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Un passo indietro

Fabio Calabrese      

 

la NOTA di Maurizio Barozzi

 

L'ottimo articolo, come sempre, di Fabio Calabrese che qui sotto riportiamo, ci induce ad una nostra nota in merito circa l'affermazione, vera, ma sbagliata allo stesso tempo, sul fatto che la guerra fredda e la minaccia del comunismo costringeva all'epoca l'area neofascista ad appiattirsi sulle posizioni filo atlantiche.

L'affermazione è vera storicamente perché al tempo, non solo il ricordo delle "radiose giornate", ma anche il fatto che, soprattutto al nord est, dove era vivo il ricordo delle criminali intenzioni genocidarie dei titini, la paura del comunismo c'era. Tuttavia questa scelta erae  si rivelerà non solo errata, ma catastrofica.

Vediamo perché, ma ricordando soprattutto che tra la fine degli anni '40 e i primi dei '50, nel MSI ci furono violente liti sulla opportunità o meno  di accettare il Patto Atlantico, anzi la maggioranza dei neofascisti di allora era decisamente contraria, ma questa adesione venne fatta digerire attraverso tutta una serie di graduali, marchingegni e puttanate, da parte della asservita dirigenza missista ai nostri colonizzatori.

E non dimentichiamo mai che l'Oss di J. J. Angleton, come tanti documenti desecretati di oggi dimostrano, si era messo in tasca, e in alcuni caso comprato, molti reduci del fascismo, fin dal 1945, catturandoli alle sue infami necessità strategiche, sempre grazie alla paura del comunismo. Ma queste collusioni, che sono gli antecedenti che portarono poi tanti neofascisti a partecipare alle strategie stay behind , alle Gladio ed infime alla criminale strategia della tensione, non hanno alcuna giustificazione, se non, al limite, per il periodo posteriore alle "radiose giornate" di sangue, quando, accettare la subdola mano tesa degli americani, poteva pur essere comprensibile. MA SUBITO DOPO, FINITA L'EMERGENZA, QUESTI AMERICANI, CHE CI STAVANO COLONZZANDO, ANDAVANO ALLONTANATI COME LA PESTE. Ed invece non fu così.

La scelta venne poi sostanziata nel'ambiente (soprattutto Ordine Nuovo che oggi sappiamo per certo era, all'insaputa dei suoi militanti, monopolizzato dallo Stato Maggiore) dalla deleteria impostazione dell' "evolismo" quello che teorizzò la teoria del male minore, laddove, al limite, bisognava difendere lo Stato e il cosiddetto "mondo libero", considerandolo un male minore rispetto al comunismo.

Già qui bisogna stabilire un dato di fatto, e fa specie che Evola, che pur aveva ben analizzato nel suo saggio "bolscevismo e americanismo" le negatività di queste due correnti storiche, abbia poi sviluppato la teoria del male minore.

Tra il "Mondo libero" e  l'"Oltre Cortina" era invece proprio l'Occidente il male peggiore. Dove arrivava la way of life americana, le sue truppe criminali, Hollywood e il liberismo,  arrivava il vizio, la corruzione, la truffa democratica,, la Cola Cola, la droga, e soprattutto l'endonismo, ovvero arrivava IL VERO E PEGIOR   NEMICO DELL'UOMO,  quello in grado di scardinare e annichilire la spiritualità, le culture e le tradizioni dei popoli, forse irreversibilmente. Un vero fascista, a parte il fatto della nostra colonizzazione militare , economica e culturale che era doveroso combattere, avrebbe dovuto subito percepire questa negatività dell'Occidente.

