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da "Rinascita" (7 giugno 2012)

 

Ritornano gli scoop degli anni '50:

Hitler non è morto nel bunker di Berlino

Maurizio Barozzi       

 

Ci risiamo: ogni tanto, a scadenze periodiche, si diffondono servizi che prospettano la possibilità che Hitler non si sia ucciso il 30 aprile 1945 nel bunker della cancelleria di Berlino, ma sia riuscito a fuggire in sud America. Questa volta lo si darebbe approdato in Patagonia dopo un avventuroso viaggio con un sottomarino e portandosi appresso Eva Braun e qualcuno ci aggiunge anche Blondi, il suo pastore tedesco.

Si sarebbe nascosto, dicesi, nella Estancia San Ramon, una grande fattoria della Patagonia argentina, ai piedi delle Ande, dove avrebbe vissuto dal 1945 al 1959 o 1962 (la data di morte sarebbe incerta).

Questa nuova, anche se vecchia ipotesi è stata rilanciata, sia pure con prudenza, domenica dal quotidiano "Il Giornale" con un servizio e un intervista a uno storico di cui è stata pubblicata la prima puntata. Anche il Sito della "Effedieffe.com" ha pubblicato un articolo di Luciano Garofoli che tratta, sia pure in maniera più defilata, lo stesso argomento premettendo, prudentemente, che tale ipotesi non è ancora pienamente dimostrata.

Inutile aggiungere che la notizia è stata ripresa e rilanciata da vari Siti on line.

Di colpo abbiamo avuto la sensazione di rivivere gli anni '50 e '60 quando i rotocalchi dell'epoca vendevano milioni di copie anche grazie a notizie sensazionali come questa che erano il piatto forte dei loro scoop. Anche la famosa e diffusissima rivista internazionale paramassonica "Selezione del Reader's Digest" contribuiva spesso a diffondere notizie di questo tipo.

Ovviamente ci sono anche vari autori che hanno scritto, anche recentemente, libri sull'argomento. Per esempio Gerrard Williams, giornalista britannico, "Grey Wolf, The Escape of Adolf Hitler", in quale in un'intervista rilasciata a "Sky New" (i documentari e servizi storici, gli Story Channel a diffusione mondiale della Sky di Murdoch, a nostro avviso, hanno valore zero) dichiarava: «Non vogliamo riscrivere la storia, ma le prove che abbiamo trovato sulla fuga di Hitler sono schiaccianti per poter essere ignorate», beato lui.

Si cita poi anche un famoso giornalista argentino Abel Basti che si è dedicato molto allo studio della migrazione di parecchi gerarchi nazisti nel suo Paese, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale ed è anche autore del libro "Hitler in Argentina".

Secondo questo autore e come riportato da Garofoli nella Effedieffe.com, Hitler ed il suo seguito si rifugiarono:

«In un piccolo villaggio della provincia di Cordoba chiamato La Falda, dove da molto tempo vivevano Walter e Ida Eickhorn, meglio conosciuti come i principali agenti del Terzo Reich in Sud America. Nella loro casa per lunghi anni lavorò la domestica Catalina Gamero (all'epoca del racconto del Basti in vita e dalla buona memoria). Proprio lei gli aveva raccontato che nel 1949 servì Hitler in un piccolo albergo di proprietà degli Eickhorn, che chiamavano il Fuhrer con l'appellativo di "cugino". Hitler alloggiò in tutto un paio di giorni nel piccolo albergo per poi trasferirsi nella nuova casa appena costruita dai coniugi sulla collina Pan de Asucar. Inoltre è stata conservata la corrispondenza relativa a quegli anni tra gli Eickhorn ed il loro "cugino", nonchè alcune fotografie che li ritraggono assieme (ci piacerebbe veramente vederle! N.d.A.)».

Poi, racconta questo Abel Basti il Führer si stabilì nella Estancia de San Ramon, vicino ad Idalco, sul lago Nahuel Huapi, distante un ottantina di chilometri da San Carlos de Bariloche, dicesi in una villetta in stile tirolese (pure? N.d.A.) ai piedi delle Ande al confine con il Cile.

