Italia - Repubblica - Socializzazione

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"il Messaggero" di Roma e lo "shoas"
ovvero:
la menzogna in bocca a un comunista è una verità rivoluzionaria
 

Filippo Giannini

 

Se sostenessi che «La Repubblica Italiana si basa sulla menzogna» sarei molto lontano dal vero? Non a caso ho titolato questo articolo con una frase coniata da Lenin e ripresa da Antonio Gramsci. «Menzogna e verità rivoluzionaria» sono due poli dell'assurdità, ma sui quali questa repubblica, nata dallo sfascismo, si è nutrita sin dal suo nascere.
Dopo questa premessa, entriamo nel merito.
Su "Il Messaggero" di Roma di sabato 10 maggio, nella pagina "Cultura e Spettacoli", leggo un articolo a firma di Oliviero La Stella dal titolo: «Shoah - L'Italia senza memoria». Ritengo superfluo indicare al lettore di quale Shoah si tratta, non quello delle foibe, non quello dei fascisti, o supposti tali, non quello degli armeni, o quelli messi in atto da Stalin, da Pol Pot o da Mao Tse Tung, ma mi riferisco a quello che i lettori hanno ben capito: lo Shoah, quello vero. L'unico.
Ebbene, per tornare all'articolo, ho notato alcune discrepanze che, a mio modo di vedere, si trasformano in menzogne. Appunto, per dare maggior solidità a questa repubblica. E al termine dell'articolo indicherò le mie opinioni sulla necessità della menzogna infinita.
È ovvio e acclarato che per dare un giudizio storico su un certo avvenimento accaduto in un determinato periodo è necessario riportarci nella situazione politica di quel periodo. Mi riferisco alla situazione politica internazionale degli anni '30.
Prima di andare oltre, chiedo venia ai miei lettori se dovrò riportare concetti e frasi già espressi in precedenza.
Se io sostenessi che furono le democrazie occidentali a spingere l'Italia di Mussolini verso un'alleanza con la Germania di Hitler, scriverei il falso? Qualcuno non mi crede? Per sostenere ciò, potrei indicare, oltre a fatti oggettivi, centinaia di autori che potrebbero convalidare quanto asserito; ne citerò solo un paio.
Il primo: Winston Churchill, "La Seconda Guerra Mondiale", 2° Vol., pag. 209: «Adesso che la politica inglese aveva FORZATO Mussolini a schierarsi dall'altra parte, la Germania non era più sola».
Il secondo: lo storico inglese George Trevelyan nella sua "Storia d'Inghilterra", pag. 834: «E l'Italia, che per la sua posizione geografica poteva impedire i nostri contatti con l'Austria e con i Paesi balcanici, FU GETTATA IN BRACCIO alla Germania».
È inutile che ricordi anche i giudizi di Renzo De Felice perché già citati in un mio recentissimo articolo, ma per contestare con una certa logica quanto scritto dal signor La Stella debbo ricordare il più accreditato storico del fascismo, appunto Renzo De Felice, che attesta: «Una volta che Mussolini FU GETTATO nelle braccia della Germania di Hitler, era impensabile che anche l'Italia non avesse le sue leggi razziali».
Fissati questi punti base, che poi sono una minima parte di quanti ne potrei citare, spostiamo l'attenzione su quanto ha scritto il signor La Stella. Egli fra l'altro ha scritto, commentando un volume "La storia dello Shoah": «Abbiamo incontrato due curatori dell'opera: Simon Levis Sullam, veneziano, 34 anni, storico, docente all'Università di Berkeley in California, e David Bidussa, livornese, 53 anni, storico presso la Fondazione Feltrinelli (…). Levis Sullam spiega che "il fenomeno del razzismo si sviluppa in Italia sin dai primi anni Trenta, sull'onda dei fenomeni culturali nati all'inizio del Novecento (…)"».
