Italia - Repubblica - Socializzazione

 

Il Sarkoberlusconismo e l'impotenza dell'opposizione  

   
Giorgio Vitali    

 

«Se il presente e l'avvenire nascono dal passato e sono segnati dal passato, resta tuttavia una parte di caso»

Jacques Le Goff

 

A parziale complemento di quanto scritto nel precedente articolo, relativo alla realtà "noosferica" nella quale stiamo vivendo, è necessario chiarire di che si tratta quando si scrive di realtà sociale (socio-economica). Tutto quello che appare come descrizione della realtà è, al contrario, una descrizione figurata di un mondo mentale, passata oltretutto per il filtro della mediazione politica, della falsificazione storica e degli interessi economico-religiosi sempre presenti nel nostro paese.
Non a caso, Vilfredo Pareto, studioso al quale si dovrebbe fare riferimento, scriveva, sia pure nei limiti del suo positivismo economico torinese «… La credenza non ha nulla a che fare con la scienza; ciascuno di noi può avere le opinioni che più gli aggradano, ma esse non possono divenire parte della scienza che quando si possa sostenerle almeno con un principio di dimostrazione. Così, per esempio, vi sono taluni che credono al progresso indefinito della razza umana. È un'opinione da discutersi, ma che è ben lungi dall'essere dimostrata, ed alla quale non si può, in tale condizione di cose, subordinare tutta la scienza sociale. Sarebbe lo stesso che voler edificare sulle nubi».
Al Pareto fa subito eco il Popper con la sua interpretazione del progresso scientifico come espressione di "pseudo scoperte" dominate dall'ideologia di chi le compie. Ne esiste peraltro un'applicazione anche nel settore della diagnostica medica, con gli scritti dei noti epistemologi Bandini ed Antiseri, che dimostrano chiaramente come buona parte delle decisioni cliniche sono provocate dalla formazione ideologica di chi le formula.
Esponiamo questi concetti perché, trattandosi di politica, e non volendoci mischiare nella bassa lotta di potere che caratterizza l'Italia d'oggi, la quale peraltro maschera situazioni geopolitiche molto calde culminate, almeno in questi giorni, con la morte di alcuni nostri militari in Afghanistan, sarebbe doveroso affrontare l'argomento avendo cognizione non diciamo dell'intera complessità del quadro, ma almeno di alcuni dei suoi elementi essenziali.
Molto lucidamente, Gaetano Salvemini scriveva nel "Dizionario delle idee": «La differenza non è fra paesi governati da minoranze e paesi governati da maggioranze. La differenza è fra minoranze chiuse e minoranze aperte, fra minoranze rigide e minoranze fluide, e in ultima analisi fra minoranze inette e minoranze capaci di farsi valere».
Ci sembra che questa definizione sia molto sottile ed in ogni caso rappresenti la differenza sostanziale fra l'inconsistenza della cosiddetta sinistra ed il "partito" al governo in Italia.
È evidente che quest'ultimo partito è un conglomerato molto complesso nel quale convivono molte componenti culturali e sociali che illustreremo in seguito e che è capace di intercettare gli interessi di un numero crescente di cittadini, indipendentemente dalla loro condizione sociale.
