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L'attacco tedesco alla Russia sovietica

 

Maurizio Barozzi (10 novembre 2014)    

 


Chi ha pretese e speranze di voler inquadrare le cause e le origini di un qualsivoglia conflitto bellico, dalla notte dei tempi fino ad oggi, deve trascendere da ogni considerazione morale o di diritto, essendo questi degli aspetti del tutto secondari e fuorvianti nella valutazione della economia di guerra, e deve attenersi ad un semplice postulato ben noto a storiografi e ricercatori anche se, interessi di varia natura o personali passioni ideologico-politiche, li inducono poi a non tenerne conto. Questo postulato dice:

nei conflitti bellici dove sono coinvolti Stati e Nazioni, e due opposti Stati Maggiori si fronteggiano, non ci sono in assoluto i "buoni" e i "cattivi" né, in definitiva, se non in via transitoria e contingente, ci sono gli "aggrediti" o gli "aggressori", perchè lo stato di guerra -e non di pace- è lo stato normale, ricorrente degli esseri umani e quindi di conseguenza dei popoli.

La guerra, prosecuzione della politica con altri mezzi, rappresenta le volontà di potenza dei popoli, lo scontro, l'ascesa ed il declino delle civiltà e gli interessi dei rispettivi Stati (i marxisti direbbero: dei gruppi economici).

Le necessità militari, i contrasti ideologici, gli interessi geopolitici ed economici che portano alla guerra, sono superiori a tutto e trascendono inevitabilmente, piaccia o meno, gli aspetti morali o le ragioni del diritto dei popoli.

Non è un caso che i buoni e gli aggrediti di oggi, cambiando le condizioni storiche ed i rapporti di forza, spesso divengano i cattivi e gli aggressori di domani.

Abbiamo premesso questo, per introdurre il nostro argomento: l'attacco tedesco alla Russa del 22 giugno 1941, che da una parte viene visto secondo le parole di Stalin nel suo famoso discorso successivo all'attacco, una vile aggressione dei banditi nazisti, mentre dall'altra lo si interpreta come un disperato tentativo tedesco di precedere l'aggressione sovietica, oramai in procinto di realizzarsi, secondo tutta una serie i osservazioni militari del tempo, confermate oggi da varie documentazioni.

Alla luce però della interpretazione complessiva della Seconda Guerra Mondiale, delle sue origini e delle sue cause, questo discorso, questi supporti "morali", non hanno alcuna importanza perchè sia i tedeschi che i sovietici avevano da sempre in essere il progetto della guerra, da realizzarsi non appena si fossero realizzate le condizioni opportune. La Storia poi ha registrato agli atti che la guerra russo tedesca venne iniziata dalla Germania che attaccò invadendo il territorio russo.

Purtroppo ancora oggi, a 74 anni di distanza da quei fatti, dobbiamo prendere atto che in mancanza di documentazioni originali, celate ovviamente negli archivi segreti della nazioni vincitrici della guerra, una ricostruzione degli eventi e delle cause che li generarono è possibile farla, con tutte le limitazioni del caso, soltanto attraverso il materiale che ci è dato conoscere ed applicando ad esso un certa logica deduttiva, non disgiunta dalla capacità di conoscere e saper interpretare gli eventi storici. In pratica è inutile fornire dati, esempi e particolari di ogni genere quando poi non si è in grado di dimostrarli per la mancanza di una adeguata documentazione. Ci asterremo quindi dall'aggiungere altri dati e fatti indimostrabili, per accentrare la nostra attenzione su quanto effettivamente sappiamo che accadde in quel periodo bellico.

 

Chi attaccò chi

Ora noi sappiamo che la stupefacente avanzata iniziale dei tedeschi, con le relative operazioni di accerchiamento a tenaglia e la distruzione di intere armate sovietiche, verificatasi dopo che il 22 giugno 1941, quando le truppe del Reich ebbero l'ordine di scattare all'attacco, fu agevolata anche dal fatto che il dispositivo militare dei sovietici era dislocato su posizioni sbilanciate in avanti come se fosse in procinto di una offensiva contro la Germania.

