Italia - Repubblica - Socializzazione

 

da  

14 agosto 2011

 

Fronte Comune: certificare la bussola

 

Manovre economico-monetarie e ragioni geopolitiche

Lo sviluppo del pensiero unitario per l'indipendenza nazionale

 

Giorgio Vitali    

 

«La parola "provvidenza" ha il significato di "vedere innanzi a sé" e tradizionalmente si riferisce all'idea che Dio ci conduce lungo un cammino prestabilito. Ritengo che questa concezione farebbe meglio a chiamarsi "retrovidenza", nel significato di "vedere dietro di sé", perché solo quando si guarda indietro che il "CASO" acquista un senso. Il significato di un evento si da soltanto dopo che l'evento ha avuto luogo»
J. M. Hull
 

«Non possono esistere gruppi senza una loro cultura: nel momento stesso in cui un gruppo nasce, comincia a sedimentare quel suo particolare patrimonio d'idee, di suppellettili, di procedure e costumi che costituisce la sua specifica cultura. La cultura esiste a prescindere dalla volontà del gruppo. Dove c'è un gruppo, lì c'è una cultura. Possono esistere invece gruppi senza anima, perché l'anima è frutto intenzionale di un'azione, di un carisma, di un amore»
Domenico De Masi

 

Durante questi ultimi decenni, di fronte al proliferare di apparecchiature, spesso automatiche, per ogni sorta di misurazione, si è posta la necessità di una loro certificazione di qualità.
È inoltre necessario garantire standard di riferimento per la doverosa omologazione a livello, per lo meno europeo, di tutte le misure.
Infine, il necessario corollario di quanto sopra consiste nell'esibizione delle prove di efficacia.
Tutto ciò è stato culturalmente acquisito (anche se in Italia in modo del tutto relativo), e costituisce il "controllo sociale della tecnologia" (vedi il libro dallo stesso titolo, di David Collingridge, ed. Riuniti, 1 ed. 1983). Corollario di quanto sopra scritto è questo: il controllo sociale della tecnologia è ben poco esercitato, specie per le apparecchiature sanitarie, in compenso i referendum sul nucleare, che discendono dallo stesso concetto, si basano sulla nota suggestionabilità del popolo italiano (pecore anarchiche). Notare anche l'assenza di qualsiasi referendum sui problemi connessi con l'adesione italiana all'UE.
Si rende doveroso, pertanto, un primo passo verso la verifica delle coordinate entro le quali un gruppo "propositivamente antagonista" si deve inesorabilmente muovere. Tanto più che proprio di questi tempi si cominciano a scorgere all'orizzonte piatto, segnali di fumo, zoccolio di cavalli, presagi che si stanno organizzando bande di apaches, di peones o, peggio ancora, di "bandarlogs" alla Kipling, sotto la nobile guida dei soliti "reduci degli anni di piombo".
Il momento è foriero di eventi a dir poco spiacevoli e la necessità primaria per gruppi che intendano contrastare sul loro terreno le manovre in corso, ivi comprese le retroguardie atlantiste mascherate da rivoluzionarie, è sapere cosa si vuole,e quindi se vale la pena battersi.
Gli esempi di nullità si sprecano. Questo è il caso della cosiddetta sinistra, che paga oggi l'incertezza culturale che l'ha connotata dal 1945 in poi. Infatti, non si può allo stesso tempo rivendicare una molto improbabile "resistenza contro i nazifascisti", chiamare "liberazione" la sconfitta italiana e contemporaneamente criticare le forze d'okkupazione atlantiche che calpestano il suolo nazionale. Né si può fare un discorso d'indipendenza e di dignità "nazionale" avendo fino ad oggi sostenuto la negatività del concetto di nazione e magnificato l'internazionalismo del Comintern. Infine, l'eccessivo sfruttamento del "Mito" resistenziale potrebbe, a sessanta anni dalla fine del conflitto, indurre qualcuno, oltre ai tanti giovani ormai insofferenti dei miti fasulli, a informarsi su quanto realmente accaduto in Italia fra il 1943 e il 1945. Insomma, il PD è in crisi non solo per la mancanza d'idee, non solo perché completamente assoggettato -per antica consuetudine- agli interessi della finanza apolide, ma anche e soprattutto per la mancanza di una STORIA credibile, essendo stato tutto lo spazio di una probabile alternativa di sinistra occupato a suo tempo dalle concezioni di socialismo nazionale interpretate da Mussolini. È un fatto incontestabile.
La preoccupazione è evidente per chiunque voglia in qualche modo affrontare con determinazione la contingenza storica, forte di esperienze passate che risalgono al 1943 e si prolungano per tutto il XX secolo fino ad oggi, compresi i voltafaccia tanto ignobili quanto (da NOI) ampiamente previsti a suo tempo. Nel sistema di disinformazione (al quale accenneremo) la confusione dei ruoli è implicita e questa è la ragione del nostro appello non solo a possedere una bussola, ma soprattutto a verificare se quello che segna è realmente il NORD. Chi è in condizione di intendere può farlo. Alternativamente il nostro consiglio è dedicarsi alla vendita porta a porta delle bibbie in concorrenza ai missionari quaccheri.
Per quanto riguarda gli elementi più importanti di valutazione di valutazione, elenchiamo le nostre priorità:

