La fine dell'Europa - Il
ruolo dell'ebraismo
Maurizio Barozzi
Non senza un certo impegno, del resto ben
meritato, abbiamo terminato la lettura di un eccellente testo appena pubblicato
dalle Edizioni Effepi di Genova e realizzato da Gianantonio Valli: "La fine
dell'Europa – Il ruolo dell'ebraismo" (€ 85,00), un opera di 1.360 pagine (ma
ancor più voluminosa se si considera l'ampio formato del libro ed i piccoli
caratteri utilizzati) di importanza fondamentale per la storiografia
contemporanea, ma non solo, quasi una summa della ricerca storica sull'argomento
trattato.
L'autore, che oltre a saggi e libri vari, aveva già realizzato un altra opera
monumentale "I complici di Dio - Genesi del mondialismo" (di circa 6.000 pagine
se rapportate ad un normale formato editoriale), in massima parte incentrata sul
ruolo dell'ebraismo nella cinematografia e tutte le conseguenze a questo ruolo
correlate nella genesi del mondialismo, in questa nuova opera spazia su oltre un
secolo di storia, il XX, riallacciandosi a tutti quegli antecedenti che gli sono
connessi, e fa emergere, con estrema chiarezza, le origini, le trame e le cause
che hanno condotto ai nostri giorni, dove oramai possiamo constatare la "fine
dell'Europa", con le sue tradizioni e culture e le sue genti spazzate via da un
nuovo ordine mondiale imposto dalla forza bruta delle armi e annichilita da un
forzato melting pot, un crogiuolo multietnico di razze e culture, che già fanno
prefigurare un futuro e diffuso meticciato planetario che spazzerà
definitivamente via una civiltà millenaria senza neppure lasciarne il "ricordo"
nelle future generazioni inevitabilmente prive di radici storiche, culturali e
di razza.
E tutto questo non è accaduto per caso, perchè fin da tempi immemori ci sono
stati ideali, uomini e mezzi che hanno perseguito questo scopo.
La ricerca storiografica dell'autore, supportata da una bibliografia di oltre
4.000 titoli, fa emergere con estrema chiarezza i progetti e i sottili fili che
hanno mosso e interconnesso tra loro volontà e personaggi che oggi sintetizziamo
approssimativamente nel termine "mondialismo", una tendenza ed un progetto
finalizzato ad una ideale Repubblica Universale.
Massonerie, ebraismo internazionale, Alta finanza, sponde geopolitiche
atlantiche (Gran Bretagna e soprattutto gli Usa con il loro spaventoso
potenziale finanziario e industriale e la loro american way of life), sono stati
in genere gli artefici di questa "grande opera" massonica e l'autore li delinea
uno per uno, ne ricorda e ne illustra le cointeressenze, i segreti allacci, gli
uomini, le posizioni assunte nelle recenti vicende storiche. E dalla ricerca
escono fuori inevitabilmente le figure e il ruolo dell'ebraismo che viene a
trovarsi al centro di questo progetto distruttivo per la civiltà europea e
realizzativo per il sogno del "grande Israele". Un ebraismo che risulta come la
vera "anima nera" nella sovversione degli antichi e consolidati costumi, valori
e tradizioni e nell'annientamento, tramite la potenza delle armi, delle nazioni
a questi progetti riottose.
Questa indagine storica, precisa, documentata, analitica, non può che
evidenziare come nella prima metà del secolo XX, quasi per una sorta di
miracolo, il processo mondialista, già avanzato dopo l'esito della Grande
Guerra, venne ad interrompersi grazie alla reazione vittoriosa messa in atto da
uomini e ideali che portarono all'avvento dei regimi fascisti in Italia e in
Germania.
Ma la controreazione dell'ebraismo fu immediata e veemente, una vera e propria
dichiarazione di guerra, a tutto campo, alla Germania nazionalsocialista e per
riflesso all'Italia fascista.
Le posizioni di potere, da anni raggiunte e detenute dall'ebraismo e dalla
massoneria ed esso sodale, in nazioni dall'avanzato progresso industriale e
finanziariamente forti, sull'asse Londra/New York, gli consentirono alla fine di
scatenare una guerra di distruzione totale per la Germania e l'Italia e il
conseguente perfido programma di ``rieducazione`` di massa dei rispettivi
popoli.
L'analisi tocca anche aspetti ideologici e culturali, soffermandosi spesso su la
parte avuta dalla cinematografia, questa nuova arte esplosa nel secolo scorso
che ha fatto da supporto e spesso da battistrada ai cambiamenti epocali ed ha
ampliato a dismisura quelli che erano sempre stati i soliti mezzi della
"propaganda di guerra".
