da
maggio 2011
La leggenda degli
americani che volevano catturare Mussolini vivo
Integrazioni e
precisazioni
Maurizio Barozzi
Il mio recente articolo "La leggenda degli
americani che volevano catturare Mussolini vivo", pubblicato su questo Sito, ed
anche su quello della "Effedieffe.com" oltre che sul quotidiano "Rinascita", ha
suscitato molte richieste di delucidazioni.
Con tale articolo, in pratica, ho cercato di dimostrare, nei limiti del
possibile visto che ogni documentazione giace negli archivi segreti statunitensi
e in quelli del Vaticano (da non confondere con quegli pseudo Archivi che a
distanza di tempo vengono desecretati e resi pubblici a uso e consumo di
ricercatori di professione pronti a pubblicarci poi qualche remunerativa
edizione in linea con la "vulgata"), come la strategia americana verso
Mussolini, in quegli ultimi giorni di aprile 1945, viaggiava su un doppio
binario: una veste ufficiale per la quale gli americani cercavano di catturare
Mussolini vivo ovvero, in virtù degli accordi armistiziali, ne reclamavano dal
governo del Sud (rappresentato al Nord dal CLNAI con il suo braccio armato, cioè
il CVL) la consegna, presumibilmente per processarlo con uno di quegli
spettacoli farsa tipo "Norimberga", ed un'altra veste, segretissima,
concretizzatasi proprio nelle ultime ore con ordini arrivati dal quartier
generale dell'OSS che era in Svizzera, per i quali si doveva lasciar catturare
Mussolini dai partigiani.
Fino ad oggi le fonti storiche hanno voluto registrare solo il primo aspetto,
direi folcloristico, quello per il quale gli americani volevano Mussolini vivo,
mentre si è quasi del tutto evitato di indagare per svelare le vere volontà,
indirettamente omicide, di costoro. Una versione di comodo, solo apparentemente
veritiera, che non crea disagi, e va incontro a quell'immagine "buonista", ma
falsa, delle truppe americane, così come venne creata a Hollywood e
tranquillizza anche la coscienza di quegli ex neofascisti o destristi che dir si
voglia i quali, collusi con gli atlantici fin dal primo dopoguerra (e qualcuno
anche a guerra in corso, come ha dimostrato il libro dello storico Giuseppe
Parlato "Fascisti senza Mussolini"), ne traggono un alibi e motivo di sollievo
al pensiero che forse, se Mussolini lo avessero preso gli americani, si sarebbe
salvato (beati loro).
Tra i dubbi e le precisazioni su alcuni miei passaggi nell'articolo in
questione, che mi sono pervenute, mi preme puntualizzarne almeno tre: il fatto
che Leo Valiani era anche in "servizio" del SOE, l'Intelligence britannica;
quindi la vicenda di Enrico Fermi e la strategia di Roosevelt che, dalla seconda
metà degli anni '30, era intento non solo a scatenare un conflitto mondiale, ma
anche a sviluppare l'energia atomica a fini bellici ed infine la famosa
conversazione intercontinentale del 29 luglio 1943 con la quale Roosevelt e
Churchill si trovarono d'accordo nel desiderare che il Duce non arrivasse vivo
ad un eventuale processo.
Leo Valiani
L'informazione che Leo Valiani, alias l'ebreo Leo Weiczen, già comunista e poi
passato con gli azionisti dopo gli accordi Hitler-Stalin del 1939, fosse stato
in servizio presso il SOE britannico è oramai pubblica (tra le altre agenzie
l'ha riportata anche RaiNews24 (http://212.162.68.20/it/news.php?newsid=142490).
Valiani entrò a far parte del SOE, conosciuto in Italia come Number 1 Special
Force, nel giugno 1943, quando si trovava rifugiato a Città del Messico. A
reclutarlo fu Max Salvadori (nel 1945 agente di collegamento inglese con il
CLNAI). La scheda personale di Valiani è depositata negli archivi del Public
Record Office di Kew Garden a Londra.
Specificato questo mi preme sottolineare una coincidenza veramente interessante:
non appena si venne a sapere della cattura di Mussolini, questo agente inglese,
Max Salvadori, notoriamente anche vicino ad ambienti azionisti, fece presente ai
ciellenisti che potevano disporre di Mussolini solo fino all'arrivo delle truppe
alleate e l'installarsi della loro amministrazione (AMG), in pratica, come
congetturò Renzo De Felice, una specie di sottile e indiretto consiglio ad
eliminarlo sbrigativamente.
La coincidenza sta nel fatto che, mentre accadeva tutto questo, Valiani a suo
tempo arruolato nel SOE da Salvadori, era membro del Comitato Insurrezionale
antifascista, proprio quel Comitato che più spinse per fucilare il Duce.
Fermi-Roosevelt e l'energia atomica
A proposito di un accenno che ho fatto circa quell'Enrico Fermi che fuggì in
America, non certo per problemi razziali della moglie, come si vuol far credere,
ma dietro cui c'era una lunga e complicata storia di lucrosi contratti firmati
con gli americani, una strategia rooseveltiana mirante a accelerare la ricerca
atomica ai soli fini bellici, quindi la scomparsa di Majorana e altre vicende in
parte segrete che videro Mussolini negli anni '30 perseguire sondaggi con
l'amministrazione americana al fine geopolitico di trovare appoggi e fare da
contrappeso all'ingerenza britannica nel Mediterraneo, oltre a ingenti prestiti
che erano stati accesi con le banche americane, in particolare la Morgan, posso
solo dire che trattasi di ricerche che meritano seriamente di essere
approfondite.