Il fatto che la realtà italiana, ma che possiamo tranquillamente allargare all'intera Europa, sia del tutto nuova rispetto alle vecchie categorie analitiche, ci illustra pienamente il fallimento della sinistra. Della nuova sinistra nata dalla crisi del centrosinistra di fanfaniana e sturziana memoria, e mai più risollevata. Gli ultimi epigoni del catto-comunismo, di cui Franceschini è, pare, espressione, si beccano la definitiva condanna con la definizione di «pulce con la tosse» loro affibbiata da Bassolino. A nostro parere, il partito dell'opposizione al PDL che, secondo Francesco Perfetti, ["La repubblica (anti)fascista. Falsi miti, mostri sacri, cattivi maestri". Le Lettere, pp.350] costituisce il primo Partito Liberale di Massa, è un'accozzaglia d'intenzioni senza sbocco, ed una delle cause fondamentali della stasi culturale nella quale si dibatte il nostro paese. Di fronte a questa situazione non è possibile neppure far valere una qualsiasi componente analitica di carattere classista. Infatti, anche in questo caso, l'arretratezza culturale dell'ambiente post-comunista passato dal marxismo intransigente al liberalismo passivamente subìto come accettazione del fallimento del Bolscevismo (vedi parabola di D'Alema) non lascia alcuna speranza al futuro del nostro paese attanagliato, speriamo solo per il momento, fra un sistema culturalmente egemone, il sarkoberlusconismo, ed una alternativa che non sa a che santo rivolgersi per potersi garantire un minimo di legittimazione, tanto da doversi applicare a critiche di bassissimo moralismo in un momento in cui, proprio questo moralismo è irriso dai componenti stessi della cultura di sinistra, dimenticando tutti gli altri aspetti su cui potenzialmente far leva per scardinare il sistema internazionale americanocentrico.
In realtà è proprio la filiazione culturale del Partito Democratico pensato da Veltroni, (non a caso presentato come Democratic Party), dalla cultura squisitamente amerikana degli anni sessanta-settanta, con decisa esclusione di tutte quelle avanguardie statunitensi (Kerouak in testa) che avrebbero potuto intaccare il potere dell'establishment economico-finanziario, a rendere inefficace qualsiasi opposizione alla pervasività del Partito Neoliberista di Massa basato sulla comunicazione televisiva e multimediale.
Non scriveremmo queste riflessioni se non le avessimo anticipate qualche decennio fa nei bollettini della nostra Federazione, denunciando la falsità intrinseca del concetto di Sinistra così com'era contrabbandato dalla sinistra italiana egemonizzata allora dal PCI, peraltro circonfuso di intellettuali pret-à-porter, tanto quanto svuotato oggi dalle teste d'uovo, delle quali le più pensanti sono già passate da tempo, armi e bagagli, al servizio di Berlusconi, tanto in parlamento quanto sui Media di sua proprietà. A tal proposito ci teniamo a sottolineare che, contrariamente a quanto pensano gli oppositori a tempo pieno ed i difensori della "libertà di stampa" che si automobilitano in difesa di qualcosa d'indifendibile (Internet permette oggi una diffusibilità di messaggi impensabile in passato. Si tratta di vedere che tipo e che calibro di messaggi si riesce a far circolare…) il potere di Berlusconi non consiste nel controllo dei Media, falso scopo, ma nella capacità di diffondere un Verbo che soddisfa nell'inconscio le esigenze delle Masse europee.