Forse un po' meno era percepibile il fatto che il comunismo, con tutta la sua portata criminale era meno deleterio dell'Occidente. Questo perché il comunismo, in definitiva, è fuori della portata umana, nel senso che le sue teorizzazioni marxiste e leniniste, non possono perdurare perché l'essenza umana prende sempre poi il sopravvento e le accantona. Ed infatti abbiamo visto che non solo quei regimi che si sono affermati all'Est o altrove, tutto erano meno che comunisti, se non di nome, ma soprattutto terminata la dittatura e la nomenklatura, imposte a forza, collassato il sovietismo, nei paesi dell'Est il marxismo è sparito, come una brutta nottata, ed il popolo in buona parte è rimasto culturalmente e spiritualmente sano. Cosa che invece non è accaduta in Occidente dove l'americanismo, il consumismo, hanno distrutto, forse per sempre, la coscienza, le tradizioni  e la vitalità dei popoli.

Ma cerchiamo ora di capire Jalta e quindi i nefasti portati della accettazione del Patto Atlantico.       

Gli accordi di Jalta USA-URSS, erano di livello strategico, garantivano la spartizione dell'Europa.

In 40 anni di Jalta, mai nessun paese di uno dei due blocchi passerà nel campo opposto  e infatti gli americani non mossero un dito quando i sovietici intervennero in Ungheria o in Cecoslovacchia, così come i sovietici non fecero una piega quando i rivoltosi comunisti in Grecia (riserva occidentale) vennero spazzati via, o ancora in Grecia, gli americani imposero nel 1967 il colpo di Stato dei Colonnelli.

Gli americani quindi non temevano il passaggio dell'Italia nella sfera sovietica, cosa che neppure i russi avrebbero gradito, mettendo in pericolo gli accordi di Jalta (ed imposero infatti al Pci  la rinuncia ad ogni velleità rivoluzionaria) però sapevano che le Nazioni hanno dei loro sviluppi geopolitici e certe dinamiche internazionali possono seguire strade imprevedibili e quindi vi  era anche la necessità di praticare sul piano tattico una "guerra non convenzionale", di esercitare pressioni di vario tipo a difesa della loro ingerenza, laddove, alla lunga la sola corruzione delle classi dirigenti italiane poteva non bastare. Gli scontri anche cruenti, fatti dalle Intelligence o dalla propaganda, tra russi e americani erano quindi tutti di livello tattico, non strategico!

Un esempio dei pericoli che gli Americani seriamente paventavano in prospettiva, erano le iniziative politico-economiche come quella di Enrico Mattei che minacciavano i loro interessi economici nel delicato settore energetico, o quelle di Aldo Moro con le sue politiche di equidistanza nel contenzioso mediorientale  e aperturiste verso il PCI che avrebbero dato vita a governi forti, non graditi a Washington.

Mettere, pertanto, in piedi un baraccone di opposti estremismi, dividere governi, partiti, circoli culturali, ecc., in fautori della NATO in opposizione ai fautori del Patto di Varsavia, in pratica scemi & più scemi, era per loro quanto mai opportuno e previdente.

Jalta, con la spartizione dell'Europa in due sfere di influenza Est-Ovest che, tatticamente, si sono fronteggiate in lotte e contrapposizioni tra Servizi, ma in cui le due super potenze USA e URSS, erano concordi nel mantenimento dello status quo e segretamente cooperavano in una ottica di "coesistenza pacifica", è stata una GRANDE INVENZIONE EPOCALE, la sola che poteva consentire e garantire sine die l'ingerenza e il colonialismo sui paesi europei che risultavano così ingessati nel "mondo libero" o nei paesi "oltrecortina", annullando ogni spinta centrifuga che le esigenze geopolitiche e le evoluzioni internazionali, come storicamente avviene, con  il passare del tempo, avrebbero potuto far uscire questi paesi dalla loro subordinazione.

Il controllo dell'Europa che non era riuscito negli anni '20 con la creazione di stati fittizzi attorno alla Germania, riuscì invece e alla grande proprio con Jalta.

