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Rivoltarsi è giusto!

Enrico Galoppini
 

Sono sempre più rare le volte che ho il coraggio di guardare un telegiornale, eppure ogni volta, anziché 'prenderla con filosofia, mi succede che quasi mi metto ad urlare come un pazzo furioso per quel che sento e vedo. Ma non sono impazzito. Tutt'altro, l'«urlo» è ben meditato.
Molti, infatti, si sciroppano quaranta telegiornali al giorno (e sono, nel loro ebetismo, i più felici), altri fanno il tifo (e si sfogano), pochi altri verificano la «versione ufficiale»; ma chi ha metabolizzato queste 'fasi' s'incazza e basta, perché si pone la domanda fondamentale: perché dobbiamo sopportare tutto ciò?
Non sarebbe allora meglio non «sapere» più nulla? Pensate un po': sono giunto alla conclusione che anche questo esito dev'essere stato messo in conto dagli imbonitori dell'«informazione a getto continuo». Perché se uno s'incazza -si dice dalle mie parti- «scende dal cazzo e va a piedi». Della serie: non sa che fare, dove sbattere la testa, come organizzare una reazione fattiva.
Esisteranno là fuori altri come lui che non ne vogliono più sapere d'«informarsi», di tifare per Prodi o Berlusconi, di fare il pelo all'«informazione ufficiale» per poi atteggiarsi a «controinformatori»?
Insomma, ci saranno altre persone di destra, di sinistra, di centro, di sotto e di sopra che sono giunte alla conclusione che bisogna estirpare il cancro, che è appunto «l'informazione»?
Il meccanismo per cui le nostre menti «prendono forma» perché manipolate, eterodirette, insultate e violentate?
È questa la sensazione che ho avuto ieri sera quando in un TG, una dietro l'altra, sono passate due «notizie». La prima parlava del solito enorme giro di corruzione che coinvolge finanzieri, banchieri, faccendieri, politici ecc. e dei relativi infiniti ed inconcludenti processi; la seconda dell'arresto e della condanna immediata al carcere di alcuni nazisti austriaci.
Vediamo la prima «notizia». Sullo schermo scorrono facce di gente importante, di pezzi grossi della banca, della borsa, dell'industria e della politica che tutti conosciamo e molti riveriscono come dei santi, come esseri superiori ed esempi da seguire: sono quello che un giorno, se c'impegniamo (e se il Dio del capitalismo americano ci assisterà!), potremmo diventare anche noi. Un Olimpo di semidei inarrivabili, che vivono in un'altra dimensione; alieni che non sanno nulla della vita del popolo che s'arrabatta; individui insaziabili, senza scrupoli, cattivi, degenerati, pieni di soldi, di ville, di macchine, di donne, che spendono e spandono e che dalla mattina alla sera pensano solo a come farci la pelle. Alla faccia dei cretini che si fanno pure sfottere con la (da loro creata e finanziata) «informazione»: visto che bello, che democrazia?
Ve lo facciamo sapere che rubiamo a quattro palmenti!
Ma tutto finisce lì, alla mediatica presa per i fondelli, e nel frattempo il saccheggio delle nostre ricchezze si ripete quotidianamente da parte di mafiosi, amici degli amici, massoni che sembrano divisi su tutto per meglio rubare uniti. Con l'Italia ridotta a una mangiatoia. O ad un trogolo, dove si rotolano questi suini ingrassati dai soldi che fagocitano mentre i loro menestrelli di corte cantano da anni la canzoncina della «Seconda Repubblica» e delle «virtù del capitalismo italiano». Prima, seconda, terza, centesima Repubblica: tutte uguali, tutte governate da ladri, ovviamente nell'«interesse nazionale»! Questo feticcio che dovrebbe tapparci la bocca per rispetto verso simili benefattori descritti dai loro burattini come «datori di lavoro», «creatori d'opportunità», «moltiplicatori di ricchezza». Sì, la loro, come quelli che truffano migliaia di risparmiatori con titoli-carta igienica o con spese fasulle sui conti correnti. Con l'emissione di banconote da 5 centesimi che la Banca d'Italia (cioè la loro banca) paga una saccata d'euro.
