Italia - Repubblica - Socializzazione

 

ALBERTO  SORDI
Cattolico, apostolico e romano

Giorgio Vitali

 

La mobilitazione emotiva di tutti gli italiani alla notizia della morte di Alberto Sordi richiede un'analisi approfondita che forse faremo in futuro.

Al momento, ed a caldo si impongono alcune fondamentali riflessioni di carattere politico.

1) Importanza del Cinema nella società del XX secolo.

Il cinema, in Italia come altrove, ha rappresentato uno specchio nel quale un'intera  società si è riconosciuta. Il cinema è stato un sistema comunicazionale che, fino alla TV di Mike Bongiorno, ha rappresentato il fattore principale di socializzazione e di nazionalizzazione delle Masse. Non a caso il Fascismo prestò grande attenzione al cinema, producendo una cinematografia ad altissimo livello, dalla quale si può con estrema facilità percepire l'immagine ed il messaggio "vero" del Regime. Che in questo caso non staremo ad analizzare. Tuttavia, un particolare richiamo va fatto nei confronti della nostra cinematografia di guerra: onesta, sobria, seria, espressione autentica di una società rurale, di un popolo che si batteva realmente per il sangue contro l'oro. Per contrastare anche nell'espressione artistica la rutilante comunicazione propagandistica della cinematografia di guerra americana, che avremmo "apprezzato" nel dopoguerra, fatta con gli stessi criteri di lavaggio dei cervelli della pubblicità consumistica al servizio del potere finanziario ed identica a quella mediatica diffusa nel tempo per consolidare la "kultur" dell'Impero.     

Oggi viviamo tutti immersi in una realtà mediatica che non è più il cinema, ma Internet, la TV, in questa realtà non manca certamente il cinema, che anzi diventa sempre più uno strumento di sottili influenze culturali, ma per lo più si tratta di proiezioni viste in casa, attraverso la TV. Come dimostra l'incredibile espansione dei negozi che affittano videocassette.

Gli idoli non sono più i grandi attori, anche se poche volte è capitato un'identificazione così pervasiva di un attore con un intero popolo come nel caso di Sordi. Ma qui occorrono ulteriori precisazioni che faremo in seguito. Per concludere il paragrafo occorre ricordare il personaggio Amedeo Nazzari, che non avrebbe mai interpretato il personaggio di un vigliaccone (anche se intriso di italica umanità) e che infatti vediamo in una delle più interessanti interpretazioni sordiane, accanto ad un David Niven impeccabilmente inglese, morire eroicamente in una azione di guerra.

2) Sordi pertanto è un italiano. Ma quale italiano? Su questo punto i commentatori sono discordi.

La prima risposta che viene alla mente, e che affiora anche dai personaggi da lui interpretati, è quella dell'italiano, (anzi romano) infingardo, approfittatore, millantatore (personaggio caro anche al Gassman di successo), pasticcione, corrotto e corruttore, opportunista, tanto che la diffusione in tutt'Italia di un certo atteggiamento sbracato e cialtrone è stato da alcuni attribuito proprio all'influsso del cinema nazionalpopolare sordiano ... ma attenzione: alla fine c'è quasi sempre la catarsi, il riscatto. E non mi limito soltanto alla sublime (veramente sublime!) conclusione del film "La Grande Guerra". Se prendiamo in sequenza i film interpretati da Sordi, e non soltanto quelli scopertamente moralistici degli ultimi tempi (ma anche questa "digressione" non è un caso) vediamo descritto un tipo di italiano che è quello forgiato in duemila anni dal Cattolicesimo. L'italiano vero, e molti se l'erano dimenticato, non è cattolico perché credente, ma è cattolico perché politicamente impegnato su una base ideologica che è quella del Cattolicesimo. Nelle mie letture non ho mai trovato una considerazione abbastanza banale, che cioè qualsiasi iniziativa di carattere politico che parta da centrali cattoliche incontra sempre un successo superiore a qualsiasi aspettative. Pertanto, chi si trova di fronte a queste manifestazioni senza averle previste si trova sempre spiazzato. È quello che accade abitualmente ai politici di vari colori che si sono avvicendati sulla scena italiana in questo troppo lungo dopoguerra. 

Il Cattolicesimo, come ha scritto recentemente Costanzo Preve, pensatore che stimo moltissimo, nasce dalla fondazione filosofica  del discorso e della pratica religiosi. E fondazione filosofica vuol dire retaggio greco-romano, quindi  essenzialmente "politico". Perché questa è la nostra grande tradizione classica contro gli sdilinquimenti più o meno psicosomatici del monoteismo mediorientale, basato sul giudaismo.

Di qui l'eredità romana che il Cattolicesimo vanta da sempre. L'italiano di Sordi, pertanto, può essere uno svagato esponente di quel mondo superficiale ed americanizzato che abbiamo costantemente sotto gli occhi, ma quando si tratta di elementi sostanziali, di eventi che mettono in forse la struttura stessa di una società che oggi stenta a trovare la  strada della  modernizzazione forse perché nessuno, come a suo tempo Mussolini, è riuscito finora ad escogitare e mettere in pratica quella "terza via" che permette il processo di trasformazione verso la post-modernità salvaguardando però i valori sostanziali, essenziali della nostra tradizione e quindi della nostra collettività, allora emerge la scorza dura, il testone, il caratteraccio, l'atto eroico senza testimoni, con una morte sfidata ed affrontata ed accettata  pur nell'esibizione della vigliaccheria, come nel film "La Grande Guerra".

Ed è questo testardo, questo «eroe italiano dei nostri tempi» (che non è mai il Gassman de "Il Sorpasso"), questo personaggio che ad un certo punto sente da lontano pervenirgli un atavico richiamo ad un passato apparentemente dimenticato ma che non vuole perché non può passare, a vecchie glorie e soprattutto a vecchie conquiste che il Cattolicesimo non ha mai rinnegato anche se appartenenti ad una Roma pre-cristiana, che ha rappresentato per gli italiani il personaggio Sordi. In questo caso si potrebbe proprio fare una trasposizione. Morto l'uomo in carne ed ossa, ciò che rimane è il personaggio "unico" che, in una perenne commedia dell'arte, ci tramanda una figura umana che fa parte indelebilmente della nostra realtà sociale e politica e che non possiamo certo scrollarci di dosso, anche se dobbiamo portare a protagonista della nuova Europa in un nuovo mondo spurgato dagli inquinamenti dovuti al prevalere della cultura anglosassone ed anglicana.

Questa è realpolitik nazionalpopolare, che Alberto Sordi, e chi ha ispirato le sue opere, hanno esercitato durante l'arco di mezzo secolo, sotto gli occhi attoniti e veramente poco attenti di tanti intellettuali di cultura e dipendenza massonica, cattocomunista, neorazionalista, pensierodebolista, azionista e quant'altro.

 

Giorgio Vitali