Giordano Bruno; 17
febbraio 1600
Giorgio Vitali
«Non c'è pensiero che sia immune dalla sua comunicazione, e basta
formularlo nella falsa sede ed in senso equivocabile per minare la
sua verità»
T. W. Adorno
«Le forze che legano in prospettiva universale sono il Dio, il
Demone, l'Animo, l'Essere animato, la Natura, la Sorte e Fortuna,
infine il Fato. Questo grande reticolo di vincoli, che copre
l'Universo e non può essere designato con unica denominazione, non
lega sotto specie e senso di corpo, il corpo, infatti, non percuote
il senso da sé, ma attraverso un genere di energia che nel corpo
risiede e dal corpo procede».
G. B. [Nota: pare di leggere lo scritto di un fisico
post-quantistico. G.V.] |
Giordano Bruno rappresenta la sintesi filosofico-religiosa della Storia di due
secoli per lo più "italiani". Si tratta del Quattrocento umanistico (riscoperta
del pensiero-arte-architettura della classicità), ricerca delle fonti classiche
senza la mediazione del Medioevo, e slancio creativo cinquecentesco su queste
basi. Il fatto che l'opera di G. B., che consta in una ponderosa mole di opere
scritte durante le sue faticose peregrinazioni nei vari paesi d'Europa, braccato
senza posa dal fondamentalismo cattolico e protestante, che lui condannava come
«Spirito di Setta» ("Spaccio" 87-91) perché per lui, come per Noi, il compito
della religione è innanzitutto "morale", non abbia potuto incidere in maniera
adeguata alla forza del suo pensiero, non ci deve impensierire perché da una
parte le sue opere sono state occultate per secoli, riemergendo alla luce solo a
fine ottocento, e sono ancora sotto la lente d'ingrandimento degli studiosi,
mentre da un'altra è un bene che il pensiero di fine novecento sia arrivato per
propria evoluzione, alla quale ha contribuito non poco l'evoluzione della
cultura scientifica ( basata sulle prove), alle sue stesse conclusioni.
G.B. infatti, durante la sua breve vita ma nel lungo percorso del suo pensiero,
ha affrontato tutti i problemi connessi con lo scibile, così come si
presentavano all'epoca, tra cui a noi interessa in particolar modo il rapporto
tra fede e ragione, come evidenziato da Giovanni Gentile. Secondo G. B. è
ragionevole la separazione tra fede e ragione per l'incommensurabilità dei
rispettivi campi.
Importante, da questo punto di vista, la distinzione tra Ragione e Conoscenza,
quale sarà affermata ed accettata dal Bellarmino attraverso il processo a
Galilei. Importante sottolineare, in questa breve relazione, la funzionalità
della scienza cosiddetta "sperimentale", affermata nelle sue basi
materialistiche al "dualismo" quale sarà in seguito codificato dal
cartesianesimo, che ha permesso fino ad oggi, in Occidente, di rivendicare a sé
ed esclusivamente a sé la cura delle "anime" ed il viatico per la "Vita dopo la
Morte". Non a caso il Bellarmino era gesuita, per definizione esperto di cose
politiche. E non a caso le "ecclesiastiche autorità" furono indotte ad affidare
ad un gesuita, fatto dipoi santo per l'acutezza delle scelte, la conduzione di
processi inquisitoriali che avrebbero lasciato il segno per secoli. Pertanto
dobbiamo addebitare ad ignoranza delle vere tesi elaborate da G. B. e ad una
cultura positivistica, legata anche a conflittualità fra Massoneria e Papato, la
definizione di «martire del libero pensiero», per quanto riguarda il Bruno del
tutto fuorviante. Giordano Bruno non era né poteva essere un libero pensatore,
al contrario si trattava di un pensatore vincolato al rigore di un pensiero che
spazia nella profondità dell'Essere, come confermato proprio dalle vette
raggiunte attualmente dall' epistemologia contemporanea.
Pensatori e scienziati neo-platonici
La sorte di Giordano Bruno è stata la sorte di tanti pensatori e scienziati che
lo hanno preceduto e lo hanno seguito.