GEOPOLITICA: guardare il presente ed il passato attraverso la lente della geopolitica è assolutamente prioritario. E restiamo colpiti ogni volta che troviamo qualcuno che ci contesta questo nostro assunto. Anche la fisica post-quantistica, che nega lo spazio ed il tempo, non potrebbe fare a meno della misurazione di queste due entità. E del loro intersecarsi.
Albert Einstein scrive: «I concetti possono acquistare un contenuto soltanto attraverso un legame, sia pure indiretto, con l'esperienza dei sensi. Ma questo legame non può essere scoperto attraverso la ricerca logica: esso può essere soltanto sperimentato. E, peraltro, è precisamente questo legame che determina il valore conoscitivo dei sistemi concettuali. Facciamo un esempio: supponiamo che un archeologo appartenente ad una civiltà del futuro trovi un manuale della geometria euclidea sprovvisto di figure. Egli si renderà conto in che modo le parole punto, piano, sono usate nei teoremi e così comprenderà il processo di deduzione dei teoremi gli uni dagli altri, e si troverà anche nella condizione di poter stabilire nuovi teoremi in base alle regole conosciute. Ma la formazione di quei teoremi resterà per lui un vuoto gioco di parole fintanto che non potrà figurarsi qualche cosa corrispondente alle parole punto, linea retta, piano etc (…) Lo sviluppo del concetto di spazio, considerato dal punto di vista dell'esperienza dei sensi, sembra rispondere al seguente schema: corpo solido, relazioni spaziali dei corpi solidi, intervallo, spazio. Considerato in questo senso lo spazio appare come qualcosa di reale allo stesso titolo dei corpi solidi».
Si tratta di considerazioni molto concrete e, se al posto di "spazio", mettiamo "mari" ed a quello di corpi solidi mettiamo "terre", ecco che ci si presenta chiaramente lo studio della geopolitica come espressione di concretezza assieme logica e sperimentale. In quest'ottica è possibile la comprensione di tutti gli avvenimenti storici. In particolare per quanto riguarda l'intera storia d'Italia. Se la storia del nostro paese è stata finora travagliata, e il nostro territorio è stato luogo di scontri e battaglie, ciò si deve innanzitutto alla sua posizione geografica, che non può consentirci di derogare dai nostri obblighi. Beninteso, nessuno può pretendere che gli abitanti del "belpaese" siano per forza nazionalisti. Al contrario, per secoli gli italiani (intendendo i "nativi") hanno convissuto con le potenze dominanti, ben contenti di servire o questo o quello, e trovando tutto ciò perfettamente logico e naturale. Solo con lo sviluppo del pensiero unitario, quindi in conseguenza delle conquiste napoleoniche, l'indipendenza nazionale è stata concepita come fatto "nazionalistico".
(D'Azeglio: Niccolò De Lapi, Ettore Fieramosca; Carducci; La battaglia di Legnano; L'Inno di Mameli; Manzoni: Liberi non sarem se non siam uni …)
Tuttavia, è stata proprio la lotta per l'indipendenza nazionale dell'ottocento che ha riproposto alla coscienza delle grandi potenze dell'epoca il "fattore Italia". Ed esse ne hanno preso atto venendo a interagire sul nostro territorio, ma esclusivamente per porre mano all'intera penisola laddove prima si trattava solo di elargire la "protezione" ai singoli staterelli. Ne è conseguita, inutile ripeterlo, una concezione da parte della classe dirigente inglese, secondo la quale l'Italia è solo strumento geografico di controllo del Mediterraneo. La cosa è talmente evidente, che a tutt'oggi per la suddetta classe dirigente, ancorché limitata nel suo raggio d'azione, è inconcepibile considerare l'Italia altro da questa pura espressione geografica. Lo scontro, che è stato più duro di quanto non si creda, fra USA e GB durante la lenta campagna di conquista d'Italia (1943-45), dimostra in maniera evidente che una fondamentale ragione della guerra contro di noi, è stata proprio la volontà di riconquista del nostro territorio da una GB che ci considerava suo "protettorato". (Tuttavia: «La fine dell'Inghilterra incomincia da Giarabub …»)
Nessuno di noi pensa che sia necessario un forte gruppo nazionalista, anche perché, dal punto di vista storico, non è strettamente necessario. Anche se non si vede come si possa concepire un qualche "bene comune" se non si ha un sentire unitario. In ogni caso, noi siamo nazionalisti, anche se di tipo "allargato" in una visione, strettamente geopolitica, di nazionalismo europeo alla Jean Thiriart, ulteriormente allargato ad una concezione funzionale di eurasiatismo. Ma questo nazionalismo, che non è quello dei tifosi sportivi, deve potersi appoggiare su una tradizione storica nazionale, che fortunatamente, a volerlo, trasborda da tutti gli argini di contenimento.
[Per quanto riguarda il parallelo fra l'Italia e l'Inghilterra, è necessario riportare un concetto espresso da J. Bochaga in "Rinascita" del 9 giugno 2011: «L'Inghilterra ha mutuato la sua strategia politico-militare dalla sua posizione geografica e dalle circostanze. Karl Haushofer, padre della geopolitica, si riferisce costantemente all'Inghilterra e non senza ragione. La sua strategia si basa sui vantaggi geografici e sulla sua eccezionale potenza marittima, sulle sue immense possibilità finanziarie e industriale e, last but not least, sulla rete di influenze politiche che, grazie ai massoni, essa ha tessuto intorno al mondo». Ma l'Italia al tempo dei Romani,e poi delle Repubbliche Marinare non era da meno! E tale situazione, è facilmente ripristinabile, pur che si disponga di una strategia culturale alternativa tanto al liberismo ormai alla fine, quanto al vecchio bolscevismo, di cui conosciamo la strumentalità, ampiamente comprovata da documenti in circolazione. I popoli del mondo compresso e sfruttato dal prepotere anglosassone aspettano di nuovo un messaggio che parta dall'Italia.]
Per quanto riguarda il ruolo della Massoneria, riprendiamo dal libro di Tommaso Ventura, "Massoneria alla sbarra", Atanòr, 1961: «Però, malgrado la sua deformazione e nonostante fosse stata messa in ridicolo da una stampa avversa e soprattutto dal libro di un certo Samuel Prichard, pubblicato nel 1730 sotto il titolo "Massoneria anatomizzata", la Massoneria moderna inglese ebbe, con l'appoggio della sua propaganda, un successo fuori da ogni aspettazione: raggiunse in breve tempo non solo splendore ed importanza nazionali, in quanto fu in grado di attuare la unità politica inglese, riuscendo a dominare e a soggiogare le forze di distruzione che operavano in Inghilterra, ma anche prestigio ed influenza internazionale, perché grazie all' acquisita capacità dell'Inghilterra di espandersi in conquiste militari, coloniali e commerciali in virtù del raggiunto raggruppamento di tutte le forze della nazione, poté impiantarsi dappertutto ed imporsi come il centro coordinatore e propulsivo di una Massoneria unitaria mondiale, attribuendosi poteri costitutivi di logge. Dalla Gran Loggia di Londra nacque la Gran Loggia del mondo».
Quest'ultima frase c'ispira una considerazione: posto che il 25 luglio fu operazione intrinsecamente massonica, messa in atto da elementi acriticamente "atlantisti" per fede e vocazione, il problema si pone in relazione al comportamento di Mussolini . E ciò riguarda non tanto la sua passività di fronte all'evento, peraltro giustificato anche dalla sconfitta incombente, quanto per aver tollerato fino alla fine la presenza nel cuore del fascismo, di elementi manifestamente massonici, a cominciare da quel Grandi che fin dagli anni venti non esitava a mettergli i bastoni fra le ruote approfittando di ogni occasione. Non è questo il caso di perdersi dietro a questioni marginali rispetto al tema in oggetto, ma possiamo in ogni caso ipotizzare che il duce, sulla base del suo riconosciuto gioco machiavellico, ritenesse che fosse possibile contenere le pretese della Chiesa puntando anche sulla presenza, ancorché in fase latente, di elementi massonici ben "introdotti" presso la Gran Loggia del Mondo e ciò spiega, se ce ne fosse ancora bisogno, la nomina di Grandi ad ambasciatore in Inghilterra. Se un appunto dobbiamo levare a tale "politica a base di compromessi", è l'aver deliberatamente ignorato la possibilità di costituire una Massoneria ad epicentro italico, una Massoneria pitagorica, come proposto dal Reghini e dall'Armentano.

