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Dibattito sulla vicenda dei due Marò

Lo stigma più proprio

 

Introduzione

Riteniamo di estremo interesse riportare una serie di esternazioni e prese di posizione che si sono alternate in un dialogo a distanza tramite Email (Maurizio Barozzi Maufil, Joe Fallisi Joe, ed altri) e che riguarda gli atteggiamenti e la situazione venutasi a creare in seguito al fermo dei nostri due Marò in India per l’uccisione dei pescatori indiani.

Il dibattito è riportato in ordine cronologico e viene chiuso da una Nota di Giorgio Vitali.

 

Il giorno 21/mar/2012, alle ore 17.11, Maufil ha scritto:

 

Sento da più parti appelli per i due Marò sequestrati in India. D'accordo: i nostri soldati devono essere sempre difesi e se hanno commesso reati siamo noi che dobbiamo giudicarli.

Non mi metterò mai sullo stesso piano degli antifascisti che gioivano per i rovesci e la morte dei nostri soldati nella Seconda guerra mondiale.

Oltretutto una Nazione, uno Stato non sono composti solo di "idealisti", ma anche e soprattutto di servitori che si arruolano per mestiere o per altro e sono indispensabili.

Ma non mi mischio però con la retorica di Destra, qualsiasi tipo di destra, non mi piacciono i loro appelli a cui non credo e non partecipo.

Questo per due motivi: primo, la destra, fin dal dopoguerra è stata sodale all'atlantismo, alla Nato, quindi è stata complice della colonizzazione del nostro paese, tradendone i veri interessi in barba a quella Patria di cui sono capaci solo di riempirsi la bocca.

Secondo, gli stessi appelli e le stesse esternazioni non mi risultano che furono invocate contro quel bastardo di americano che sparò vigliaccamente a Nicola Calipari, nè contro gli aviatori americani di Aviano, quei criminali che per divertirsi causarono il taglio dei fili della funivia del Cermis, causando la morte di 20 italiani. 

Quindi, signori di Destra, andate a sbandierare i vostri tricolori da qualche altra parte.

Condividerò solo gli appelli che contemporaneamente chiedano di uscire dalla Nato e dallo schieramento Occidentale, ovvero dai criminali, responsabili della nostra situazione internazionale, e che ci stanno portando in guerra in giro per mezzo mondo per gli interessi dell'Usa-Israel, tutto il resto è falsa ipocrisia!

A ca' nsciuno è fesso.

 

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Il giorno 21/mar/2012, Joe ha scritto: 

 

No, no. Non solo, come avevo già detto a Giorgio, sono contrarissimo a qualunque "appello" per 'sti due "marò" mercenari assassini ("sequestrati in India"?????????... ma devono solo ringraziare la tibia di Madre Teresa, oltre all'ampolla in putrefazione di San Gennaro, se gli indiani non li hanno, a loro volta, fatti fuori!...). Cosa "d'accordo"?!... D'accordo un cavolo! Non difendo affatto "i nostri soldati sempre"... e perché, di grazia, si dovrebbe?... perché sono itaGliani?... DOC?... ME NE FREGO. A te piace tanto la "nazione" di cui sei "cittadino"?... A me NO. A cominciare dalla sua fondazione massonico-anglo-sabauda. C'è stata è vero qualche breve parentesi, dopo la fine di Roma, in cui ci si poteva ancora riconoscere nel belpaese, provare un qualche orgoglio di appartenervi. Quei momenti sono finiti ormai molto. E non torneranno. 

 

Joe

 

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Il giorno 21/mar/2012, alle ore 18.19, Giannetto Bordin ha scritto:

 

Caro JOE (ma che bel nome.... yankee!),

 Indipendentemente dalle "idee" che ognuno di noi può avere -giuste o sbagliate che siano- senza tanto clamore e senza affiggere striscioni o inutili manifesti, dovremmo TUTTI essere del parere che i nostri concittadini, di qualsiasi reato o colpa siano responsabili, debbono avere la nostra solidarietà ed essere comunque e in ogni caso difesi e non lasciati in balìa degli stranieri e delle loro leggi. 