Sia pure con un certo disincanto, vista la difficoltà o per meglio dire la quasi impossibilità di addentrarci in una inchiesta del genere, vogliamo dare un nostro parere.

A scanso di equivoci premettiamo che la nostra esperienza nelle ricerche storiche e nello studio della storia stessa, ci ha insegnato che quanto, più o meno ufficialmente, viene palesato all'opinione pubblica è in massima parte falso o comunque non del tutto veritiero. È questa una costante che ha origine e causa in una infinità di motivi, primo tra tutti quello della conservazione e continuità del potere. Per districarsi e far luce nella verità storica occorrono anni, se non secoli e un lungo e laborioso lavoro di ricerca, studio e comparazione.

Questo per dire che non ci pronunciamo per partito preso o per scetticismo congenito, ma perchè siamo del parere che pur partendo da una presunzione di dubbio su quanto la storia corrente ci mostra ufficialmente, prima di addentrarci in ipotesi, teorie e versioni alternative, bisognerebbe avere prove sufficienti.

E quando si parla di prove sufficienti occorre prendere in esame tutte quelle testimonianze, quei nominativi, quei documenti che è possibile controllare e verificare, specialmente quando siamo in presenza di luoghi stranieri e nominativi stranieri. Altrimenti ci mettiamo sul piano dei creduloni negli UFO (intesi come velivoli extraterresti) e negli Alieni, dove a prova della loro esistenza sono spesso portati presunti testimoni e interviste, anche di celebri personalità, magari pagate a suon di dollari, ma che non è possibile o facile verificare.

La stessa cosa possiamo dirla quando si citano documenti, pseudo segreti, ma "ovviamente" dicesi recentemente venuti alla luce, di solito dalle forze armate statunitensi o dalla CIA-FBI o come nel caso in questione anche dai Sovietici. Tutte denominazioni eclatanti che fanno colpo, ma che non dicono e non servono a niente se non è possibile effettuare una verifica precisa.

Detto questo, entriamo in argomento: la fuga di Hitler dal bunker di Berlino.

Cominciamo col dire che ogni ipotesi di questo genere inizia sempre con la confutazione e la messa in dubbio delle informazioni rese pubbliche dai sovietici circa i loro ritrovamenti e la loro inchiesta che portarono alla identificazione delle due salme carbonizzate, ritrovate nel bunker, come appartenenti a Hitler e Eva Braun.

È plausibile che i sovietici non abbiano detto tutta la verità sulla fine di Hitler e su quanto da essi effettivamente scoperto, ma questo, a nostro parere, non autorizza voli di fantasia.

Anzi le ipotesi contrarie, ovvero che quel corpo carbonizzato non sia quello di Hitler ci sembrano alquanto inconsistenti.

A nostro parere gli atteggiamenti ambigui, quel dire e non dire da parte dei sovietici circa la fine di Hitler, non erano causali, ma avevano un scopo ben preciso: alimentare lo spauracchio di Hitler e del nazismo, lasciar intendere, non ufficialmente, che fosse ancora vivo, era una sottile politica psicologica, estremamente utile nei confronti dei paesi dell'est Europa assoggettati. Quasi un messaggio ricattatorio come per dire: attenti che Hitler non è morto, ma ci siamo noi a difendervi e quindi dovete stare nel nostro schieramento internazionale.

Le contraddizioni e incertezze presenti nelle dichiarazioni, nelle informazioni e nelle documentazioni, di volta in volta, presentate dai sovietici, quindi, non erano casuali.

Sia pure in misura minore, ma anche agli americani faceva comodo alimentare questa fola. E soprattutto tornava utile agli editori i quali, come noto, fanno soldi a palate con le "leggende metropolitane" di grande fascino e richiamo.

Ma ci si dirà: perchè voi, che pur come avete appena asserito, non credete alla storia ufficiale, scartate quasi a priori questa ipotesi? Rispondiamo che lo facciamo, oltre che per la inconsistenza delle prove in contrario addotte, in base ad un minimo di buon senso storico e applicando una certa logica agli avvenimenti conosciuti.

