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da "Rinascita" [Quotidiano di Liberazione Nazionale]

 

Il Carteggio Mussolini-Churchill:

l’inconsistenza di eventuali accordi antisovietici con gli inglesi

Maurizio Barozzi  (6 settembre 2009)  

 

Eventuali sondaggi tra italiani ed inglesi tra il ’44 e il ’45, consueti ad ogni diplomazia sotterranea che agisce in periodo bellico e finalizzati alla ricerca di una via di uscita dalla guerra (tutti trattarono con tutti), non costituiscono un elemento di importanza per il Carteggio Mussolini-Churchill.


Nel recente articolo “Gli scottanti contenuti del carteggio Mussolini - Churchill” pubblicato il 1 settembre 2009, abbiamo cercato di illustrare quella verità che molti storici conoscono bene, ma preferiscono non divulgare, cioè il fatto che Mussolini era in possesso di una o due lettere dei primi di giugno 1940 con le quali Churchill chiedeva all’Italia di entrare in guerra, sia pure come nemica.
Il britannico, conscio che l’Italia avrebbe, comunque, dovuto prendere le armi, all’ultimo momento giocò d’audacia e richiese lui stesso, questo intervento, offrendo un pingue bottino ai danni della Francia e con un impegno reciproco a non intraprendere subito azioni militari di rilievo visto che asseriva imminente un accordo di pace con i tedeschi.
In realtà Churchill non aveva alcuna intenzione di addivenire ad una qualsiasi pace, e l’intervento militare italiano era confacente alla sua strategia per un allargamento del teatro bellico al fine di rendere irreversibile lo scontro.
Del resto non solo gli italiani dovevano per forza di cose scendere in campo (nell’articolo citato ne abbiamo evidenziato i motivi e non ci torneremo sopra), ma oltretutto in quella situazione, fattasi drammatica dopo il crollo francese, un Italia ancora non belligerante immobilizzava ampie risorse militari degli inglesi. Tanto valeva, conoscendo l’intrinseca debolezza del nostro apparato bellico, averci direttamente come nemici.
Se a guerra finita si fossero conosciute queste richieste di Churchill, all’Italia non si sarebbe più potuto imputare alcuna responsabilità nelle cause della guerra e si sarebbe palesata invece tutta la malafede Alleata e le sue strategie guerrafondaie.
Ricordato tutto questo veniamo adesso ad un altro aspetto circa i possibili contenuti del Carteggio Mussolini-Churchill su cui si è scritto quasi sempre a sproposito.
Ci riferiamo ad una fantomatica documentazione che attesterebbe dei presunti contatti tra Mussolini e gli inglesi, durante la RSI, per i quali in un ottica antisovietica si cercava di conseguire un accordo e magari un ribaltamento del fronte. Tutta materia questa, si dice, che sarebbe stato inopportuno rendere pubblica a guerra finita (in particolare rispetto a Stalin).
E’ un argomento, che per il suo carattere di spy story, fa cassetta, ma a nostro parere ha solo dei marginali riscontri nella realtà e quindi non costituisce elemento importante per il Carteggio.
Cerchiamo allora di inquadrare adeguatamente i possibili contatti tra la diplomazia sotterranea italiana della RSI e gli Alleati, tra il 1944 e il 1945, contatti segreti che come accade in tutti i frangenti bellici ed in tutte le nazioni coinvolte non sono certo un fatto poi così inconsueto.
Anche di presunti incontri segreti, in certe ville del Nord Italia, a cavallo tra il 1944 e il 1945, che alcune testimonianze (per esempio quella di Pietro Carradori, l’attendente del Duce) affermano che siano avvenuti tra Mussolini accompagnato, ora si dice da Bombacci, ora da Barracu ed imprecisati emissari inglesi o Alleati, abbiamo molte perplessità seppur li riteniamo anche possibili.
Ci sembra, però, alquanto inverosimile che Mussolini, pur conscio che gli inglesi lo avrebbero preferito morto, si sia azzardato a recarsi in quei luoghi segreti con un solo attendente di scorta, il suo accompagnatore e l’autista.
