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Il collaborazionismo neofascista nel dopoguerra

Maurizio Barozzi  (5 dicembre 2009)  

 

Due appunti, terra terra, per chiudere il dibattito inerente il destrismo e il collaborazionismo neofascista nel dopoguerra.

Premesso che, comuni conoscenze delle recenti vicende storiche, una oramai approfondita letteratura ed una evidente documentazione ci dimostrano come, nell'immediato dopoguerra, neofascisti di varia estrazione ed esperienze si misero a completa disposizione dell'OSS americano e delle forze reazionarie del paese (Vaticano, democrazia cristiana, borghesia, ecc.) e finirono per traghettare sulle sponde del destrismo e dell'ultra atlantismo, la stragrande maggioranza dell'ambiente neofascista, con i risultati che ben conosciamo (la "strategia della tensione"  affonda le sue radici proprio a quella contingenza storica), tanto su premesso è duopo fare una doverosa analisi per spiegare prima e giudicare poi quanto avvenne, perché lo spiegare non può voler dire "giustificare".

Tralasciamo, intanto, quanti erano collusi con l'OSS americano fin da prima della fine della guerra, collusi a vari titoli, o per incarichi di partito e di prassi  politica durante la RSI (per esempio Romualdi), o per posizione propria tendente a prevedere una inevitabile conclusione della guerra e quindi a che certe cose poi andassero in un certo modo invece che in un altro (per esempio Borghese), ecc., tralasciamoli perché, fino a quando non saranno completamente accessibili gli archivi americani e vaticani, è alquanto difficile stabilire se alcuni di costoro travalicarono certi compiti fino a sconfinare nei tradimento. Tralasciamo anche coloro, e ce ne furono, che in perfetta malafede si vendettero agli americani, da questi ebbero mezzi e autorizzazioni a stampare giornali, formare gruppuscoli, ecc., perché è questa una categoria che si giudica da sola.

Vediamo però le altre situazioni che sono alquanto complesse e non possono spiegarsi con la semplice etichetta di "traditori", ma rientrano in quella che è la prassi politica praticata dalla natura umana.

Primo, la situazione dei fascisti e di tanti altri aderenti alla RSI era, nel dopo liberazione, effettivamente tragica, con la "caccia al fascista" che ancora continuava e il recente ricordo delle stragi nelle "radiose giornate". Niente di più facile, quindi, che molti aderissero volentieri a proposte per combattere i "rossi" e magari rendergli la pariglia, anche se chi "proponeva" era di dubbia origine e malcelato intento.

Secondo, gli Alleati durante le radiose giornate ebbero una duplice faccia: in genere agevolarono le stragi disinteressandosi della caccia al fascista, ma quando la cosa li interessava, in particolare se tratta vasi di ufficiali ed elementi di spicco, allora intervenivano per sottrarli ad una brutta fine. Pisanò ce lo racconta magnificamente nel suo "La generazione che non si è arresa", ma quello che sottace e cosa accadde "dopo", quando in cambio di quella "salvezza", molti di quegli ufficiali della RSI vennero  collusi con l'OSS (non per nulla Pisanò stesso, a quanto si dice, sembra che sarà vicino al servizio supersegreto dell'"Anello" legato agli americani (vedesi Paolo Cucchiarelli, "Il segreto di Piazza Fontana", Ed, Ponte alle Grazie Milano 2009 e Stefania Limiti "L'Anello della Repubblica" Ed. Chiareletere, 2009). Anche queste situazioni agevolarono il passaggio dei neofascisti nelle fila dell'imminente atlantismo.

Terzo, infine, c'erano una gran massa di fascisti e aderenti alla RSI intimamente conservatori, di destra, moderati, spesso appartenenti ad agiate classi sociali, i quali istintivamente erano portati a sopravvalutare e paventare  il "pericolo bolscevico" e magari una, sia pur inesistente, invasione sovietica. Tutti costoro, ma non solo costoro, già da tempo si erano posti il problema del "dopo" ed anelavano a riciclarsi, tramite consenso Alleato, come anticomunisti e antisovietici e da subito pronti a mettersi a loro disposizione.

Ho forse scordato qualche altro profilo, ma la sostanza delle situazioni è questa, ed è una sostanza tutta interna al fascismo e al regime sostanzialmente  conservatore del ventennio. Del resto il nostro paese non aveva una cultura antioccidentale, anzi, e quindi queste situazioni e posizioni eterogenee ne erano la conseguenza (Hollywood e la letteratura occidentale entrarono nella cultura popolare italiana molto prima della guerra).

