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Cospirazionisti, "teoria del complotto" e limiti del cospirazionismo
 

Maurizio Barozzi    

  

La ricorrenza degli attentati dell'11 Settembre 2001, ci ha ancora una volta mostrato nei mass media, politicamente corretti, disgustose pagine e servizi televisivi con articoli e rievocazioni di routine e slogans della propaganda di regime: i responsabili sono al Qaeda, Osama bin Laden e i fondamentalisti islamici mettono in pericolo il mondo libero difeso dagli USA.

Fiumi di inchiostro e di parole spese senza alcuna utilità, pagine demenziali e comunque prive del pur minimo elemento che aiuti a capire cosa effettivamente accadde. Una pena e una vergogna.

Viceversa chiunque esprimi riserve, dubbi, viene subito additato come un "cospirazionista", un "complottista", aggettivo questo che, da solo, non significa nulla, ma vuol ingenerare nell'opinione pubblica il sospetto che siano persone mentalmente spostate o dei provocatori.

All'occorrenza è pronta la famosa "teoria del complotto" (conspiracy theory), con la quale i professionisti della psicologia di massa screditano onesti ricercatori e rassicurano i cittadini che non c'è niente di nascosto. In alcuni casi si accumunano i "complottisti" a tutti quei "creduloni" che credono negli ufo, nella numeralogia, nella parapsicologia, ecc.

In effetti se venisse svelata e provata la matrice interna, inside jobs, degli attentati dell'11 Settembre 2001 in America, ci troveremmo alle prese con una accusa terrificante e infamante: negli Stati Uniti l'Amministrazione governativa, per ingannare l'opinione pubblica e indurla ad appoggiare delle guerre di aggressione e rapina contro Stati esteri, avrebbe pianificato e realizzato un attentato, quale una false flag, che ha fatto circa 3000 morti e innumerevoli feriti tra i propri cittadini.

E oltretutto a questa terribile accusa seguirebbero le naturali domande: perchè? Con quali fini?

Accuse non da poco, ma che di fronte a tutta una serie di osservazioni e considerazioni su quegli avvenimenti e sul modo come si erano svolti gli attentati, hanno il diritto di essere discusse.

Se nel mondo si è sviluppato un largo fronte di "complottisti", rispetto agli attentati dell'11 Settembre, con al primo posto molti dei familiari delle vittime, la principale causa risiede in due elementi essenziali: la tradizione americana da sempre sotto sospetto di false flag e la mancata risposta ad alcune domande fondamentali, anzi addirittura la totale omissione, da parte dei mass media, di osservazioni e critiche doverose.

La tradizione americana lo sanno tutti (vi hanno fatto persino dei film e scritto molti libri) è piena di false flag: dal Maine nel 1898, al Lusitania nel 1915, a Pearl Harbour nel 1941, al Golfo del Tonchino nel 1964, tanto per citare i più discussi episodi che hanno consentito agli USA di scatenare "guerre di vendetta" e Crociate contro il male e le barbarie. Senza poi dimenticare l'affaire Kennedy del 1963.

Ma nonostante queste "referenze", giornali leggendari, firme prestigiose che, solo per il nome, incassano emolumenti da capogiro, non si sono mai domandati, per esempio, perché non viene mostrato un solo video che faccia vedere i terroristi mentre si imbarcano sui voli dirottati (eppure vi sono telecamere negli aeroporti, tanto che per un precedente imbarco ci hanno mostrato due presunti terroristi, ma non per i voli degli attentati!) e magari qualcuno ci possa anche spiegare come fecero questi presunti dirottatori, piloti da baraccone, a conoscere le norme e le modalità di pilotaggio o almeno anche di semplice controllo di 4 Boeing da loro dirottati.

E non era forse doverosa almeno una domandina a ingegneri aeronautici e piloti con anni d'esperienza, per farsi spiegare come possa un Boeing da cento tonnellate aver compiuto traiettorie, voli radenti e virate, per arrivare a portare questo aereo a schiantarsi sulla fiancata del Pentagono, senza oltretutto lasciare adeguate tracce dell'impatto nella parete e sul prato antistante?

E ancora, perché nessuna di queste firme prestigiose, questi famosissimi mezzi busti della televisione, ha mai avviato un inchiesta per risolvere il non piccolo problema di come sia stato possibile, a quattro aerei dirottati, di svolazzare, da un minimo di 20 ad un massimo addirittura di 90 minuti, sui cieli super controllati degli Stati Uniti, compresa l'area militare del Pentagono?