Questa storia inizia dal discreto intervento governativo che, verso la fine del 1944 a Roma, il presidente del Consiglio del Regno del Sud Ivanoe Bonomi intraprese, affidando sulla parola, all’industriale Gian Riccardo Cella che stava per rientrare al Nord Italia, questa missione. [1]
«Per il bene dell’Italia la prego di fare il possibile per far sì che Mussolini venga affidato al governo italiano. Ci interessano, oltre a lui vivo, i documenti segreti relativi alla sua corrispondenza personale con Churchill: dovrebbe possedere una o più lettere con le quali il Premier britannico lo invitava a premere su Hitler affinché dirottasse verso Est, verso la Russia, e non altrove i suoi progetti di conquista.... Faccia tutto il possibile, ...per ricuperare questi preziosi documenti».
Si noti, in questa testimonianza di Riccardo Cella (su quanto a suo dire riferitogli da Bonomi) come si voleva far credere che la compromettente corrispondenza di Churchill fosse costituita in inviti fatti a Mussolini affinché si adoperasse per dirottare contro i sovietici le mire di Hitler.
Alla luce di quanto ora andremo a dimostrare questa non è altro che una penosa scusa per nascondere i veri motivi per i quali a Churchill interessava il Carteggio di Mussolini.
Tuttavia questo leit-motiv di un presunto desiderio dell’anticomunista Churchill di accordarsi con il Duce al fine di trovare il modo di bilanciare l’invadente aumento della presenza sovietica in Europa, ritorna anche sotto altre vesti o motivazioni ed in riferimento a successivi periodi.
Tanto più che, tra il 1944 ed il ’45, Mussolini trovandosi nella necessità di cercare una via di uscita alla guerra oramai perduta, probabilmente intraprese dei sondaggi presso gli inglesi o viceversa gli inglesi cercarono contatti con lui (anche in considerazione del Carteggio segreto in suo possesso o per convenienze tattiche del momento) aventi per oggetto la possibilità (in realtà inesistente) di una tregua bellica dietro la reciproca necessità di contenere l’invasione sovietica del sud Europa.
Questi sondaggi si possono anche dedurre dalle intercettazioni telefoniche ed epistolari praticate dai tedeschi, le quali ci attestano anche il fatto che Mussolini aspettava e perorava il nulla osta da parte del Führer per avventurarsi in vere e proprie trattative, ma sappiamo anche che Hitler non ritenne opportuno il portare, tali approcci preliminari, a conclusione.
Dobbiamo quindi mettere a punto tutta la faccenda per distinguere il vero, dal possibile e dal falso, e sopratutto evidenziare il fatto che un reale fattore compromettente per Churchill, che trovasi nel carteggio segreto, è esclusivamente riferito al 1940, cioè ai giorni della nostra entrata in guerra [2].
Cominciamo con il prendere in considerazione la telefonata con Hitler del 22 novembre 1944 e la lettera di Mussolini ad Hitler del 28 febbraio 1945: [3]
Registrazione telefonica tra Mussolini ed Hitler del 22 novembre ‘44:
[Mussolini ed Hitler parlano della tattica criminale alleata di bombardare aree civili e monumenti:
«Hitler: “Ma c’è qualcosa da fare: misure di ritorsione! Nel mio scritto sono chiaro, Duce”. Mussolini: “Anch’io non trovo altra via d’uscita. Siamo costretti a farlo. Che pazzi questi anglosassoni! Non comprendono che in questo modo si scavano la fossa, soprattutto gli inglesi. Oppure questi credono di poter, con la loro sperata vittoria, bloccare al canale della Manica il bolscevismo? Ciò sarebbe miopia”.
Hitler: “Non miopi, ma ciechi sono gli inglesi! Ma non si accorgono del colosso russo? O non ne possono più?”
Mussolini: “Churchill ha già previsto questo pericolo da anni. Ma .... Führer, voi lo sapete”. Hitler: “Si lo so, conosco tutte le circostanze. Ma, duce credetemi questa spada taglia da entrambi i lati. E finché è così non dobbiamo trattare. Vi ricordate quanto vi dissi?”
