da
http://www.rinascita.eu/?action=news&id=17899
Il portato storico, politico e strategico di
Jalta
Maurizio
Barozzi (21
novembre 2012)
Sia pure con un sintetico accenno vogliamo
inquadrare, una volta per tutte, il portato storico, politico e strategico di
quelli che furono gli accordi internazionali stabiliti nella Conferenza di Jalta
dal 4 all'11 febbraio del 1945, tra Alleati (Inglesi e Americani) e Sovietici in
procinto di vincere la guerra.
Accordi che sancirono la spartizione dell'Europa in due sfere di influenza: una
assegnata, tanto per usare le definizioni propagandistiche del tempo, al
cosiddetto "mondo libero" cioè all'Occidente e l'altra, i "paesi
dell'Oltrecortina", all'URSS.
Due aree di influenza e di ingerenza totale dove le nazioni, in tal modo
inquadrate, dovettero uniformarsi al sistema di vita economico e culturale dei
loro occupanti oltre ad essere poste in condizioni di "sovranità limitata".
Se questi "accordi" non si comprendono bene e non si inquadrano in tutta la loro
portata strategica non è possibile esprimere valutazioni nè, tanto meno,
elaborare analisti storiche su tanti avvenimenti che hanno coinvolto e spesso
sconvolto i paesi della vecchia Europa, in particolare, per quanto ci concerne
in Italia, tutto il lungo periodo stragista e dei successivi anni di piombo
dove, una superficiale osservazione, fatta da storici anche qualificati, tende a
valutarlo come conseguenza di quella "guerra fredda" o lotta al comunismo, con
la quale si doveva impedire al PCI, il più forte partito comunista d'Europa, di
prendere il potere. Vedremo, invece, come questi aspetti della guerra fredda e
dell'anticomunismo erano del tutto secondari, perchè quanto è accaduto, quella
sottile ed infame "guerra non ortodossa" o guerra di basso profilo, fatta di
violenze, assassinii e bombe, aveva sopratutto un altro fine recondito: quello
di destabilizzare il quadro politico e sociale della nazione, al fine
"stabilizzare" ovvero mantenere saldamente ingessata l'Italia nell'inquadramento
Atlantico.
Il contrastare il comunismo: dai "comitati civici", alle schedature nei
sindacati, alle infiltrazioni nei gruppi marxisti lenisti o filo cinesi, alle
bombe false flag, ecc., che pur c'è stato, era però un aspetto del tutto
accessorio, se non addirittura un pretesto. Ma per comprendere tutto questo
occorre appunto analizzare e valutare gli accordi di Jalta nella loro vera
funzione e portata.
Cominciamo con il constatare che gli accordi di Jalta ebbero una portata
strategica e in qualche modo restarono in vigore per circa 44 anni, venendo
simbolicamente meno con la caduta del muro di Berlino nel novembre del 1989.
Essi introdussero in Europa, a guerra finita, un assetto relativamente
transitorio (se così si può chiamare quasi mezzo secolo di vita), ma fortemente
voluto e tenacemente mantenuto dai vincitori della guerra che nelle intenzioni
delle menti massoniche o mondialiste, che li avevano progettati, dovevano
preparare la strada a quello che avrebbe poi dovuto essere un Nuovo Ordine
Mondiale (puntualmente affermatosi con gli anni '90), quale altra fase
transitoria verso una desiderata, anche se alquanto problematica, Repubblica
Universale (fase di arrivo del dominio mondiale).
L'idea di Jalta, ovviamente, nasce molto prima della sua definizione avvenuta
nel febbraio 1945: essa scaturisce dal constatato fallimento degli assetti post
bellici della precedente guerra mondiale e prese corpo negli incontri tra i "tre
grandi" a Teheran a fine novembre 1943, quando Stalin e Roosevelt mostrarono una
certa concordanza di vedute, coinvolgendo l'Inghilterra, ma si può dire che
questa "strategia" di grande portata, era praticamente in auge già dal momento
in cui ci fu il coinvolgimento della Russia nella Seconda guerra mondiale, un
coinvolgimento che era facile prevedere, una volta superata la fase militare
critica del 1941, avrebbe proiettato questo enorme paese, potenzialmente ricco
di ogni risorsa a divenire una grande potenza, affiancando l'altra grande
potenza che si dispiegava sui due oceani, gli USA.
