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dal Corriere della Sera - Brescia

http://brescia.corriere.it/brescia/notizie/cronaca/12_febbraio_18/20120218BRE03_14-1903337096151.shtml

 

Esclusiva: parla il teste chiave della strage di piazza loggia

La strage di Brescia

La verità di Stimamiglio: «Ci fu un regista cinico»
 

Andrea Priante     

 

la NOTA di Maurizio Barozzi

È importante l’articolo del Corriere, qui sotto riportato, dove si parla di un certo Stimamiglio definito un ex esponente dell’ala scaligera di Ordine Nuovo. Costui sarebbe entrato nel mirino degli inquirenti, sia pure con un fascicolo diverso, nel nuovo processo di Appello che si è aperto a Brescia per l’attentato del 28 maggio 1974 e che vede imputati, tra gli altri, gli ordinovisti veneziani Delfo Zorzi (che oggi vive in Giappone) e Carlo Maria Maggi.

Il nome di Stimamiglio si affianca così a quello di Marco Toffaloni, allora minorenne. Ovviamente saranno tutte informazioni da verificare e dubitiamo che lo possa fare la Magistratura in quanto per tutta la Strategia della tensione ci sono implicazioni di Intelligence internazionali occidentali alle quali l’Italia è stata sempre subordinata. Ricordiamo come il generale G. A. Maletti, numero due dell’ex Sid, ha confessato che l’esplosivo utilizzato da Piazza Fontana in avanti, venne da un deposito americano in Germania e fu consegnato ad ambienti neofascisti del Veneto.

Bisogna in ogni caso prendere atto che uno stesso burattinaio ha per circa 15 anni manipolato la politica italiana e strumentalizzato Servizi e ambienti politici più disparati. Il tutto in funzione di certe strategie occidentali sul nostro paese ridotto a sperimentazione di una guerra non ortodossa.

Due periodi sono facilmente individuabili, opposti nelle mire prefissate, ma risalenti sempre alla stessa strategia:

-          un primo periodo 1965 – 1970 in cui le bombe dovevano apparire come atti di anarchici e rossi in genere onde spaventare l’opinione pubblica, destabilizzare la società per stabilizzarla, ovvero tenerla ingessata al sistema atlantico in un delicato momento strategico di tutto il mediterraneo.

-          Un secondo periodo 1973 – 1980 dove ora le bombe dovevano apparire come atti del terrorismo nero e quindi consentire uno spostamento di tutta la società e la cultura borghese su basi progressiste e neoradicali.

Per la strage di Brescia è facile prevedere che quei morti, ad un comizio sindacale antifascista, quando la magistratura aveva cominciato ad incriminare per Piazza Fontana ambienti di destra,  e dopo che alcuni giorni prima un giovane militante di destra, Silvio Ferrari, era saltato in aria per dell’esplosivo che portava appresso, sarebbero stati addebitati ai “neofascisti”.  E questo era l’intento. È difficile stabilire chi poi, su mandato di questi perfidi individui, depose la bomba nel cestino; si pensi solo che se costui, fosse stato un destrista, volente o nolente avrebbe agito contro il suo stesso schieramento.

Comunque sia, indagini, inchieste della Magistratura (sia pure spesso eterodirette), processi, commissioni parlamentari sulle Stragi, confessioni di pentiti e dissociati, testimonianze, e quant’altro ci hanno mostrato come tanti ducetti ed esponenti di destra, che mi rivolta lo stomaco definire “neofascisti” , fossero collusi con i Servizi.

Non possiamo che ripetere quello che a suo tempo dissero i veri fascisti della FNCRSI:  <<Per chiunque abbia contribuito a spargere sangue di italiani, servendo interessi stranieri, deve essere applicato il codice penale militare>>.

Ps.: qualche buontempone ha avanzato l’ipotesi che, magari, qualche “neofascista” si colluse con i Servizi perchè forse riteneva, in tal modo, di agire in favore della rivoluzione. Ammesso che possa veramente essere esistito un imbecille simile, resta il fatto che costui, a parole culture del “Bushido”, visto che era stato giocato e visto il sangue che aveva contribuito a versare, avrebbe dovuto farsi saltare le cervella. Non lo ha fatto. Quindi nessuna attenuante.

Maurizio Barozzi

 

 

la Nota di Giorgio Vitali

E tuttavia occorre tenere presente che finora hanno scritto solo cazzate. E non solo: giornalisti con la puzza sotto il naso hanno infilzato idiozia su idiozia. Senza tema di figurare per quello che sono: cialtroni servi vigliacchi nell'intimo.

Pertanto, teniamo sempre presente che NON ci si deve arrendere di fronte al fatto che..."non ci sono prove sufficienti". La riprova è data proprio in questi giorni dalla sentenza relativa alla strage di Ustica. I giudici, non solo hanno ammesso tutto quello che si sapeva e NOn era accettato, ma hanno anche riconosciuto che la morte dei due piloti e conseguente morte di 69 spettatori tedeschi è stata dovuta a boicottaggio! la cosa non mi stupisce, perchè, come mi disse un esperto di manifestazioni aeree, i piloti che fanno le evoluzioni seguono direttive impartite dal campo. Quindi ci vuol niente a manipolare il sistema di trasmissione dei comandi. La cosa era talmente incredibile per un ascoltatore comune ( cioè per quelli che credono al Corsera e a Repubblica) che avevo reticenza a dirlo. Anche fra amici.

