Italia - Repubblica - Socializzazione

 

È STATA FINALMENTE PUBBLICATA LA STORIA DELLA FNCRSI   

   

 

È un capitolo della nostra Storia del dopoguerra, dai più NON conosciuto e da tanti intenzionalmente IGNORATO. È la STORIA di chi non si è mai piegato al terrorismo di marca marxista, all'oculata e sempre vigile repressione del Sistema ed alle molte lusinghe, che continuano a tutt'oggi, del radical-liberismo.
Il prezzo è volutamente contenuto. I documenti ivi pubblicati sono molti ed altrettanto interessanti, per gli storici e per i singoli che vogliono conoscere i FATTI VERI della nostra storia nazionale.


Può essere acquistato inviando € 12,50

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il quotidiano "Rinascita" ne ha pubblicato la recensione

 

 

Storia della prima (vera) repubblica

 

Maurizio Barozzi   (13 dicembre 2010)

 

È uscita una ricerca su la "Storia della Federazione Nazionale Combattenti della RSI", un libro che è per ora una prestampa non immessa nel circuito delle vendite editoriali, ma ad uso interno e distribuito dietro richiesta ai lettori del sito della Federazione (http.fncrsi.altervista.org).

Il testo, anche se scritto a più mani, con la partecipazione di alcuni esponenti della FNCRSI romana, è frutto del lavoro di un giovane ricercatore storico Pavel Serbo, che pur non avendo militato nella Federazione, ne ha però conosciuto la storia e ne ha studiato il comportamento politico dal dopoguerra in avanti.

Questa ricerca gli ha consentito di elaborare una sua interpretazione del ruolo e della ideologia della Federazione, alquanto originale e di estremo interesse anche perchè fornisce un idea su come era vista dall’esterno la FNCRSI.

Per chi non conoscesse la FNCRSI o la confondesse con altre associazioni dal nome quasi simile,  attestate su posizioni reducistiche e di destra (e spesso agenti da supporto a campagne elettorali del destrismo) la Federazione è quella organizzazione che, dal dopoguerra in avanti, ha raggruppato gli ex combattenti del fascismo repubblicano e raccolto attorno a sè molti aderenti e simpatizzanti, ponendosi su posizioni irriducibilmente avverse ad ogni tipo di destra (missista, sociale, nazionale, ideale, ecc.) perchè si rispecchiava su le posizioni socialiste e repubblicane della RSI.

Ma sopratutto la FNCRSI, non solo si è sempre rifiutata di partecipare alle tornate elettorali, invitando gli italiani all’astensione o a votare scheda bianca, ma ha decisamente praticato la lotta per l’indipendenza nazionale, contro il colonialismo americano, la NATO, il sionismo, capitalisti,  preti e Vaticano.

Quando nei famigerati "anni di piombo", buona parte di un "certo ambiente", cosiddetto neofascista, malato di anticomunismo viscerale, preda di manovre e strumentalizzazioni da parte di certi "Servizi", finì per giocare un ruolo, risultato poi nefasto per l’immagine del Fascismo, la FNCRSI, fu una delle poche organizzazioni che denunciò quanto stava accadendo in Italia e invitò tutti i fascisti a tenersi lontano da certe sirene.

Insomma la FNCRSI seppure non molto conosciuta dall’opinione pubblica, è la testimonianza vivente che i veri fascisti nulla ebbero a che fare con lo stragismo e con le posizioni filo atlantiche e reazionarie di un certo ambiente.

Aldo Giannuli, valente ricercatore di Storia Contemporanea, già consulente di varie Procure per le stragi di Piazza Fontana e di Brescia e collaboratore della Commissione Stragi, parlando del contributo dato da Vincenzo Vinciguerra alla chiarificazione delle trame e collusioni inerenti il periodo stragista, ricorda nel suo "Bombe a inchiostro" , Ed. BUR 2008, che la tesi centrale di Vinciguerra è che non si possa parlare di un coinvolgimento di "fascisti" nelle vicende della strategia della tensione, perche quanti hanno posto mano ad essa NON erano fascisti, ma agenti dei servizi segreti della democrazia. La responsabilità della stragi, quindi, ricade totalmente e per intero sullo Stato e non tocca i fascisti, quelli veri per i quali però, sostiene il Giannuli, dovendo così elidere il MSI e gli altri gruppuscoli alla sua destra, si ridurrebbero a pochissime persone.

Il ragionamento di Vinciguerra in ogni caso, prosegue il Giannuli, ha una sua fondatezza perché in effetti è risultato che i gruppi neofascisti di estrema destra agivano in stretto contatto con i vari servizi segreti italiani e di area Nato ed inoltre il MSI ha fatto da stampella alla DC. 