Il telegiornale passava poi alla solita cronaca giudiziaria su processi che andranno avanti all'infinito senza che venga fatta giustizia. Tra rinvii continui, vizi di forma, trovate degli azzeccagarbugli e prescrizioni cronometriche, il popolo viene raggirato con lungaggini-spettacolo che ci costano Dio solo sa quanto e che regolarmente terminano con condanne ridicole o, più spesso, assoluzioni. In questi processi circolano sempre le stesse facce: le stesse facce da schiaffi che ti raccontano che devi fare «sacrifici», «tirare la cinghia», «versare lacrime e sangue» per sanare le casse dello Stato (che siamo noi) svaligiate proprio da questi falsi profeti, che predicano bene e razzolano nella rapina.
Truffa, concussione, peculato, falso in bilancio, furto ai danni dello Stato sono alcuni dei titoli per guadagnarsi fama, onore e gloria nell'Italia da operetta che va avanti grazie al popolo che pensa, produce, risparmia(va?) e si conquista quelle piccole cose che fanno felici grazie al sudore del proprio onesto lavoro.
Nell'Italia che sogno io, questi parassiti non ci sono. L'Italia «normale» non è un Titanic in cui questi scellerati ballano facendo credere al popolo che tutto va bene mentre lo tradiscono e lo affondano negli abissi delle ristrettezze, delle rinunce, della povertà. Nell'Italia onesta, dignitosa, frugale e produttiva che penso io, l'unico ballo per loro sarebbe il dondolio da una fune.
E dopo questo scandalo servito per cena (che sembra una cosa normale, purtroppo!), ecco che arriva la seconda «notizia». L'arrestoe la condanna immediata al carcere di alcuni nazisti austriaci. Orrore! Trovate nelle case dei nazisti bandiere con la svastica! Qui sì che la «giustizia» funziona! Processi per direttissima! E la «democrazia» è salva.
Qualche che sia l'opinione che si ha su dei ragazzotti bardati da Himmler (che fintantoché non aggrediscono qualcuno non sono «colpevoli» di nulla), su caricature dell'amore per la propria terra e la propria gente, su individui che vivono bene solo se si omologano al branco. Se noi del popolo proprio dovessimo scegliere a maggioranza chi sbattere in galera tra questi qua e i ladri di cui sopra, credo che con percentuali bulgare s'imporrebbe la seconda scelta. Ma la «giustizia» mica è quella del popolo, e nemmeno quella dello Stato, che è una garanzia di equità per il popolo e non la piaga che ci hanno dipinto. La «giustizia» è la loro, privata, e in galera ci vanno i nazisti austriaci, gli storici, i ladri di biciclette. I grandi ladri mai. Di fronte ad enormità del genere verrebbe da comprasi una bandiera nazista, scendere in strada, sventolarla ed urlare «sono nazista»!
La «democrazia», diceva qualcuno, è l'illusione che il popolo si governi da sé. Ma oltretutto dov'è «il popolo», oggi? Tutti aspiranti banchieri, finanzieri, politici? Tutti a pendere dalle loro labbra? Dai loro TG, dai loro giornali, dai loro buffoni di corte iperpagati coi soldi che ci hanno rubato? Oppure bloccati dalla cattiva abitudine a rispettare sempre e comunque il «potere»?
I popoli che spariscono sono quelli senza dignità. Quelli che hanno perso il senso della giustizia. Quelli che non hanno più la capacità né d'indignarsi né di scuotersi in un sussulto di rivolta. E rivoltarsi, ricordiamocelo, è giusto.
 