E perché, in ogni caso, nessuna autorità civile o militare è stata incriminata per negligenza, incapacità, se non peggio ed invece sono stati tutti promossi ed hanno fatto carriera?

Oppure perché non porsi la semplice domandina, di come abbiano potuto i passeggeri di un aereo, in movimento e ad alta quota, fare quelle "eroiche" telefonate con i cellulari, e soprattutto che fine avrebbero fatto i resti di questo aereo precipitato in Pennsylvania se nelle foto della buca da esso causata e successive al suo precipitare, non si vedono affatto e poi dicesi ritrovati a km. di distanza?

Ma infine perché non è stata avviata una inchiesta a tutto campo per dimostrarci, con pareri di carattere fisico, chimico, ingegneristico, ecc. come sia potuto avvenire il crollo verticale, con effetto domino a velocità di caduta libera e simmetrico di due "Torri gemelle" e quello simile per una Torre di diversa costituzione e diversamente incidentata (edificio 7), al Word Trade Center?

Insomma, invece di interrogarsi con legittime e doverose domande, stampa e televisione ci rassicurano con l'inattendibile Rapporto della Commissione d'inchiesta 9/11 sugli attentati, zeppo di omissioni e, nella migliore delle ipotesi, carente di risposte convincenti.

In compenso viene sbandierata la "teoria del complotto", per la quale esisterebbero al mondo dei paranoici (se non addirittura dei fiancheggiatori dei terroristi) che, non avendo altro da fare, si divertono a trovare cospirazioni dello Stato contro i propri cittadini.

Stante così le cose ci si meraviglia che ci siano dei ricercatori che vogliono colmare questo vuoto?

Comunque sia, questa storia dei "complottisti" e degli "anticomplottisti" (debunkers), non ha senso, perché ogni vicenda storica fa storia a sè e quindi deve essere riferita, indagata e considerata sotto aspetti diversi. Fatto sta che tra gli "anticomplottisti" di regime c'è spesso la mala fede, mentre tra i "complottisti" c'è spesso la pratica di formulare sillogismi indimostrabili o utilizzare materiale taroccato o inattendibile. Vediamo di fare un poco di chiarezza.

Scrive il noto giornalista e attivista politico Barry Zwicker nel suo ottimo articolo: "Il complotto della teoria del complotto" (in "Zero Perché la versione ufficiale sull'11 settembre è un falso", Piemme 2007) con il quale svela i sotterfugi psicologici del potere per delegittimare e screditare chiunque possa avanzare accuse, indimostrate, circa reati e cospirazioni verso le classi dirigenti:

<<Le strutture degli Stati generano complotti, ai loro livelli più alti, così come succede almeno dall'epoca dell'Impero romano (noi preciseremmo: "da sempre").

Che così tanta gente non lo sappia o se ne sia scordata, o addirittura abbia subito un lavaggio del cervello che l'ha portata a credere che i complotti siano rari o impossibili, è chiara dimostrazione del successo di una incessante campagna di guerra psicologica programmata dai cospiratori ai livelli alti. La gente è stata atterrita, ha addirittura paura a pronunciare ad alta voce la parola "complotto" sul lavoro, a scuola, in pubblico... I complotti per definizione nascono e suppurano nella massima segretezza. La segretezza produce potere, è potere...>>.

Il "complotto", la "cospirazione" quindi, che può articolarsi a vari livelli, dalle semplici manovre di boicottaggio, raggiro o ricatto, ecc., fino ad arrivare ad atti cruenti con omicidi o addirittura stragi, è una "realtà" spesso insita nelle strutture di potere, perché fa parte della natura umana e del "gioco" per il mantenimento o la conquista del potere.

Classi dirigenti di grandi imprese, partiti politici con le loro correnti o gruppi di potere, ecc., possono essere soggetti alla pratica del "complotto", piccolo o grande che sia.

E per lo Stato, dove si accentra il massimo del potere, non sono pochi coloro che a volte avanzano l'accusa o il sospetto delle "stragi di Stato", limite estremo e criminale del "complottismo.

