Teppismo
Giorgio Vitali
«La Destra tua, che alle grand'opre
è nata, si stringe al ferro, e all'oro si dilata»
Anonimo
«Chi più sa, più dubita»
Pio II
«Un esercito senza informazioni è un esercito ignorante, ed un
esercito ignorante non può vincere»
Mao Tse-Tung
«Il male non cresce mai così bene come quando ha un ideale davanti a
sé»
Karl Kraus
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Arrivati agli inizi del XXI secolo, dopo più di mezzo secolo dalla fine del
secondo conflitto, siamo costretti a prendere atto di alcune dichiarazioni da
parte di esponenti di Alleanza nazionale, un partito nato dal MSI il quale a sua
volta si è auto-proposto a lungo come erede della Repubblica Sociale Italiana e
che oggi aspira ad entrare nella Democrazia cristiana europea.
L'avvenimento è indicativo da molti punti di vista. Il primo e più importante è
costituito dal fatto che gli estensori dei balbettii impacciati a difesa dei
combattenti socialrepubblicani nonché delle ingiurie nei confronti del fascismo,
sono gli stessi che tempo addietro, in posizioni di responsabilità, gestivano le
sorti del MSI in combutta con altri che non nominiamo, che gestivano una falsa
opposizione interna, ma che detengono le medesime responsabilità storiche e
morali, se non peggiori. Non si tratta, pertanto, di giovani rampanti, di
parvenus, digiuni di patrie storie come tutti i giovani educati nelle scuole del
regime, ma di vecchi marpioni intrisi di "neofascismo" integrale.
Marpioni, peraltro, che si portano dietro un codazzo di pseudo-intellettuali
adusi al leccaculismo se non proprio all' accattonaggio (vecchia e datata
denuncia da parte di Guareschi, di Montanelli etc. che di questi personaggi se
ne intendevano), per cui dobbiamo rifare il nostro giudizio su quegli
intellettuali che, a guerra (civile) finita, si adattarono a tutti i partiti
dell'«arco costituzionale». Almeno avevano una giustificazione di sopravvivenza
fisica.
Il secondo è che i pochi balbettii di cui sopra, han dato l'estro ai soliti
avversari politici, universalmente noti come mezze tacche dell'azione politica,
per redarguire i balbettanti che si son permessi di parlar bene del fascismo. E
tutto ciò, a distanza di più di mezzo secolo dalla fine della guerra, nella
quale l'Italia fu costretta ad entrare, cioè di un conflitto immane che ha
costituito una grande tragedia per tutti gli italiani, e mentre l'interesse per
il fascismo, il suo capo e la sua storia non va che aumentando nel mondo.
Il terzo consiste nel fatto che in questo paese il "coraggio morale" è difficile
a trovarsi, per cui un'eventuale coerenza fra pensiero ed azione (Ahi! Povero
Mazzini!) è del tutto impensabile. Teniamo ben presente che questa coerenza non
riguarda certamente gli esponenti del neofascismo. Per costoro vale la coerenza
ideologica con questa nuova ideologia nata nel dopoguerra e sviluppatasi fra
male imprese ed intrighi.
Che le dichiarazioni di questi sciacquapalle, oltrechè gratuite, impregnate di
banali superficialità respinte dall'intera cultura mondiale, e sostanzialmente
false, perché basterebbe pensare che, eccettuati i giovani volontari, la maggior
parte dei combattenti socialrepubblicani proveniva dalle trincee di mezzo mondo,
a cominciare da quelle garibaldine delle Argonne mentre loro sono
inesorabilmente pantofolai panciafichisti, non fanno che confermare nel mondo
l'immagine dell'italiano vile, spergiuro e traditore.
Non dimentichiamo che il mondo anglosassone ha coniato il verbo «To badogliate»
per significare un tradimento infame ed inutile e che un opinionista inglese, in
occasione del conflitto anglo-argentino per le Malvinas-Falkland ebbe a
dichiarare che, se fra i militari argentini che difendevano le isole contese
fosse stata prevalente la componente originaria italiana non ci sarebbe stata
difesa ad oltranza ma resa immediata.
Abbiamo sotto gli occhi un'intervista a Umberto Terracini (Terracini, "Come
nacque la Costituzione", a cura di Pasquale Balsamo, Ed. Riuniti, 1978), un uomo
che aveva fatto una quindicina d'anni di carcere e di confino. Ebbene, il suo
giudizio sul fascismo e Mussolini è molto più pacato e serio delle esternazioni
che fanno questi scagnozzi, meglio definibili come «hommes de paille», impalati
in quei luoghi da qualche pastrocchio politico. Ed anche i governanti
democristiani del dopoguerra si son dimostrati di gran lunga più onesti e seri
di questa sbracata classe politica.
Per concludere, occorre essere molto chiari nell'evidenziare la caratteristica
determinante del neofascismo, del quale gli attuali alleanzini sono espressione
paradigmatica: retorico, parolaio, mercenario e sostanzialmente vile. Nulla può
avvicinare (meno gli interessi politici del momento) questo neofascismo, ormai
chiaramente definito dagli avvenimenti degli ultimi decenni, al fascismo di
regime e men che meno a quello della RSI.
«Sono d'accordo coi federalisti del Nord. Il problema non è il Sud, ma Roma,
dove i rapporti non sono sempre evidenti, dove si svolge ogni tipo di mediazione
politica e la riconoscibilità degli interlocutori non è chiara. La stessa P2
nasce attorno al potere romano». (Intervista a Michele Moramarco, venerabile
della Loggia "Intelletto e Amore", di Reggio Emilia, a cura di Maurizio
Chierici, "Corsera" 19/01/1993).
Giorgio Vitali
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