Italia - Repubblica - Socializzazione

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Solaro e Bombacci:

gloria e fondamenta del fascismo e vergogna del MSI

 

Maurizio Barozzi (4 agosto 2014)    

 

"Giuseppe Solaro

il fascista che sfidò la Fiat e Wall Street"

di Fabrizio Vincenti, Ed. Ciclostile, € 13,60

"Nicola Bombacci:

un comunista a Salò"

di Guglielmo Salotti, Ed. Mursia. € 19,00

 

Questi due libri costituiscono la prova di come la storia, lentamente, con il tempo, si prende le sue rivincite e procede a chiarificare tanti aspetti che erano stati mistificati dal dopoguerra in avanti.
La grande importanza di questi testi risiede soprattutto nel fatto che non sono di fonte neofascista, ma di autori che non possono definirsi tali, eppure hanno portato un occhio obiettivo in queste due  biografie storiche. 
Fabrizio Vincenti infatti è un giornalista e scrittore storico, mentre Guglielmo Salotti è uno storico già allievo di De Felice.
Ora tutti conoscevamo di Bombacci e di Solaro, tra i massimi artefici del fascismo repubblicano e socialista, poche cose, più che altro quelle che erano filtrate dalla fitta maglia di silenzi e menzogne del mondo missista.  Il MSI infatti di Solaro e Bombacci aveva fatto conoscere più che altro la loro bella e dignitosa  morte, Bombacci liquidato come un ex comunista che aveva aderito alla RSI e  Solaro quale un fascista di sinistra, ma erano stati bene attenti a non far filtrare la loro dimensione ideologica e il loro portato sociale, in sintonia con quello di Mussolini.

Se si fossero  fatte  conoscere, per esempio,  le idee socialiste di Solaro, fedele seguace di Mussolini e Pavolini e quelle di Bombacci, come avrebbero potuto fare e giustificarsi  i missisti  leccaculo degli industriali, come avrebbero potuto mettere in piedi un sindacato ultra giallo, la Cisnal, quasi privo di lavoratori, al servizio di turpi interessi di classe?

Al massimo i missisti parlavano di Corporativismo, punto. Quel corporativismo poi che, come ammise Mussolini in repubblica, senza la socializzazione, era facilmente piegabile agli interessi padronali. Ma il corporativismo missista, oltretutto teorico, non spaventava gli industriali e la piccola borghesia, anzi.

Lo ricordino tutto questo  i veri fascisti: il MSI  ha rappresentato due grandi crimini, due grandi infamie:

primo: aver sempre tradito gli interessi nazionali, quindi la Patria, di cui si riempiva retoricamente la bocca, in virtù del suo filo atlantismo, del suo filo americanismo, ergo della negazione di ogni politica autonomista, indipendentista da questi nostri colonizzatori;

secondo: aver dato all’esterno una immagine ributtante di un neofascismo conservatore e reazionario, occultando la portata storica e di rottura epocale rappresentata dalla RSI e dal fascismo repubblicano e socialista.

Ma che vale parlane:  i De Marsanich, i Michelini , i Romualdi, gli Almirante, sono oramai tutti morti, risucchiati nel silenzio della storia e i loro epigoni sono finiti, coerentemente con quella politica, a Gerusalemme a rinnegare tutto e di più.

Sono il nulla, e nulla sono più, le ricche prebende e  i sontuosi stipendi di parlamentari, e altro, che la pratica democratica gli ha regalato, tutti eletti fingendosi fascisti per carpire il voto  agli ingenui.

Che nel nulla possano almeno risentire della infamia di tanti ragazzi, molti adolescenti , che con la loro demenziale politica di anticomunismo viscerale, funzionale alle strategie atlantiche e padronali, hanno gettato nella fornace degli opposti estremismi dove furono ammazzati da un odio bestiale e demenziale.

MA LA STORIA DICEVAMO SI PRENDE LA SUA RIVINCITA: QUESTI MISSISTI, ASCARI DEI NOSTRI COLONIZZATORI, SONO RISUCCHIATI ORAMAI NEL NULLA, MENTRE I MUSSOLINI, I BOMBACCI, I PAVOLINI, I SOLARO, GLI AUTORI DELL’UNICA FORMA DI SOCIALISMO POSSIBILE, GLI ARTEFICI DELLA LOTTA DEL SANGUE CONTRO L’ORO, VENGONO SEMPRE PIÙ RISCOPERTI E VALORIZZATI.