Intermezzo: Digressione storica
L'incidenza della cultura nella storia nazionale dell'ultimo secolo è brillantemente descritta in un recente libro di Roberto Vivarelli, storico dell'Italia contemporanea, noto al grande pubblico per una sua autobiografia ("La fine di una stagione, memorie 1943-45", Il Mulino) con la quale prendeva in contropiede i manipolati del mito resistenziale, assidui alle sue conferenze, che avevano sempre visto in lui un esponente tra i più esperti di tale mito. Egli, invece, fratello di quel Vivarelli che ha realizzato un noto documentario sulla X Mas, era stato un giovane fascista che aveva combattuto in Padania con le Fiamme Bianche.
In questa recente opera, ("Fascismo e storia d'Italia", Il Mulino) il Vivarelli elenca le "responsabilità" della cultura italiana e la sua vocazione nazionalistica e retorica. Gli orientamenti ed i riferimenti ideologici della cultura italiana a partire dall'Unità della Nazione, sono dall'autore riassunti in alcuni nomi. Carattere fortemente retorico (Mazzini), il peso della tradizione classica e rinascimentale (Carducci), le aspirazioni e le ambizioni di grandezza nazionale, portate in superficie dall'impresa libica, il ruolo giocato dal tema del Risorgimento incompiuto (Gentile), il carattere nazionale e non liberale del nostro processo d'unificazione (Volpe), l'eccesso di patriottismo (la Grande Guerra e la Religione della Patria), IL MINORITARISMO DELLA CULTURA LIBERALE, IL RUOLO MILITANTE DELL'INTELLETTUALE, (pronto a servire un interesse politico di parte).
Secondo Roberto Vivarelli, il consenso al Fascismo deriva da questa serie d'elementi che costituiscono il supporto ideologico-culturale di un'intera epoca.
A quest'analisi noi siamo del tutto concordi, perché non vediamo per quale ragione si dovrebbero negare tutte queste componenti nella nascita e nello sviluppo del fascismo. Anzi. Di fronte ad un fraseggiare che denuncia forme di senilità molto accentuate quale l'espressione di Croce che definì il fascismo come qualcosa di estraneo alla vita della nazione italiana, siamo convinti che queste componenti giustifichino in pieno la concezione del fascismo come processo di completamento dell'unità nazionale. Né vediamo le ragioni per le quali queste componenti costituirebbero elementi negativi o di disturbo. Diciamo piuttosto che l'Italia del Novecento, pur nel suo processo di modernizzazione propiziato dal fascismo, si è trovata a sviluppare un tipo di cultura non in linea con gli sviluppi del pensiero occidentale americanocentrico, costruito a sua volta dalla diaspora intellettuale ebraica mitteleuropea (psicoanalisi, sociopsicologia, economicismo liberista, esistenzialismo, scientismo, scuola di Francoforte e quant'altro), che erroneamente è considerata come causa del suo arresto evolutivo. In realtà, è proprio questa cultura, sicuramente improntata ad una visione nettamente umanistica del mondo, che sta ritornando prepotentemente alla ribalta come conseguenza del declino di quella cultura che, a seguito della sconfitta militare e col tacito consenso della Chiesa, si era cercato di imporre agli italiani (edizioni Einaudi e Feltrinelli).
Né riusciamo a vedere per quali ragioni una nazione nata di recente avrebbe dovuto rinunciare alla retorica nazionalista, tenendo conto che si trattava di una fondamentale necessità di coinvolgimento di masse per lo più analfabete, fino a poco prima lasciate a se stesse sotto il diretto controllo della Chiesa (al Nord-Est) e della Mafia (al Sud), tant'è che gli USA, dovendo perpetuare questo controllo, furono costretti a rivolgersi alla stessa Mafia, anche con lo scopo di contrastare qualsiasi tentativo serio d'affermazione dell'unità nazionale. Che in quest'operazione gli statunitensi siano stati coadiuvati anche da forze neofasciste (Vedasi: Casarrubea-Cereghino: "Lupara Nera", Bompiani, 2009) è un capitolo a parte che analizzeremo in altra sede, perché si tratta di elementi fondamentali per l'interpretazione di quest'eterno dopoguerra, che vede parte dei neofascisti impegnati a fondo in una lotta interna alle forze atlantiche, ma a favore degli americani contro gli inglesi, eterni nemici. Come abbiamo finora più volte affermato, l'indipendenza del nostro paese non può essere riacquistata che attraverso il recupero di quegli scrittori, pensatori, artisti, che ebbero grande spazio nel primo sessantennio del secolo trascorso. Per fare alcuni nomi: Gentile, Marinetti, Papini, Soffici, Berto Ricci, Maccari, Volpe, Pirandello, Malaparte, Cantimori. Questi e tanti altri rappresentano la specificità del nostro paese, e se una forza politica qualsiasi intende sganciarsi dalla globalizzazione e dalla sua cultura livellante non può che recuperare tutto quanto è stato tentato per modernizzare un retaggio multisecolare che è specifico d'italianità e che i globalizzatori non possono né possedere né interpretare. Possiamo anche aggiungere che è la cultura globalizzata contemporanea che appare, secondo la lucida interpretazione d'Ivan Illich, ed a causa dell'assenza di un ancoraggio alla specificità di una concreta Nazione, votata al rovesciamento sistematico delle prospettive e degli obiettivi ripromessi, tradendo tutte le aspettative in una sorta d'eterogenesi dei fini.

