultati del colloquio.
Oltre a ciò si sono avuti anche vari incontri fra esponenti buddhisti e capi militari sud-vietnamiti, i quali ultimi vedono, nel protrarsi delle manifestazioni di Da Nang, un pericolo per le loro stesse posizioni.
Nonostante questi contatti diplomatici ad alto livello, la giunta militare ha deciso di non fare concessioni agli agitatori buddhisti; sono così risultate infondate le voci di un probabile accordo fra le due parti, considerata la presa di posizione del governo sostenuto apertamente da Washington.
La nuova crisi sud-vietnamita dimostra le difficoltà incontrate dagli americani nel difendere le loro posizioni con la tecnica dei governi fantoccio, la quale ormai sembra che possa essere usata con successo soltanto nei Paesi dell'area africana.

6 - Rottura tra i gruppi "radicali" negli USA

Alla stesso modo che in Italia, dove il fronte "radicale" si è scisso in due tronconi: uno che accetta il centrosinistra moderato ("l'Espresso", La Malfa, De Martino) ed uno che lo respinge ("l'Astrolabio", Lombardi, Santi, Parri), cosi negli USA si è operata una rottura fra i radicali governativi (dei quali è esponente il Vicepresidente Humphrey) e quelli dell'opposizione, raccolti intorno a Bob Kennedy.
La rottura fra i due gruppi è stata determinata anche da motivi personalistici ed inoltre ad essa ha contribuito certamente la diversa struttura dei gruppi stessi.
Dietro Humphrey c'è la vecchia sinistra radicale sindacalista di origine rooseveltiana e nel contempo i grandi gruppi finanziari abituati al controllo dei sindacati. Dietro i Kennedy c'è la sinistra cattolica che convoglia le masse degli emigranti e dei negri.
Da anni la vecchia sinistra segnava il passo ed è stato solo con il defunto presidente che i radicali sono riusciti a superare l'ondata maccartista e nazionalista, stabilendo un rapporto con i cattolici e trovando così un terreno di espansione più fertile di quello tradizionale dei sindacati. Questo rapporto ha influenzato reciprocamente il radicalismo americano e la Chiesa cattolica. Ad essa si deve, per esempio il successo progressista in Concilio (dichiarazione sugli ebrei, schema sulla libertà religiosa, ecc.) e le aperture ultra-moderniste del clero americane (vedi la partecipazione dei Cardinali Cushing e Shean a riunioni massoniche).
Morto Kennedy e di fronte alla riaffermazione dell'indirizzo nazionalista e militarista del governo USA, l'entente cordiale fra laicisti e cattolici nello schieramento radicale si è incrinata. Da una parte Humphrey ritiene di poter convivere con Johnson così come questi conviveva con Kennedy, in una posizione tattica di attesa, nella speranza di succedergli. Questo gli costa l'accettazione formale delle posizioni johnsoniane, ma nel contempo gli consente di poter accreditarsi presso l'opinione pubblica nazionalista come il moderato che potrebbe salvare la faccia dell'America senza i cedimenti kennediani. Dall'altra parte Bob Kennedy ritiene che la via per la presidenza passi attraverso la ripresentazione dell'unità fra radicali e cattolici, la quale potrebbe contare su una sufficiente base elettorale, stimolata dal Vaticano e dal capi delle organizzazioni negre.
Unico punto a sfavore di Kennedy è quello che egli viene a costituire un'alternativa estremistica dalla quale l'americano rifugge, come si vide con Goldwater.
A favore di Humphrey gioca, oltre il ruolo di moderatore, il fatto obiettivo che la sinistra radicale di opposizione non ha tesi da contrapporre a quelle johnsoniane sul Vietnam, fatto che giustifica la collaborazione che egli presta alla Amministrazione Johnson.


