Italia - Repubblica - Socializzazione

 

Voci dalla strada

Stefano D'Andrea     

 

la NOTA di Giorgio Vitali

 

Con piacere pubblichiamo queste brevi considerazioni che racchiudono da sempre il nostro pensiero in tema di economia, e di economia nazionale innanzitutto. IL FINE essendo la tutela degli interessi economici e morali del popolo italiano.

Se vogliamo, possiamo considerare queste dichiarazioni anche come proprome al concetto di AUTARCHIA. L'autarchia essendo un bene ASSOLUTO da tutelare sempre.

Spieghiamo meglio: senza autarchia non esiste economia ed ancor meglio: non esiste sovranità. Questa è la ragione per la quale è stato creato il cosiddetto «pensiero liberale, ovvero liberista» nell'interesse delle potenze basate sul controllo dei commerci, da cui è derivata la politica della "globalizzazione". Nessuno nega il valore delle attività commerciali internazionali, che dovrebbero servire per garantire l'equa distribuzione fra tutti gli abitanti della Terra dei beni prodotti ovunque. Invece oggi come ieri i traffici internazionali sono controllati da pochi "controllori", che oggi controllano, più di ieri anche il sistema monetario. Tant'è vero che la guerra finanziaria che è stata scatenata da oltre un decennio da parte delle potenze "Atlantiche" è stata orientata ANCHE e forse soprattutto contro l'EURO, moneta di scambio capace di CONTENDERE a livello internazionale l'egemonia del dollaro e della sterlina.

L'AUTARCHIA rappresenta pertanto quella CAPACITÀ intrinseca ad un sistema (nazione, continente, FAMIGLIA) di sostenere momenti di "magra" e di scarsità di: materie prime, energetiche, alimentari, industriali. LA SOVRANITÀ di uno Stato, pertanto, consiste nel non dover andare a MENDICARE ad altri quello che serve per l'andamento regolare di una società.

Un sistema basato sulla disponibilità da parte dello Stato delle «potenzialità essenziali per la sopravvivenza della nazione» è pertanto necessario, e VA ATTUATO senza riserve, CONTRO la politica e la geopolitica delle POTENZE COMMERCIALI, le quali hanno sempre buon gioco, perchè detengono il POTERE FINANZIARIO, nell'imporre la PRIVATIZZAZIONE di BENI PUBBLICI, da far acquistare a prezzi stracciati ai loro "amici e consociati", come c'insegna la terribile storia della Russia post-sovietica, fortunatamente recuperata da Putin negli ultimi anni.

Se non vogliamo, almeno per quel poco che ancora ci rimane, fare la fine dei tanti paesi del terzo mondo, vittime della colonizzazione prima e della de-colonizzazione dopo, dobbiamo riprendere in mano l'economia nazionale col recupero dei beni di interesse nazionale ponendoli al servizio della NAZIONE.

 

Giorgio Vitali

 

Voci dalla strada

I settori industriali strategici

 

 

Proseguo nella pubblicazione del Documento di analisi e proposte politiche dell'Associazione Riconquistare la Sovranità (ARS) e offro in lettura la quarta parte, dedicata ai settori industriali strategici.

Dal Documento di analisi e proposte politiche dell'Associazione Riconquistare la Sovranità:

§ 7 I settori industriali strategici.

 

7. I settori industriali strategici

In un’ottica integralmente liberale, opposta, quindi, all'ottica che qui assumiamo, la nozione di settore strategico è di per sé vuota di contenuti ex-ante, essendo il mercato il solo ed unico giudice ammissibile (ex-post) delle decisioni produttive prese in modo indipendente dagli operatori privati sulla base della semplice convenienza valutata dal singolo. Non vi è alcuno spazio, in questa prospettiva, per giudizi generali e aprioristici circa la preferenza di una scelta produttiva rispetto ad un'altra.

Ponendoci invece in un'ottica opposta, di sovranità almeno parziale sulle scelte produttive, la nozione di strategicità diviene di estrema importanza.

Un settore strategico può essere considerato tale per una serie di ragioni che contribuiscono a dare al termine strategicità diverse accezioni che contribuiscono ad una definizione complessiva. Quattro sono le aree che ci riconducono alla strategicità:

A) Un settore è strategico anzitutto:

1- perché si occupa della produzione di un bene di consumo o un servizio primario per i bisogni della popolazione (è il caso di alcuni prodotti alimentari di base, dell'elettricità, dei combustibili, dell'edilizia abitativa, della sanità, dei farmaci, ma si può anche allargare il campo a molti altri servizi o prodotti)

2- perché si occupa della produzione di un bene o servizio di investimento legato direttamente alla produzione di beni di consumo considerati primari (un macchinario sanitario, la ricerca farmaceutica etc etc).