Grandi case di produzione, produttori, registi, scenografi, attori, ecc., in
massima parte, guarda caso, di origine ebraica, tutti coinvolti non solo in un
grande business, ma in una vera e propria manipolazione dell'opinione pubblica e
dell'inconscio collettivo tanto da imporre a società e culture affatto diverse e
antitetiche, stili di vita, comportamenti, mode, tendenze ideali e politiche.
Una cinematografia divenuta, nel secolo delle masse, una micidiale "arma"
bellica che venne ad affiancarsi al già consolidato "quarto potere", quello
della stampa.
Constateremo allora come, in realtà, il Novecento con le sue due guerre
mondiali, può di fatto essere ricondotto ad un solo spaventoso evento bellico,
diviso in due atti: Grande Guerra e Seconda Guerra mondiale, attraverso il quale
venne portato un criminale attacco militare all'Europa con il fine di
annientarla fisicamente. Nel primo atto vennero spazzate via le ultime, seppur
decadenti vestigia e gli Stati improntati a forme istituzionali e tradizioni,
per così dire, di Trono e Altare, atavici nemici della massoneria e nei quali
l'ebraismo pur vi dimorava placidamente e vi trafficava, ma non erano certamente
il suo ideale di vita e di società, essendo questi costituiti dalle forme
repubblicano democratiche delle Istituzioni e dalle strutture liberiste per la
finanza e l'economia, tipiche delle Nazioni occidentali.
Nel "secondo atto", che nel frattempo vide esplodere il fenomeno bolscevico che
andò ad aggiungersi alla volontà democratica e capitalista contro l'Europa,
furono invece spazzati via i regimi nazional popolari d'Italia e Germania, che
quasi per uno di quei miracoli che la storia qualche volta concede, avevano
momentaneamente spezzato e interrotto il progetto distruttivo della civiltà
europea. Ma Italia e Germania furono dapprima isolate, poi minacciate e
ricattate ed infine aggredite e costrette ad una guerra apocalittica e con mezzi
impari.
L'Europa così definitivamente annientata venne infine occupata brutalmente,
colonizzata, divisa a Jalta da una spartizione di nazioni, cruentemente
ridisegnate nei loro confini etnici e geografici, che avrebbe visto popoli,
partiti, governi e Stati, strumentalmente contrapposti in due blocchi,
Est-Ovest, apparentemente "nemici", ma in realtà strategicamente univoci nello
sfruttamento e sovvertimento dei popoli europei e nella distruzione di ogni
forma di Stato-Nazione. Ma questa divisione, oltretutto, non era che una tappa
transitoria, di un percorso che dovrà inevitabilmente condurre a quella
Repubblica Universale, quell'ordine planetario, cosmopolita e globalizzato,
auspicato dal mondialismo.
Ed è così che anche la seconda metà del XX secolo, fino ai giorni nostri, può
essere considerato una specie di "terzo atto bellico" nel quale viene attuato un
altro tipo di guerra "non convenzionale", ma non per questo meno devastante:
quella del lavaggio dei cervelli attraverso l'enorme importanza e diffusione dei
mass media, la globalizzazione delle economie e delle culture e conseguente
dissoluzione di ogni specifica diversità, sottomissione delle economie e degli
Stati all'Alta finanza cosmopolita, diffusione forzata della società
multirazziale.
La ricerca storiografica dell'autore, precisa e documentata, arricchita di foto
e tabelle riassuntive, è sicuramente di un livello di gran lunga superiore a
quello normalmente praticato dalla storiografia "politicamente corretta".
L'autore infatti, senza scantonare nel complottismo non dimostrato, si attiene
ai fatti, individua e ricerca le motivazioni e gli interessi che li hanno
determinati e come li hanno determinati, espone i substrati culturali e
ideologici che gli stanno alla base, descrive la genesi e lo sviluppo degli
avvenimenti storici presi in esame, individua e ricollega i nomi dei personaggi
principali che hanno occupato cariche, svolto ruoli storici, sociali e culturali
particolari, manipolato in qualche modo "forze" e poteri e finisce quindi per
completare e sintetizzare un quadro storico ben più esaustivo di quello
solitamente realizzato da storici e giornalisti storici che, spesso per viltà e
opportunismo, fingono di non vedere tutto quello che si svolge dietro le quinte.