Fu così che le lobby mondialiste presero in mano la strategia bellica Alleata,
piegando ai loro voleri anche gli interessi geopolitici britannici, per i quali
era evidente che l'avvento di due Superpotenze a livello mondiale avrebbe
determinato il tramonto della potenza inglese e la perdita del suo Impero. Ma
tanta era salda e forte la presenza di queste lobby, che si dispiegava sull'asse
Wall Street di New York e City di Londra, che tutto venne subordinato a queste
esigenze mondialiste.
Fu così che la strategia bellica Alleata, da quel momento in poi, si inquadrò
anche in una tattica militare particolare, per la quale il fine principale era
quello di attendere che i Sovietici uscissero dalla crisi militare e prendessero
il sopravvento sui tedeschi, consentendo loro di raggiungere le aree geografiche
europee che si ipotizzava di assegnargli e che poi a Jalta vennero
effettivamente definite con ben precisi accordi.
Gli Alleati quindi, dopo l'invasione in Normandia del giugno 1944,
operativamente molto più avanti dei sovietici, avrebbero potuto entro pochi mesi
occupare la Germania, passando magari anche da Sud, il "ventre molle" del
dispositivo di difesa tedesco, ma invece, frenarono le loro iniziative,
territorio italiano compreso, per consentire ai sovietici, di piegare la
resistenza tedesca e straripare nell'Europa dell'Est. Addirittura ad aprile 1945
alcune truppe americane, spintesi troppo avanti, vennero fatte retrocedere per
lasciare il campo ai sovietici "ritardatari".
In sostanza Jalta era stata una nuova strategia globale finalizzata alla
dissoluzione della vecchia Europa con i suoi assetti statali, le sue energie
vitali e la sua cultura, cosa questa che non era riuscita nel 1919 al termine
della Prima guerra mondiale con la creazione ex novo di vari aborti nazionali
(Jugoslavia, Cecoslovacchia e la riesumazione della Polonia) e l'accerchiamento
della Germania (il cuore del continente).
Neppure le imposizioni di un disarmo unilaterale, il taglio di vari territori, e
l'applicazione di pesantissimi indennizzi economici avevano avuto successo. La
dinamica storica e le spinte geopolitiche, alla fin fine, avevano ribaltato la
situazione e rilanciato il continente europeo dietro la spinta propulsiva dei
regimi nazionalpopolari di Italia e soprattutto Germania.
Ecco che con Jalta, invece, tutto questo veniva superato perchè le nazioni
europee dopo essere state occupate e praticato senza scrupoli il dovuto
"repulisti" etnico, venivano divise in due ambiti: due schieramenti
apparentemente opposti, Est ed Ovest con due strutture militari over nazionali:
la NATO (Patto atlantico) e il Patto di Varsavia. In tal modo popolazioni,
governi, partiti, circoli culturali, tutto veniva influenzato dallo stile e
modello di vita dei loro occupanti, costringendoli a difendere il proprio
schieramento, a confrontarsi in una diatriba del tutto fittizia, perchè il
modello di vita Occidentale, impregnato dalla way of life americana e quello
pseudo comunista (in realtà una dittatura statalista aborto di un pseudo
materialismo marxista), nulla avevano a che fare con la cultura e le tradizioni
della vecchia Europa. Anche l'organizzazione economica e sociale del vecchio
continente veniva divisa in assetti e modelli economici obbligati: da una parte
il liberismo di mercato più selvaggio e funzionale alle Company e multinazionali
statunitensi e dall'altra il sistema socialista, che poi socialista non lo era
affatto, strutturato nel Comecon e del tutto funzionale agli interessi
Sovietici.
Il sistema finanziario, invece, laddove banche, assicurazioni e credito, nel
loro cosmopolitismo non hanno mai avuto confini, sia pure in modo mascherato e
non a tutti evidente, operava e speculava nei due campi, solo apparentemente
contrapposti.
Ma quello che più bisogna tenere presente è il fatto che Sovietici e americani
erano tra loro fermamente concordi a mantenere quegli assetti e a tal proposito
operava segretamente tra loro, il principio della "coesistenza pacifica" (la
stessa "crisi missilistica di Cuba", che si dice gettò il mondo sul baratro di
un guerra nucleare e ci hanno persino fatto un film, fu una commedia di segreto
accordo tra Kruscev e Kennedy, con le navi russe con tanto di missili in bella
mostra a fare scena).