Tutti gli storici, e gli strateghi di politica internazionale, sono oggi concordi su una evidenza: le strategie stay behind, messe in piedi dagli americani, apparentemente per fronteggiare una, in effetti, inesistente, invasione sovietica, in realtà servivano a controllare proprio le nazioni europee assoggettate, che il Patto Atlantico, oltretutto, ne subordinava gli alti vertici militari, ai vertici NATO, annichilendo qualsiasi sovranità nazionale

Quindi, per concludere, non solo l'adesione al Patto Atlantico, era errata concettualmente, ma altresì perpetuava il colonialismo americano, e impediva, quello che invece i fascisti avrebbero dovuto veramente fare: lottare per un fronte di liberazione nazionale, scendere in piazza contro la NATO, prima e più delle sinistre che lo facevano occasionalmente e in conformità agli interessi di Mosca.

 

Maurizio Barozzi        

 

Parlando di "un passo indietro", non intendo riferirmi a quello promesso dalla ministra Cancellieri se, come non è successo né era prevedibile che succedesse, il parlamento l'avesse messa di fronte alle sue responsabilità per il favoritismo nei confronti di Giulia Ligresti, vale però la pena di ricordare che per un analogo favoritismo nel caso Ruby, Silvio Berlusconi ha avuto strascichi giudiziari all'infinito, ma -si sa- come diceva Giolitti, "Le leggi per i nemici si applicano, per gli amici si interpretano", e non c'è dubbio che "la casta" politico-giudiziaria veda in Berlusconi un nemico.

In ultima analisi, che cambi o no qualche faccia nel desolante panorama della "casta" politica, non fa molta differenza: essa rimane sempre uguale a se stessa, la banda di farabutti che ha colato a picco l'Italia e la sta portando alla totale rovina.

No, il passo indietro di cui vorrei parlarvi è un altro e forse lo dovremmo compiere noi, ma sarà meglio andare con ordine. Non è strano che dell'esito delle ultime elezioni amministrative in Trentino, che dovrebbero essere un test molto utile per capire dove andrà l'Italia dopo la fase – per sua natura transitoria – delle "larghe intese" sia stato così poco oggetto dell'attenzione dei media? Non è strano affatto se consideriamo che lo scopo dei media di regime non è quello di informare la gente, ma di farle credere ciò che i potere vuole.

Il risultato di questo test elettorale è stato estremamente chiaro, con il PDL e i grillini ridotti a partitini insignificanti, quasi cancellati, e il PD che è stato il vero asso piglia tutto. Tiene le sue posizioni la Lega. Si tratta, ma non mi vanterò di essere stato buon profeta, esattamente del tipo di evoluzione che avevo pronosticato (si veda "Per non pagare il dazio"), e si comprende anche perché il PD cioè IL POTERE MEDIATICO IN ITALIA, non vuole che se ne parli: finora sono riusciti a impadronirsi praticamente di tutto con quell'aria di eterni perdenti, di finti tonti, e chiaramente intendono continuare a sfruttare quanto più possibile una situazione dalla quale finora hanno tratto il massimo giovamento.

La stampa e i media che – lo ripeto – non presentano al pubblico a situazione come è veramente ma come fa comodo a chi comanda, in questi giorni stanno istituendo una falsa simmetria fra i contrasti che si sono scatenati all'interno del PDL e quelli che sono scoppiati in casa PD; in realtà le ragioni della cosa sono molto diverse.

Hitler rinchiuso nel bunker della Cancelleria di Berlino, nonostante le menzogne di alcuni suoi generali, aveva molto di più il senso della reale situazione in cui si trovava rispetto a quanto ne ha oggi Berlusconi. In questi giorni è tornato a insistere sul fatto che il capo dello stato è ancora in tempo per concedergli la grazia, sembrandogli inammissibile che il leader di quella che fino a ora è stata un'importante forza politica sia privato di questo ruolo per via giudiziaria. Quest'uomo è certamente un abile uomo d'affari, ma la verità è che la politica italiana non la capisce, e sembra non essersi reso ancora conto con chi ha a che fare.

Immaginatevi se dopo vent'anni di tentativi della magistratura infeudata a sinistra per incastrarlo, adesso Napolitano sarebbe disponibile a concedergli la grazia, quanto al fatto che è il leader di quella che finora è stata un'importante forza politica, questa è precisamente la ragione dell'accanimento giudiziario verso di lui.