COMPLOTTI. Pensare che tutto quanto avviene a livello mondiale non sia frutto di programmi e decisioni presi da un numero ristretto di persone, è semplicemente idiota. Ma se quelle persone fanno parte di alcune categorie professionali o razziali, allora chi scrive di queste cose è definito complotti sta, che è equivalente a "picchiatello", fissato, monomaniaco e quant'altro. Ovviamente non è così, emergendo proprio in questi anni una mole incredibile di documenti e libri (quasi sempre non tradotti in italiano) che dimostrano la verità degli assunti complottisti. Questi documenti sono abitualmente da noi esposti in video interviste, man mano che se ne presenta l'occasione. Né la globalizzazione in atto, pensata proprio per favorire la diffusione a livello mondiale di tali manovre, potrebbe dimostrare il contrario.
L'esempio ci viene proprio dai due conflitti mondiali del XX secolo. Si tratta infatti di un naturale intreccio di tre elementi fondamentali: manovre economico-monetarie, ragioni geopolitiche e approvvigionamento energetico e di materie prime (come accade oggi per la conquista colonialista dell'Africa). Tuttavia, per coloro che temono la nomea di complottista, consigliamo lo studio del passato (e del presente) dal solo punto di vista geopolitico, che comprende tutti gli elementi in gioco. Compreso quello culturale.
A tal proposito riteniamo utile concludere questo intervento citando una frase di Diego Gabutti ("Italia Oggi", 17 giugno 2011, dopo i referendum sull'acqua e il nucleare) che ci illustra quale sia il gradiente culturale nell'Italia contemporanea con il quale dobbiamo necessariamente scontarci: «Eccoci qui a contemplare, il giorno dopo, l'Italia che piace agli analfabeti della modernità (cantanti bolliti e narcisisti, politicanti disposti a tutto, mirabili icone televisive, finti romanzieri, comici che non fanno ridere). È l'Italia dei referendum passatisti, agitati nell'aria come clave da chi ha messo l'intero sistema politico in mano ai magistrati, o ha abbandonato gli acquedotti in mano a chi li ha ridotti in colabrodo, e che ha finto che il futuro dell'energia non sia l'atomo ma il mulino a vento magari alimentato dalle arie che si danno i politici… Nessuno adesso si stupirebbe se un comitato tradizionalista presieduto dai seguaci di Rosy Bindi, dei Verdi, degli avvistatori UFO, o di Gianfranco Fini, decidesse di promuovere nuove leggi popolari miranti ad abolire la carta igienica morbida, i telefonini, Internet, il PC, le lampade analogiche ed anche il dentifricio a strisce. Questo è un paese nel quale i politici vedono ovunque minacce, mostruosità, complotti, brutture, violenze, catastrofi e non si stancano di attribuire colpe, un tempo al capitalismo, oggi a un capitalista solo».
Ne riparleremo.