La controprova, seppur ce ne fosse bisogno, la si può trovare nel fatto che
verso la fine della guerra, quando oramai le aree geografiche da assegnare al
comunismo e quelle da assegnare agli Occidentali erano già state individuate, i
Sovietici si guardarono bene dal sostenere la rivolta dei comunisti in Grecia
che perdurò fino al 1949 e del pari gli inglesi non interferirono in Jugoslavia,
e ritirarono gli appoggi alle forze nazionaliste e monarchiche del generale
Mihailović, che si opponevano a Tito. Anni dopo, sempre i Sovietici, non mossero
un dito per interferire nel golpe dei Colonnelli in Grecia, mentre gli americani
non mossero un dito per ostacolare l'invasione Sovietica dell'Ungheria nel 1956
e della Cecoslovacchia nel 1968.
La semplice considerazione che in quasi mezzo secolo di Jalta nessun paese
europeo è uscito dall'area in cui era sottomesso per trasmigrare in quella
opposta la dice lunga a tal proposito. Tutto quindi rimase immutato come era
stato a suo tempo stabilito, con la sola eccezione della Jugoslavia di Tito, che
pur agendo nell'egida del mondo comunista, approfittò degli scollamenti causati
dallo "strappo" della Cina, per stringere accordi e porsi in una posizione di
"terzomondismo".
In tempo di guerra non era affatto facile comprendere in tutta la loro portata
gli accordi di Jalta e come sappiamo da certe documentazioni anche Mussolini e
in parte Hitler, nella loro disperata situazione bellica e confidando su certe
notizie di stampa che parlavano di dissidi registratisi nella conferenza di
Jalta, cullarono qualche speranza di poter addivenire, all'ultimo minuto, ad un
accordo con gli inglesi con la scusa di bloccare l'avanzata del comunismo
sovietico nel cuore dell'Europa.
Come abbiamo visto, invece, erano proprio gli Alleati che volevano l'invasione
sovietica. A loro scusante possiamo dire che al tempo, non era facile percepire,
in tutta la sua portata e perversione, le intese tra Alleati e Sovietici e
soprattutto le strategie mondialiste che le avevano determinate e lo stesso
Hitler, che pur aveva una chiara visione "metastorica" delle cause della guerra,
aveva sempre coltivato il sogno di raggiungere un accordo con i britannici
confidando nella necessita geopolitica inglese di contenere il sorgere di due
grandi potenze che avrebbero annichilito l'Impero britannico seppur fosse stato
vittorioso.
Ma come abbiamo visto, niente di tutto questo era possibile e la "resa senza
condizioni", con le mani libere per i vincitori sull'Europa del dopoguerra, era
inevitabile, tanto che gli Alleati si guardarono bene, per non restare poi
legati da certi obblighi e impegni, di riconoscere e sostenere la resistenza
interna alla Germania nazionalsocialista che era sfociata nel famoso attentato a
Hitler del 20 luglio 1944.
Chi veramente conduceva il gioco erano le lobby mondialiste che avevano in mano
le strategie belliche Alleate e queste lobby se ne fregavano degli interessi
geopolitici delle singole nazioni, del futuro dei popoli, del comunismo e
quant'altro.
In realtà a Jalta, tutti i partecipanti, recitarono un opportuno gioco delle
parti a uso e consumo dell'opinione pubblica internazionale e delle loro
situazioni interne. In pratica mentre i Sovietici facevano la parte dell'Orso
famelico che chiede più territori possibili, gli inglesi recitavano la parte di
un implicito anticomunismo che cercava in qualche modo di contenerli e gli
americani facevano la parte dei finti ingenui guidati da un oramai stanco
presidente Roosevelt ritenuto "amico dei rossi".
Ma era tutta parvenza, perchè in realtà la strategia di Jalta era stata già ben
definita, da tutti approvata e a tutti gradita.
Lo stesso Churchill, solo apparentemente poteva definirsi un anticomunista, ed
in effetti ideologicamente lo era, ma Churchill era anche interno agli accordi
di Jalta e quindi il suo anticomunismo passava in secondo piano rispetto alle
necessità di quegli accordi. Per comprendere il ruolo di Churchill basta
considerare questo aneddoto verificatosi la sera del 9 ottobre '44, circa
quattro mesi prima di Jalta, quando Churchill ed Eden giunti a Mosca, sono
invitati a cena da Stalin al Cremlino.