Mussolini: “Lo ricordo e mi continuo ad aspettare la vostra comprensione. Non dobbiamo perdere l’occasione di questo momento. Datemi la vostra fiducia!”
Hitler: “La mia fiducia l’avete, non c’è dubbio. Se io però…”» [qui cadde la comunicazione che non fu più ristabilita].
Ecco ora la lettera inviata da Mussolini a Hitler in data 28 febbraio 1945:
«Mussolini: “Führer! E’ giunto il momento. Con una semplice mossa possiamo indurre gli inglesi a patti. La proposta nostra deve essere quella del luglio 1943. Churchill non è miope. Lui vede e sente il pericolo. Lui sa che il bolscevismo non si ferma al Canale della Manica. Sa che la valanga rossa un domani irromperà in tutta Europa, senza possibilità di arginarla. Credetelo Führer il momento è propizio.! Il ponte è gettato, ma è un ponte levatoio, possono ancora abbassarlo! Io conosco le vostre reticenze, ma ritengo estremamente necessario rivedere la nostra linea di condotta. Ci costringe una necessità estrema. Abbiamo delle grandi possibilità, abbiamo delle armi formidabili in mano. Voi le conoscete. Churchill non solo le conosce, ma anche le teme. Datemi il vostro consenso. Mettetemi in condizioni di potere agire!
Ecco i quattro punti nei quali si può riassumere la situazione:
1. Gli eventi precipitano.
2. Le prospettive di successo per una presa di contatto e seguenti trattative sono grandi: a) perché la Conferenza di Jalta ha creato un abisso tra i punti di vista degli USA e dell’URSS; b) perché Roosevelt è conscio del pericolo Russo. Le pretese russe di annessione della Polonia e dei Paesi baltici gli hanno aperto gli occhi.
3. L’Inghilterra è fortemente scossa.
4. Le mie relazioni con Churchill sono ancora oggi tali da potere escludere a priori delle difficoltà. E poichè non ho voluto mai accettare le proposte di Churchill di trattare con lui separatamente, rompiamo ora gli indugi, Führer! Evitiamo di perdere l’ultima occasione”».
Come possiamo vedere, da questi testi, si intuisce che Hitler era, almeno in buona parte, ben al corrente dell’esistenza di un Carteggio tra Mussolini e Churchill e quindi Mussolini, nei limiti che gli interessi nazionali gli dettavano e lo rendevano circospetto, non agiva alle spalle dell’Alleato. Anzi il Duce, come poi si è visto, non potè proseguire in questi suoi sondaggi perchè Hitler non li riteneva ancora opportuni.
Ma traspare anche in Mussolini ed in parte in Hitler, una certa incomprensione strategia di quella guerra, visto che gli accordi di Yalta avevano una irreversibile portata strategica.
Notizie di stampa, in merito ad eventuali dissidi che si verificarono alla conferenza di Yalta (4 - 11 febbraio 1945) erano solo una facciata dietro la quale gli americani, rispetto ai sovietici, giocavano a fare i finti ingenui e gli inglesi i meno disponibili. Figuriamoci se Roosevelt aveva timori di un presunto pericolo Russo, quando proprio l’occupazione sovietica, sia pure concordata nei suoi limiti, gli era indispensabile. Quegli accordi che portavano alla spartizione dell’Europa erano la base per la sottomissione del continente. I dissidi, che nel dopoguerra nelle loro fasi più acute portarono alla “guerra fredda”, erano solo di ordine tattico ovvero inerenti la volontà di mantenere l’espansionismo sovietico nei limiti di quanto gli era stato assegnato. Era l’ambigua “coesistenza pacifica” il vero pilastro su cui si basava tutta la strategia di Yalta perdurata per circa 40 anni.
Non a caso gli Alleati attardarono appositamente alcune loro campagne belliche in Europa proprio per consentire ai sovietici di arrivare ad occupare per primi le aree geografiche che dovevano poi essergli definitivamente assegnate.
Era un mezzo per dividere il mondo in due sfere di influenza e tenerlo in tal modo assoggettato, scompaginando al contempo definitivamente l’Europa che sarebbe stata divisa in due entità, con Stati, governi, popoli e partiti politici, apparentemente opposti (cosiddetto mondo libero e cortina di ferro), ma in realtà dominati dagli USA e dall’URSS perfettamente cooperanti nel mantenimento dello status quo. Non ci sono dubbi in proposito.