Che un importante ricercatore e scrittore, della valenza e del prestigio di Giannuli, condivida questa interpretazione della strategia della tensione è un fatto veramente importante e spazza via, una volta per tutte, quella riduttiva interpretazione di comodo dello stragismo fatta dalla sinistra e da certa Magistratura che non hanno voluto, o potuto, rompere la "continuità di potere" del Sistema e si sono rifugiati nella comoda versione circa la responsabilità delle stragi di certi "Servizi deviati", di una "Massoneria deviata" ed appunto delle cosiddette "cellule nere".

Vi è però una certa perplessità del ricercatore storico il quale, lo si intuisce palesemente, ha presente più che altro una immagine del neofascismo che risponde a quella del destrismo filo atlantico e reazionario. Scrive infatti il Giannuli: «Ma questo [di Vinciguerra, N.d.R.] è un ragionamento astratto: il fascismo fu sconfitto definitivamente nel 1945 e i fascisti che scamparono si riorganizzarono sviluppando strategie di sopravvivenza che scontavano una qualche intesa con uno dei vincitori. La soluzione più comune fu quella di entrare nello schieramento anticomunista, cercando di esserne l’ala più radicale e militante nella speranza di tempi migliori. Questo scontava una subalternità strategica ai "poteri forti", politici, finanziari, militari e di intelligence "occidentali": vero, ma era anche l’unica realistica possibilità di sopravvivenza che si offriva… D’altra parte il fascismo non ha mai dato prova di grande spirito anticapitalistico: l’ambiguo anticapitalismo di San Sepolcro si dissolse ben presto dopo la marcia su Roma», pagg. 221 / 222.

In questo caso, però, con il suo excursus storico il Giannuli non è stato molto attento, perché ha dimenticato il fascismo repubblicano della RSI con le sue rivoluzionarie riforme sociali, che ristrutturarono su basi socialiste tutta l’economia nazionale, posero sotto controllo dello Stato il mercato azionario, socializzarono su basi cooperativistiche il settore immobiliare e quello del grande commercio alimentare e del vestiario e proposero una forma istituzionale repubblicana, su basi presidenziali  e nazionalpopolari, nella quale si cercò di conciliare il principio della necessaria differenziazione delle capacità gerarchiche con meccanismi elettivi che riducessero i guasti derivanti dalle cosiddette "nomine dall’alto".

Insomma il Fascismo Repubblicano rappresentò una vera e propria rivoluzione epocale che purtroppo non vide la sua piena attuazione solo per le contingenze belliche.

Vero però che con la morte di Mussolini, la fine delle Brigate Nere, della Legione Muti e del fascismo di Pavolini, buona parte dei neofascisti si indirizzò verso destra ed entrò subito in collusione con l’OSS americano nella speranza di una rottura tra USA e URSS che consentisse a questi pseudo neofascisti di essere utilizzati in funzione anticomunista e antisovietica.

Vi sono a questo proposito molti libri che illustrano come avvenne questo vero e proprio "tradimento" dell’Idea e degli interessi nazionali (mettersi a disposizione degli occupanti americani che avevano colonizzato l’Italia ed avevano imposto trattati e condizioni che subordinavano (e ancora subordinano) il nostro paese agli interessi occidentali era un vero e proprio tradimento della patria!), basta citare due testi elaborati sulla scorta di evidenti documentazioni: G. Parlato "Fascisti senza Mussolini" Il Mulino 1996 e M. Cereghinno, G. Casarubbea "Lupara Nera", Bompiani 2009).

Ma se una manica di furbastri, attraverso una larga disponibilità di mezzi e dietro manovre dei servizi americani, del ministero degli interni democristiano, della massoneria e con la benedizione del Vaticano, riuscirono a poco a poco a traghettare su sponde conservatrici e ultra atlantiche buona parte dei reduci della RSI, non tutti i fascisti repubblicani seguirono la stessa strada.

Molti si ritirano in se stessi, altri entrarono a far parte di strutture sindacali o in partiti di sinistra, altri ancora diedero vita a qualche giornale (per esempio, ma non solo, "il Pensiero Nazionale"), o qualche gruppo minoritario, ma soprattutto sorse la Federazione Nazionale Combattenti della Repubblica Sociale Italiana (FNCRSI).

La storia della FNCRSI ora riscritta da questo giovane ricercatore, sia pure attraverso la sua interpretazione politica e storica, è di una importanza fondamentale perché si potrà riscontrare come i veri fascisti, ex combattenti della RSI, coloro che orgogliosamente si definivano: «Noi non siamo fascisti, NOI SIAMO I FASCISTI» siano la testimonianza vivente di un fascismo che dal dopoguerra fino ad oggi ha continuato a battersi contro gli occupanti americani e la NATO, contro il sionismo, contro le destre e per le riforme socialiste della RSI.

"Storia della Federazione Nazionale Combattenti della RSI" riempie definitivamente quel "vuoto storico" che aveva riscontrato Aldo Giannuli e conferma le lucide deduzioni di V. Vinciguerra il quale sostiene anche che, grazie all’opera dei  "falsi fascisti", il sistema ha oltretutto raggiunto l’obiettivo storico di squalificare definitivamente l’immagine del fascismo stesso.