«Fu verso la fine della serata, trascorsa, a quanto lasciano intendere i
documenti della delegazione inglese, in un'atmosfera gastronomica pantagruelica,
che Churchill andò subito al cuore del problema. Stalin si dichiarò pronto a
discutere su tutto. Disse di capire l'esigenza britannica di riottenere il
controllo sulle rotte mediterranee e di voler voce in capitolo in Grecia. Dal
canto loro gli inglesi dovevano capire le esigenze russe in Romania e Bulgaria.
Preso un mezzo foglio di carta Churchill vi scarabocchiò sopra i termini
dell'accordo indicando le percentuali di influenza anglo-americana e russa nei
diversi paesi dell'Europa centrale e sud orientale: Ungheria 50 e 50, Romania 10
e 90, Bulgaria 25 e 75, Grecia 90 e 10, Jugoslavia 50 e 50. Stalin lesse
l'appunto senza fare commenti e con una matita blu appose un segno di spunta,
che stava per "visto" ma anche per una sostanziale accettazione del metodo delle
aliquote. "Non saremo considerati cinici per il fatto che abbiamo deciso
questioni così gravide di conseguenze per milioni di uomini in maniera così
improvvisata? Bruciamo il foglio", disse Churchill. "No, conservatelo voi" disse
Stalin». (Vedere: "Come Churchill e Stalin decisero il destino dell'Europa. La
spartizione della zona centrorientale e balcanica alla Conferenza di Mosca
nell'ottobre 1944: fu vero cinismo oppure realpolitik"?, "La Voce del Popolo",
lunedì 7 ottobre 2002.
Questa "intesa", implicita, ma anche evidente tra Alleati e Sovietici è
perdurata fino alla fine di Jalta e a suo simbolo si può considerare
l'assassinio di Rudolf Hess che, tutti concordi, ritennero necessario mettere in
atto quando (estate del 1987) le lobby mondialiste ben sapevano che si stava
approssimando la caduta del muro, da loro stesse preparata e sarebbe stato
consequenziale liberare, sia pure per i pochi mesi o anni di vita che gli
restavano, quello che, a torto o ragione, l'opinione pubblica mondiale
considerava l'ultimo simbolo del nazismo e della guerra.
Ma allora ci si chiederà: se Sovietici ed americani ed anche gli inglesi, seppur
obtorto collo, erano così fermamente intenzionati a cooperare per il
mantenimento di Jalta, anzi agivano accordi e intese segrete in questo senso,
come mai che poi esplose la "guerra fredda" e ci fu un acceso confronto tra le
due sponde con le opposte Intelligence che si fecero anche una cruenta e sottile
guerra tra loro?
La risposta è semplicissima: perchè nella storia niente può essere obbligato a
restare per sempre immobile e qualunque assetto, con il tempo, segue le
evoluzioni delle dinamiche storiche e deve fare i conti con i sempre riemergenti
interessi geopolitici delle singole nazioni.
Ecco allora che la stessa guerra fredda, l'opposizione in occidente al
comunismo, condotta spesso anche con metodi cruenti e colpi bassi, era di ordine
tattico, ovvero era necessaria, per prevenire ed evitare che i Sovietici, in
qualche modo, approfittando di contingenze, quali evoluzioni politiche
imprevedibili nelle singole nazioni, pur senza inglobarle nel loro dominio (cosa
di cui non si sarebbero permessi di fare) instaurassero una ingerenza politico
economica nelle aree loro non assegnate.
Ma il vero scopo della "guerra non ortodossa" apparentemente condotta contro il
comunismo, del quale certamente si voleva anche impedire che arrivasse al potere
per via democratica, era soprattutto quello di evitare che sortissero fuori
governi o iniziative, di qualunque colore, che deviassero dalla collocazione
atlantica la nazione sottomessa (un esempio di questo pericolo, era la politica
energetica di Enrico Mattei o quella "autonomista" di Aldo Moro che crearono non
pochi problemi tanto da rendere necessario assassinare i loro interpreti).