Ma è mai possibile che si debba sempre "copiare" dagli "altri". 

Cosa dicono infatti gli inglesi? 

 RIGHT ON WRANG MY COUNTRY = TORTO O RAGIONE, LA MIA PATRIA.

 E quindi ogni cittadino Italiano - chiunque esso sia e qualunque cosa abbia fatto ALL'ESTERO (ameno che non si tratti di fatti delinquenziali)- è un "pezzo" della "MIA PATRIA".

E di questo avviso sono anch'io. Non perché lo dicono gli inglesi. Ma perché, l'ho sempre pensato anche prima di sapere che lo dicessero loro. Se poi deve essere punito, lo dobbiamo fare noi... Non lo si lascia in mano agli stranieri, BEN SAPENDO quanto poco rispetto -in ogni campo- gli stranieri nutrano per questa Italia (di merda). Ma tutto ciò non ci esime dal dover essere tra noi solidali.

Durante la RSI, ho sempre preferito che a far fuori qualche partigiano, fossimo noi, e non i tedeschi.

 CAPITTO MI HAI ?? 

 

Bordin Giannetto 

 

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Joe è il nome che qualche amico mi ha dato tanti anni fa... mi è indifferente che mi si chiami così o Giuseppe (anzi, per l'esattezza sarebbe Giuseppe Pier Mauro). Quanto al motto albionico, tu lo condividi, ma non c'è nessunissima ragione perché la tua scelta debba essere di "TUTTI". Io, per esempio, non sento alcun legame né di "razza", né di "suolo", né di "sangue", né di "patria" coi tuoi "marò". Tanto meno di simpatia umana. I miei amici e sodali me li scelgo in prima persona, e con cura - in realtà decidono le stelle...

 

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Il giorno 21/mar/2012, alle ore 19.26, circolo.vegetariano ha scritto:

 

non è bello esecrare il luogo in cui si vive.... la nazione non è solo lo stato e l'apparato è anche il territorio e le sue genti

 

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Sì, appunto... Il "territorio" dell'Italia mi piace anche (e mi piacciono alcune periodi della sua storia passata)... sono LE SUE GENTI CONTEMPORANEE che mi fanno senso... posso?

 

Joe

 

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Il giorno 21/mar/2012, alle ore 19.52, biamonte ha scritto:

Ogg: giuramento alla patria

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=w96z5o8iqHM

 

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Eh sì, lì c'è VERAMENTE una patria -e non solo- da difendere. Se fossi siriano sarei andato anch'io in quella piazza.

 

Joe

 

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Il giorno 21/mar/2012, alle ore 23.25, Vincenzo Mannello ha scritto:

 

Giusto o sbagliato che sia pure io "esecro". Sempre più spesso e pure volentieri. Ma anche quello che scrive Paolo ha una concreta validità. Il territorio, anche in senso lato (oltre i confini geopolitici), quello è e lì si vive ed opera. Cambia quel che si fa, come si vive, tante altre cose, compresi sogni ed utopie. In definitiva (terrena) siamo tutti qui.

Parti, credo, di quelle tesi ed antitesi che dovrebbero portare alle sintesi che servono per andare avanti in armonia. Proprio quella che non si riesce a trovare. Mah! Spero di non essere stato confusionario.

Enzo

 

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In altre parole, per quel che mi riguarda: non sono un "tifoso" a prescindere - ammesso che io ami il calcio. Se la squadra di casa mia è fatta di gente spudorata avidadollars che si vende le partite pur guadagnando in maniera indecente, straccio l'abbonamento allo stadio e spengo la televisione.