Considerando i rapporti tra le Nazioni o le situazioni di conflittualità belliche, pre belliche e post belliche, la storia ci indica una infinità di false flag¸ per creare il casus belli e ci mostra molti eventi che si sono svolti dietro un "complottare" tra diplomazie sotterranee, strutture di Intelligence, massonerie, ecc., che hanno determinato ogni genere di accordi da non potersi rendere pubblici.

La verità storica è spesso nascosta dietro le quinte di avvenimenti che non sono quelli, o almeno solo quelli, che vengono riportati dalle cronache.

Detto questo bisogna però anche aggiungere che affinché non si vada dietro alle "leggende metropolitane" o si facciano proprie certe tesi storiche suggestive, ma non comprovate, occorre in qualche modo dimostrare ogni deduzione o sospetto.

Di solito lo storico onesto e accorto, su un determinato avvenimento che intuisce abbia qualcosa che non quadra, dovrebbe procedere, più o meno, in questo modo:

1. raccogliere il massimo delle informazioni e verificarne l'attendibilità;

2. formulare tutte le ipotesi possibili, ed infine,

3. scartare quanto poi risulta non dimostrabile e ammettere le ipotesi attendibili.

Inoltre la sua presunzione ideologica non deve fargli adattare i fatti, spesso stravolgendoli, alle sue intuizioni, ma sono le ipotesi che devono essere confermate dai fatti riscontrati.

Allargando il discorso sul "cospirazionismo" è comunque indubbio che ci sono dei limiti oggettivi. Mesi addietro, il 6 febbraio 2009 su Rinascita, Raffaele Ragni con il suo articolo "I limiti del cospirazionismo", affrontando il discorso in senso generale e riferendosi nel particolare alle teorie complottiste riguardanti il Mondialismo, la Massoneria mondiale, il governo planetario invisibile, ecc., fece delle interessanti osservazioni che però a mio parere partivano da un presupposto sbagliato o comunque espresso male. Rilevava il Ragni che la debolezza del "cospirazionismo" risiede <<nel fatto che sebbene possa apparire talvolta verosimile, non è fondata scientificamente, cioè non è dimostrabile con rigore analitico supportato da documenti e dati statistici sufficienti>>. E concludeva con una osservazione <<Se esistessero davvero dei "dominatori invisibili" come quelli descritti nei "protocolli", ai loro avversari non resterebbe che arrendersi>>.

A nostro parere invece la Storia è tutto un complesso di avvenimenti complicati, di cause, concause e conseguenze, molte delle quali svoltesi dietro le quinte. E questo a causa della naturale legge storica per la quale, se molti avvenimenti ed episodi sono spontanei e inevitabili, altri sono invece "causati" o comunque in qualche modo "aiutati" a verificarsi o ad assumere un certo spessore, ma in ogni caso sempre e comunque, di fronte ad un fatto storico importante ci sono forze, ci sono poteri che cercano in qualche modo di strumentalizzarlo o di indirizzarlo verso i loro scopi.

E' però vero che per la dimostrazione di complotti, episodi controversi, ecc., vi è la difficoltà di reperire documenti attendibili, ma soprattutto il fatto che, a livello di controinformazione, molti si basano su testi senza averli ben verificati e/o su materiale vario reperito in Internet.

Con Internet la Controinformazione ha avuto nella mani un mezzo a buon mercato per veicolare le proprie ricerche e il Data base della rete risulta uno strumento di veloce utilizzo.

C'è però anche il rovescio della medaglia.

Internet, infatti, è anche un veicolo di notizie false, taroccate e imprecise. Spesso sono state anche appositamente inquinate le informazioni presenti in rete, non essendoci niente di meglio, per chi ha interesse a nascondere la verità e si trova in difficoltà davanti al fuoco di fila di domande, inchieste e dubbi imbarazzanti ed espressi da tanti, di mettere in rete materiale falso o manipolato, che apparentemente sembra contribuire alla critica dei fatti di cui si parla, ma invece ha lo scopo di creare confusione, inquinare la ricerca e così via.

Comunque non è vero che non potendo dimostrare "scientificamente" alcuni fatti, questi non siano veri, specialmente se molti particolari, coincidenze e riscontri lo fanno ragionevolmente sospettare.

Quindi per tutti i ricercatori storici, i complottisti, possiamo dire: adelante, Pedro, con juicio.

 

Maurizio Barozzi