Italia - Repubblica - Socializzazione

 

da "Avanguardia" n° 197 - Giugno 2002


 

II camerata Gaspare Ferretti Fantauzzi non è più tra noi e con noi. Era il responsabile della Federazione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale Italiana, presidio politico custode dell'essenza sociale e rivoluzionaria, antiplutocratica ed antimassonica del Fascismo. Una grave perdita politica ed umana per tutti coloro i quali oggi si battono contro gli stessi nemici mortali che vollero la sconfitta militare del Fascismo Europeo assalito dal giudaismo internazionale.

Noi desideriamo ricordare il camerata Gaspare pubblicando l'intervento col quale avrebbe dovuto presenziare ed aprire i lavori del convegno "Alternativa Rivoluzionaria al Sistema" che si è svolto lo scorso 26 maggio in Civita Castellana. Egli sarà sempre al nostro fianco e combatterà insieme a noi. La strada che insieme abbiamo tracciato è quella che ci porterà alla vittoria.

 

Camerata Gaspare Ferretti Fantauzzi: presente!

 

Natura e ruolo del neofascismo

 

Gaspare Ferretti Fantauzzi

 

Premessa

Sono molto dolente di non poter compiere il mio dovere di essere con voi oggi. Desidero tuttavia esprimervi il pensiero della FNCRSI in ordine alla situazione politica attuale, e formulare l'augurio che possiate meglio precisare i motivi del vostro stare insieme, in vista di una battaglia che non sarà nè breve nè facile.

Per avere idee chiare per il futuro, non bisogna mai dimenticare tre fattori fondamentali del passato.

1) la sorte della c.d. repubblica nata dalla resistenza fu decisa ancor prima che si desse inizio alla guerra civile;

2) «quando la nuova nomenklatura antifascista rientrò in Italia, si stabilì un tacito accordo: gli italiani avrebbero accettato di essere governati dalla nuova classe politica, questa non avrebbe chiesto loro conto come erano vissuti nel Ventennio: il patto conveniva ad entrambi: all'antifascismo perchè in tal modo non lo avrebbe messo a confronto con le proprie responsabilità fra il 1919 e il 1922; al paese perchè nessuno avrebbe contestato l'entusiastica adesione al fascismo ...» (cfr. Sergio Romano, "Finis Italie. Declino dell'ideologia risorgimentale", Firenze 1994);

3) l'aver avuto gli italiani la stupidità di voler costruire la nazione con gente del tipo di Badoglio, il quale, nel '44, dichiarò ad un giornalista inglese: «Nè il re nè io siamo mai intervenuti presso gli alleati perchè attenuassero i loro bombardamenti. Più gli italiani venivano bombardati dagli alleati e più avrebbero odiato i tedeschi». (cfr. R. Zangrandi, "1943: I'8 settembre", Feltrinelli, Milano 1967).

II primo governo di coalizione, nato dall'allontanamento di Badoglio, fu definito da Churchill «una banda sommamente indegna di fiducia», mentre gli italiani, vista la presenza in esso di personaggi politicamente squalificati (Orlando - Nitti ‑ Bonomi), ci videro la sarcastica riesumazione dell'ONB, che era stata l'istituzione più efficiente e benefica del regime fascista.

In seguito, sia da destra che da sinistra si finse di combattere dall'interno il sistema così concepito.

 

Natura e funzione del neofascismo

La natura e la funzione dei fenomeni, degli eventi, delle cose, etc., sono concetti legati da un nesso di reciproca dipendenza. Donde si potrebbe dire Officium presupponit naturam.

Le centrali anticomuniste nazionali e straniere, finsero di non aver compreso il vero significato della così detta svolta di Salerno, del tutto imposta da Stalin nel quadro della nuova strategia sovietica tesa a coinvolgere in essa contemporaneamente i partiti comunisti italiano, francese e quelli dell'Est europeo. Vi si sottrasse soltanto quello jugoslavo.

