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11 settembre 2001

I debunkers alle corde

 

Maurizio Barozzi    (2 dicembre 2015) 

 

«Non solo per le tante scoperte che si sono aggiunte sugli attentati dell'11 Settembre in America, ma anche per la qualità e le metodologie di indagine oggi applicate, dai team di studio e di indagine di Architect & Engineers e nel Consensus Panel si può dire che i debunkers o "cacciatori di bufale", sono alle corde. Un esempio in come i debunkers utilizzavano le osservazioni di Danilo Coppe esperto italiano in demolizioni»

 

Gli studiosi di alta professionalità in ARCHITECT & ENGINEERS e nel CONSENSUS PANEL, hanno oramai spiazzato e, di fatto demolito, le argomentazioni dei debunkers, i cosiddetti "cacciatori di bufale", preposti a supportare le false "verità ufficiali" su quegli attentati (vedere qui nel sito "9/11 La verità sul WTC).

Questi debunkers non di rado assolvono una subdola funzione di inquinare il quadro dei fatti, impiegando i metodi che spesso usano gli avvocati difensori di certi criminali pur inchiodati da prove schiaccianti.

Si sa infatti che le testimonianze e le perizie presentano spesso aspetti non chiari e assoluti, che comunque possono sempre essere contestati con speciose argomentazioni, o altri dati che in ogni prova contraria, seppur schiacciante è sempre possibile scovare. Solo che in tribunale vi sono poi i confronti, le contro perizie, il dibattimento e se il caso gli artifici speculativi della difesa, in presenza di prove salde se non incontrovertibili, vengono vanificati.

Ma nella discussione generale, nell'ambito dell'opinione pubblica, in un dibattito tra tante persone che non hanno cognizioni tecniche e scientifiche particolari, i debunkers possono ottenere risultati, non solo usando dati e tabelle non adeguate alle vere realtà dei fatti, ma anche con vari artifici psicologici atti a confondere, a deridere, mettere sul canzonatorio la controparte.

Fino a poco tempo fa, i debunkers e i "complottisti" si confrontavano a forza di "Tabelle" e dati scientifici e questo confronto non sortiva alcun risultato.

Era infatti perfettamente inutile, per esempio, stare a discutere se l'acciaio comincia a cedere o "ammollarsi" a 600 gradi centigradi come asserito dai debunkers o a 1000 C° come sostenevano i "complottisti", perchè in teoria entrambe queste condizioni possono essere vere, nel senso che occorre prima stabilire la qualità dell'acciaio considerato, le accortezze di impiego, quindi le eventuali protezioni termiche, poi i tempi di esposizione al calore, e tante altre situazioni reali.

Quindi gli incidenti occorsi non vanno analizzati in teoria o solo sulla base della comune esperienza, ma va rapportato alla reale modalità e dinamica che li hanno caratterizzati, osservandone gli sviluppi e le particolarità, e solo dopo si possono adattare i dati scientifici conosciuti.

Ed è proprio quello che hanno fatto, con grande competenza tecnica e scientifica, Architect & Engineers e Consensus Panel, dimostrando in base a quanto si osservava, si misurava e si analizzava, che le tre, dicasi tre torri, del WTC, implosero su se stesse simmetricamente, con tratti di velocità a caduta libera e, clamorosamente, si è ripetuto lo stesso crollo per ben tre volte, di cui una su un edificio (il n. 7), neppure colpito da aerei. Le osservazioni dei fenomeni delle rispettive cadute, dimostravano che non potevano che essere state fatte implodere con una demolizione controllata.

Rapportando quindi le conoscenze scientifiche ai reali avvenimenti osservati, le tesi dei debunkers venivano smantellate e a questi oramai non resta che negare le evidenze.

L'efficacia di questa metodologia, per fornire un esempio, la si riscontra rapportandola alle deduzioni rese da un esperto italiano di demolizioni controllate, il geo-minerario esplosivista, ed anche criminologo Danilo Coppe.

Coppe era il fiore all'occhiello dei debunkers perché intervistato a suo tempo e pur ammettendo di non aver studiato approfonditamente e specificatamente gli attentati dell'11 Settembre e quindi di non avere, in alcuni casi, elementi sufficienti per rispondere, aveva fornito alcune considerazioni sulla base delle sue esperienze e conoscenze.

(Vedere intervista a Danilo Coppe in:

http://www.luogocomune.net/site/modules/911/index.php?filename=911/5-WTC/20domande/20domcoppe2.html e in Storia in Rete N. 71 settembre 2011 ).

 

1: Coppe aveva affermato che "minare" le tre Torri con della termite o nano termite, avrebbe richiesto l'uso di voluminosi apparati, mensole, ecc., difficilmente occultabili, l'impiego di molti uomini e una enorme quantità di energia elettrica per gli inneschi con i radiocomandi. Ergo non era possibile pianificare ed eseguire in segreto questa demolizione controllata.