Certamente la storiografia non può essere fatta soltanto con il ricollegare
fatti e circostanze che in definitiva sembrano condurre ad un preciso fine e
quindi, da questi dati, così riassunti e raccolti, trarne dei sillogismi
categorici e assoluti, e neppure soltanto con l'elencare nomi e cognomi che
hanno svolto un particolare ruolo a questo fine connaturato, ma la storiografia
neppure può essere fatta ignorando tutti questi aspetti, in molti casi nascosti
e sottili, delle vicende umane.
Nella Storia, infatti, intervengono molti elementi e interessi di eterogenea
natura, ma è anche vero che la Storia "viaggia" sulle gambe degli uomini i quali
"complottano", perseguono scopi, "agiscono", creano fatti e circostanze e queste
azioni che provocano effetti, cause e concause che si sommano tra loro, lasciano
tracce più o meno nascoste nelle cronache storiche.
"La fine dell'Europa - Il ruolo dell'ebraismo", questa monumentale opera
realizzata dall'autore rappresenta quindi una fondamentale ed indispensabile
integrazione alla Storiografia contemporanea.
La concretezza degli argomenti e la ricchezza dei dati, fornita dall'autore, ci
consente di accennare ad una importante e decisiva osservazione sulla vera
portata della Geopolitica nei tempi attuali.
La geopolitica, infatti, questo "motore" della Storia che mostra come, in
definitiva, Stati e Nazioni si dividono, si scontrano e si compattano dietro i
grandi interessi geopolitici, gli unici che possono garantire nel tempo lo
sviluppo futuro e la sicurezza militare ai poli antagonisti della terra: le
realtà continentali e quelle talassocratiche, un "motore" che ha da sempre
guidato o in qualche modo sostanziato strategie ed eventi bellici, mostra di
essere oggi giorno posto in secondo piano, o comunque non essere più così
"strategicamente decisivo" come in passato.
Saremmo quindi in presenza di un sia pur parziale scadimento di importanza della
geopolitica nella realtà storica, probabilmente a causa dell'enorme sviluppo dei
mezzi di comunicazione e di trasporto, della globalizzazione delle economie e
soprattutto dell'enorme potere raggiunto da Lobby e Consorterie trans e over
nazionali, capaci di dettare strategie di natura mondialista alle singole
Nazioni, strategie spesso contrarie ai loro reali interessi anche di natura
geopolitica.
Non può infine che trovarci pienamente d'accordo la premessa dell'autore, una
premessa alla quale anche noi, nel nostro impegno di ricercatori storici,
eravamo da tempo analogamente arrivati. Afferma infatti l'autore che il suo
impegno, il suo sforzo che lo ha portato a pubblicare quest'opera, non è
finalizzato, per incidere nella "realtà", ad una eventuale attività politica
partitica o altro che, stante come stanno le cose nei tempi attuali e relativa
demo repressione, sarebbe insulsa e foriera di intima corruzione e neppure,
ovviamente, per auspicare una rivolta "violenta", seppur virile, che avrebbe
come unica conseguenza quella di veder sostituito e riprodotto, più forte di
prima, quanto si credeva annientato determinando così, come unica conseguenza,
l'abbattersi di una spietata mannaia da parte del Sistema su ogni aspetto
culturale e gruppo politico non conforme (se non, aggiungiamo noi, lo
strumentalizzare, attraverso l'infiltrazione, certe azioni per fini a vantaggio
proprio del Sistema stesso).
Resta allora, conclude l'autore, l'ultima possibilità, quella "culturale":
«riportare alla luce informazioni celate da decenni, raccogliere documentazione,
rettificare interpretazioni filosofiche, storiche e politiche, ordinare un
corpus documentale e "interpretativo" del passato e quindi utile per il futuro».
Con qualcosa di più di una speranza, che il "seme", in futuro, possa attecchire.
Maurizio Barozzi
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la NOTA di Giorgio
Vitali
L'articolo che qui
riproduciamo è molto interessante in quanto costituisce una denuncia
della realtà nella quale siamo immersi.
La cosa ci permette di sostenere un principio: nella STORIA UMANA
agiscono FORZE che molto poco hanno a che fare con gli aspetti
strettamente MECCANICI ed AUTOMATICI dei rapporti di forza fra
Stati, Nazioni, gruppi o singoli.