È FALSO, assolutamente falso. I D.L. n° 1279 del 24 settembre 1931 e n°1561 del 19 novembre 1931 (leggi che a quasi 80 anni dalla loro enunciazione sono tutt'ora in vigore), leggi che riguardano il rapporto fra il cittadino ebreo italiano e lo Stato fu accolto con entusiasmo dalla comunità ebraica italiana, tanto che il Rabbino Sacerdoti disse: «La nuova legge che io non esito a definire la migliore di quelle recentemente emanate in altri Stati, procurerà un rifiorire degli istituti ebraici italiani». Il giornale ebraico "Israel" nel numero del 27 ottobre 1932, in occasione del Decennale della Marcia su Roma, attestava: «Dopo dieci anni di regime fascista il ritmo spirituale della vita ebraica in Italia è più intenso, assai più intenso di prima. In un clima storico come quello del fascismo riesce più facile ai dimentichi di ritrovare il cammino della propria coscienza, ai memori di rafforzarlo, presidiandolo di studi e di opere».
Sempre nell'articolo di Oliviero La Stella si può leggere: «Per costruire uno Stato totalitario è necessario individuare un nemico interno. E il fascismo lo identificò nell'ebreo, così come era accaduto nel Medioevo».
È FALSO! Mi meraviglio che gli "storici" possano incorrere in simili errori. A prescindere dal fatto che il fascismo non era uno "Stato totalitario", nel senso che oggi si conferisce a quel termine, quanto i due storici hanno asserito è smentito dall'ebreo Paul Johnson, il quale a pag. 561 del suo libro "Storia degli Ebrei" scrive: «Quando Hitler prese il potere, Mussolini si atteggiò a protettore degli ebrei e fu salutato da Stefan Zweig come wunderbar (meraviglioso, N.d.A.) Mussolini». Voglio azzardarmi a ricordare ai due storici che Hitler prese il potere a gennaio 1933. E ancora. Se fosse vero quanto hanno scritto Sullam e Bidussa, come si potrebbe giustificare il duro attacco che Mussolini scatenò contro la Germania hitleriana con il suo discorso tenuto a Bari il 6 settembre 1934, dove fra l'altro disse: «Trenta secoli di storia ci permettono di guardare con sovrana pietà TALUNE DOTTRINE di oltr'Alpe …».
Nell'articolo incriminato leggo: «Anche in Italia ci fu dunque una "soluzione finale" che venne gestita dai repubblichini (sic), dai nazisti, ma pure da capi e funzionari della nostra polizia e da burocrati delle nostre amministrazioni. Bidussa ci ricorda che a Lugo di Romagna una lapide commemora quindici suoi familiari rinchiusi nel campo di concentramento di Fossoli e poi finiti ad Auschwitz, dal quale non tornarono più. Furono prelevati dai carabinieri italiani, imprigionati da guardie italiane e trasportati verso la morte su treni italiani>.
È FALSO! FALSISSIMO! Se fosse vero non un solo ebreo oggi vivrebbe in Italia. Il dolore per la morte dei congiunti del signor Bidussa non lo autorizza a stravolgere la verità.
I signori Sullam e Bidussa, in qualità di "storici", sapranno che dal 1938 in poi migliaia di ebrei, soprattutto tedeschi ed austriaci, fuggivano per trovare rifugio in Italia. Sì, in Italia, perché non nei Paesi democratici (Stati Uniti, Inghilterra, Svizzera), perché proprio in Italia, dove oltretutto vigevano le "leggi razziali"? Perché in merito a questa faccenda il giornalista Daniele Vicini ("l'Indipendente" del 20 luglio 1993) esclamò: «Strana dittatura quella fascista. Strana democrazia quella americana»?
Torniamo a "Fossoli". Premessa essenziale: fino a quando Mussolini fu al potere NON un ebreo venne consegnato ai tedeschi nonostante le loro pressanti richieste. Ovviamente dopo il "capolavoro" messo in atto da Badoglio e dal Savoia, l'8 (in realtà il 3) settembre 1943, la presenza tedesca si fece più pressante. In merito a questa data e alle sue conseguenza, al termine dell'articolo mi permetterò di proporre un paio di quesiti ai due storici.