Churchill, manovrato da determinati poteri occulti, era totalmente interno a questa strategia, qualunque potesse essere il suo anticomunismo di facciata.
Credere che Churchill sarebbe sceso a patti, perché da antibolscevico e/o per i propri interessi strettamente nazionali (limitazione dell’ingerenza sovietica in Europa), poteva avere una certa logica, ma era completamente errato.
Churchill, qualunque potesse essere il suo pensiero conservatore ed anticomunista, persino razzista, qualunque possano essere stati i suoi atti e dichiarazioni tese a difendere gli interessi britannici, sostanzialmente stava dentro queste strategie “mondialiste”, manovrato com’era dalle lobby che, sottotraccia, orchestravano e dirigevano tutta la strategia bellica degli alleati e da Jalta in avanti imposero gli assetti post bellici.
Certamente l’avanzata sovietica in Europa, che si determinò non appena fu rotto il fronte con i tedeschi, era una materia delicata e quindi è logico che ci furono resistenze, incomprensioni, screzi, persino rischi di scontri tra alleati, ma furono, quando ci furono, solo contrasti di ordine tattico e/o di settore locale (per esempio in Grecia), non furono mai di ordine strategico.
Allo statista britannico stava essenzialmente a cuore il recupero delle sue lettere del 1940 con le quali aveva invitato l’Italia ad entrare in guerra e solo a questo fine, probabilmente, diede corda a Mussolini facendogli credere possibile certe intese, mentre, in realtà, aveva già pianificato il recupero di quelle carte con metodi spregiudicati e cruenti.
In ogni caso per ipotizzare nella loro vera luce eventuali approcci dal carattere antisovietico tra Churchill e Mussolini e quindi dimostrarne tutta l’inconsistenza o poca importanza, dobbiamo dividere il periodo bellico in tre periodi: un primo periodo che parte dal momento in cui Churchill diviene Primo ministro (maggio 1940) ed arriva fino all’attacco tedesco alla Russia (giugno 1941); un secondo periodo che inizia con la crisi militare tedesca dell’inverno 1941 e termina con la fine politica di Mussolini (luglio 1943); un terzo ed ultimo periodo, quello della RSI, per il 1944 / ‘45.
Abbiamo volutamente escluso il periodo della nostra non belligeranza, 1939 primi mesi del ’40 nel quale, non avendo Churchill investimento governativo, quanto eventualmente possa essere intercorso tra i due statisti è di scarsa importanza.
Prima di analizzare questi periodi storici dobbiamo però anche premettere che escludiamo la possibilità che Churchill, dopo il compromettente scambio epistolare relativo all’intesa sull’entrata in guerra dell’Italia nel 1940, possa aver intavolato con Mussolini altre vere e proprie intese arrivando oltretutto a sottoscriverle attraverso documenti.
Tutto al più, durante il periodo bellico, ci saranno (forse) stati dei suggerimenti, spiegazioni, falsi consigli, da parte del britannico, ma siamo ben lungi dal credere che ci siano state vere e proprie lettere compromettenti, a livello di intese. Già da questa semplice constatazione si riduce notevolmente l’importanza che sondaggi e scambi di vedute tra Mussolini e Churchill, diretti o indiretti che siano, avrebbero potuto essere compromettenti per l’inglese.
- Periodo giugno 1940 / giugno 1941
È questo un periodo bellico nel quale, teoricamente, Churchill avrebbe avuto tutto l’interesse a che Hitler commetta l’impudenza di rivolgersi contro i sovietici e quindi si lasci andare con Mussolini, affinché incoraggi Hitler in questo senso.
In ogni caso questa eventualità non può costituire materia dal contenuto scottante per il britannico e possiamo anche escludere un interesse o convenienza di Mussolini, oramai entrato in guerra, a spingere Hitler contro la Russia.