Certamente queste "forze" supportate ora anche dalla "tecnologia"
(bellica e comunicazionale), agiscono tanto frontalmente quanto
dietro le quinte. Ma non sono le sole, perchè gruppi sociali o
razziali, mossi da specifiche motivazioni, ricollegabili a "Volontà
di Potenza" (vedi: J. Prassard: "Dominio", Capire Ediz. ; F. Saba
Sardi: "Dominio", Bevivino ed.; Jean-Pierre Fichou: "Yankee. Cultura
e Valori negli USA", Ulisse edizioni; Walden Bello: "Domination, La
fine di un'Era", Nuovi Mondi Media; Fabio Zanello: "American Mullah,
Voci del Fondamentalismo cristiano americano", Coniglio Editore;
Pascal Lorot: "Storia della Geopolitica", Asterios ed. 1997,
Cesari-Di Lauro: "Problemi d'Oriente ed Imperialismo Americano",
Bocca, 1939). Si muovono all'unisono con i mezzi di cui vengono in
possesso.
Certamente, l'ignoranza e l'ingenuità dei cittadini del mondo
contribuisce in modo determinante al progetto di CONQUISTA.
L'ignoranza, che è il substrato della vita di relazione italiana,
insieme all'"ingenuità" che di quest'ignoranza è il naturale
corollario, permette la manipolazione delle coscienze attraverso
Miti incapacitanti, basati su buonismo e sensi di colpa del tutto
illusori nonchè falsi, indotti nelle coscienze delle persone
attraverso l'utilizzo spietato di mezzi di comunicazione di Massa
quali Cinema, Televisone, Radio e quant'altro.
E tuttavia, è bene prendere atto che qualsiasi PROCESSO di CONQUISTA
non può che attenersi ai CARDINI della Geopolitica. [Questi cardini
sono: 1) Il possesso dei luoghi dell'Autorità formale ed
istituzionale. Ad esempio, il posizionamento di "esperti" economisti
nei luoghi chiave ( vedi Protocollo VIII), 2) L'applicazione della
scienza della Geopolitica].
Così come qualsiasi "tecnologia avveniristica" in campo edilizio non
potrebbe mai ignorare i princìpi sanciti, su questo argomento, già
svariati millenni orsono. Tali princìpi confliggono con le
interpretazioni ufficiali dei fatti dell'11 settembre, talchè una
buonissima fetta dell'Umanità, assieme al 70% degli amerikani, NON
crede nelle versioni ufficiali sull'argomento, INFICIANDO con ciò
tutte le altre "credenze" a quelle "autorità politico-religiose"
correlate, con un presupposto essenziale: TUTTO IL SISTEMA STA
CROLLANDO SOTTO I "LORO" OCCHI!
Le LEGGI DELLA GEOPOLITICA impongono che le Forze Organizzate si
strutturino per la CONQUISTA di posizioni di potere nei Paesi
Egemoni. Se, come documenta Gianantonio Valli, la conquista
dell'Impero Russo era propedeutica alla conquista del mondo da parte
del mito "egualitario" contenuto nel messaggio messianico marxista o
pseudo tale, questa conquista è finita male proprio ad opera, da una
parte, della «botta determinante» data alla "potenza" naturale
dell'URSS, (basata essenzialmente sulla "demografia"), da parte
delle truppe europee coalizzate durante il secondo conflitto, che ha
provocato la "scomparsa" di circa 40 milioni di persone tra Russia,
Ucraina e paesi limitrofi, e dalla cocente sconfitta ad opera del
popolo afghano, sostenuto in quel caso dal'Occidente, quello stesso
popolo che oggi sta sconfiggendo gli amerikani e la coalizione che
costoro hanno organizzato «per portare pace e democrazia in Loco».
Il fatto che gli ultranoti trotzkisti amerikani si siano mimetizzati
in Theocons non cambia il significato del loro agire. Si tratta di
ebrei che perseguono, sia sotto la forma di "rivoluzionari" che di
"ultraconservatori" lo stesso scopo: il dominio mondialista. E per
poterlo fare hanno avuto bisogno di impossessarsi delle "leve del
potere" in USA, seguendo le regole fisse della geostrategia
militare, energetica, agricolo-alimentare, così come, duemila anni
orsono, personaggi facilmente identificabili si sono impossessati
del POTERE dei Consoli; trasformando l'Impero Romano per fortuna nel
solo Occidente, in una Teocrazia cristiana. Tuttavia, non sembra
che, a distanza di pochi anni dall'impossessamento del POTERE
formale, i Theocons abbiano ottenuto grandi risultati. ANZI! E qui
sta il vero punto di forza dell'alternativa in atto: i popoli contro
il potere, apparentemente molto forte, degli apparati di Dominio
globalista. NOI siamo convinti che vinceranno i popoli, coalizzati
ed armati. Una lotta che sta riprendendo i toni del secondo
conflitto mondiale, quando si profetizzò la «Guerra del Sangue
contro l' Oro».
Giorgio Vitali |
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