Convegno tenuto
da "Combattentismo Attivo" a Roma, il 26-11-67
Testo dell'intervento
effettuato dal Vice Presidente della FNCRSI
Al Convegno tenuto in Roma presso il
"Circolo dei Selvatici", dall'Ordine del Combattentismo Attivo il 26-11-67, ha
partecipato una delegazione della FNCRSI guidata da un Vice Presidente. Qui di
seguito riportiamo il testo del suo intervento.
Ho accettato volentieri di aderire all'invito di intervenire al Convegno di
Combattentismo attivo nella certezza di ritrovarmi tra camerati per i quali la
comune esperienza della guerra vissuta sia ancora ragione di solidarietà e
motivo di ispirazione dei propri propositi e delle conseguenti scelte politiche.
Il mio richiamo alla guerra vissuta non è nostalgico né passionale. Esso è metro
ottimale per misurare uomini ed avvenimenti.
Che cosa è successo nel '40 - Una esplosione di entusiasmo per la guerra contro
Giuda e contro l'oro. Guerra che, come la Federazione che rappresento ha più
volte pubblicamente ricordato e come dimostrano, con la sola loro presenza, i
nostri volontari a fronte della quasi assoluta assenza di disertori, è stata
guerra di popolo:
* da una parte: contro le democrazie occidentali guidate dalla combutta
giudaico-massonica che in Europa manovrò uomini come Seipel e Benes, Blum e
Reynaud, Gamelin e Weygand e che in Italia ispirò la Corona liberando la strada
a Pietro Badoglio, combutta che nella condotta generale della guerra finì col
subire la leadership statunitense sotto la guida politica ed ideologica di
Bernard Mannes Baruch, consigliere ufficiale del Segretario di Stato Byrnes e
ninfa egeria di Delano Roosevelt;
* dall'altra parte: contro il comunismo di Giuseppe Stalin cui la vittoria del
'45 regalò quei risultati di strategia militare e diplomatica sui quali si era
buttato invano l'imperialismo degli zar, da Caterina II all'ultimo Romanoff.
Che cosa è successo alla fine della guerra - fregandosene allegramente degli
altri due grandi (e c'è ancora chi parla di Churchill come di un grande uomo)
Stati Uniti e Russia si sono divisi il mondo ergendosi, come la Santa Alleanza
dopo Napoleone, a gendarmi delle rispettive restaurazioni, in un sistema di più
o meno pacifiche competizioni ma nel quale i compartecipi coesistono bene,
considerati i risultati degli incontri di Glassboro. La dimostrazione è data
dall'assoluto rispetto del patto di Yalta, senza scantonamenti né da una parte
né dall'altra. I casi di Ungheria sono la conferma di questo assunto così come
lo è l'odierno atteggiamento degli USA e sovietico sulle faccende del medio
oriente.
Cosa è successo dopo Yalta - La imposizione manu militari della dottrina di
Yalta alle Nazioni sconfitte nonché la sua accettazione supina da parte degli
altri alleati e da parte dell'Italia cobelligerante e resistenziale. E così il
Patto Atlantico, la NATO, l'Occidentalismo. Il gendarme USA ha scoperto la
dottrina dell'occidente e la classe dirigente italiana vi ha trovato una precisa
e comoda collocazione, in ciò consenzienti le forze politiche di governo e
quelle di opposizione. Queste dal MSI -per il quale l'Europa è concepibile come
legata per necessità di vita al continente americano- (documento politico della
DN del MSI dell'8-7-66) al PCI la cui politica, dopo l'abbandono della linea
rivoluzionaria e l'appoggio alla costituzione borghese, è ormai soltanto intesa
al trasferimento delle proprie strutture all'interno del sistema. Per quanto
riguarda le forze di governo che. nonostante certe false ripulse, giungono fino
al PLI, non esistono incertezze né mezzi termini. Per esse l'occidentalismo è il
supporto del centrosinistra ed il Patto Atlantico ne segna i limiti in politica
estera.
Chi aveva visto nel viaggio di Saragat il tentativo di affermare una autonoma
linea politica ispirata alla «democratie pacifìque» cara al blanquismo, al
riformismo saintsimoniano e bernsteiniano, punto di partenza di quella
socialdemocrazia che Marx ha definito sciovinista e che per certi aspetti trova
singolari risonanze nell'animo del Presidente degli USA, ha visto presto
vanificarsi ogni speranza nella secca, dura risposta che chi di dovere si è
preoccupato di dare senza perdere troppo tempo. Johnson con il discorso del 29
settembre a San Antonio e Rusk con la conferenza stampa del 12 ottobre hanno
risposto senza peli sulla lingua che oltretutto gli Stati Uniti nel Vietnam
difendono il proprio interesse… Io aggiungo «sporco» interesse. L'assicurazione
di parte italiana di aver capito la lezione non ha a sua volta tardato. Il
signor Mariano Rumor fresco fresco anche lui di un viaggio in America afferma
nella relazione al X Congresso -ancora in corso- del suo partito, testualmente:
«in particolare la alleanza atlantica offre e garantisce al nostro Paese una
certezza di stabilità e di sicurezza che noi consideriamo essenziale al nostro
progresso dinanzi ai rischi persistenti ed alla realtà non superata dei blocchi.