Bombacci, come traspare chiaramente anche in una altro importante libro: "Il compagno Mussolini", di Farrel Nicholas e Mazzuca Giancarlo, Ed. Rubettino, 2013, al pari di Mussolini, non tradirono affatto il socialismo, si adeguarono semplicemente alla realtà umana, alla evoluzione dei tempi che gli fece capire come il socialismo poteva realizzarsi soltanto nella nazione e senza arrivare al supercapitalismo, nazionalizzante, di Stato. E capì anche Bombacci, che già fu amico di Lenin e fondatore del partito comunista a Livorno nel 1921, che in Russia, la rivoluzione Bolscevica non aveva affatto portato il riscatto delle classi lavoratrici, ma la miseria e l’oppressione.

En passant, vale la pena evidenziare, leggendo il meraviglioso libro su Giuseppe Solaro, una delle più belle figure del fascismo repubblicano ("Giuseppe Solaro il fascista che sfidò la Fiat e Wall Street") vi si coglie in pieno tutta l’infamità e la ributtante natura reazionaria dello pseudo neofascismo missista. 

La ricostruzione storica di Vincenti, sugli ultimi giorni di Solaro, quando  gli Agnelli i Valletta i grossi industriali, con il tacito assenso dei tedeschi, e la complicità dei comunisti, sabotavano la socializzazione e finanziavano la guerra civile, ci regala infatti  una "chicca", del resto alquanto comune in altre vicende dell’epoca:  vi appaiono, infatti,  sullo sfondo degli avvenimenti, anche tre figure di "fascisti":  Tullio de Chiffre un giovane entrato nelle Brigate  Nere, ma che subito si macchiò di imprese  poco edificanti che costrinsero Solaro, che ne sospettava anche il doppio gioco con un capo partigiano,  a denunciarlo e redarguirlo più di una volta;  quindi il maggiore  Dante Massa e il vice federale Giuseppe Ravetti, uomini vicinissimi a Solaro, ma che le ricostruzioni sulla cattura di Solaro, mai appurata nelle sue esatte vicende, fanno aleggiare un tradimento. Oltretutto il Massa venne poi salvato dalla sicura fucilazione dal capo del CLN piemontese generale Alessandro Trabucchi (come mai?).

EBBENE  A GUERRA FINITA QUESTI DE CHIFFRE, MASSA E RAVETTI, TUTTI SALVATISI, INDOVINATE DOVE FINIRONO?  NEL MSI!   

Niente da meravigliarsi che anni dopo nelle fila e alla dirigenza di questo partito arrivarono ultra conservatori, ex venticinqueluglisti, ex monarchici, ex democristiani di destra e tromboni trombati dei nostri servizi atlantici.  

Se questo avveniva al vertice, alla base non dimentichiamo il ributtante fenomeno dei cosiddetti "neofascisti pariolini", una moda di fannulloni figli di papà che si atteggiavano a fascisti alla moda, in rayban, kashmir e camperos, che se li avessero visti i Pavolini, i Colombo, i Solaro li avrebbero subito presi a calci nel culo.  Ogni altro commento è superfluo.

Non è infine irrilevante ricordare che già nei primi mesi di RSI, Giuseppe Solaro, da Aosta dove si trovava, telegrafò a Pavolini, DENUNCIANDO UN POSSIBILE DOPPIO GIOCO DI VALERIO BORGHESE.

Ed oggi sappiamo come ci aveva visto giusto, da subito. Poi se ne accorse anche Mussolini e gli altri tanto che volevano fucilare questo "principe pseudo nero" futuro e fedele uomo  di J. J. Angleton capo dell’OSS  americano.

Grande Solaro le carogne missiste ti misero nel dimenticatoio (al massimo si servivano di te come un icona martire del comunismo), ma la Storia ti sta rivalutando in pieno.
 

Maurizio Barozzi       

 

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