Fra questi, anche perché ricordati nel suo monumento a Campo de' Fiori, Michele
Serveto, bruciato a Ginevra nel 1553, per ordine di Zwingli e Capitone, due
individui che possiamo definire espressione brutale del clericalismo integrale,
dopo essere riuscito a sottrarsi per un certo tempo sotto falso nome (Michel de
Villeneuve). Capi d'accusa contro di lui, formulati da Calvino, di essere vicino
all'eresia ariana; di revisione, correzione, annotazione della geografia di
Tolomeo, di avere "capito" la circolazione polmonare con le sue implicazioni
teologiche, e di misticismo neoplatonico rinascimentale.
Giulio Cesare Vanini, bruciato a Tolosa nel 1619, dopo asportazione cruenta
della lingua, per aver sviluppato motivi magico-astrologici. Secondo Vanini, non
esiste mondo soprannaturale. Le religioni sono creazione delle classi dominanti.
La sua elaborazione filosofica e scientifica deriva in linea diretta da
Pomponazzi, Machiavelli, Cardano, Scaligero.
Scrive G. C. Vanini ("Dialogo" XXV):
«G. C. - Ma, dice il Cardano, il calore del Sole genera ogni cosa ed è l'Anima.
Da questa, adunque, tutto riceve sua vita, tutto è quindi animato..
Ales. - E tu, Giulio caro, che pensi e che rispondi?
G. C. - A parer mio, se il calore fosse l'anima, allora il Sole diverrebbe
l'anima di un sorcio generato nella putredine. [All'epoca si credeva ancora
nella generazione spontanea. Nota mia]. Di più, l'anima di una mosca formerebbe
con quella del sorcio una cosa sola. [Attenzione al significato
filosofico-religioso degli OGM! Nota mia]. La proposizione conseguente si prova,
essendochè, da un'anima sola non vengono generate anime diverse.
Ales.- Ma il Cardano risponde: se il calore non è l'anima, almeno ove è calore
ivi l'anima esiste, e ove l'anima esiste, ivi palpita la vita. Ma nella pietra
si nasconde il calore, quindi l'anima, quindi la vita».
Non possono sfuggire alla lettura di così poche frasi quanto in questi pensieri
si sia lontano le mille miglia dall'ortodossia cristiana, nelle due versioni
cattolica e protestante e quanto questi pensieri siano pervasi da il motivo
panteistico presente in tutti questi grandi precursori di una rivoluzione
silenziosa che ci accompagna oggi.
Dall'elenco non può mancare anche un altro grande italiano Tommaso Campanella,
deceduto di morte naturale il 22 maggio 1639 a Parigi, protetto da Luigi XIII e
dal Richelieu, non senza aver trascorso buona parte della sua esistenza nelle
carceri cattoliche, tra cui una "vacanza" nelle carceri del Sant'Uffizio a Tor
di Nona, nel 1595, dove ebbe per compagno proprio Giordano Bruno.
Così egli è oggi definito: naturalista in etica, nella vigorosa concezione
dell'autonomia morale, precursore di Kant, panteista in religione ed insieme
teista, deista e cattolico, riformatore politico audacissimo ("La Città del
Sole").
In altra sede ci riserviamo di illustrare le conseguenze culturali,
architettoniche ed urbanistiche della Città del Sole.
Per ora ci limitiamo a questi nomi per illustrare che tutti coloro che in
qualche modo allacciavano il proprio pensiero alla tradizione neo-platonica
pre-cristiana erano crudelmente perseguitati. Segno che le lotte che
accompagnarono la nascita del cristianesimo, lotte comunque intestine al
neo-platonismo, erano il fondamento delle preoccupazioni ecclesiali. Allora come
oggi.
A testimonianza della gentilezza d'animo, della squisita eleganza, dell'afflato
ecumenico e della correttezza giuridica formale dei giudici di G. B. occorre
tener presente che poco prima del suo rogo precisamente il 16 di settembre, era
stato bruciato in quella stessa piazza, al cospetto dell'ambasciata di Francia,
un povero frate piuttosto giù di testa, Celestino da Verona, reo di aver negato
che «Cristo Nostro Signore avesse redento il genere umano». Il Celestino era,
tra l' altro, uno dei maggiori accusatori di G. B. E forse il suo rogo accelerò
quello di G. B. il quale, proprio il 10 settembre si era detto pronto ad
abiurare. Ma devono essere subentrate alcune interferenze, fra le quali di
sicuro le rimostranze dell'Ambasciatore francese, ed allora, per dispetto, il
papa gli approntò un altro rogo al fine di profumare, con l'odore di carne umana
bruciata, la facciata di quella bellissima costruzione che va sotto il nome di
Palazzo Farnese.