Per quanto riguarda Fossoli, Primo Levi (penso che il nome sia ben noto e di fiducia) nelle sue memorie, riportate su "l'Espresso" del 27 settembre 2007, porta le sue testimonianze. Levi inizia ricordando che fu arrestato il 13 settembre 1943 (a 5 giorni dal "capolavoro" antifascista) e trasferito ad Aosta nella caserma della Milizia Fascista. Levi e gli altri correligionari furono affidati al "Centurione" Ferro, il quale, saputo che «eravamo tutti laureati, ci trattò benevolmente; egli fu ucciso dai partigiani nel 1945 (…). Il Centurione, appreso che eravamo ebrei e non dei partigiani, ci disse: "Non vi succederà nulla di male; vi invieremo al campo di Fossoli, presso Modena". Ci veniva regolarmente distribuita la razione di vitto destinata ai soldati e alla fine di gennaio 1944 ci portarono a Fossoli con un treno passeggeri. In quel campo si stava allora abbastanza bene; non si parlava di eccidi e l'atmosfera era sufficientemente serena; ci permisero di trattenere il denaro che avevamo portato con noi e di riceverne altro da fuori (…). Il 18 febbraio apprendemmo che erano giunte in paese le SS tedesche, ci allarmammo tutti e infatti il giorno successivo ci avvertirono che saremmo partiti entro 24 ore (…)».
Quindi SS TEDESCHE, altro che carabinieri e guardie italiane. Potrei citare altre testimonianze che smentirebbero le affermazioni dei due "storici"; ma lo spazio non me lo concede. In ogni caso (al diavolo la pubblicità dei propri lavori) se i signori Sullam e Bidussa gradiscono maggiore documentazione, consiglio il mio libro che ne è ricchissimo.
«Renzo De Felice, che con la sua opera ricostruì minuziosamente il ventennio, ma cercò anche di riconciliare l'Italia con il fascismo», scrive il signor Levis Sullam.
E QUESTO È VERO. Infatti Renzo De Felice, che partì da posizioni di estrema sinistra, inoltrandosi nello studio di Mussolini e del fascismo, comprese quale fosse la natura di entrambi e, da persona onesta e dal pensiero libero, lentamente cambiò opinione sino a giungere a quanto scrisse sul suo ultimo (o penultimo) lavoro: "Rosso e Nero".
Sempre dello stesso Autore è una affermazione che anche questa volta mi trova d'accordo. Egli attesta: «Ma occorre fare i conti con il passato per affrontare il futuro». Confermo che sono d'accordo, ma –sì, c'è sempre un "ma"– la ricerca assoluta, costante di una VERITÀ VERA; non quella che ci è stata propinata sino ad oggi.
Poco sopra avevo scritto che al termine avrei posto due domande agli Autori dell'articolo in questione.
1ª) Se è vero, come è vero, che sino all'8 settembre 1943, cioè sino a quando Mussolini era Capo del Governo, nonostante le pressanti richieste tedesche mai un ebreo fu loro consegnato, se dopo quella data qualche migliaio di infelici furono catturati dai tedeschi e molti non fecero ritorno, di chi la colpa? Di Mussolini e dei fascisti? Siamo onesti: di fatto furono consegnati ai tedeschi dal primo governo antifascista.
2°) Nel libro "Stalin against the Jews" Arkady Vaksberg, scrittore russo, afferma che il numero degli ebrei eliminati da Stalin è stato «presumibilmente di 5 milioni». La domanda è ovvia: in questa sede non metto in discussioni le "verità ufficiali", dato che le due cifre, 6 milioni da parte dei tedeschi, 5 milioni da parte dei sovietici sono quasi equivalenti, perché non si fa mai riferimento, e sottolineo MAI, agli ebrei soppressi dal "Piccolo Padre"?
Non vorrei che ci fosse stato un "love affair" sacrilego.
Perché, allora, tanto accanimento contro quell'uomo? Per non far rivivere quell'idea ancora oggi attuabile e che porterebbe in galera i tanti, tantissimi ladroni che con questo regime infausto si sono arricchiti, e sono ben protetti dalle ancora innestate baionette dello straniero interessato a che nulla cambi.
Non è difficile… l'importante è avere a disposizione l'informazione e imbavagliare, così, la Verità. E il gioco è fatto!
Così terminai un mio precedente articolo e così lo ripropongo.