Eravamo, infatti, al tempo in cui era ancora in vigore il patto Molotov-Ribbentrop con le sue implicazioni geopolitiche a vantaggio dei sovietici (che tra l’altro sostenevano l’economia bellica tedesca), si erano annessi mezza Polonia, avevano emesso una dichiarazione congiunta con la Germania in cui, di fatto, si addossavano le colpe della guerra (ed un suo eventuale proseguimento) agli anglo-francesi stessi, ed oltretutto a fine 1939 avevano attaccato anche la Finlandia.
In questo contesto non ci sembra che un eventuale brigare di Churchill, se pur ci sia stato, dai caratteri antisovietici, potesse essergli poi rinfacciata più di tanto. Anzi.
Secondo poi, venendo all’Italia, una volta che questa era scesa in guerra, l’interesse di Mussolini era opposto a quello di voler attaccare la Russia e la stessa geopolitica del Duce era sempre stata in contrasto con gli interessi britannici nel mediterraneo ed in Africa e all’opposto della conformazione dell’occidente democratico, laddove nello Stato di Mussolini gli interessi economici e finanziari dovevano essere decisamente subordinati a quelli etici e politici.
È bene sapere della preoccupazione che colse Mussolini quando venne a conoscere, senza esserne stato preavvertito dall’alleato, dell’attacco tedesco alla Russia (ai primi di giugno ‘41, il Duce era stato informato da Hitler, solo in termini generici, della imminenza di una guerra con i sovietici, al che Mussolini, facendo buon viso a cattivo gioco, promise una sua collaborazione ed anzi, per motivi di opportunità strategica, a guerra iniziata pretese parteciparvi). Ecco, infatti, una telefonata registrata, alle 15,30 del 22 giugno 1941, con Clara Petacci:
Claretta gli chiede: «Come stai, sei allegro?»
Mussolini: «Altro che allegro, non hai sentito la radio?» (si riferisce alla notizia dell’attacco tedesco alla Russia).
Claretta: «Altro che... non sei contento?»
Mussolini: «E come lo potrei essere… Comincia la parabola discendente perchè i tedeschi sono dei cocciuti che ripetono sempre gli stessi errori. Si allontanano enormemente dalle basi di rifornimento , aprono altri fronti con conseguente divisione delle forze, vincono molte battaglie e finiranno col perdere la guerra».
Detto questo occorre anche aggiungere il fatto che Churchill, nel suo primo anno di guerra, se veramente avesse voluto dirottare i tedeschi contro i sovietici, non avrebbe certamente avuto bisogno dell’aiuto di Mussolini.
È noto infatti che, a prescindere da altre motivazioni, anche per forzare dagli inglesi un futuro via libera a Est (che non ebbe mai!) Hitler, il primo settembre del ’39, aveva ugualmente invaso la Polonia, coprendosi con il patto con Stalin nella speranza di evitare la guerra ad occidente ed aveva poi insistentemente proposto, fino a tutto il 1940, un accomodamento estremamente vantaggioso per gli inglesi in quel periodo in difficoltà militari. Accomodamento che però fu reiteratamente rifiutato perchè gli scopi ultimi di Churchill e delle lobby che lo sostenevano, erano quelli dell’allargamento ad ogni costo del conflitto con la distruzione totale della Germania!
- Periodo inverno 1941 / luglio 1943.
E’ questo un lungo periodo bellico in cui, nello scontro russo-tedesco, si alternano fasi di gravissima crisi dell’apparato bellico germanico a fasi di ripresa dell’offensiva tedesca e nel corso del quale gli Alleati che ancora non potevano aprire quel fronte con i tedeschi che Stalin reclamava, temevano una richiesta di pace sia da parte di Stalin che di Hitler che, se accolta, avrebbe chiuso il fronte sovietico e spostato centinaia di divisioni tedesche ad ovest.
Questa eventualità di tregua avrebbe potuto verificarsi anche dopo il rovescio tedesco di Stalingrado (tra dicembre ’42 e febbraio ’43), che pur sensibilmente importante, non fu affatto decisivo per le sorti della guerra in Russia ed oltretutto Stalin si trovò alle prese non solo con successivi ed efficaci contrattacchi tedeschi, ma soprattutto con una situazione di dissanguamento di risorse umane che aveva raggiunto dimensioni apocalittiche.