La scusa del pericolo comunista e di un inesistente invasione sovietica,
consentivano agli americani, intanto di tenere in piedi nelle nazioni
colonizzate e con personale del posto, uffici, Servizi, apparati militari e
civili, oltre a partiti e schieramenti culturali, e quindi di mettere in atto le
strategie Stay Behind, delle Gladio e quant'altro, il cui fine però non era
tanto il contrasto al comunismo, quanto la necessità di poter disporre di
strutture segrete militari e civili, che con la scusa di un inesistente pericolo
di invasione sovietica, tenessero sotto il controllo atlantico le nazioni
europee.
Quelle strategie quindi erano contro l'Europa non contro il comunismo. Un
esempio evidente di questa subdola strategia lo si ha in quel Yves Guillou alias
Yves Guerin Serac che troviamo presente e operativo in Francia e a quanto si
dice in Italia per il periodo stragista. Ebbene il suo operato, apparentemente
anticomunista, in realtà era espressione della CIA e risultò molto efficace in
Francia quando dal 1966 al 1968 la CIA alimentò ogni genere di opposizione a De
Gaulle la cui decisione di far uscire la Francia dai comandi militari della NATO
era gravida di pericolosi scollamenti futuri per tutte le nazioni del Patto
Atlantico.
L'Aginter presse, di Serac, quindi era in servizio effettivo per conto degli
interessi della CIA, altro che lotta al comunismo e la stessa cosa si può dire
di alcune strutture della destra, cosiddetta "eversiva", in Italia.
In Italia, se consideriamo la presenza del PCI vediamo che già a Salerno nel
1944, questo partito rinunciò ad ogni velleitarismo rivoluzionario, del resto
impossibile data la presenza delle truppe Alleate e scelse la via democratica al
potere, una scelta questa strategica, definitiva, funzionale a quelli che poi
saranno gli accordi di Jalta e gradita ai suoi dirigenti, nonostante qualche
isolato mugugno (Secchia), tanto da imporla, anche con la forza bruta, a qualche
gruppo comunista recalcitrante.
Quindi gli americani, una volta colonizzato il nostro paese ed essersi
sostituiti alla vecchia ingerenza britannica, sapevano benissimo che il PCI non
avrebbe mai tentato colpi rivoluzionari, nè i Sovietici lo avrebbero consentito.
Anzi nei confronti del PCI era in piedi una sottile opera di
"occidentalizzazione" che poi si concretizzo pienamente grazie agli uffici del
clan filo-anglofilo dei Berlinguer.
L'unica preoccupazione per gli americani poteva solo essere quella che il PCI,
con le elezioni, al potere vi arrivasse prematuramente.
E il PCI al governo, alla stessa stregua di un altro qualsiasi governo di
qualunque colore, guidato da personaggi non troppo malleabili, poteva accentuare
certe spinte autonomiste.
È solo a questo proposito, cioè non tanto contro il comunismo, quanto contro le
tendenze autonomiste o terza forziste, che le Intelligence occidentali
vigilavano a che questo non accadesse, mettendo in campo ogni più spietata
strategia necessaria alla bisogna, specialmente in momenti di crisi, come quelli
(1967-1970) precedenti e susseguenti alla guerra dei sei giorni (giugno 1967)
che misero in delicata crisi tutto il mediterraneo e gli stessi rapporti
Est-Ovest laddove i paesi dell'Est, ad eccezione della Romania, ruppero le
relazioni con Israele.
Nel sud dell'Europa, in Grecia, onde evitare che alla imminenti elezioni
vincessero le sinistre e portassero il paese fuori dalla NATO, fu necessario un
Golpe, sotto la supervisione della CIA, mentre in Italia, paese più evoluto,
dove un Golpe avrebbe creato più problemi di quelli che poteva risolvere, si
optò invece con l'accentuare la "guerra non ortodossa" che portò a Piazza
Fontana, al fine di destabilizzare il quadro sociale, politico e dell'ordine
pubblico, per stabilizzare la situazione nel senso che i governi, allora di
centro sinistra, per altro in crisi permanente, non azzardassero scollamenti
dall'Alleanza atlantica o nuove tentazioni autonomiste in campo energetico dopo
Mattei (come quelle che si intuivano dietro il segreto appoggio dell'Italia al
colpo di stato di Gheddafi in Libia).
Questo era il vero spirito e la portata degli accordi di Jalta
Maurizio
Barozzi
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