 

Joe

 

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Il giorno 21/mar/2012, alle ore 18.54, Maufil ha scritto:

 

Caro Joe,

quando ho scritto quelle righe immaginavo che tu non le avresti condivise, ed è normale e giusto che così sia, visto che tu parti da una certa visione della vita e del mondo.

Allora devo specificare due cose. Primo, se hai letto bene, dico che i due Marò dovrebbero essere giudicati dal nostro Stato e se hanno commesso reati dovrebbero pagare e nel caso pagare anche caro. Durante la seconda guerra mondiale ci furono alcuni episodio nei quali i soldati tedeschi, che operavano in altre nazioni, si erano macchiati di reati contro i civili. In quei casi furono le stesse autorità militari tedesche a giudicarli e posso attestarti che spesso subirono punizioni esemplari e in alcuni casi furono persino fucilati. Ovviamente questa richiesta, da noi, lascia il tempo che trova, visto a cosa è ridotto il nostro Stato.

E siamo al punto. Perchè, nei confronti degli stranieri, specifico stranieri, i cittadini di uno Stato devono difendere i propri servitori, militari o poliziotti che siano? 

Perchè, volenti o nolenti, costoro sono una componente indispensabile di ogni Stato. Come penseresti di organizzarlo uno Stato, con tutti "idealisti", disinteressati? Ma quando mai!

Con gli idealisti al massimo ci formi una comune, la quale dopo qualche mese, garantito, si sfascia, perchè la natura umana è quella che è.

E lo Stato lo DEVI necessariamente organizzare e dotare di strumenti di difesa. Te lo impone la natura umana, perchè, altrimenti dall'esterno farebbero di te carne di porco, e all'interno vigerebbe la legge della jungla. Tutto il resto sono chiacchiere, utopie. Quelle creature, tiranno antrope, che ti stanno attorno, possono anche essere virtuosi, pii, onesti, ecc., ma in massima parte sono belve, che se gli piace ti si fregano la donna, ti derubano e ti ammazzano, addirittura magari anche per solo sadismo. Li frena, e manco tanto, la paura della legge, o i freni inibitori della morale, della religione, o altro. Ma togli la paura della punizione, della Legge, e vedi cosa succede. Non hai idea dove arrivi l'abiezione e l'avidità umana.

Ergo hai bisogno dei "servitori dello stato". È ovvio che, in un certo senso, i "servitori" dello Stato sono "mercenari". Per cosa vuoi che vanno a rischiare la vita? È sempre stato così e non è un caso che, in massima parte, vengono arruolati in aree geografiche disagiate. Ma quando mi derubano in casa, quando malintenzionati mi aggrediscono per strada ho bisogno del poliziotto e se non io tutti gli altri cittadini onesti.

Ora chi si sobbarca questi compiti pericolosi? Soldato o poliziotto che sia, in genere lo fa per uno stipendio, qualche volta può esserci una "vocazione", come quella di difendere i deboli, altre volte invece c'è un cinico istinto di mettersi una divisa per sfogare istinti belluini o intenzioni non certo oneste. Anche questa è la natura umana.

Mi rendo conto che stiamo facendo un discorso per lo più teorico, ma nella vita bisogna sempre essere coerenti.

No caro Joe, non mi piace la mia Nazione, bastarda, democratica e antifascista, nata per imposizione straniera, allo straniero asservita e come giustamente dici tu, nata su basi massoniche e anglo giudaiche. E non è escluso che si debba andare contro questa Nazione, ma questo è un altro discorso per il quale il "servitore dello stato" diverrà un nemico. Ma anche qui, per coerenza il rispetto per il "nemico", se meritato, non dovrebbe mai mancare. Quando il rivoluzionario vince, è sempre con quei "servitori dello stato" che va a costruire il suo Stato ideale. Altrimenti, ti ripeto, va a fare l'eremita o la comune.