7 - La "distensione" prosegue: banche sovietiche in occidente

Attende soltanto di essere confermata da fonti ufficiali la notizia secondo la quale l'Unione Sovietica aprirebbe una succursale della Banca Narodny nella Germania occidentale e precisamente a Francoforte.
Unica difficoltà al momento attuale è la condizione posta dai sovietici di avere, quali funzionari, propri cittadini. Le recenti dichiarazioni di Erhard, auspicanti una flessione della tensione con l'URSS, indicano tuttavia che anche questo ostacolo verrà superato.
In tal modo l'interscambio fra l'Unione Sovietica e la Repubblica Federale, che già ammonta a 400 bilioni di dollari, potrà svolgersi con trattazioni bancarie oltremodo snellite.
È inoltre previsto da parte della Gosbank di Mosca della Banca di Salonicco, ad Istanbul, che verrebbe ad essere utilizzata come succursale in Turchia.
In tal modo, con la succursale londinese della Banca Narodny, già funzionante, le succursali delle banche sovietiche nell'Europa occidentale verrebbero ad essere tre, opportunamente dislocate per coprire le aree insulari, continentali e meridionali.
Lo spirito del neocapitalismo apprezza come si vede il colloquio e l'incontro fra posizioni ideologiche diverse e lo concretizza, come sempre nel classico e vantaggioso modo sopra descritto.

 

CRONACHE DEL SISTEMA

8 - Parini: le correnti delle magistratura e la svedesizzazione del costume italiano

Il caso del Parini si presta a considerazioni di vario genere ma due fra esse sono quelle che si impongono:
1 - nella magistratura esistono tre indirizzi, cha ormai si scontrano frontalmente e che si sono debitamente organizzati in correnti: "Terzo Potere", "Magistratura democratica" e "Magistratura indipendente";
2 - è in atto in Italia il tentativo di svedesizzare il costume nazionale. I Gruppi laicisti e radicali che hanno finora usato come truppe d'assalto la stampa e l'organizzazione comunista, hanno trovato nel caso de "la Zanzara" la possibilità di un incontro con la borghesia illuminata italiana. Da "il Messaggere" a "la Stampa", da "il Corriera della Sera" a "la Nazione", la vocazione borghese al libero pensiero ed al libero costume, alle posizioni di avanguardia e al giacobinismo è rispuntata prepotente ed ha affratellato di nuove i vecchi amici che i contrasti sui principi economici (liberismo e dirigismo) avevano diviso.
Borghesi radicali e liberali: la programmazione li divide, il laicismo li unisce.
A questo processo di sovversione non hanno saputo reagire né cattolici né moralisti borghesi. Il fatto è che sia gli uni che gli altri sono oggi nell'area culturale e ideale della sovversione laicista, per cui la loro opposizione al processo incalzante ha ormai la stanca veste dei combattenti di retroguardia.
Non è con le concioni del dr. Lanzi né con gli articoli de "l'Osservatore romano" che si può fermare ora l'offensiva progressista.
Occorre un'altra concezione dei rapporti fra l'uomo e lo Stato, fra i giovani e lo Stato.
È bene comunque che il caso de "la Zanzara" sia esploso. Ogni processo di estremizzazione è positivo negli organismi malati; è bene che il periodo di incubazione sia finito, e che finalmente la buona famiglia italiana si trovi tra i piedi le conseguenze del disordine dello Stato. Reagisca ora, se ha un minimo di forza ed un minimo di dignità, alla esaltazione della ragazzina di 14 anni che auspica l'uso degli anticoncezionali per non dover porre più limiti ai rapporti sessuali.
Oppure si acconci a sopportare in Italia quello cha ora avviene tranquillamente ad Amburgo, come hanno informato i giornali del 24 marzo us: «Presto madri 532 studentesse (8 di 14 anni) ad Asburgo».


9 - In pericolo la professione di collaboratore ed informatore scientifico dell'industria farmaceutica

Sotto la pressione degli Enti mutualistici che, con la logica degli enti parastatali e statali, vogliono stabilizzare il loro elefantiaco complesso strutturale e burocratico, sono allo studio delle proposte di legge che prevedono l'abolizione della professione di collaboratore scientifico, professione meritevole quale trait-d'union insostituibile fra ricerca farmaceutica, sempre in rapidissimo evolvere, e salute pubblica.
Nell'illusione di uno sgravio economico per gli enti parastatali e per le loro pesanti sovrastrutture, si vogliono sacrificare 12.000 famiglie senza pensare che la vera incidenza nel prezzo di un prodotto, per le grandi ditte, è quella determinata dalla ricerca scientifica e non dalla propaganda, mentre la causa dei prezzi alti della specialità farmaceutiche prodotte da piccolissime società va proprio ricercata negli intrallazzi cui fan parte immancabilmente dirigenti di enti mutualistici.
Naturalmente la categoria dei Collaboratori Scientifici, riunita in un'Associazione, assiste impotente che altri decidano del suo destino in base a programmi politici e sindacali che esulano dagli interessi concreti del settore produttivo.
Purtroppo l'unico mezzo attraverso cui si possono far conoscere i propri problemi è attualmente il sindacato politico, poiché è solo attraverso quel filtro che la Nazione conosce le esigenze delle forze produttive.
Ma per l'accordo, caratteristico dell'attuale mondo politico, tra sindacati e capitale, si può star sicuri che tutto sarà concordato in funzione di queste due entità ed a scapito di chi lavora.