Ma di questi argomenti, come già scrissi in un altro articolo del 1 luglio 2010
su "Rinascita", per la serietà dello studioso e per la gran messe di notizie,
aneddoti e informazioni di cui è in possesso, la voce più autorevole è quella
dello scrittore, saggista e presidente dell'Istituto di studi poundiani,
professor Antonio Pantano. Rimando tutti, pertanto, a quell'eccezionale libro,
scritto da Pantano, che è "Ezra Pound e la Repubblica Sociale Italiana", Ed.
Pagine, 2009, al quale si spera, l'autore, faccia seguire altri lavori in merito
a questi argomenti.
Conversazione intercontinentale Roosevelt-Churchill
Le intercettazioni radio-telefoniche, eseguite dai tedeschi, tra Roosevelt e
Churchill del 29 luglio 1943 sono state messe a disposizione dal generale
Heinrich Müller, ex Obergruppenführer-SS, Capo della Gestapo dal 1939 al 1945.
Müller, scomparso da Berlino a fine aprile 1945, non è vero che venne preso dai
sovietici, ma finì negli USA collaborando con la CIA dal 1948 al 1952.
La conversazione transatlantica radiotelefonica intercettata dai tedeschi, venne
anche pubblicata negli Stati Uniti nel 1995. Ecco alcuni stralci:
Churchill era stato da poco avvertito che Mussolini era prigioniero al quartier
generale della Polizia a Roma. Dopo i preamboli, e ritenendo che gli italiani
difficilmente avrebbero mollato il prigioniero, Roosevelt in merito ad un
possibile processo al Duce, dice:
Roosevelt: Sarebbe una mossa saggia, Winston? Saremmo costretti ad istruire una
specie di megaprocesso che si potrebbe trascinare per mesi e anche se lo
controllassimo, ci arrecherebbe problemi con il popolo. E io devo osservare che
molti italiani, qui, sono almeno suoi segreti ammiratori (letterale). Il che
porterebbe problemi qui se noi lo processassimo. Naturalmente l'esito del
processo non sarebbe mai in dubbio ed egli morirebbe appeso ad una corda. Ma nel
frattempo, questi processi, e sto presumendo che noi avremmo un sacco di penosi
amiconi anche disponibili per il processo e l'esecuzione, potrebbero trascinarsi
all'infinito. Io posso prevedere vari aspetti negativi per questo affare.
Churchill: Naturalmente ci sono aspetti negativi in ogni affare, Franklin.
Allora ritieni che lui (Mussolini - ndr) non si debba processare? Cosa
penserebbero i nostri amici in Italia della nostra malposta generosità? Io ho
ottime relazioni con certi elementi in Italia e quanto all'uomo, essi vogliono
l'umiliazione pubblica e la morte di Mussolini. Sicuramente noi non siamo in un
momento in cui qualche generosità è possibile. La sua morte avrebbe un salutare
effetto sui nazisti.
Roosevelt: Io non dissento da questa tesi, ma, dal mio proprio punto di vista,
un processo pubblico potrebbe avere connotazioni negative sulla situazione in
questo Paese...
Churchill: Non posso accettare che liberare Mussolini potrebbe favorire qualcuno
dei nostri comuni scopi. A questo punto della storia, io credo che sia stato
oltrepassato lo spartiacque ed è giunto per noi il momento, adesso. Non ritengo
che la guerra finirà subito, ma la percezione è che noi siamo sulla via
Triumphalis ora, non sulla via Dolorosa come siamo stati per così tanto tempo.
Roosevelt: Io non volevo dire che dovremmo rilasciare il diavolo. Niente
affatto. Mi riferivo al processo pubblico. Se Mussolini morisse prima che un
processo potesse aver luogo, penso che noi staremmo meglio in tutti i sensi.
Churchill: Tu suggerisci che noi semplicemente dobbiamo fucilarlo quando gli
italiani lo consegneranno a noi? Quale tipo di corte marziale per quest'affare?
Celebrato a porte chiuse naturalmente. Potrebbe avere un salutare effetto sui
fascisti duri a morire ancora attivi e forse perfino un effetto più grande sugli
hitleriani.
Roosevelt: No. Ho pensato in proposito e credo che se Mussolini morisse mentre è
ancora agli arresti in Italia (...), ciò potrebbe servirci assai più che se noi
avviassimo un processo (...) Io avevo in mente che, dopo che noi stessi
trovassimo un accordo qui, potremmo eliminarlo mentre è ancora nella loro
custodia (italiana - ndr). Allo stesso tempo potremmo fare pubbliche richieste
per la sua consegna per un processo. Ciò sarebbe (un'evoluzione - ndr) un po'
più dolce rispetto all'affare Darlan.
Su queste basi, alla fine i due campioni di umanità democratica, si troveranno
concordi.
Altre informazioni, anche su questa telefonata, si possono trovare nella
monumentale opera dello storico Alessandro De Felice, acquistabile tramite il
suo sito:
www.alessandrodefelice.it.
Maurizio Barozzi
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