Antropologia delle societa' complesse
Prima di giungere ad una rapida conclusione, occorre ricordare che la
comprensione di alcuni termini usati dal Bruno, come "ragione" deve tenere
presente che l'uomo del 2000 ha dietro di sé secoli di cultura scientifica che
si è sviluppata di pari passo con il pensiero matematico, e razionalista, con le
scienze cosiddette "esatte" come la chimica e la fisica, basate a loro volta
sulla matematica, di cui proprio il Bruno fu un grande anticipatore. Queste
scienze hanno riverberato anche su persone non specificamente acculturate in una
cultura "razionalista" che non era per nulla quella del cinquecento, anche
perché il grande momento delle matematiche fu proprio quello a cavallo fra il
seicento ed il settecento. La ragione definita dalla filosofia all'epoca del
processo a Bruno non era quella che pensiamo noi oggi. E d'altronde la
sociologia c'insegna che la struttura sociale è l'insieme della rete di
relazioni possibili e pensabili tra individui che appartengono a quell'insieme.
In questo contesto, nella loro maggioranza, gli eventi, soprattutto quelli
biologici, sono interpretati come esito di quella serie di rapporti, che a loro
volta sono rapporti di forza e rapporti strutturali, relazioni di senso sociale.
In questo senso, occorrerebbe riaffermare con molta energia quell'eredità
dell'Illuminismo, oggi del tutto disattesa da tutte le forze politiche, che
consiste nell'ineludibile legame tra progresso scientifico, progresso materiale
progresso morale. Ed è proprio il pensiero di Bruno che ci dovrebbe accompagnare
nel recupero di una concezione di "razionalità" destinata fatalmente a ricadere
nel buio di quel fondamentalismo religioso che in epoca di feroci guerre di
religione sacrificò la vita di tanti pensatori che avrebbero potuto riportare
equilibrio fra le coscienze. I tempi emergenti, con la globalizzazione in atto
destinata a sconvolgere tutti gli equilibri esistenti da millenni, l'aumento
incredibile della popolazione umana, la volontà di potenza che forte di armi
finora mai pensate dall'uomo si è concentrata in alcuni gruppi di potere,
richiedono un ripensamento che non può più venirci dall'ingenuità dualistica
cartesiana sulla quale da qualche secolo si sono adagiati gli uomini,
soprattutto gli "occidentali" e gli "occidentalizzati".
Eresia bruniana
Ricordiamo che l'eresia di Bruno trova fondamento nella convinzione che tutto
sia intriso di divinità, e che l'Universo sia infinito e senza Centro. Dio
dunque, intride questo Universo infinito.
Il dubbio bruniano sui dogmi classici della cattolicità, quello
dell'incarnazione e quello della Trinità, è stato più che sufficiente per
mandarlo al rogo. Oggi però noi sappiamo che tanto la Trinità (derivazione della
concezione indiana della Trimurti, fatta propria dai filosofi alessandrini
inventori del cristianesimo), e l'incarnazione, blanda derivazione di Miti
pagani consistenti in divinità fecondanti femmine umane, sono espressioni della
religiosità generalizzata e non frutto di uno specifico pensiero religioso che
si è arrogato nel tempo il diritto di processare, torturare ed assassinare
persone per il semplice fatto che la pensavano non diversamente, ma meglio.
Per Bruno, Dio non è sostanza trascendente, è invece presente nella Natura come
principio immanente e ricettacolo delle forme. Il pensiero di Bruno è vivo per
la sua carica di pantesimo. È il nichilismo dei tempi moderni che reclama un
riempimento. La materia non è caos o privazione e non è separata da quella
divinità che, agendovi, produce le forme.
Aveva ragione Pitagora: Non ci sono le singole cose, ma il tessuto armonico
delle cose.
Giorgio Vitali
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