 

RISCONTRI: su questo aspetto si può dire che a tutt'oggi, a nessuno è possibile pronunciarsi con cognizione di causa, perché negli Stati Uniti, con sospetta è perfida manovra, è stato impedito, fin da subito, di procedere ad inchieste, ricerche e analisi dei reperti degli attentati. Leggi apposite hanno protetto la segretezza di testimonianze, video, documenti e quant'altro. Di conseguenza, in mancanza di analisi, riscontri e ricerche mirate, non è possibile stabilire o ipotizzare come sono stati predisposti e messi in atto quegli attentati. Oltretutto non sappiamo neppure quali mezzi esattamente venero impiegati, si parla di termite o nanotermite e se ne sono riscontrate tracce, ma non sappiamo quale tecnologia, probabilmente militare e segreta, sia stata utilizzata. Quindi su questo aspetto è impossibile, da parte di chicchessia avanzare prove incontrovertibili.

 

2: a domanda di come sia stata possibile la frantumazione e polverizzazione degli edifici che richiederebbe una enorme energia o gli stati di groviglio e fusione in cui si trovati molti materiali dopo i crolli, Coppe ricordava, che questa energia, tra l'altro, poteva benissimo essere stata fornita dalla forza di gravità. Le forze asimmetriche e complesse che si sviluppano in un qualsiasi tipo di crollo, disse, determinano in ogni caso la disintegrazione delle masserizie oltre che delle strutture stesse e le pressioni cui vengono sottoposte le materie costruttive sono inimmaginabili.

 

RISCONTRI: Precisi studi hanno determinato che l'energia necessaria per polverizzare il cemento e smembrare quelle strutture d'acciaio è calcolabile in 1.255 giga joule. Una misura decisamente lontana dagli stimati 508 giga joule di potenziale energia gravitazionale contenuta negli edifici. Inoltre, confermando come ogni teoria va sempre adeguata alla realtà riscontrata, si è fatto osservare che la quasi totale polverizzazione del cemento e lo smembramento delle strutture d'acciaio, diventa ancora più incomprensibile se si pensa che il crollo è avvenuto "essenzialmente in caduta libera".

 

3: Coppe ridimensionava le deduzioni fatte sugli "sbuffi" notati fuoriuscire dalle finestre, che per i "complottisti" potevano denunciare esplosioni, quindi asseriva la possibilità effettiva che la struttura di quelle Torri, fosse predisposta ad un cedimento strutturale e il fatto che i pezzi delle Twin Tower (ma c'è anche l'Edificio 7, N.d.R.) che crollavano hanno lesionato la struttura della "gabbia" in diverse zone sia in quota che nelle fondamenta, e pertanto si era determinato un crollo a causa di un cedimento strutturale.

 

Foto, da:

http://www.luogocomune.net/site/modules/911/index.php?filename=911/5-WTC/20domande/20domcoppe2.html

 

RISCONTRI: I complottisti avevano sempre ribattuto contestando questi dati e queste considerazioni con altri dati e considerazioni (ad esempio il lancio di oggetti e travi ad eccessiva distanza dalle torri in caduta), ma il confronto restava sterile e forse il solo punto a favore dei complottisti poteva essere quello che questo cedimento strutturale era alquanto singolare e incredibile che si era potuto ripetere su ben Torri quando in passato, come ammetteva il coppe, esempi simili, con analoghe alte strutture in acciaio non si erano mai verificati.

Orbene, oggi ARCHITECT & ENGINEERS e CONSENSUS PANEL hanno superato tutto questo, rapportando tutte le teorie, ai reali fatti riscontrati ed osservati.

Si è così potuto dimostrare che a prescindere dalla possibilità o meno di un cedimento strutturale, niente stava ad indicare che questo genere di cedimento si sia verificato. Un cedimento strutturale ha una sua fenomenologia e dinamica particolare, dei tempi di ritardo dettati dalle leggi della fisica, e da quanto si può osservare analizzando il video di quei crolli, non si può assolutamente parlare di cedimenti strutturali, di cui mancano le caratteristiche, mentre ogni osservazione sta ad indicare che si è in presenza di una demolizione controllata con tutti i suoi classici fenomeni.

Dove forse Coppe aveva deluso i debunkers era nella sua risposa alla domanda: «Che spiegazione si può dare, riguardo alla presenza fra le macerie di svariati piloni di supporto, che risultano tagliati in diagonale, esattamente come prevede l'azione di una carica cava delle demolizioni controllate?»

E qui Danilo Coppe ammetteva di avere troppo pochi elementi per questa valutazione. Gli mancava una foto ad alta definizione e degli ingrandimenti. Meglio ancora vedere l'oggetto ed avere interviste di chi ha operato nello sgombero delle macerie e chiedere se sono stati effettuati "tagli a cannello". Quindi confessava che questo elemento è quanto di più curioso dal punto di vista tecnico, visto che effettivamente è una lavorazione molto simile a quella che si ottiene con le cariche di taglio.

Come si vede quindi, il problema non è più se l'esperto Danilo Coppe avesse ragione o meno nelle sue enunciazioni e considerazioni teoriche o di sue esperienze e non si mette in dubbio che possa anche aver ragione, ma che quelle considerazioni non sono adattabili agli specifici crolli e loro fenomenologia delle tre Torri del WTC.

Resta quindi pienamente valida la possibilità di una demolizione controllata, anche se non è possibile stabilire come, con quali modalità, materiali e personale sia stata fatta.

Maurizio Barozzi    (2 dicembre 2015)       

 

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