Sinceramente io non credo proprio che Silvio Berlusconi sia un esempio di specchiata onestà né di alta moralità personale, ma credo che complessivamente non sia peggio della media dei capitalisti italiani, e le ragioni del lungo accanimento giudiziario nei suoi riguardi sono squisitamente politiche. L'uomo ha dimostrato tanto poco acume politico da paragonarsi agli ebrei sotto il Terzo Reich, dando un pretesto ai "compagni" di dargli pure dell'antisemita, pur essendo sempre stato un fedele leccapiedi degli USA e di Israele.

Fra le baruffe in casa PDL e quelle in casa PD, in realtà non c'è nessuna simmetria. I "falchi" del PDL si rendono conto che "le larghe intese" che tengono in vita il governo Letta sono vagonate di sterco che vengono loro addosso, che tutto quello che si erano proposti sottoscrivendole, dall'allentamento della stretta giudiziaria sul loro leader all'alleggerimento della pressione fiscale, è regolarmente disatteso, ma le "colombe" a cominciare da Angelino Alfano, ben si rendono conto di un'altra cosa, che alla prossima tornata elettorale il PDL sarà spazzato via, che la oro sopravvivenza politica è minacciata da una crisi del governo Letta e da eventuali elezioni anticipate, e ci tengono a tenere i loro fondoschiena incollati il più a lungo possibile sulle poltrone ministeriali.

E' 'affondamento del Titanic, con i naufraghi che si affollano sulla prua ancora emersa camminando gli uni addosso agli altri nel tentativo di ritardare il tuffo nell'acqua gelida.

Le baruffe in casa PD sono invece baruffe per la spartizione del bottino. Sebbene sembra che ciò non abbia il minimo influsso sugli esiti elettorali come dimostra il test trentino, in vista del congresso di dicembre stiamo assistendo a scene invereconde degne della peggior tradizione democristiana: una guerra delle tessere con sezioni che lievitano improvvisamente proprio alla vigilia del congresso, e s'inzeppano soprattutto di immigrati extracomunitari, che certamente presenteranno presto il conto della loro disponibilità.

Non c'è neppure da stupirsi del fatto che i personaggi maggiormente in pole position per la segreteria siano degli sconosciuti al di fuori del partito, degli anonimi apparatcick come Cuperlo e Civati: Renzi il PD se lo tiene in caldo come pseudo-alternativa a se stesso, come escamotage, come faccia finta-nuova per canalizzare il malcontento provocato dalla sua stessa politica nel popolino come sempre cornuto e bastonato, in un capolavoro di machiavellismo ipocrita.

Alla luce (funerea) del quadro della nostra situazione nazionale, cerchiamo di capire qual'è il passo indietro che potrebbe essere necessario in un percorso che abbiamo intrapreso non senza difficoltà e contraddizioni.    

Noi non siamo né possiamo né tanto meno dobbiamo essere "destra": "destra" significa conservatorismo, liberismo, berlusconismo, atlantismo, filo-americanismo, filo-sionismo, tutte cose lontane dal nostro modo di essere quanto e forse più dell'essere "di sinistra", "compagni", bolscevichi.

La questione l'ho già affrontata altre volte e certamente merita maggiore approfondimento, ma ora riassumiamo per sommi capi: soprattutto sul terreno sociale "destra" significa conservazione, immobilità, difesa dello statu quo, laddove sinistra significa ugualitarismo, appiattimento, entrambi errori o perversità che portano a non tenere conto di quel concetto di selezione per attribuire a ciascuno il ruolo corrispondente alle sue capacità, che pure è stato enunciato con chiarezza nella "Repubblica" da Platone cinque secoli prima di Cristo.