In Italia si perfezionò l'apparato anticomunista mediante la fondazione del MSI, con lo scopo primario di riunire i «repubblichini», in maggioranza giovani, intelligenti e vogliosi di rivincita, per meglio controllarli e neutralizzarli e poi, quindi, strumentalizzarli per altre «battaglie» a pro del regime democratico ed atlantico. Ma con l'insito obbligo di denunciare le frange più pericolose del neofascismo. Ciò è dimostrato dalla coeva vicenda del FAR (Fasci d'Azione Rivoluzionaria), dell'immancabile denuncia poliziesca e dal conseguente processo.

Non ci volle molto per rendersi conto che promanasse odor di bruciato dal vertice missista la cui politica si palesava del tutto antifascista e nettamente contraria agli intendimenti dei primi aderenti a quel movimento, molti dei quali se ne allontanarono con la speranza di fare cose migliori. AI di fuori, però, trovarono soltanto ostracismi e delazioni.

Ma è pensabile che quelli che vi restarono e gli diedero per circa 50 anni il proprio suffragio, veramente non abbiano compreso che l'apparentamento coi monarchici, l'adesione al Patto Atlantico ed alla NATO, la politica nettamente filo confindustriale e quella sostanzialmente pro Israele, contro Nasser ed i Palestinesi, che l'esaltazione di De Gaulle, di Westmoreland ed i «berretti verdi» USA, di lan Smith, del Sudafrica alleato di Israele, dell'Algeria francese, dei colonnelli greci e dei generali turchi etc. etc., fossero assolutamente antitetici alla politica coerentemente propugnata da Mussolini e dal Fascismo più autentico?

I «centurioni di Israele» (come da noi furono definiti) promisero di fare le barricate se Gheddafi fosse venuto in Italia (perchè aveva scacciato dalla Libia 30.000 italiani filo-israeliani, tra i quali molti giudei) ma quando venne l'assassino Tito (che ne aveva fatto massacrare migliaia e 350.000 ne aveva scacciati da terre italiane) non mossero un dito.

Anni prima avevano plaudito il bieco Almirante quando, in un'ottica «anticomunista» ed effettivamente filo USA, affermò che «non si può, in questa situazione, distinguere tra misure politiche e militari. L'ultima speranza per l'Italia è una soluzione greca».

 

II male del neofascismo

II cosiddetto neofascismo è un male di cui sono affetti alcuni opportunisti ed una più numerosa massa di soggetti che intimamente hanno ripudiato il Fascismo ma non hanno il coraggio di farlo in modo esplicito, evidentemente per non apparire come traditori dell'Idea (vedi, p. es., AN). È una sindrome, simile all'analfabetismo di ritorno, che colpisce coloro i quali, pur avendo appreso l'ortodossia -in quanto sistema di pensiero conforme ad una data dottrina politica- ne abbiano compreso e vissuto soltanto l'ortoprassi che dell'ortodossia è conseguenza. Ma può divenire anche un travisamento, poichè pur evocando il problema della contrapposizione tra teoria e prassi, attribuisce più largo spazio alla prassi come criterio di verità. In effetti lo stesso fascismo, pur non abbandonando mai l'ortodossia dottrinaria, purtroppo, favorì la tendenza a questa deviazione, soprattutto attraverso l'eccessiva esaltazione del volontarismo, sebbene ciò con il lodevole intento di attrarre a sè quegli uomini di valore che per varie ragioni ne erano rimasti fuori.

Fra questi personaggi dall'improvvido attivismo -eccezion fatta per alcuni inattaccabili sotto ogni profilo- risaltano vari esponenti di spicco del neofascismo che, come se fosse all'indomani di un nuovo 8 settembre (ma si possono cancellare di colpo 60 anni di compromessi e di tradimenti di ogni genere?), vanno ormai rispolverando vecchi slogans, con grande abuso dell'effigie del Duce e di immagini dei Reparti della RSI.

Per restare immuni da ogni malattia, il Fascismo -e questo tenetelo presente quando vi domandate «perchè combatto?»- presuppone, postula ed esige di essere «un Ordine di Credenti e di Combattenti».

 

Gaspare Ferretti Fantauzzi