Sarkoberlusconismo ed impotenza dell'Opposizione
Superata la doverosa introduzione, occorre entrare nel vivo del problema che dovrebbe interessare coloro che intendono sviluppare un discorso autenticamente politico, che non può prescindere dalla visione del mondo e dalla psicologia collettiva che rappresentano una società.
Ernst Junger, sul suo classico "Giardini e strade", edito nell'agosto 1943 da Bompiani, espone una considerazione fondamentale. Egli scrive: «… noi stessi ci costruiamo il nostro mondo, e ciò che vi esperiamo non dipende dal caso… Le cose sono attratte e selezionate dalla nostra condizione: il mondo è tale e quale al nostro modo di essere». È chiaro pertanto che il sistema mediatico che pervade la società contemporanea, anche grazie alla tecnologia che proprio sulla comunicazione ha maggiormente investito in ricerca, non si limita ad informare l'opinione pubblica, ma la "forma". Il mondo virtuale non è più un mondo parallelo a quello reale, perché è quest'ultimo ad essere diventato insignificante rispetto al primo: la "fiction" non imita più la realtà, perché è la realtà che è diventata fiction, come ci ricorda Massimo Fini in un suo romanzo uscito di recente ["Il Dio Thoth, Marsilio]. È ulteriormente palese che in questa situazione non si può più parlare di informazione di parte, perché è la stessa informazione formativa e distorsiva che non permette più la percezione della "parte" che l'ha commissionata. Così, in un mondo del tutto virtuale è evidente che la parte va scomparendo, come dimostra la pseudo opposizione politica, di pseudosinistra, che si mescola giornalmente in una sceneggiata onnicomprensiva, fino all'applauso appassionato di un quarto d'ora a Gianfranco Fini che ha parlato alla festa genovese del PD (Democratic Party), a Genova, città che diede l'avvio all'esperimento Tambroni!
Stanti queste premesse risulta scontato che il sarkoberlusconismo non è solo una tecnica di potere attraverso la comunicazione, ma un'ideologia che incontra il gusto o meglio i reconditi desideri o aspirazioni della massa contemporanea. La definizione più semplice è la seguente: « unisce in modo sincretico i valori del management aziendale, dello sport e dell'etica cattolica.» Non ci sembra che occorrano altre spiegazioni, ma qualora ce ne fosse bisogno, ricordiamo che è il management stesso che si avvale dei sistemi del marketing e della comunicazione commerciale, con i suoi elementi di falsificazione promozionale, per cui il management è la gestione sapiente degli uomini in relazione alle vendite, ed alla promozione del "prodotto" industriale.
In questo mondo, nel quale la virtualità è l'elemento portante, difficilmente il lancio di un prodotto, sia esso un'automobile, un dentifricio o una gomma da masticare, può fare a meno dell'orpello televisivo, che pervasivamente raggiunge le case di tutti i cittadini. Il prodotto non esiste se non è reclamizzato in televisione col contorno del caso.
Intendiamoci: non è che in passato le cose fossero diverse, e forse la percettività di un'informazione dogmatica, autoritaria, autoreferente ed impositiva era molto più paralizzante, mentre è indubbiamente più rilassante subire l'impatto di una comunicazione abbellita e luccicante standosene comodamente seduti a casa che dover subire una predica con minacce di fuochi eterni sul sagrato di una chiesa, magari sotto la pioggia battente.
Questo mondo ideologico non è stato inventato da Berlusconi o da Sarkozy, ma è il portato evolutivo della società della comunicazione e dell'immagine, che si basa anche sul molto tempo libero dal lavoro, conseguenza diretta del progresso tecnologico.. Essi hanno saputo interpretarla al meglio ed oggi la gestiscono. Beninteso sempre per conto dei poteri reali che agiscono indisturbati dietro le quinte.