La nostra finalità non può essere la conservazione, ma la rivoluzione elitaria, che poi è la stessa cosa del socialismo nazionale, poiché è nell'interesse di una comunità nazionale coesa che gli uomini migliori siano ai posti giusti, che capacità, competenza e merito invece di astuzia, demagogia, immoralità siano le qualità che permettono di accedere al controllo della cosa pubblica.

Molte cose hanno ostacolato e ostacolano questo riconoscimento che dovrebbe essere ovvio, a cominciare dal fatto che leggi liberticide ci impediscono di chiamarci con il nostro vero nome e ci obbligano a ricorrere a perifrasi che sono dei nonsensi, come "di estrema destra", per nulla dire del fatto che in anni trascorsi, quando le risorse disponibili erano di gran lunga maggiori di oggi, si è trascurato di fare quel lavoro di formazione culturale che sarebbe stato possibile.

La ragione di fondo è tuttavia un'altra: il lungo periodo, il mezzo secolo che va dalla conclusione del secondo conflitto mondiale alla caduta dell'Unione Sovietica, la Guerra Fredda.

Allora la minaccia sovietica sospesa sopra le nostre teste come una permanente nuvola di uragano, ci costrinse ad accodarci a quello che allora sembrava il male minore e che invece oggi non più limitato dalla controparte sovietica, sta rivelando un'insospettata forza distruttiva, spingendo per il saccheggio delle risorse dei popoli europei e l'imposizione planetaria del meticciato, allo scopo di trasformare i popoli indeboliti dalla mescolanza razziale in turbe incoerenti di schiavi facilmente manipolabili, l'attuazione di quel piano formulato più di ottant'anni fa da Robert Coudenhove-Kalergi, ma delineato ancora prima da certi "Protocolli" che solo a nominarli troppo apertamente, scatta l'accusa di antisemitismo.

Maurizio Barozzi ha raccolto una documentazione tendente a provare i fatto che il MSI sarebbe stato non solo infiltrato fin dalle origini, ma addirittura creato da uomini legati ai servizi segreti e ad ambienti NATO, precisamente allo scopo di incanalare in direzione dell'atlantismo gli eredi dell'esperienza storica del regime pre-bellico, pur riconoscendo che nel corso degli anni in esso hanno militato tantissimi camerati in buona fede.

Io non ho le competenze per confermare né per smentire questa tesi, anche se mi fido della serietà e dell'attendibilità di Barozzi, ma mi sembra che oggi il problema sia storico più che di politica attuale, e trovo che sia del tutto inutile come qualcuno si è spinto a fare, stare a polemizzare coi morti, come Giorgio Almirante e Pino Rauti, diciamo che erano uomini di un'altra epoca che, bene o male, hanno agito in circostanze molto diverse da quelle in cui oggi ci troviamo noi. La Guerra Fredda costringeva a dare la priorità all'anticomunismo, ed era quasi inevitabile appiattirsi su posizioni NATO e atlantiste.

Il problema oggi non è questo, il problema sono coloro che a vent'anni dal crollo dell'Unione Sovietica sembrano non rendersi ancora conto che la Guerra Fredda è finita, e i tanti, tantissimi che credevamo parte del nostro ambiente umano e abbiamo scoperto essere puramente "di destra" o peggio, magari con tanto di repentine professioni di fede antifasciste tanto per allinearsi al vento che tira, e non faccio esempi fin troppo noti e dolorosi per tutti noi.

Forse la più evidente cartina di tornasole per distinguere fra noi e "i destri" è rappresentata dall'anti o dal filo-americanismo.

Gli USA sono una pseudo-nazione criminale fin dalle origini, che si fondano sul genocidio sistematico di milioni di nativi americani (i cosiddetti pellirosse). Io non so quale gratitudine dovremmo nutrire nei loro confronti per il massacro di quattro milioni di civili inermi (in massima parte anziani, donne e bambini, perché gli uomini validi erano al fronte) nella sola Europa con i bombardamenti aerei terroristici della seconda guerra mondiale, a cui vanno aggiunti almeno i due olocausti nucleari di Hiroshima e Nagasaki sul Giappone, ma forse in prospettiva più nefasta sul lungo periodo anche se meno avvertibile nell'immediato, è stata ed è la progressiva demolizione della cultura europea, la sua sostituzione con modi di pensare rozzi ed infantili provocata dal diluvio mediatico, la progressiva americanizzazione dell'Europa, oggi arrivata al punto che le istituzioni cosiddette europee, serve e complici dell'americanismo, mirano scopertamente alla scomparsa delle lingue nazionali, alla loro sostituzione con l'inglese.