Questo particolare però è stato sempre sottovalutato dai ricercatori storici anche perché si pensava fosse una invenzione della propaganda tedesca, mirante a sminuire le responsabilità della sua guerra di aggressione verso la Russia.

Oggi però conosciamo, attraverso i lavori, di Victor Suvorov, alias Vladimir Bodgdanovic Rezun, ma non solo, che invece, effettivamente, Stalin aveva da tempo pianificato la guerra alla Germania e negli ultimi mesi era passato alla fase operativa predisponendo e spostando, in gran segreto, le FF.AA. sovietiche in modo che fossero pronte a passare all'attacco previsto per i primi di luglio del 1941. In pratica l'Armata Rossa si era andata via via dislocando, a scaglioni, per un ammontare di circa 240 divisioni, pari a quasi 5 milioni di uomini, su due settori incuneanti verso Ovest: Bjelostock in Bielorussia e Lovov in Ucraina (Vedi Daniel W. Micaels "Suvorov, l'uomo che ha riscritto la seconda guerra mondiale", "Rinascita", 30 settembre 2009).

Tuttavia non tutti gli storici, in particolare quelli legati a quella storiografia politicamente corretta, retaggio della propaganda di guerra Alleata, hanno condiviso queste ricerche e la impossibilità, precedentemente accennata, di poter accedere agli archivi segreti delle potenze vincitrici della guerra, non consente di dare un giudizio definitivo. Oltretutto, di quello che è uscito fuori dal calderone ex sovietico, dopo la "caduta del muro", non è che ci sia troppo da fidarsi.

Ecco allora che dobbiamo fare ricorso a quella storiografia deduttiva supportata dall'esperienza dei noti avvenimenti storici.

 

Uno sguardo alle intenzioni di tedeschi e sovietici

Partiamo dal presupposto che è pacificamente assodato che la geopolitica di Hitler era imperniata sullo spazio vitale ad Est quale necessità imprescindibile per proteggere la Germania in un futuro che si preannunciava foriero del pericolo di una guerra con le potenze occidentali e con la Russia stessa che, per la mancanza di materie prima, soprattutto il petrolio, avrebbe avuto un esito mortale per la Germania. Solo la conquista di quello spazio e di queste materie prime, rinchiudendo la Germania in una specie di fortezza che si estendeva dal centro Europa, proiettandosi ad Est, gli avrebbe assicurato la sopravvivenza.

Erano valutazioni non disgiunte da una geopolitica di stampo Euro-Atlantico, che aveva come fine ultimo, non la guerra, ma l'accordo globale con i britannici, nell'ottica che i tedeschi si riservavano una egemonia nel continente, mentre agli inglesi, potenza talassocratica si lasciava il dominio, ritenuto utile, nell'Impero. Non tutti in Germania erano favorevoli a questa geopolitica, perché c'erano anche altre spinte geopolitiche di stampo Euro-Asiatico, molto sentite negli ambienti aristocratici e militari prussiani, che però vennero accantonate.

Questo comunque è un altro discorso che forse faremo successivamente.

A questa linea geopolitica Euro Atlantica e ai suoi presupposti il Führer si è sempre attenuto, laddove il diversivo dell'agosto '39 che portò al famoso patto Ribbentrop-Molotov, non era certo una reciproca intenzione di definitiva composizione pacifica tra russi e tedeschi, ma la risposta alla evidente volontà guerrafondaia degli occidentali.

Con quel "patto con il diavolo", infatti, Hitler evitava una immediata guerra su due fronti e si assicurava le materie prime indispensabili per una guerra. Ma soprattutto, sperava Hitler, quel patto, poteva costituire un deterrente affinchè gli anglo-francesi, vedendolo ora ben coperto, non lo attaccassero, ma si sbagliava: gli occidentali avevano da tempo programmata la guerra alla Germania e niente li avrebbe distratti.

Stalin invece si assicurava il tempo necessario per preparare la "sua" guerra e realizzare il suo desiderio del momento: invogliare i tedeschi allo scontro bellico con gli occidentali, nell'ottica poi di attaccarli quando gli uni, i tedeschi, sarebbero stati indeboliti, e gli altri, gli occidentali non in condizioni di nuocere alla Russia.