Questa è la ragione per la quale l'opposizione del Centrosinistra, rappresentata dal PD (Democratic Party) voluta dalle "teste d'uovo" veltroniane costituisce un falso evidente. Contro l'ideologia SB nulla possono le chiacchiere a vuoto degli esponenti del post-cattocomunismo..Le loro esternazioni mediatiche sono manifestazioni di un motore che gira a vuoto e non riesce ad ingranare una marcia qualsiasi. Alcuni esempi sono necessari. Il primo e più importante è la farsa costituita dalle "primarie". Questa campagna mediatica è consistita per lo più nell'affissione di manifesti di propaganda dei candidati alla segreteria di un partito la cui esistenza è ancora in bilico. Si tratta con tutta evidenza di una campagna preventiva per le prossime elezioni politiche perché queste primarie non comunicano altro se non la voglia di mostrarsi come i veri ed autentici amerikani d'Italia. Manca solo la facciona di Alberto Sordi. Ovvio che tale propaganda interessi una fetta minima della popolazione nazionale che da qualche tempo ha mangiato la foglia e si disinteressa con disprezzo degli slogan con i quali l'opposizione ritiene di attrarre l'attenzione. Alcuni autogol sono esemplari: Ignazio Marino, esponente di minoranza, ha diffuso un manifesto con il quale ricorda di essere un chirurgo. Ma questo ricordo richiama anche il suo licenziamento da parte dell'Ente statunitense per rimborsi spese gonfiati. Classico baroncello italiano. Tipico il caso del post-cattocomunista Franceschini, che volendosi accreditare come erede del CLNAI non lesina omaggi formali ai martiri della resistenza. La stucchevole e retorica iniziativa genera però noia, fastidio e stizza in una pseudosinistra che ha da qualche tempo "dimenticato" e "superato" quei valori in nome del consumismo. Al contrario del neofascismo contemporaneo che, pur sgangherato, ignorante, spesso manipolato ed improvvisatore, vive «nel e del culto dei martiri della RSI».
Pur non volendolo, siamo costretti a dilungarci su questi aspetti perché chi intende fare una politica concreta non può prescindere dai vissuti delle persone cui si rivolge, cioè dai loro modi di pensare, di essere, di esistere.
Se a questo quadro esistenziale aggiungiamo l'analisi post-analitica, perfettamente legittima in quanto non esaustiva ma utile per la "comprensione", emerge la dicotomia tra le due funzioni della comunicazione multimediale: la diffusione liberatoriamente interattiva delle informazioni e la nuova dimensione del dominio, della frammentazione e del controllo generalizzato dei soggetti. Emerge anche che l'Io, in quanto costituito dal e nel linguaggio, non è individuo, atomo, ma: "Io multiplo", multiple self. «L'idea che la persona individuale -ha osservato John Elster- possa essere considerata, o sia effettivamente, un insieme di "io" sottindividuali relativamente autonomi ha una lunga storia»
Pertanto, l'utilizzo della multimedialità per un uso di "distrazione", come scrive Alain De Benoist, non è nuovo, però va affrontato da chi intende fare una politica di ricostruzione.
L'esempio storico della Chiesa, che per millenni ha preteso il monopolio della spettacolarità, è calzante. La Chiesa, mentre predicava la contrizione, la continenza, la povertà ed il pentimento, non si peritava di esibire sfacciatamente una rutilante ricchezza ed un fasto orientale, e perseguitava con ferocia i movimenti cristiani pauperisti. La stessa Chiesa, come scrive Giuseppe Rensi, ha giocato un ruolo ambiguo con il dogmatismo razionalista aristotelico, sul quale gioca ancora la sua carta politica, e contro il quale, ben quattro secoli orsono, si è mosso Galileo col suo richiamo ai fatti contro la pura ragione ed il semplice raziocinamento, e con la sua affermazione che negli studi umani non c'è né verità né falsità.
Michel Maffesoli ha di recente notato che: «si osserva con regolarità che in seguito alla saturazione di un insieme di valori razionalisti o classici risorge un altro insieme di valori che mettono l'accento sul sensualismo o sul Barocco». Gilbert Durand ha utilizzato una propria nozione di "bacino semantico" che permette di comprendere le confluenze che creano lo «Spirito del Tempo», la denominazione per mezzo della quale quest'ultimo giunge ad imporsi, la sua istituzionalizzazione ed il suo esaurimento finale. Da questo tipo d'analisi emerge l'importanza, per un uomo politico che sia capace di agire dentro la società, assecondandola per quanto basta ad ottenere il consenso, di affrontare anche gli aspetti che l'establishment culturale giudica frivoli: il body building, la creazione stilistica, diverse forme di pubblicità, le uniformi del vestiario, la cura del corpo, la moltiplicazione delle riviste riguardanti la salute, la moda, l'abitazione ed il cibo, lo sviluppo delle medicine parallele e dei culti sincretici, la New Age e quant'altro. Si tratta di forme di essere e di convivere che non concernono più solo gruppi emarginati o bohéniens, ma in un modo o nell'altro, grazie anche ad Internet e Facebook, coinvolgono l'insieme sociale nazionale e globalizzato.