Secondo questa ipotesi, infatti, dovremmo pensare che Hitler, dapprima volle ostinatamente chiudersi in Berlino, cosciente della fine che lo aspettava e quale soluzione che riteneva giustamente l'unica possibile in quella situazione, di fatto sacrificandosi e coinvolgendo indirettamente anche Goebbels e famiglia che gli vollero rimanere fedeli. Fatto questo, addirittura, avrebbe poi sconfessato e destituito da tutte le loro cariche Himmler e Goering che in quegli ultimi giorni di aprile cercarono contatti per concordare una resa con gli Alleati, che Hitler invece non riteneva nè possibile, nè onorevole. Quindi dopo questo suo fermo e dignitoso atteggiamento, all'ultimo momento egli se la filò alla chetichella da quell'inferno. Non è assolutamente credibile.

Nè può far testo il fatto che, verso quelle mete sud americane, fughe dell'ultim'ora ci furono veramente per alcuni ufficiali e gerarchi nazisti e nel complesso, a guerra finita, vi trovarono rifugio una moltitudine di loro, ma si badi bene: quasi tutti ben controllati dalle intelligence statunitensi e spesso in qualche modo, agganciati dalla CIA con la quale entrarono in collaborazione.

Di conseguenza, non estranei, salvo casi eccezionali, erano poi questi fuggiaschi al Mossad israeliano.

Possiamo quindi dare per scontato che se veramente Hitler fosse rimasto vivo e nascosto da quelle parti, l'intelligence americana e israeliana lo avrebbero sicuramente saputo e non si sarebbero fatti sfuggire l'occasione di catturarlo per consumare una spettacolare e teatrale vendetta: altro che Eichmann! Tanto più se poi rispondessero al vero le ricostruzioni dei movimenti verificatisi alla citata San Carlos de Bariloche, dove sembra che vi passarono moltissimi nazisti fuggiti dall'Europa e dicesi che ci soggiornò anche Eichmann, poi rapito dal Mossad. Si dice anche che Erich Pribke vi aveva aperto una pasticceria.

E il passaggio di Hitler da quelle parti e con tutta quella gente, sarebbe sfuggito alle Intelligence occidentali o, peggio ancora, queste pur essendone a conoscenza fecero finta di nulla?

Ma oltretutto, una permanenza pluriennale in luoghi, sia pure poco accessibili come nella Estancia de San Ramon, di una coppia come Hitler ed Eva Braun, per quanto protetta, difficilmente poteva avvenire senza che uscisse fuori almeno una foto. La mancanza di una foto del genere è veramente difficile a spiegarsi.

Ed infine, dobbiamo tenere presente che ad aprile del 1945 Hitler aveva compiuto 56 anni, una età relativamente ancora giovane anche per la vita media di quel tempo (circa 65 anni), ma era in condizioni fisiche disastrose. Ne abbiamo ampie prove, documentazioni e testimonianze. Egli si reggeva in piedi solo con un tremendo sforzo di volontà. Ebbene, vi pare possibile che in quelle condizioni fisiche, per non parlare di quelle psicologiche ed esistenziali, che poi erano state la causa prima del suo deterioramento fisico, giunti alla fine, al totale crollo del nazionalsocialismo, della Germania, ecc., fuggito alla macchia, potesse campare, come uno zombi, fino al 1959/62?!

Teoricamente tutto è possibile, ma ci sembra veramente improbabile.

È con queste considerazioni speriamo di aver contribuito a far chiarezza in questo argomento, anche se ci rendiamo conto che questa materia sarà dura a morire, perchè la mancata cattura di Hitler, il suo dignitosissimo suicidio, non sono stati digeriti dai "padroni del mondo", dai mostri che hanno scatenato il secondo conflitto mondiale e quindi per tanti, anche questo, è un mezzo per insozzarne la figura, ma a tutto c'è un limite.

Maurizio Barozzi        
 

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