Maurizio

 

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Ecco: http://www.uruknet.info/?s1=1&p=86673&s2=22

Sono contrario nella maniera più assoluta alla norma secondo la quale i soldati delinquenti e assassini che appartengono a una qualche "potenza", pur avendo commesso i loro crimini in un paese straniero e contro stranieri, dovrebbero essere investigati e processati dalla casa madre. Si è visto, d'altronde, qui in Italia, coi fatti del Cermis. E immaginiamoci anche se mai varrebbe la reciprocità... col cavolo (marcio)!... quanto è vero che la falsa coscienza è lo stigma più proprio del tirannoantropo... Sì, durante il secondo macello mondiale i tedeschi, gente notoriamente seria, mica mafiosi mozzarellari aummaumma, processarono in Polonia e persino misero a morte loro connazionali graduati indegni, ma a chi avrebbero dovuto consegnarli per la giusta punizione, al governo polacco... in esilio a Londra? Infine. C'è una bella differenza tra un poliziotto che fa il suo dovere contro la malavita della propria nazione e un mercenario che invece di cercarsi qualche lavoro decente va in "missione umanitaria" strapagata per conto del mondialismo.

 

Joe

 

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Il giorno 22/mar/2012, alle ore 08.41, Maufil ha scritto:

 

Joe, il mio voleva essere un discorso in termini generali ovvero partendo dal presupposto scontato che, in ogni caso, si necessita dei cosiddetti "servitori dello stato" mi sembra giusto e coerente che i cittadini di quella Nazione ne prendano le difese e ne siano responsabili.

Se invece tu sposti il discorso in termini per così dire "individuali", allora hai perfettamente ragione, perchè resta, a dir poco, stomachevole, solidarizzare con un mercenario o con un farabutto. E ancor più ignobile sapendo che chi comanda questo farabutto è una cernita di delinquenti venduti allo straniero. Quindi è il "simbolo" che io difendevo, non tanto i singoli, sui quali però ti ripeto devi mettere in conto che, per la maggior parte, lo fanno per "mestiere".

Purtroppo siamo conviventi in questo schifo di Italia e di italiani.

Così venne definito l'italiano, da Maurizio Lattanzio ed io concordo perfettamente con questo profilo:

«Gli italiani sono una composita mistione etnica, ovvero il limite degradato raggiunto da un costante processo di decadenza (o "putrefazione"?) razziale conseguente -sul piano storico- alla scellerata fusione (che evoca un ordine di cause metastoriche...) intervenuta nel corso dei millenni tra le primordiali razze ario-boreali che fonderanno la civiltà di Roma, e, dall'altra parte, lo strato etnico pre-ario pelasgo-mediterraneo e la razza degli schiavi levantini che, all'epoca del Basso Impero, Roma importerà dall'Oriente. L'informe poltiglia costituita dall'umanità mediterraneo-levantina subirà quindi le periodiche invasioni di razze più forti. Essa reagirà defilandosi e assumendo un atteggiamento di obliquità etnica posta al servizio di materiali ed utilitaristiche esigenze di sopravvivenza. L'italiota furbo è dunque un detrito razziale stratificatosi durante plurisecolari esperienze di scaltro servilismo. Di qui la tortuosità -scrive A. Romualdi-, l'arte di mentire e destreggiarsi [cioè] la tipica caratteristica di una razza di sottomessi, il marchio impresso sulla schiena di un'umanità di second'ordine. Il furbo, il trafficante accorto e servile pronto ad umiliarsi e a scansare i pericoli è, nel quadro di una morale aristocratica, il cattivo per eccellenza... Quando il fascismo cercherà di plasmare la Nuova Italia avviando il processo rivoluzionario che avrebbe dovuto condurre alla formazione dell'uomo nuovo, la razza sfuggente si sottrarrà all'impegno, rivelandosi razzialmente inadeguata in rapporto alle alte tensioni, che il Duce tenterà di innescare nell'esangue corpo della società italiana... Il Führer identificherà il dramma interiore del Duce: "L'Italia si era riallacciata alle ambizioni di Roma. Essa ne aveva le ambizioni, ma non le altre caratteristiche - un anima fortemente temprata e la potenza materiale».