Non parliamo di quell'abominio che è il sostegno al più canaglia degli stati canaglia, l'entità sionista, Israele, il cui "genocidio al rallentatore" del popolo palestinese è sotto gli occhi di tutti nell'indifferenza planetaria.

Che su tutto ciò si chiudesse un occhio ai tempi della Guerra Fredda, che sotto la minaccia sovietica si guardasse all'americanismo come al male minore, è comprensibile, ma oggi, a oltre vent'anni dalla scomparsa di questa minaccia, non si può più transigere: chi è filo-yankee sarà anche "un destro" ma non è, non può essere dei nostri. Questo mi sembra un punto assolutamente fermo.

Io credo che il processo di revisione culturale che abbiamo iniziato debba proseguire e approfondirsi ma, e qui si situa il passo indietro di cui vi dicevo, sul piano politico tattico è necessario tenere conto delle condizioni di questa nostra disgraziata Italia e mostrare maggiore flessibilità.

Come abbiamo visto, la caduta di Berlusconi e del berlusconismo lascia il PD padrone del gioco, la forza assolutamente dominante nel quadro politico italiano. PD dovrebbe essere la sigla di "partito democratico", ma io penso che "PATOLOGIA DEVASTANTE" potrebbe essere la "traduzione" di gran lunga più adeguata e realistica. Considerando che si tratta del partito degli ex comunisti (con l'aggiunta di una quota di ex democristiani, ma tanto quelli il tradimento ce l'hanno nel sangue, nel DNA), visibilmente questo comporta il ritorno per l'Italia a una situazione in qualche modo da Guerra Fredda.

I leitmotiv della politica del PD sono soprattutto due: obbedienza cieca, prona, sordomuta alle istituzioni cosiddette europee e favoreggiamento degli immigrati extracomunitari ai danni degli italiani nativi.

Le istituzioni cosiddette europee non sono in alcun modo un'espressione dei popoli europei, esistono per taglieggiarli a vantaggio di una piccola minoranza di speculatori che hanno in mano la leva monetaria e obbligano gli stati membri a distruggere le loro economie attraverso una politica che si può solo definire di rapina fiscale. Di questa politica, quelli del PD si sono fatti proni esecutori; sembrano aver spostato il loro spirito di sottomissione dall'Unione Sovietica alla UE, ma evidentemente, erano trinariciuti allora, e trinariciuti sono rimasti.

La pressione fiscale insostenibile sta portando le nostre industrie al fallimento una dopo l'altra, la desertificazione industriale sta provocando lo scivolamento nel Terzo Mondo. Prima dell'introduzione dell'euro eravamo a quinta potenza industriale planetaria, ora siamo scesi al nono posto ma tutto lascia credere che presto scenderemo più in basso. La politica di favoritismo dell'immigrazione per la quale abbiamo anche un apposito ministro, una congolese arrivata in Italia come clandestina, è anch'essa "benedetta" dalla UE e in prospettiva è foriera di conseguenze ancor più gravi, attaccando gli Italiani nella loro sostanza etnica, minando la nostra compattezza e la nostra stessa identità come popolo.

Bisogna avere il coraggio di fare un passo indietro, di mostrare flessibilità, essere disponibili a collaborare con chiunque, per qualsiasi motivo, cercherà di ostacolare il PD, perché se la PATOLOGIA DEVASTANTE sarà libera di fare il suo corso, non resterà nulla da salvare o da ricostruire.

Fabio Calabrese         

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