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Raffaella Duelli ci ha lasciato
 

ricordo di Daniele Lembo
 

Ci sono volte che vorrei vedere il mio telefono liquefarsi tra le mani. Sono quelle volte che squilla per portarmi una cattiva notizia. Ieri sera, ha trillato per farmi sapere che Raffaella Duelli non c’era più.
È deceduta presso l'Ospedale Fatebenefratelli all’Isola Tiberina a Roma.

Per il personale dell’ospedale che l’ha vista finire i suoi giorni, si sarà trattato di una delle tante simpatiche vecchiette che, ad un certo punto, il Signore Iddio che Iddio che accende ogni fiamma e ferma ogni cuore, decide di riportare a Se.
La Duelli era, invece, molto più una delle tante vecchiette. Nata nel 1926, crebbe e fu educata in quell’ambiente intellettuale e di alta tensione morale che voleva forgiare un popolo di grandi italiani.
Dopo l’8 settembre 1943, si arruolò nel S.A.F. Decima, il Servizio Ausiliario Femminile della Decima Flottiglia Mas.
Chi qualche anno fa ha fatto tanto scalpore per le prime donne in divisa, dimenticava sicuramente le ragazze del S.A.F. che decenni prima avevano già vestito l’uniforme nel corso di quella sfortunata guerra. La Duelli, una ragazza che portava nel cognome un passato fatto di armi e di scontri, duelli appunto, fu tra le prime ad arruolarsi, vestendo il grigioverde e portando il “Gladio e l’alloro” al posto delle stellette.
Ho avuto il piacere di conoscerla, qualche anno fa le chiesi perché l’avesse fatto, mi rispose che lei, una ragazza, aveva voluto fare una guerra che «molti uomini, e tra questi un Re, non avevano voluto più combattere».
Aveva aggiunto poi «Sai è difficile spiegare il senso dell’Onore… o ce l’hai o non ce l’hai».
Fu in nome della difesa dell’Onore nazionale che Raffaella e tanti giovani come lei, si arruolarono in quella guerra perduta contro un nemico dai mezzi infiniti e i cui aerei erano capaci di oscurare i cieli italiani.
Se nel corso del conflitto fu una delle tante ragazze del S.A.F., fu nell’immediato dopoguerra che la nostra ragazza rivelò tutta la sua eccezionalità. Era originaria di Roma e, una volta tornata a casa da quella guerra perduta, decise che doveva fare qualche cosa per i tanti ragazzi del Battaglione Barbarigo della Decima che si erano spesi nel contrastare gli invasori venuti dal mare ed erano rimasti nella piana Pontina. Era il 1946 e Raffaella la mattina, assieme al marito, un ex paracadutista della Folgore, caricava la sua bicicletta sul treno a Roma, per scendere poi a Cisterna di Latina. Per mesi, la coppia, munita di piantine approssimative, girò le campagne tra Sermoneta, Latina e Cisterna per rintracciare le sepolture dei ragazzi del Btg. Barbarigo.
Nell'aprile del 1950, dopo la triste ricerca, su un camion, furono caricate 32 cassette di zinco, con i resti di alcuni di quei ragazzi caduti in difesa delle terre italiane. I resti mortali erano destinati al Verano. Sarebbero stati ospitati nella cappella della famiglia Duelli che, per anni, sarebbe stata la tomba dei marò del Barbarigo.
Circa il trasporto al Cimitero Monumentale, avrebbe poi ricordato Raffaella «il Sindaco di Sermoneta ci aveva prestato una bandiera tricolore: ci fermò la polizia stradale. Ci scortarono -con le loro motociclette- fino a Roma. E non saprò mai quali motivazioni, quali pensieri abbiano sollecitato quella loro scelta».
Mettere su carta certi momenti di una triste ricerca, rivivere quelle emozioni: il volto pallidissimo del signor Cornuda, il padre di Franco, appoggiato allo stipite della nostra porta a Circonvallazione Appia: «... mi aiuti, mi aiuti a ritrovare mio figlio ...».
L'incertezza diventata dolorosa realtà con la misurazione di un femore e il riconoscimento di un frammento di biancheria che una madre aveva cucito per suo figlio.
Negli anni a venire, cominciò poi una lunga battaglia per dare una più degna sepoltura a quei ragazzi. Lo Stato italiano aveva trovato terra a Anzio per un enorme cimitero americano e per un cimitero inglese, mentre a Pomezia c’era il cimitero tedesco. Solo per i caduti italiani, quei ragazzi che avevano avuto l’ardire di schierarsi, in nome di un’Idea d’Onore, dalla parte perdente, non sembrava esserci terra per una serena sepoltura.
Intervenne l’Associazione Decima, e con questa la Duelli, che, dopo aver acquistato un terreno tra Anzio e Nettuno ne fece un Sacrario, Il Campo della Memoria.
Ci sono voluti anni perché il Sacrario fosse acquisito, a titolo gratuito sia chiaro, da OnorCaduti del Ministero Difesa e da questo ufficialmente trasformato nel Cimitero Militare dei caduti della Decima sul fronte di Anzio Nettuno.
Raffaella Duelli, non riposerà al Campo della Memoria, non era più un militare quando è deceduta, anche se ha combattuto la sua guerra personale tutta una vita. È stata una battaglia in difesa delle scelte fatte da ragazza. Erano scelte che oggi risultano incomprensibili ai più perché motivate da idee come Patria, Onore, Amor Proprio, idee che oggi una sembrano inaccessibili ai giovani e, purtroppo, anche ai meno giovani.
A poco più di vent’anni, Raffaella sognò una bella Italia, popolata da un grande popolo. Ha continuato inseguire il suo credo per tutta la vita. Io, e quelli come me, capaci ancora di credere nella forza e nella bellezza di una grande Idea, non la dimenticheremo, continuando il suo grande sogno.


Daniele Lembo
Cisterna di Latina