Le intenzioni dei sovietici, nei confronti della Germania erano sempre state pregne di un sottofondo antitedesco anche quando, nei primi anni '20 furono proprio i sovietici che, per ragioni di opportunità tattica nel contesto internazionale, diedero un considerevole apporto per la ricostruzione segreta della Wermacht e per la ripresa industriale delle settore armamenti della Germania, ottenendone in cambio piani industriali di cui abbisognavano.

Negli anni seguenti Stalin era sempre stato conscio che lo scontro con la Germania sarebbe stato inevitabile e che la politica sovietica, internazionalista comunista nell'ideologia, ma nazional-imperialista nei fatti, doveva tenere conto di questa necessità.

Pochi hanno osservato che in Unione Sovietica per tutti gli anni dello stalinismo, veniva devoluta agli armamenti la cifra assurda e spaventosa tra il 34 e il 37 percento del bilancio dello Stato, un onere per la nazione, così ripetuto negli anni, che neppure gli Stati retti da dittatori bellicosi e pazzoidi hanno mai eguagliato.

Viene da ridere al pensiero dei comizi che erano usi tenere i rappresentati dei partiti comunisti nei paesi occidentali i quali battevano sempre il solito chiodo demagogico e retorico: «con il costo di carri armati e cannoni, si potrebbero costruire scuole e ospedali».

Era evidente quindi che la politica sovietica era finalizzata alla guerra, e non solo quale estrema difesa dall'imperialismo capitalista, ma anche quale guerra di espansione, seguendo in buona parte le vecchie rotte degli Zar, come dimostrarono poi gli eventi successivi.

Egli, Stalin, manovrando abilmente, come per esempio durante la guerra civile di Spagna che si cercò reciprocamente di non far sconfinare in un conflitto tra russi e tedeschi, attraverso tutti i diversivi tattici possibili, si riservò sempre di farsi trovare pronto al momento opportuno, subendo solo un certo ritardo a causa delle conseguenze determinate dai processi e dalle purghe staliniane che colpirono le gerarchie militari sovietiche tra il 1937 e il 1938.

Il furbo e lungimirante dittatore russo si mosse quindi, per tutti gli anni '30, con una politica elastica ed opportunista per fare in modo che i contrasti dei tedeschi con gli occidentali potessero arrivare fino al punto di rottura ed alla guerra. Allo stesso tempo la Russia avrebbe dovuto attendere il momento propizio, quello in cui i due contendenti, la Germania e le nazioni capitaliste, fossero notevolmente indeboliti, per sferrare il colpo decisivo proprio alla Germania.

Certamente Stalin era anche conscio della avversione e dei pericoli che gli venivano dagli occidentali, tutte nazioni con economie di mercato di stampo liberista, ma sapeva anche bene che questa avversione, soprattutto in termini geopolitici, era notevolmente meno pericolosa di quella che poteva rappresentare il revanscismo tedesco ideologicamente supportato dal nazionalsocialismo e le mai celate mire ad Est di Hitler. E sapeva anche bene, per tuta una serie di "contatti" che la grande Finanza internazionale, dai primi del novecento divenuta anche monopolio capitalista, che già aveva finanziato la rivoluzione di Ottobre, non gli dispiaceva troppo il comunismo in Russia, una organizzazione dell'economia che non destava grandi preoccupazioni di concorrenza, da parte di un potenzialmente pericoloso concorrente, quale la Russia appunto, pregna di materie prime, per la stessa finanza monopolista.

Comunque sia, se i russi avessero voluto svolgere un ruolo europeo da grande potenza, questo ruolo non poteva che passare attraverso l'invasione e la distruzione della Germania.

Gli storici embedded sanno molto bene tutto questo, ma non possono dirlo apertamente e quindi battono più che altro il chiodo della «aggressione della Germania alla Russia», ma oramai senza più tanta convinzione

Arriviamo così alla vigilia della guerra, a quell'agosto del 1939 quando furono proprio i sovietici che consentirono ad Hitler, attraverso il patto Molotov-Ribbentrop, di coprirsi le spalle ad Est e quindi di poter sfidare, se il caso anche sul piano militare, gli anglo-francesi.