Enrico Galoppini

 

 

 

Caro Enrico,

se tu avessi la sventura di assistere, come me, a due telegiornali, quello italiano e quello brasiliano, ti incazzeresti due volte e dubito che avresti la forza di sopportarlo perchè per calmarsi non si può scendere da due cazzi e andare a piedi; tra il notiziario di una repubblica del "terzo mondo" e il telegiornale del paese di "primo mondo" non vi è alcuna differenza.

Vuoi allora che ti dica come la penso? Non basta più nemmeno la rivolta. Ma tu mi chiederesti: che cosa allora? Io aggiungo: la rivolta è cosa del passato, delle rivoluzioni dell'89, della rivoluzione d'ottobre e della marcia su Roma, quando c'erano popolo e proletariato che si infiammavano dietro le elite politiche.

Dammi un esempio, solo uno, di rivolta che possa far sperare in un reale e radicale cambiamento: quella palestinese non è riuscita nel suo intento, che era di cacciare gli ebrei dalla Palestina e se in futuro riuscirà ad avere uno straccio di Stato minacciato ai confini dalle ogive nucleari di Israele, sarà già un miracolo.

La rivolta irakena si trascina giorno dopo giorno tra gli uomini bomba che si fanno esplodere ed il 70% della popolazione che ha accettato l'invito di Bush di andare a votare perchè crede nella democrazia di tipo americano.

In America del Sud, il presidente Lula, l'uomo politico che avrebbe dovuto trascinare al riscatto sociale milioni di senza terra e senza casa, restituire fiducia alle classi produttive e possibilmente dare un calcio in culo a tutti gli usurai che succhiano il sangue dell'America Latina, affonda tra gli scandali e la corruzione perchè i suoi accoliti, poveretti, non appena sono entrati nella stanza dei bottoni, non sembrava loro vero di banchettare alla tavola riccamente imbandita da banchieri e americani.

Speriamo in Elvo Morales, ma tu hai visitato la Bolivia e conosci le condizioni in cui versa? Se Morales, ne dubito, riuscirà a nazionalizzare il gas e il petrolio sarà una grande vittoria per il suo paese, ma gli avvoltoi continueranno a girargli intorno e senza un massiccio movimento di "rivolta" dell'intera America del Sud, potrà fare ben poco.

Sarà la Cina a mescolare le carte e a mandare tutti i piani a farsi fottere? Non lo so più.

Con nessuna speranza di luce nell'immediato futuro e con il consiglio di buttare nel cesso il televisore, ti auguro buone feste.

 

Roberto

 

 

Che rivoltarsi sia giusto, sia sempre stato giusto, non è una novità. È l'unica cosa veramente giusta che può-deve fare ogni uomo. Questo è il mio parere.
Tuttavia, incazzatura che nasce spontanea a parte, è un errore prendere decisioni sulla base di dati emozionali senza tener conto della realtà nella quale si vive. La realtà attuale riflette un'immagine che non è mai quella che noi percepiamo, semplicemente perchè a noi non piace, (e quindi la condanniamo), in quanto educati da una lettura della storia necessariamente riduttiva ai fatti essenziali (senza poter tenere conto dei rapporti interpersonali fra coloro che hanno nei millenni gestito il potere reale) ma soprattutto perchè provenienti da un mondo, (il mondo attuale non è più quello perchè corrotto dal capitalismo finanziario, dall'autentico liberismo così come sempre storicamente realizzato), nel quale ci si batteva per le idee e si moriva per esse.
Noi abbiamo vissuto un momento felice della storia umana; noi, gli ultra sessantenni, e non solo perchè abbiamo lavorato nell'ambito di uno Stato che tale era e che aveva un Welfare che le future generazioni non potranno nemmeno immaginare.
Ora, nel mondo liberista, lo scontro si è spostato per ovvie ragioni, fra signori della finanza e del denaro, che non hanno nulla a che invidiare ai pirati che fecero grande l'Impero inglese.
Abbiamo un vantaggio, però. Si tratta di vederlo. Oggi c'è l'informazione manipolata, ma c'è l'informazione. Ai tempi di Cesare, invece, essendo la classe politica dello stesso stampo in quanto a rapporti interni) l'informazione riguardava solo una ristrettissima elite… che era capace di leggere il "De bello civili", (scritto dal vincitore, beninteso).
Ma dal poco di informazione che possiamo avere, sgorga un messaggio, ed è questo: malgrado il pessimismo di Roberto (ma che fecero i garibaldini dopo il 1861? Una corruzione incredibile...) il quadro sta cambiando, e l'Umanità lo sta percependo. Il momento utile si avvicina... anche perchè, alla fine di un ciclo, di qualsiasi ciclo, la velocità di caduta tende ad accelerare.

Giorgio Vitali