17
marzo 2012
Lettera di Giorgio Vitali al direttore di Rinascita
sulla questione atomica
Chi vive nel passato
programma battaglie superate
Giorgio
Vitali
Caro Direttore,
faccio seguito alle due lettere-articolo che ho letto recentemente su
"Rinascita", relative all'annosa questione atomica, che però deve essere
ascritta al fondamentale problema energetico.
Occorre affermare subito che qualsiasi decisione apparentemente collettiva (ben
due referendum o pseudo-tali) presa sull'onda della paura se non del terrore, è
per principio senza fondamento politico, e non a caso i "soliti allarmisti"
hanno agito solo dopo l'effetto, molto gonfiato (ora lo sappiamo) di due
"incidenti" i cui esiti sono oggi sotto gli occhi di tutti. Il caso giapponese,
poi, pur essendo gli impianti piuttosto antiquati, ci dimostra il contrario di
quanto vogliono farci credere.
Ricordo di aver sentito, in un convegno, il "solito" Di Pietro, del quale
conosciamo bene la "provenienza", sostenere che i morti provocati dallo tsunami
erano dovuti alla centrale atomica.
Sorvolo sulla "sicurezza", perché non è pertinente, infatti siamo circondati da
paesi pieni di centrali atomiche, ci riempiamo per un nonnulla di radiazioni di
ogni tipo e provenienza, ed abbiamo nelle 130 basi NATO un numero imprecisato di
bombe, sicuramente sotto tiro da parte di altri paesi, Russia non esclusa, ed
infine ci sono molti "esperti" che da decenni illustrano nelle loro
pubblicazioni la disponibilità di tecnologie avanzate, in continua evoluzione,
che riguardano anche la sostenibilità nei confronti di terremoti, maremoti,
tsunami.
La verità pertanto è questa: che se un popolo non è disposto a correre un minimo
rischio a difesa della propria indipendenza non merita che un salutare
disprezzo.
L'energia atomica, oggi, significa una sola cosa: indipendenza.
Sono i fatti, ancora recenti perché bruciano come se fossero attuali, che
l'energia atomica significa indipendenza. Intanto diciamo chiaramente che Mattei
fu assassinato non solo e non tanto per le "interferenze" negli affari della
grandi multinazionali del petrolio, ma soprattutto per aver creato in un paio di
anni 400 ingegneri esperti di progettazione e di installazione di impianti
nucleari. A tal proposito occorre anche precisare che le "minacce" dell'OAS nei
suoi confronti, minacce alle quali noi non credevamo, erano vere, perché solo da
poco si è saputo che l'OAS era "controllata" dalla CIA. (Leggere: "Suicidi??
Castellari, Cagliari, Gardini", di Mario Almerighi, presidente del Tribunale di
Civitavecchia, Editrice La Sapienza)
Ma non siamo ancora arrivati al cuore del problema perché, se vogliamo seguire
la questione atomica ad occhi aperti, dobbiamo ragionare sui fatti.
Il primo dato di fatto è la relativa pericolosità della "bomba". Come ci
riferisce Franco Bandini, la mortalità nelle due città "martiri" giapponesi fu
determinata soprattutto dall'incendio che si sviluppò fra quelle casupole di
legno dopo lo scoppio. Mentre gli esiti prolungati nel tempo delle radiazione
(ancorché terrificanti) furono molto di meno di quelli che ogni tanto sono
mostrati al pubblico di tutto il mondo.
È pertanto facile capire che, una volta scoperta l'enorme potenzialità della
bomba, quale poteva essere l'interesse della Potenza Egemone? Ingigantirne la
pericolosità per intimidire e tenere sotto controllo tutti i popoli della Terra.
Per nostra fortuna, scienziati tedeschi, rastrellati dai russi in Germania, spie
inglesi, i coniugi Rosenberg, altri transfughi in URSS come il nostro
Pontecorvo, ristabilirono l'equilibrio del terrore, ma nel contempo l'incarico
di continuare l'intimidazione fu assunto da altri. Einstein, ad esempio, il cui
(molto dubbio) pacifismo era nella cruda realtà un'altra forma di proseguire
nell'intimidazione, con sottile e perspicace psicologismo.
Pertanto, siamo ancora oggi sotto gli influssi di un terrorismo che COSTITUISCE
solo intimidazione. Infatti, anche la cosiddetta normativa "internazione" di NON
proliferazione è stata inventata solo per garantire la supremazia della nazione
egemone, come dimostrato con l'Iran, paese che, nel ribellarsi all'imposizione
atlantica, sta mettendo a nudo la falsità intrinseca di questo moralismo
spicciolo.
IN CONCLUSIONE, gli interessi essenziali di un popolo, come quelli prioritari di
sopravvivenza, devono essere valutati,in geopolitica come in tutte le scienze,
secondo il rapporto COSTO/BENEFICIO. E devono essere attuati secondo un freddo
calcolo che, nel caso dell'energia atomica, possa anche tener conto delle
pressioni "esterne" di ordine politico/economico/psicologico. Sappiamo bene che
gli Atlantici hanno sempre fatto di tutto per tenere il nostro paese
assoggettato alle loro strategie. La dipendenza energetica è la prima
manifestazione di sudditanza.
E non è più tollerabile che qualsiasi tentativo di approvvigionamento "autonomo"
debba essere perseguito da governi nazionali, o da singoli individui, attraverso
escogitazioni fantasiose, menzogne palesi, operazioni sottotraccia per eludere
la sorveglianza non solo di Lorsignori, ma anche di una opinione pubblica
composta, oltre che da "controllati" anche da emeriti cretini.
Giorgio
Vitali
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