La banca del tempo
Savino Frigiola (15 novembre 2010)
La carenza di circolazione monetaria da troppo tempo purtroppo affligge tutto il
mercato italiano.
Stante il divieto imposto dal trattato di Maastricht di utilizzare altro
strumento econometrico all'infuori dell'Euro, tra i vari tentativi messi in
campo per supplire a questa grave deficienza strutturale del nostro sistema
economico e produttivo, nell'ambito del volontariato oltre dieci anni fa si è
pensato di ricorrere al baratto delle rispettive e reciproche prestazioni
personali. Le diverse organizzazioni operando in tal senso hanno dato vita alle
così dette "banche del tempo". Attualmente la più movimentata circolazione
econometrica esistente sul territorio nazionale, parallela a quella dell'Euro è
proprio quella che non utilizza alcun strumento monetario, ma semplici
annotazioni di dare ed avere delle ore di lavoro reciprocamente scambiate tra i
vari soggetti aderenti al circuito, per le varie e diverse prestazioni
corrisposte o ricevute.
Come riporta "La Stampa" del 25 ottobre, ben 450 banche del tempo sono
attualmente operative sul territorio nazionale, create per la necessità
obbiettiva di potersi scambiare le più elementari prestazioni senza ricorrere al
corrispettivo in denaro per carenza del medesimo. Ciò evidenzia ancor più e
dimostra inequivocabilmente i disagi ed i disastri che determina sempre
l'asfittica circolazione monetaria sul territorio. Non sono mancati
incoraggiamenti da parte del mercato nella vana e velleitaria speranza di
realizzare un'impossibile surrogato alla carenza di circolazione monetaria
imposta dal sistema bancario- monetario, nella più assoluta indifferenza di
quasi tutto l'apparato politico, in gran parte ignorante in materia, abilmente
plagiato dagli abilissimi agenti del sistema monetario sparsi su tutto il Paese.
Occorre anche aggiungere che all'insaputa dei generosi e volenterosi promotori
delle "banche del tempo", i medesimi agenti, con azioni subliminali e con molta
abilità, hanno favorito ed assecondato questa forma particolare di volontariato
essenzialmente per due motivi:
A) rafforzare l'errato convincimento che l'iniziativa, una volta innescata
sarebbe stata in grado di sopperire alla carenza di circolazione monetaria e
potersi così affrancare dal pizzo imposto dal sistema bancario-monetario;
B) per distrarre e fuorviare l'attenzione delle persone dall'unica soluzione
efficace e corretta per ovviare ai guai che si verificano sempre quando la
quantità di moneta messa a disposizione del mercato è inferiore alle sue
necessità e quando viene gravata di costi d'interessi che travalicano di gran
lunga quelli di gestione.
La soluzione alla quale ci si riferisce è semplice, pochissimo costosa,
collaudata con favore per cento anni duranti i quali lo Stato italiano ha
battuto moneta in proprio emettendo direttamente certificati monetari invece di
quelli di debito che bisogna scontarli presso i banchieri privati, come oggi
avviene con: BOT, CCT, BTP ecc. ecc. per avere denaro, gravato subito di
interessi passivi.
La deflazione monetaria all'interno dei gangli vitali del Paese è talmente
soffocante e di tale dimensione, all'interno di tutte le attività nazionali, da
rendere assolutamente ininfluente ai fini dell'economia nazionale la pur vasta
azione di ben 450 "banche del tempo", come si è dovuto constatare in questi
lunghi anni di attività nei quali si sono scambiati servizi senza utilizzare
alcun strumento econometrico, ma semplicemente mediante il semplice ma vischioso
baratto.
L'esigenza della disponibilità di adeguati strumenti econometrici da potersi
utilizzare da tutti in campo nazionale per le più disparate necessità è così
fortemente indispensabile all'attività ed allo sviluppo economico del Paese che
pensare di surrogare tale deficienza computerizzando le operazioni di dare ed
avere, invece di utilizzare il mastrino e la scheda personale di ognuno sulla
quale accreditare od addebitare le prestazioni corrisposte o ricevute, risulta
totalmente velleitaria, capace solo di fuorviare e ritardare la ricerca
nell'unica direzione possibile. Senza voler disconoscere il merito di queste
iniziative di volontariato, se non altro per le positive ricadute nei rapporti
sociali tra i singoli soggetti, dobbiamo riconoscere che se si fosse dedicato
anche solo il 10% del tempo e delle energie a spiegare ed acculturare in questo
senso le persone oggi ci troveremmo più vicini alla soluzione reale e molto più
preparati a gestire e superare questa crisi economica che da oltre due anni
attanaglia tutti. Analogo atteggiamento ma molto più severo deve essere
riservato a coloro che pur conoscendo benissimo tutte le problematiche
monetarie, hanno generato confusione finendo per travisare l'opinione delle
persone, come se fosse stato il compito loro assegnato, sostenendo che la
soluzione al grave malessere causato dalla distorta funzione bancaria-monetaria
si sarebbe raggiunta mediante la realizzazione delle così dette "monete locali".
Che Marco Della Luna e Nino Galloni & C. da sempre su queste posizioni,
strumentalmente alfieri della moneta locale contro quella di Stato, abbiano
recentemente e con decisione imboccato la strada che debba essere lo Stato a
provvedere alla monetizzazione dell'asfittico mercato nazionale, giunto ormai in
situazione pre agonica, non può non rallegrarci. Con questa improvvisa
folgorazione sulla strada di Damasco, "meglio tardi che mai", rimane comunque il
disappunto di aver per tanto tempo procrastinato la realizzazione di un fronte
comune per mettere in evidenza i guasti causati dalla gestione privata del più
alto strumento di pubblica utilità e per conseguenza l'inadeguatezza degli
attuali schieramenti politici.
Molti anni fa si scriveva, ed ora ne siamo ancora più convinti, che la più utile
attività nell'ambito del volontariato è proprio quella che si prefigge di
realizzare le condizioni economiche tali da non rendere più necessaria
l'attività dei volontariati stessi. Per poter camminare in questa direzione, ma
soprattutto per uscire da questa crisi economica occorre che l'emissione
monetaria e la relativa gestione ritornino in mano dello Stato affinché la
ricchezza prodotta sull'intero territorio nazionale venga equamente
ridistribuita tra tutte le componenti sociali che l'anno determinata, evitando
inutili speculazioni con l'esclusione tassativa dei salassi ora praticati dalle
consorterie monetari e & finanziare.
Savino Frigiola
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