Era infatti evidente che se Hitler arrivò a stipulare quel genere di accordi con il diavolo, sperando nel loro deterrente atto ad evitare la guerra con l'Inghilterra o viceversa per coprirsi le spalle se questa si fosse verificata, Stalin da parte sua aderì con entusiasmo a quegli accordi, non soltanto per i vantaggi espansionistici che i paragrafi segreti sottoscritti tra Molotov e Ribbentrop prevedevano, ma anche per una certa agibilità di tempo che gli concedevano e nella segreta e fondata speranza che, con tali accordi, il Führer si sarebbe buttato a capofitto nella guerra contro gli occidentali.

È quanto esattamente accadde e proprio come aveva previsto Stalin, tranne il fatto che non si aspettava una così rapida vittoria tedesca ad occidente con la capitolazione e occupazione della Francia.

In ogni caso lo spirito degli accordi russo tedeschi, che consentirono anche la spartizione della Polonia ed una importante dichiarazione congiunta (clamorosa dichiarazione oggi "dimenticata" dagli storici) che, sostanzialmente, imputava agli Occidentali le responsabilità della guerra e la sua prosecuzione, restò in piedi fino al novembre del 1940, ma i sovietici si attennero scrupolosamente ad essi inviando in Germania tutte le merci come previsto dagli accordi stessi, fino al giorno stesso dell'attacco tedesco di giugno '41.

A novembre del 1940, quando l'attacco italiano alla Grecia aveva posto in ebollizione tutti i Balcani creando non pochi problemi ai tedeschi e l'invasione dell'Inghilterra era ormai scongiurata, era semplicemente accaduto che con la visita di Molotov a Berlino, i Sovietici fecero ben capire di voler alzare il prezzo, anche in termini di espansioni territoriali, per continuare la politica e gli aiuti concordata con i tedeschi.

Una prospettiva inaccettabile per la Germania anche in rapporto alla sua posizione di guida delle altre nazioni amiche, Romania soprattutto, ad essa legate.

Anche se tutto rimase apparentemente invariato ed il patto Molotov-Ribbentrop pienamente operante, è proprio da quel momento che Stalin e Hitler compresero perfettamente che una guerra tra le due nazioni sarebbe stata inevitabile così come, del resto, tutta la loro strategia geopolitica aveva sempre previsto e considerato. Ed immediatamente si mossero di conseguenza.

 

 

Il tragico dilemma di Hitler

Hitler, per mesi, fu alle prese con un terribile dilemma; che fare con la Russia? Conscio che il tempo, stante l'immenso potenziale industriale e il possesso di infinite materie prime, lavorava a favore degli Occidentali, egli doveva mettere anche in conto un possibile, anzi certo attacco della Russia, che avrebbe potuto essere esiziale. Ma se per evitare questo avrebbe dovuto anticipare lui l'attacco, si sarebbe infilato in quella guerra sui "due fronti" che sapeva benissimo la Germania non poteva sostenere. Dilemma atroce che poi risolse con l'attacco, nella speranza di una campagna lampo, anche perchè nel 1941 era oramai convinto che l'Inghilterra non si poteva più vincere e gli Stati Uniti d'America, tra non molto sarebbero intervenuti.

La sua speranza di vincere la guerra o comunque non perderla era appunto racchiusa del togliere di mezzo il pericolo "Russia", conquistarne spazi e materie prima e chiudersi in una fortezza imprendibile. Aveva però sottovalutato, non l'inverno e gli spazi immensi del territorio, ma il potenziale bellico sovietico, che oltretutto sarebbe stato immediatamente, come infatti accadde, supportato dagli occidentali. Comunque sia non è che avesse tante altre scelte.

Con questi presupposti spostiamoci al giugno del 1941 dove, come abbiamo accennato, i due eserciti avevano già da tempo intrapreso uno spostamento offensivo dei loro apparati bellici come oramai sembra abbastanza evidente. Uno spostamento di uomini e mezzi che, nonostante tutti gli accorgimenti tattici per nasconderlo, non poteva sfuggire a nessuna delle due potenze.