Fin qui il Lattanzio, ma possiamo anche aggiungere gli altri tipici difetti caratteriali degli italiani, difetti comunque un po' comuni a molte nazioni latine e levantine: la retorica nel linguaggio, l'uso di frasi roboanti e spavalde, non suffragate da altrettanta decisione e potenza militare, la faciloneria, l'impulsività che porta all'eccessiva esaltazione nei momenti di successo per passare poi all'estremo abbattimento e denigrazione nei momenti di sconfitta, la facilità nel saltare il fosso per salire sul carro dei vincitori, ecc.

Insomma, e non per niente, la nostra cinematografia ci ha reso magnificamente il ritratto dell'italiano tipo, un ritratto nel quale la gran maggioranza della popolazione si è sempre rispecchiata e riconosciuta: quello del Sordi, di Manfredi, del Gassman, ovvero quel tipo umano borioso e spaccone con i deboli e umile e servile con i forti; in pratica un pusillanime e un cialtrone, anche se bonaccione, che poi alla fin fine magari si riscatta grazie alle sue doti di buon cuore, o grazie anche ad un gesto impulsivo di eroismo, ma che, tutto sommato, resta per quello che in realtà è sempre stato: un vile ed un voltagabbana.

Certamente ci sono nell'italiano anche esigue minoranze che non si identificano in questo quadro caratteriale ed esistenziale così negativo e sono poi quelle che, proprio nella prima metà del secolo scorso, ci hanno lasciato fulgidi esempi di eroismo e dedizione, ma queste individualità non possono cambiare il quadro d'insieme del nostro popolo.

Così come non possono cambiarlo alcuni lati positivi dell'italiano, resi quasi a compensazione delle sue carenze morali, vedi per esempio, la genialità, la laboriosità, la bravura e l'efficienza manageriale, il saper reagire con vigore quando viene messo alle corde, ecc.

Mussolini, proprio su queste minoranze e su questi aspetti positivi dell'italiano, aveva fatto conto per elevare l'Italia ad un ruolo ed un rango storico di tutto rispetto, ma purtroppo, come la storia ha dimostrato, esse non furono sufficienti per proseguire in questo duro cammino. Fu l'italiano che rovinò il fascismo, non viceversa.

Orbene, a tutto questo, aggiungici che questa Italia è il parto dell'8 settembre, una macchia indelebile nei secoli, che le nostre FF.AA. sono figlie di quelle badogliane e sono subordinate agli alti Comandi NATO. Questa è l'Italia democratica e antifascista, oltretutto ancor più depravata e sfigurata da oltre 60 anni di american way of life, di modernismo consumista, di alienazione mentale, un orgia di distruzione di ogni valore morale e spirituale che ci fa sentire il nostro vicino un alieno e che può provocarci soltanto vomito.

Quindi è il principio della Patria che io valutavo e sostenevo, non quello che oggi è questa specie di patria itaGlia con la minuscola.

Dicono che il 1 aprile un grosso asteroide sfiorerà la terra e che se la dovesse centrare potrebbe distruggere una grande metropoli come New York o Roma. Oggi siamo ad un punto tale che, sai cosa ti dico? Che se dovesse accadere non farebbe un soldo di danno e si porti pure via il Colosseo, il Foro, Castel S. Angelo e tutto il resto che oramai sono monumenti che non rappresentano e non appartengono più nè all'ItaGliano nè a Roma.