3- perché produce un bene o un servizio senza l'uso del quale, una parte considerevole di tutte le altre produzioni e attività economiche non potrebbe neanche avvenire (è il caso ad esempio dell'energia, dei trasporti, delle telecomunicazioni, dei sistemi informatici, della siderurgia, della chimica etc etc)

B) Descritto il concetto più elementare di strategicità, bisogna integrarlo con accezioni più complesse e meno immediate. Un settore è infatti parimenti strategico se:

4- contribuisce direttamente ad una parte considerevole dell'occupazione di lavoratori nel sistema economico.

5- presuppone, per la sua stessa esistenza, la presenza di un indotto produttivo a monte molto esteso, che fa sì che tale settore sia inscindibilmente legato ad un enorme fetta dell'apparato produttivo in generale e quindi ad un enorme quota parte di occupazione di lavoro

6- è legato a scelte di investimento di lungo periodo di carattere scientifico, tecnologico e culturale, in grado di modificare nel tempo, in maniera decisiva, lo sviluppo materiale e spirituale della società. È il caso della ricerca di medio-lungo periodo in tutte le sue sfumature: da quella medica e farmaceutica, alla ricerca orientata allo sviluppo di nuove tecnologie che consentono il risparmio energetico e di lavoro, fino alla ricerca umanistica in tutte le sue forme.

C) La strategicità ha poi un ulteriore importantissimo contenuto che investe anche il ruolo del paese nei rapporti internazionali:

È strategico da questo punto di vista, un settore:

7- che per l'alta intensità di contenuto tecnologico e di investimenti, gode di un alto valore aggiunto e quindi di un alto valore di scambio internazionale (è il caso di tutti i settori tecnologicamente avanzati)

8- che è sottoposto, per la sua stessa natura, a vincoli geopolitici molto forti che impongono l'esistenza di determinate relazioni tra paesi (è il caso di tutto il settore energetico di importazione o dei brevetti scientifici in mano ad altri paesi)

D) Infine, un'ultima importantissima accezione che contribuisce a definire il concetto di strategicità può portare ad affermare, in un ottica profondamente dirigistica e programmativa, che un settore è strategico se:

9- il suo sviluppo risponde ad esigenze di orientamento del sistema produttivo (in senso ampio) in una direzione ritenuta auspicabile da un punto di vista etico sulla base di scelte collettive condivise. Su questa base è strategico non solo, ovviamente, tutto il comparto culturale, ma in via indiretta ogni tipo di produzione anche materiale che contribuisce a definire una direzione di etica pubblica.

Queste numerose accezioni del concetto di strategicità sono tutte quante strettamente vincolate alla questione della sovranità. Se si accetta infatti la nozione di strategicità di un settore nelle diverse sfumature qui sommariamente elencate, automaticamente si accetta il terreno dell'ineludibilità della sovranità politica sui processi economici e dell'ineludibilità di una politica industriale intesa in senso interventista-discrezionale (e non come mero assecondamento della logica di mercato secondo la nozione oggi ormai comune di tale concetto).

Non è infatti logicamente possibile invocare la strategicità di un ramo della produzione economica, senza conseguentemente invocare il controllo e la programmazione politica di tale settore (nelle diverse forme possibili, dalla proprietà pubblica monopolistica o concorrenziale, alla partecipazione statale, fino al semplice controllo e orientamento della stessa produzione privata).

L'Italia, inserita nei meccanismi ultra-liberali e vincolanti dei trattati europei, ha da oltre vent'anni rinunciato ad una politica di orientamento e programmazione del sistema economico; ha sostanzialmente rinunciato ad una politica industriale sovrana, in favore dei dogmi del libero mercato e della concorrenza che impongono o il semplice "laissez faire" oppure l'implementazione di politiche attive che assecondino e favoriscano i meccanismi del "mercato ideale".

Un recupero della sovranità politica è condizione ineludibile per una rinnovata programmazione economica, a partire dai settori vitali e strategici dell'economia.

 

Stefano D'Andrea

    

PARTI   PRECEDENTI

 

La prima parte del documento, intitolata L'insanabile contrasto tra Costituzione della Repubblica Italiana e Trattati dell'Unione Europea si legge qua http://www.appelloalpopolo.it/?p=6272

 

La seconda parte, intitolata L'errore politico e tecnico dell'euro, si legge qua

http://www.appelloalpopolo.it/?p=6278

 

La parte terza, intitolata Scuola, Università, Sanità, Agricoltura e Sovranità si legge qua

http://www.appelloalpopolo.it/?p=6291

 

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