All'interno dell'Alleanza resta per noi un punto fermo l'amicizia con gli Stati
Uniti d'America».
In che cosa tutto ciò si traduca sul piano della politica interna è un fatto che
ricade sotto la nostra esperienza sensibile di tutti i giorni. Indugiare a
tracciarne un quadro potrebbe servire ad una analisi certo non inutile ma
allontanerebbe il discorso dal suo obiettivo. Mi preme però mettere in evidenza
due aspetti:
* la radice, la causa primaria del male non risiedono fuori del sistema, ma sono
il fondamento stesso del sistema; si individuano infatti nel trionfo
dell'individualismo democratico;
* conseguente inutilità di qualsiasi correzione del sistema. Non si tratta
infatti di cambiare un programma, allontanare alcuni uomini, riformare questo o
quell'istituto. La soluzione è soltanto quella di sostituirsi al sistema con
tutto quanto essa comporta ed è l'ora di aprire gli occhi.
Ben convinti di tutto ciò abbiamo opposto il nostro rifiuto al sistema. Esso
rifiuto è globale è totale e non necessita di dimostrazione.
La Federazione Nazionale dei Combattenti della Repubblica Sociale Italiana vanta
in proposito una primogenitura fatta di sacrifici e di lotte, primogenitura che
non può essere rinunziata né dispersa. Fedeli al nostro passato lo abbiamo
difeso ogni volta che esso è stato mistificato nel nostro stesso ambiente umano
e ne abbiamo divulgato l'Idea ed il senso storico tra i giovani. Ciò non per
vuoto risentimento nostalgico ma perché convinti di poterne riaffermare la
proiezione nella Storia avvenire. Lungo il cammino certamente non facile non ci
ha fatto difetto la precisa coscienza della nostra convinzione. Per questo ci
siamo scrollati di dosso gli equivoci. Quando essi sono stati impersonati da
Valerio Borghese non abbiamo esitato a cacciare Borghese dalle nostre file;
quando hanno fatto presa su altri camerati li abbiamo abbandonati al loro
destino e quando gli stessi equivoci sono stati ripresentati attraverso la
persona del generale Farina, ne abbiamo accolto le dimissioni senza esitare.
Tutto ciò ha avuto un prezzo, specialmente sul piano organizzativo. Ma i frutti
non mancheranno e ci sembra sintomatica a questo riguardo la nostra stessa
presenza qui fra voi, considerato che ci furono preconizzati pochi mesi di
sopravvivenza alla pesante dissidenza di Borghese.
E ritorniamo al punto centrale di questo intervento. Combattentismo attivo.
Sottolineo l'aggettivo nella convinzione che esso intende fare da discriminante
verso un'altra forma di combattentismo; quello pecorone. Infatti sono tanti
coloro che -ad ogni scadenza elettorale- puntualmente rilustrano le medaglie e
si mettono al seguito del Presidente del consiglio (vedi la recente cerimonia di
Bari che altri qui hanno già denunciato) o dell'onorevole Villa o del colonnello
Languasco, galoppino elettorale dell'onorevole Michelini visto che né lui né il
suo alter ego Cesco Giulio Baghino sono capaci di farlo in proprio sempre
trombati puntualmente e sonoramente.
Ma queste sono miserie camerati miei. Il discorso di fondo è ben più importante.
O apriamo gli occhi e rifiutiamo la museruola o buttiamo i segni del nostro
valore, le nostre mutilazioni, i sacrifici sofferti nel branco delle pecore
matte. Non ci sono possibilità di compromesso, perché nello schieramento del
sistema l'onorevole tizio è uguale all'onorevole caio, sia missista, sia
democristiano, sia liberale, sia comunista o socialpussista, tutti dediti ai
propri interessi che spesso sono soltanto di bottega.
Il rifiuto della museruola, però, significa oggi, per questa occasione
elettorale, scheda bianca. Non date ascolto agli invertebrati di sempre che si
danno una virilissima spina dorsale soltanto sotto le elezioni per venirci a
dire che scheda bianca è un negativo gesto di rinuncia indecoroso per un
combattente.
Rispondete che chi sa combattere sa come dirigere la potenza distruttiva delle
armi di cui dispone.
E scheda bianca oggi ha due significati positivi:
1) un atto di protesta che non è destinato a restare fine a se stesso,
considerata la convergenza -reale e già operante sul piano tattico- di
importanti schieramenti nazional-rivoluzionari estranei al MSI e questo è già un
fatto positivissimo;
2) chiarire finalmente l'equivoco rappresentato sulla scena politica dal
Movimento Sociale Italiano.
Voi siete in grado di scegliere.
Camerati, alala!
|