 

Maurizio

 

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Caro Maurizio, a quanto hai scritto si deve aggiungere che dopo la fine di Roma l'Italia è stata, insieme, sede stabile del Vaticano, cancro nel tumore, e meta di periodiche e svariate invasioni-occupazioni di potenze straniere. La prima cosa contribuì a forgiare l'italiano ipocrita e codino (quel tipo umano "di destra" che giustamente tu aborri e che purtroppo non era affatto assente nel fascismo - la Chiesa cattolica pedoapostolica romana non riuscì a scalzarla né il Risorgimento, né, tanto meno, Mussolini); la seconda magnificò da un lato il campanilismo gretto e fanatico, dall'altro l'attitudine alla "flessibilità", al chinar la schiena e riverire livorosi il (nuovo) padrone, al pronto salto della quaglia. Il risultato pietoso è quello che abbiamo davanti agli occhi.

 

Joe

 

la NOTA di Giorgio Vitali

 

Il dibattito, peraltro molto interessante, sorto fra Maurizio Barozzi e Joe Fallisi tradisce una esigenza fondamentale: la comprensione del terreno umano sul quale poter improntare una strategia politica che corrisponda alle esigenze di dignità, rispetto della persona, senso dell'Onore e difesa dell'identità "nazionale" (che è qualcosa di ben definito, non solo in termini teorici, ma anche concretamente, in riferimento alla nostra storia "nazionale", che è storia essenzialmente "culturale").

La debacle del settembre 1943, che è seguita a anni di incredibili sconfitte e superficialità, tollerate ampiamente da Mussolini, è sì una manifestazione di grande "debolezza", ma ha permesso, come riconosce Maurizio, l'evidenziarsi di una massa di cittadini che all'epoca ebbe la forze ed il coraggio di reagire proprio nel senso dell'Onore, pagandone anche le conseguenze con la vita. Si tratta di un numero notevole di cittadini, la cui adesione alle FFAA della RSI e al Partito Fascista Repubblicano è documento indelebile nella storia del nostro paese. Falsificazioni e silenzi a parte.

Per quanto riguarda la fenomenologia descritta da Maurizio, circa la "composizione" razziale (in senso stretto) della popolazione della Penisola, ebbene dobbiamo riconoscere che si tratta di pura realtà con la quale dobbiamo confrontarci, fermo restando che «chi non conta nulla» è comunque escluso da qualsiasi partecipazione decisionale. Come è sempre accaduto presso tutti i popoli, romani compresi, e come dimostra ogni tentativo fallito di coinvolgimento di simili persone nell'assunzione di specifiche "responsabilità" (politiche o sindacali). E basti pensare alla delega totale che i "lavoratori" hanno accordato ai loro «pseudo rappresentanti della Triplice sindacale», i quali dovrebbe discutere col POTERE FINANZIARIO e usuraio del destino di milioni di lavoratori. (CONSOCIATIVISMO A PARTE...)

La conclusione è semplice: non c'è solo l'Italia di Badoglio, responsabile, tra l'altro, anche della disfatta di Caporetto. C'è anche l'Italia di Francesco Ferrucci e di Machiavelli, tanto per fare qualche nome.

Per quanto riguarda il caso dei due marines della San Marco (nome quanto mai nobile, dato che ci ricorda le glorie della marina veneziana, ed un fatto poco conosciuto che ascrive la San Marco, il reparto che presiedeva alla nostra base cinese, come l'ultimo ad ammainare la bandiera, in questo caso: della RSI alla quale il reparto apparteneva, fra i belligeranti, impropriamente considerati "perdenti", del secondo conflitto mondiale). certamente il fenomeno al quale abbiamo dovuto assistere non è che la riedizione dell'ottosettembrismo, tanto da far dichiarare, nientemeno che a Maurizio Ferrara, in un articolo pubblicato sul numero 13 di "Panorama" «Con la gestione delle vicende dei marò in India e dell'ingegnere italiano in Nigeria, la Farnesina è riuscita a minare il nostro prestigio nel mondo».

(Se ancora qualcosa fosse rimasto...) aggiungiamo noi.

Giorgio Vitali

 

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