Giorgio Vitali     

 

Un breve commento di Maurizio Barozzi

 

Questo articolo dell'amico Giorgio Vitali, presenta delle osservazioni molto importanti anche in vista di una situazione internazionale e di conseguenza nazionale, che sta degenerando sempre più.

Mi sembra molto azzeccata la preoccupazione di Giorgio quando scrive:

«Tanto più che proprio di questi tempi si cominciano a scorgere all'orizzonte piatto, segnali di fumo, zoccolio di cavalli, presagi che si stanno organizzando bande di apaches, di peones o, peggio ancora, di "bandarlogs" alla Kipling, sotto la nobile guida dei soliti "reduci degli anni di piombo". Il momento è foriero di eventi a dir poco spiacevoli e la necessità primaria per gruppi che intendano contrastare sul loro terreno le manovre in corso, ivi comprese le retroguardie atlantiste mascherate da rivoluzionarie, è sapere cosa si vuole,e quindi se vale la pena battersi».

 

Ma, aggiungo io, occorre dubitare, schivare e avversare senza tregua, vecchi e nuovi arnesi, sotto qualsiasi maschera cameratesca si presentino, che già nel recente passato furono l servizio dell'Occidente e che spesso si è venuto a sapere che magari hanno girato il mondo, vuoi in sud America, in medio Oriente o in estremo Oriente, in qualche modo sempre e comunque a darsi da fare contro gli Stati e i governi di turno avversi o nemici agli Stati Uniti.

 

Maurizio Barozzi