RECENSIONI
10 - D. Irving: "Apocalisse a Dresda" (ed. Mondadori, £. 3.200)

Tra le pubblicazioni che in quésti ultimi tempi hanno messo in luce particolari eventi dell'ultimo conflitto, l'opera dell'Irving si distingue e si impone per la serietà della documentazione e per l'onestà della trattazione.
È per queste sue peculiarità oltreché per l'argomento, scottante quanto ignorato, che segnaliamo queste libro all'attenzione dei lettori.
L'opera, preceduta da una autorevole prefazione del Maresciallo dell'aria dalla RAF R. Saundby e ricca della testimonianza di centinaia di protagonisti ad alto e basso livello e di innumerevoli documenti, ricostruisce, si può dire minuto par minuto, nei precedenti, nell'esecuzione a nelle tragiche conseguenze, il triplice attacco anglo-americano che, nell'arco di 14 ore e 10 minuti, il 13 e 14 febbraio 1945, ridusse in un ammasso di rovine ad in una immensa tomba per 250.000 dei suoi abitanti la città sassone di Dresda.
È la descrizione di una tragedia ed al tempo stesso di un crimine.
Che cos'era Dresda alle fatali 22,03 del 13 febbraio, quando il primo bengala rosso lanciato dai "mosquitos" localizzatori, diede il via all'apocalittica tempesta di fuoco che l'avrebbe annientata? Era una città indifesa, risponde l'autore, non vi esisteva un solo pezzo di artiglieria, non un caccia si levò a difenderla, non vi era un solo bersaglio di importanza primaria di natura industriale, strategica e militare, ma solo una immensa e smarrita marea di profughi in fuga davanti alle armate di Koniev e di Zukov.
C'era dunque qualche necessità militare per distruggerla? «Pochi -dice R. Saundby, il pianificatore dell'attacco- dopo aver letto questo libro, lo crederanno. La nostra parte, continua il Saundby, consistette nell'eseguire nel miglior modo possibile, le istruzioni ricevute dal Ministero dell'Aviazione. E, in questo caso, il ministero della Aviazione aveva semplicemente trasmesso le istruzioni ricevute dai responsabili della condotta suprema della guerra».
Il tenore di tali istruzioni e la identità dei responsabili è indicata chiaramente dall'Irving. Il 14/2/42 il Maresciallo dell'Aria Sir C. Portall, in una lettera esplicativa delle nuove direttive dei bombardamenti, chiarì le sue direttive: «suppongo sia chiaro che i punti di mira saranno le aree costruite, NON (in grassetto nel teste - N.d.R.), per esempio i cantieri navali e le fabbriche di aeroplani (…) ciò va reso ben chiaro nel caso non fosse già stato compreso» (pag. 46). «... Il maresciallo A. Harris, comandante in capo dei bombardieri, scrisse nelle sue memorie: "l'attacco (...) fu considerato una necessità da persone molto più importanti di me" (pag. 141)» ed infine il Saundby, essendo state seccamente respinte le sue obiezioni all'effettuazione dell'azione, «... comprese che l'attacco faceva parte di un programma in cui era personalmente interessato il Primo Ministro» (pag. 140).
Denunciata la responsabilità di Winston Churchill, il futuro occidentalista, in merito alla strage e definito il significato terroristico delta stessa, il libro non allarga però l'esame alle cause politiche che la provocarono.
Tuttavia, è anche con libri come questo che va sempre più chiarendosi, nella storiografia "non impegnata" il concetto secondo cui le stragi compiute ai danni della popolazione civile nella fase finale della guerra (da Dresda a Hiroshima a Nagasaki) derivarono direttamente dal principio della "resa senza condizioni" sancito nel 1942 dagli Alleati a Casablanca.