Durante questo periodo però Churchill ha ben poco da proporre al Duce, sia perchè non si è ancora verificata alcuna invasione sovietica dell’Europa e sia perchè è evidente che l’interesse di Mussolini, ben conscio della gravità di un proseguimento della guerra in Russia, non è quello di volerla continuare, ma risiede esclusivamente e ragionevolmente nel volervi mettere fine, come infatti prenderà a fare dall’inizio primavera del 1943 e fino al suo defenestramento di luglio, chiedendo insistentemente al Führer di chiudere la partita con i sovietici.
- Periodo 1944 / 1945.
È in quest’ultimo periodo storico che sopratutto si fanno risalire eventuali proposte o richieste di accordo con gli inglesi, considerando che sarebbero state un mezzo per Mussolini di uscire in qualche modo dalla guerra ritenendo, inoltre, il conservatore Churchill altamente preoccupato di una invasione sovietica dell’Europa.
In questa ulteriore ipotesi, tutto al più rimasta sul piano delle intenzioni, risaltano però fatti controversi e soprattutto una evidente contraddizione strategica:
primo, gli eventuali approcci del Duce non possono essere andati al di là dei semplici sondaggi o contatti tra paesi in stato di guerra, come comunemente accade in ogni conflitto.
La mancata definizione di queste fantomatiche trattative, oltretutto, priva ogni documentazione in proposito di qualsiasi efficacia in un eventuale Carteggio;
secondo, nella strategia globale della guerra, finalizzata poi a Yalta, non c’era alcuna possibilità di conseguire ribaltamenti di questo genere e Churchill lo sapeva bene. L’Italia, poi, era stata assegnata all’occidente e, come accadde in Grecia, eventuali dissensi o scontri locali con forze comuniste sarebbero stati soppressi con il placet sovietico;
Per Mussolini giocare la carta dello straripare dei sovietici in Europa poteva essere una speranza (che però oggi ben sappiamo assolutamente inconsistente) per cercare una soluzione ad una guerra oramai perduta. Per Churchill era forse un espediente per prendere tempo, districarsi tatticamente e pianificare con calma il recupero delle sue carte.
Questa speranza, infatti, se pur si affacciò nell’atto pratico, come tale rimase e quindi è inutile stare a fantasticare su possibili accordi segreti poi rinnegati e fatti sparire.
Per concludere, se neppure gli accordi segreti conseguiti in Svizzera per la resa tedesca in Italia, poterono mettere in crisi i rapporti tra Alleati e Sovietici (questi ultimi si limitarono solo a forti proteste), figuriamoci se sondaggi di ogni genere, che probabilmente si ebbero negli ultimi mesi di guerra, tra nazioni belligeranti, potevano costituire materia dirompente per il Carteggio tra Mussolini e Churchill la cui vera importanza risiedeva sopratutto su quanto era accaduto attorno al 10 giugno del 1940.
 

Maurizio Barozzi


Note:

[1] Riccardo Cella era un industriale faccendiere che acquistò da Mussolini ad aprile del 1945 gli stabilimenti tipografici del “Popolo d’Italia”. È anche noto per aver mediato tra Mussolini e la Curia per il famoso incontro all’Arcivescovado del 25 aprile 1945.

[2] La “bomba” contenuta nel carteggio con Churchill, risiedeva, come disse Mussolini a Claretta Petacci per telefono il 22 marzo 1945, esclusivamente in «... quegli avvenimenti accaduti pochi giorni prima della nostra entrata in guerra. Non ne ho parlato con nessuno. E Churchill ancora meno. Bisognerà raccontare una buona volta questa storia. Chi dovrebbe parlarne oggi? In tutto la conoscono cinque persone!».

[3] I testi di queste ed altre importanti intercettazioni sono stati pubblicati in varie opere, ma in particolare si ritrovano in R. Lazzero, "Il sacco d’Italia", Mondatori 1994.