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Palestina occupata - Celebrazione del Giorno di Qods

 

Ammar De Martino      

 

Sono trascorsi oltre 60 anni dal momento in cui il popolo palestinese venne espulso con la forza delle armi, e con il tacito assenso delle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale dalla sua terra, da una banda di predoni sionisti venuti dal mare che "crearono" uno stato che tale non è dal punto di vista etico e morale, l'attuale "israele". L'entità sionista chiamata "israele" è nata dalla "pulizia etnica", uno strumento che usa dal 1948 in tutta la Palestina occupata svuotandola gradualmente degli abitanti originari sostituendoli con sionisti provenienti in massima parte dall'Europa e dagli USA.
Il criminale disegno di conquista della Palestina e di svuotamento dei suoi abitanti autoctoni cominciò ben prima della seconda guerra mondiale e ben prima che l'industria del cosiddetto "olocausto" si mettesse in moto per dare una giustificazione "morale" all'ingiustizia storica perpetrata ai danni del popolo palestinese.
Lo stato sionista chiamato "israele" nasce da una colossale bugia storica, frutto di propaganda e di negazione della realtà, quella realtà che incatena l'entità sionista alle sue responsabilità ed ai crimini di cui si è macchiata e si macchia tutt'ora.
Assistiamo nella Palestina occupata ad una nuova "pulizia etnica", mediante l'allontanamento forzato dei non ebrei e creando condizioni di vita tali da rendere inevitabile l'esodo, mediante oppressione, demolizioni di case civili, disperazioni. Gli olivi millenari che "israele" estirpa per costringere i contadini all'emigrazione, così come gli antichi villaggi, le chiese vecchie di duemila anni, non significano nulla per questi occupanti: solo oggetti da demolire e distruggere.
Non bisogna assolutamente dimenticare che tutto che accade nella Palestina occupata è possibile grazie alla complice acquiescenza dell'Occidente, gli USA in primo luogo e, purtroppo, della totale assenza dell'ONU le cui decisioni approvate a favore dei palestinesi sono rimaste sulla carta.
In Occidente, purtroppo, tacciono anche coloro che in funzione della loro "autorità spirituale" dovrebbero denunziare con forza tale aberrante situazione che si protrae da più di mezzo secolo, invece tutto tace in nome della cosiddetta ipocrita politica di equidistanza che mette sullo stesso piano aggredito ed aggressore, occupato ed occupante.
Esistono anche uomini e donne amanti della libertà e della giustizia, gente di tutte le razze e di tutte le religioni, grazie a Dio, che sono solidali con il popolo palestinese, ricordiamo, ad esempio, l'organizzazione ebraica Neturei Karta che raccoglie rabbini che condannano l'occupazione sionista della Palestina.
Come musulmani siamo uniti a questi nostri fratelli ebrei per la loro presa di coscienza a favore del popolo palestinese e siamo idealmente uniti a loro nella prossima celebrazione del 6 settembre del "Giorno di Ghods" (Gerusalemme), proclamata dall'Imam Khomeyni, per ricordare ai musulmani il loro impegno per la liberazione delle Palestina occupata.
La celebrazione del "Giorno di Ghods", sorta per ricordare la situazione del popolo palestinese, abbraccia anche tutte quelle zone del mondo in cui vige l'oppressione dell'uomo sull'uomo a prescindere dalla loro razza o religione. Pertanto, lo spirito con il quale celebriamo tale ricorrenza ci deve condurre nel mondo intero, ovunque c'è un diseredato, un diverso, "un altro da noi", ricordandoci che tutti veniamo da un Unico Creatore.

Ammar De Martino