Conclusione
Nel dicembre 1943, il direttore generale della "Légion Francaise", un movimento che ebbe vita effimera a sostegno della Repubblica detta "di Vichy", della quale il nome vero era "Stato Francese", si poneva il problema della modernizzazione della propaganda politica e scriveva: «La propaganda necessita di lunghi e pazienti studi, cui nessun talento d'improvvisazione può supplire. E non c'è infatti peggior nemico della propaganda di colui che crede di conoscerla e non ne possiede che nozioni frammentarie. Ora, la propaganda è il primo dei nostri strumenti rivoluzionari». Che quindi il buon uso della comunicazione costituisca un elemento essenziale dell'azione rivoluzionaria siamo tutti d'accordo. Il problema è costituito dal come e dal perché. Infatti, è del tutto evidente che l'ideologia di fondo nella quale vive la società è difficilmente modificabile, così come non era modificabile una società che andava a vedere Giordano Bruno che bruciava per aver detto e scritto cose che noi oggi sappiamo essere vere. E tuttavia, è utile prendere atto che questa forma di società, basata sull'intrattenimento multimediale, è stata codificata così come ci racconta Alain de Benoist: «Nel 1995 cinquecento uomini politici e dirigenti economici di primo piano si erano riuniti a San Francisco sotto l'egida della Fondazione Gorbaciov [se qualcuno ha dei dubbi sul ruolo di Gorbaciov… (nota nostra)] per confrontare le loro opinioni sul mondo futuro. La maggior parte di loro si trovò d'accordo nell'affermare che le società occidentali stavano diventando ingestibili e che bisognava trovare un modo per mantenere, con nuove procedure, la loro soggezione al dominio del Capitale. La soluzione adottata fu quella proposta da Zbigniew Brzezinski con il nome di "tittytainment"; Con questo termine scherzoso s'intendeva "… un cocktail di divertimento abbrutente e di alimentazione sufficiente che consenta di mantenere di buon umore la popolazione frustrata del Pianeta!"». Il fatto che la degradazione dei costumi sia tale da determinare una campagna politica contro Berlusconi basata esclusivamente sui comportamenti sessuali di costui, a fronte di una sempre più vasta messe di documenti che illustrano con dovizia di particolari le strette interconnessioni fra Mafia ed altre organizzazioni criminali, clientelismo, Massoneria coperta e scoperta, Magistratura d'assalto e di difesa, giornalismo clientelare, ed il tutto semplicemente perché Berlusconi ha avviato una politica estera di accordi con Putin e con Gheddafi, dovrebbe far riflettere tutti coloro che studiano l'Italia post-bellica. Giorgio Bocca che di certe cose se ne intende, ha scritto di recente: «Accanto ad ogni chiesa in Sicilia c'è una cosca mafiosa ed una caserma dei carabinieri».
E tuttavia…Come nella conclusione del felliniano "La dolce vita", il risveglio del personaggio centrale coincide con la visione di una fanciulla, pulita anche se non ingenua, la prospettiva di una reazione non sembra lontana. Come ci riferisce Giacomo Marramao, «Assistiamo così ovunque al ritorno della comunità, della piccola patria. Ritorno che assume sembianze diverse nelle due metà dell'Occidente: vecchio e nuovo Continente. Nell'Europa del dopo-muro questo ritorno trova la sua concretizzazione nell'irrompere dell'etnopolitica, mentre nel Nord America si manifesta nella proliferazione di "politiche della differenza" (il cui braccio secolare è rappresentato dal politically correct)».
Ci piace concludere quest'intervento con una frase scritta da Egidio Sterpa, personaggio politico conosciuto e deceduto di recente, che in un articolo del 1952 così scriveva: «Non s'illudano di suscitare qui, da noi, una specie di "spirito of '76" con l'invio di vestiti usati e di dollari destinati a trasformarsi in manifesti di propaganda. Il motore di questo secolo, se ha da essere proprio un motore, sarà un'altra volta europeo. Altrimenti ci saranno anche gli americani a subirne le conseguenze» [dal libro: "Gli ultimi italiani", La Sfida edizioni, 1954, presentazione di Alberto Giovannini..

Giorgio Vitali