Filippo Giannini

 

il COMMENTO di Giorgio Vitali:

 

Il problema qui trattato pone sempre alcune precisazioni.
Queste precisazioni riguardano NON l'aspetto pseudo storico, che al momento NON c'interessa.
Possiamo segnalare ai nostri eventuali lettori l'acquisto di alcuni libri fondamentali, facilmente reperibili, fra cui: Mauro Manno: "La questione sionista". Reperibile presso: www.pasti.org oppure www.aginform.org.
Altro libro di notevole interesse è: Giancarlo Paciello: "La conquista della Palestina", CRT. Con testi di: Henry Laurens, Francis Jennings, Zeev Sternhell, Norman Finkelstein, Gherson Shafir.
www.editricecrt.it;
La lettura di questi libri permette alle persone intelligenti di CAPIRE qual'è il VERO problema sottinteso alla cosiddetta «questione ebraica», che NON è sicuramente quello che le persone vittime del costante lavaggio del cervello, riescono ad immaginare. Si tratta esattamente del contrario.
Per fare un esempio banalissimo, ricordiamo la famosa accusa che i cristiani hanno sempre rivolto agli ebrei: uccisori di DIO: nientemeno!! Sarebbe stato facile argomentare, al contrario, che qualora Gesù fosse stato DIO, (infatti è ancora da dimostrare la stessa esistenza di questo Gesù), gli ebrei NON erano tenuti a sapere che egli fosse Dio. Argomentavano, i cristiani, che la questione era IRRILEVANTE, avendo gli ebrei ucciso DIO che, come facilmente comprensibile, era un personaggio molto importante.
La stessa cosa può dirsi della cosiddetta Shoah. Troppo importante per poter essere contestata, perché ATTO BLASFEMO in se stesso. Chi nega l'esistenza di questa Shoah è un NEGAZIONISTA. Come dire: nega l'esistenza del Demonio. La definizione di "negazionista" diventa una connotazione esistenziale. Come dire: nega la verginità della Madonna! Di fronte a queste attestazioni di FEDE (cieca ed assoluta) non basta più la logica razionale. Infatti: cos'è la razionalità? Un incidente della Storia. O della storia della filosofia, che è peggio. E pertanto, ci sarebbe una soluzione: negare quanto dichiarato dagli "sterminazionisti".
Ed infatti sono in tanti a sforzarsi di dimostrare, ai reduci del pellegrinaggio ad Auschwitz, l'irrazionalità delle loro manifestazioni di devozione religiosa. Ma la negazione rafforza la posizione sterminazionista, come la negazione dell'esistenza della casa della madonna a Loreto, ivi trasportata in volo dagli angeli, manco fossero un elicottero, che è una posizione puramente fideistica, quindi irrazionale.
Facciamo un esempio: è stato scritto un libro, che narra di una bambina ebrea, sfuggita alla caccia dei nazisti perché allevata e protetta dai lupi. Grande successo editoriale. Ne è stato tratto un film di grande successo. Perché? Risponde un noto psicologo: perché il rapporto bambino-lupo costituisce una connotazione ancestrale di grande richiamo. Dopo il successo di questa reinterpretazione in chiave post-modernista del mito di "annafrank", è questo nuovo successo che suscita pulsioni infantili di sicuro richiamo ORWELLIANO.
Ma, ora che il successo è avvenuto, l'editore stesso si premura di comunicarci che si tratta di un'invenzione. Attenzione!!! Ora ci dice che è un'invenzione, perché l'opinione pubblica, abituata a prendere per buone qualsiasi idiozie sull'argomento, è propensa ad accettare qualsiasi balla.
La stessa considerazione possiamo far valere per i Vangeli Apocrifi, quelli che trattano dell'infanzia di Gesù. Noi possiamo capire perfettamente le motivazioni che hanno determinato la scrittura di queste infantilissime storie, perché NOI STESSI, nella nostra prima gioventù, le abbiamo sentite raccontare all'infinito COME VERE! [Oggi, fortunatamente, c'è un minimo di evoluzione sociale].
E tuttavia, proprio nella stessa pagina dello stesso periodico che ci presenta come inventata la storia della bambina coi lupi, ci viene proposta un'altra STORIA come vera. Un altro libro di sicuro successo. La storia di un bambino ebreo, anche lui SCAMPATO miracolosamente (per l'intercessione di quale SANTO cattolico???) che ha vissuto per tre anni nel mezzo delle foreste. Da solo, ovviamente, emulo di Robinson Crusoe.
Ci sembra di aver illustrato abbondantemente quanto necessario per aiutare la COMPRENSIONE dei fenomeni allucinatori della società contemporanea, ben sapendo che la storia umana è sempre stata condizionata dalle mitologie create dalle CLASSI DIRIGENTI (e digerenti!!).

Giorgio Vitali