Invece risulta tutto vero e non potrebbe essere diversamente!

Giorgio Vitali

 

«Qualcuno in quegli anni si è approfittato dell'ingenuo fanatismo di alcuni ragazzini».

I mandanti?

«Oltreoceano»

 

Gianpaolo Stimamiglio è il supertestimone che, con le sue rivelazioni, ha aperto il nuovo filone di indagine sulla strage di Piazza della Loggia. Un'inchiesta che punta a dimostrare il ruolo operativo di alcuni militanti dell'estrema destra veronese nella realizzazione dell'attentato del 28 maggio 1974, quando l'esplosione di una bomba nascosta in un cestino portarifiuti provocò la morte di otto persone e il ferimento di altre centodue. Le dichiarazioni di Stimamiglio, che era tra gli esponenti di Ordine Nuovo e negli anni Settanta apparteneva all'organizzazione clandestini Nuclei di Difesa dello Stato, hanno portato all'iscrizione nel registro degli indagati del veronese Marco Toffaloni, minorenne all'epoca della strage, e di una seconda persona.

L'ipotesi dei magistrati è che gli organizzatori dell'attentato si sarebbero serviti della "bassa manovalanza" offerta da ragazzini veneti affascinati dall'estremismo di destra. E mentre a Brescia in questi giorni è iniziato il nuovo processo che vede imputati gli ordinovisti veneziani Delfo Zorzi (che oggi vive in Giappone) e Carlo Maria Maggi, il neofascista Maurizio Tramonte e l'ex ufficiale dei carabinieri Francesco Delfino (tutti assolti in primo grado), gli inquirenti bresciani hanno già ascoltato alcuni testimoni per cercare riscontri alla «pista veronese». A quasi 38 anni di distanza, oggi il padovano Giampaolo Stimamiglio è un sessantenne che vive sotto scorta in una piccola località del Veneto. Accetta di parlare con il Corriere -dice- perché vuole che sia fatta chiarezza.

 

Dicono che lei è «il pentito di Ordine Nuovo» che può portare alla verità sulla strage di piazza della Loggia. È così?

«Cominciamo proprio da qui: io non sono un pentito -risponde-. Anzi, più in generale non mi sono mai pentito delle scelte che ho fatto e i miei valori di oggi, almeno quelli principali, sono gli stessi di quando ero un giovane deciso a cambiare il mondo. Cambiarlo in meglio, intendo».

 

E allora perché ha fatto quelle dichiarazioni su Piazza della Loggia?

«Perché voglio smascherare chi ha organizzato certe cose approfittando dell'ingenuo fanatismo di alcuni ragazzini, chi ha deciso di prendere una strada diversa da quella che avevamo sognato. E l'ha fatto solo per il denaro e per inseguire i propri interessi personali. C'è chi ha approfittato della situazione politica di allora per diventare molto ricco, avviando delle collaborazioni».

 

Con i servizi segreti?

«Mi sembra evidente. Non lo dico soltanto io: è quanto emerge anche dai processi».

 

Ai magistrati ha detto che il veronese Marco Toffaloni ebbe un ruolo operativo nella strage di Piazza della Loggia. Come andò?

«C'è un'indagine aperta, non posso entrare nel merito. Mi limito a dire che all'epoca c'erano gruppi di giovinastri usati in vario modo da persone che hanno deviato dall'ideologia iniziale, almeno da quella che sostenevamo nel Centro Studi Ordine Nuovo».

 

Gruppi dell'estrema destra veronese?

«Sì, l'ambiente era quello».

 

Qual è il suo giudizio sulla strage di Brescia?

«Fu una cosa orribile, come tutti i fatti cruenti di quegli anni. Un episodio che gettò discredito su tutte le brave persone, e ce n'erano tante, che avevano aderito al nostro progetto. Noi eravamo anti-comunisti, ma anche contrari agli eccessi del capitalismo. "È un abominio colpire degli innocenti": questo si sosteneva nel Centro Studi Ordine Nuovo».

 

Se il «lavoro sporco» lo fecero i militanti veronesi, chi c'è dietro la pianificazione dell'attentato di Piazza della Loggia?

«All'epoca c'erano due schieramenti contrapposti: la Russia e gli Stati Uniti. Quella di Piazza della Loggia è una strage che affonda le sue radici, il suo stesso concepimento, Oltreoceano».

 

Ai magistrati ha anche accennato ai legami tra Toffaloni e l'organizzazione Ludwig, responsabile di dieci omicidi per i quali vennero condannati i veronesi Marco Furlan e Wolfgang Abel. Per gli investigatori, invece, non c'erano altri complici.

«Quella di Ludwig è una formazione di qualche anno posteriore a Piazza della Loggia. Eppure è evidente a chiunque che Furlan e Abel, da soli, non possono aver commesso tutte quelle azioni. A prescindere dalle conferme che ho ottenuto, mi pare logico che in realtà ci fossero altri complici...».

 

È pronto a ribadire le sue accuse in un eventuale processo?

«Sono pronto a testimoniare. È dal 1994 che collaboro, e se i magistrati dovessero chiedermelo non avrei problemi a ribadire ciò che so davanti a un giudice».

 

Andrea Priante   

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