In mancanza però di documentazioni d'archivio, di stato e militare, delle potenze vincitrici della guerra, dobbiamo giocoforza attingere anche ad un'altra considerazione che ci fa capire che, in definitiva, i tedeschi anticiparono miracolosamente i sovietici nello sferrare l'attacco.

Questa considerazione si basa sulla natura ultra sospettosa, scaltra e diffidente di Stalin ampiamente dimostrata nella sua lunga carriera politica e da tutti riconosciuta e da svariate documentazioni, in qualche modo, uscite fuori.

 

 

L'apparentemente "strano" comportamento di Stalin

Gli storici infatti si sono sempre chiesti come sia stato possibile che Stalin, nonostante le molteplici informazioni che gli venivano dai suoi servizi segreti e dagli apparati spionistici, tra i più efficienti che al tempo operavano in Europa, anche perché supportati da una certa partecipazione ideologica di spie comuniste, ed addirittura dalla precise informazioni che gli vennero da Richard Sorge, dal Giappone, il quale lo informò persino della tempistica dell'attacco tedesco, sia rimasto letteralmente inoperoso quasi come se lui, il più perfido e diffidente di tutti i capi di stato, si fidasse ciecamente proprio di Hitler e del rispetto del vecchio accordo Molotov-Ribbentrop che ben sapeva essere andato in crisi dal novembre dell'anno precedente.

Addirittura a maggio del 1941 si era verificato il famoso volo di Rudolf Hess in Inghilterra e si sapeva come gli inglesi su quel volo e sulla fine di Hess avevano steso una cortina impenetrabile di silenzio facendo sorgere una infinità di domande e di sospetti.

Tutte le cancellerie però avevano ben compreso che quel volo, consenziente o meno Hitler, non poteva che nascondere una concreta proposta di pace dei tedeschi agli inglesi e che questa proposta di pace non poteva non avere conseguenze negative verso la Russia bolscevica, anzi forse ne annunciava l'imminente attacco.

Ma Stalin, sicuramente allarmato da quel fatto, doveva per forza non preoccuparsene e i suoi treni, pieni di rifornimenti preziosi per l'industria bellica tedesca, continuano a partire verso la Germania fino al 22 giugno 1940!

Egli è conscio che gli accordi di agosto 1939 sono oramai sorpassati, le sue fonti informative lo hanno messo in guardia da un imminente attacco tedesco, il volo di Hess in Inghilterra è anche la spia che qualcosa sta per accadere sul teatro bellico europeo, ma Stalin, che non si fidava neppure di se stesso, ci si vuol far credere che nutre fiducia che Hitler non lo attaccherebbe proditoriamente?!

È una situazione assurda e incomprensibile che può spiegarsi solo con il fatto che Stalin ben sapeva che i tedeschi si apprestavano ad attaccare la Russia, ma non fece nulla di particolare per il semplice fatto che NULLA POTEVA FARE in quanto tutto l'apparato bellico sovietico era oramai in movimento e si stava predisponendo per l'attacco.

Una massa di uomini e di mezzi di quella portata, infatti, non poteva essere, di punto in bianco e in pochi giorni, fatta passare da una disposizione strategica offensiva, ancora non completata, ad uno schieramento difensivo. Questa "riconversione" era praticamente impossibile attuarla in poco tempo e quindi Stalin fece l'unica cosa che gli restasse da fare: fingere una ingenua fiducia e sperare che il suo apparato militare fosse in grado di sferrare l'attacco ai tedeschi prima che lo facessero questi ultimi.

 

Operazione Barbarossa

Come sappiamo Hitler invece riuscì a precederlo di un paio di settimane, con l'attacco ai sovietici passato alla storia come "l'operazione Barbarossa", e forse, se non fosse stato per lo scriteriato attacco dell'Italia alla Grecia, che causò il cambiamento di posizioni della Jugoslavia e costrinse i tedeschi anche a venirci in soccorso, Hitler avrebbe potuto iniziare la campagna di Russia almeno qualche settimana prima, con enormi possibilità di vincere la guerra prima dell'inverno.

Il resto della storia è noto.
 

Maurizio Barozzi       

 

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