Sempre con noi!
da “Aurora”, n° 16 (Aprile 1994)
Bruno Ripanti: presente!
F.
Gaspare Fantauzzi
Bruno Ripanti fu combattente nelle FF. AA. della Repubblica Sociale Italiana e
fu decorato al V. M. sul campo.
Uomo e capo di uomini, in pace e in guerra, non conobbe indecisione nel
compimento del proprio dovere. Nel dopoguerra, si prodigò nell'assistenza di
quelli più gravemente mutilati di lui, dei malati, dei carcerati e dei
perseguitati. Per lungo tempo fu segretario nazionale della Federazione
Nazionale Combattenti della RSI, organizzazione che tenne sempre lontana da
compromessi e mercimoni.
Sotto la sua ferma guida la FNCRSI -fedele ai postulati della RSI- fu il primo
raggruppamento di fascisti ad adottare l'opzione di "scheda bianca" e di
astensione dal voto, al fine di dimostrare il totale rigetto dell'anacronistico
sistema demo-parlamentare e di proporre lo «stato di Popolo», quale più alta
forma di democrazia.
Bruno Ripanti era fascista per vocazione. La sua adesione alla Dottrina e allo
stile di vita fascisti aveva origine da un processo in cui s'incontravano
armoniosamente spontaneità e razionalità: era fascista, "naturaliter".
La sua indiscussa onestà intellettuale e la sua profonda coscienza morale erano
unite ad una connaturata coerenza pratica. Donde il suo prestigio fra i giovani
che alla FNCRSI si accostavano, in quanto degna continuazione della RSI.
Trenta anni fa, avendo egli fatto diffondere nei licei della Capitale un
manifesto contro l'obbligo di svolgere un tema sulla Resistenza, in cui si
sosteneva essere l'Italia diventata «una nazione scettica e corrotta», su
denunzia partigiana, fu imputato e giudicato in Corte d'Assise per "vilipendio
alla nazione", reato attribuito rarissimamente e soltanto a qualche riottoso
slavo di confine.
Fra gli atti persecutori subiti da Bruno Ripanti, quello fu certamente il
peggiore, ma quel tema non fu più imposto agli studenti italiani.
A causa delle intransigenti posizioni assunte dalla FNCRSI in più di una
occasione, egli rimase pressoché solo a sostenerle al cospetto di un nemico
interamente padrone del campo e a fronte di sedicenti camerati, incapaci di più
alta tenuta, quando non addirittura subdoli o prezzolati.
Dalla convinzione che da un'unica idea politica non possono sortire più opzioni
elettorali, nasceva la sua costante lotta ad ogni deviazione e ad ogni
patteggiamento con il sistema. In questo contesto, la sua vigorosa azione
formativa e informativa fra i combattenti repubblicani attinse a valori di
altissima coerenza e fedeltà ideali.
Infatti, se le tradizioni costituiscono l'anima di una nazione, la sua fede
politica ne è la forma spirituale, il tessuto interiore che unisce i cittadini e
li rende partecipi di un unico destino storico.
Bruno Ripanti, nel parlare come nello scrivere, possedeva uno stile asciutto,
diretto, penetrante. Era nemico di ogni forma apologetica, ma se un giorno la
storia potrà affermare che non tutti i fascisti collaborarono e collusero con
l'attuale regime -che disonora la Patria e corrompe i suoi figli- potrà farlo
principalmente per merito di Bruno Ripanti e di pochissimi altri che gli furono
accanto.
La sofferenza fisica e morale non erano un mistero per Bruno Ripanti -a 20 anni
era già privo di un arto e straniero in Patria- e tuttavia il destino negli
ultimi tempi ha voluto che, per il suo lungo patire dovuto ad un male insidioso,
egli assumesse l'immagine stessa della più misteriosa figura biblica: quella del
«giusto sofferente».
Dal 16 febbraio '94, Bruno Ripanti non c'è più.
Ci restano le sue lucide analisi, la sua condotta fiera e dignitosa, la sua
profonda intelligenza delle cose della vita e del mondo e la sua grande e severa
umanità. Preziosa terremo nel cuore la sua incrollabile fede nel trionfo
dell'idea.
F. Gaspare Fantauzzi
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