Spiegato in qualche modo quanto e perché si verificò il "collaborazionismo" filo americano nel dopoguerra, noi dobbiamo oggi trarne  le dovute conclusioni e sostenere che, qualunque siano state le motivazioni  che spinsero i neofascisti a mettersi a disposizione degli americani, esse non sono accettabili per due semplici motivi, dai quali elido quello di una mancata corretta scelta ideologica e politica perché, come abbiamo appena visto, c'erano situazioni contingenti di assoluta eccezionalità e perché il panorama del neofascismo, in conseguenza della storia del fascismo stesso, non presentava un quadro culturalmente, politicamente e ideologicamente omogeneo a cui fosse facile fare riferimento:

1) la scelta dei neofascisti per il fronte antibolscevico e antisovietico e filo americano, non avvenne in conseguenza di una decisione di un governo fascista repubblicano il quale, magari, nell'imminenza della resa (e se non ci fosse stata di mezzo Jalta) avrebbe anche potuto contrattare con gli Alleati, un sia pur sgradevole passaggio di campo in cambio di più mitigate condizioni di resa o come ribaltamento del fronte, e quindi il tutto giustificarsi come un "interesse nazionale". Chiediamoci, se ipoteticamente, gli Alleati, in rottura con i Sovietici, avessero ritenuto opportuno contrattare una resa della RSI, a certe condizioni favorevoli, e questa resa avesse previsto lo schieramento della FF.AA. repubblicane a fianco degli Alleati e contro i sovietici, Mussolini non avrebbe forse accettato queste condizioni ?

Questa ipotesi che sappiamo inverosimile, resta però confinata nei se e i ma, mentre invece nel campo del reale sappiamo che avvenne un passaggio o una collusione con l'OSS americano, da parte di uomini sconfitti, con la RSI spazzata via, Mussolini ammazzato e la occupazione e colonizzazione del paese da parte degli Alleati. Ergo nessun interesse nazionale o ragion di Stato giustificava questa collusione.

2) I neofascisti, o forse meglio dire i fascisti superstiti, con la sconfitta subita, seppur  braccati dai "post partigiani liberatori" più facinorosi, in genere i comunisti, avevano di fronte questa situazione:

un governo ciellenista e antifascista esteso a tutto il paese dalla occupazione Alleata e che immediatamente, con il tacito consenso delle forze di sinistra, procedeva alla liquidazione delle conquiste sociali della RSI (e si tendeva anche a mantenere in auge la monarchia), le forze armate e le forze di polizia e sicurezza sottoposte alla autorità Alleata e di li a poco sarebbero definitivamente state poste sotto l'autorità della Nato (situazione che ancora perdura), ed infine l'occupazione Alleata che provvedeva a riformare tutta la società sul modello occidentale, a subordinare l'economia e la finanza del paese a quella americana e ad imporre quella way of life americana che finirà per stravolgere tutta la cultura e le peculiarità tradizionali del nostro popolo.

E facilmente intuibile quindi che l'atteggiamento corretto, doveroso, più consono e in linea con la scelta culturale, sociale ed ideologica della RSI, sarebbe stato quello di condurre, appena possibile, e magari anche in clandestinità, una lotta contro l'occupante e a sostegno delle riforme socializzatrici della RSI.

Né d'altronde, i neofascisti che collaborarono con l'OSS, finita la contingenza di una certa situazione eccezionale e straordinaria (diciamo tra il 1947 e il 1948?), ruppero questa collaborazione e ribaltarono la loro politica, tutt'altro, il filo americanismo e il filo atlantismo non si interruppe e, come era prevedibile, partorì un partito politico conservatore per una lotta democratica da posizioni reazionarie, nonché la organizzazione di strutture paramilitari coperte per la cosiddetta "guerra non ortodossa" (Gladio).

Ne consegue, quindi, che viene meno ogni tipo di giustificazione, ad una scelta filo atlantica, per cause straordinarie e contingenti.

Per riassumere possiamo dire che, in generale, vennero cooptati o arruolati o semplicemente utilizzati nell'OSS, prima e nella CIA ed altre strutture filoamericane coperte poi (per esempio il "noto superservizio" dell' Anello) tre categorie di ex fascisti o neofascisti che dir si voglia o ancora militari della ex RSI, della Decima, ecc.:

a) Elementi degli ex servizi di Stato, dell'OVRA e delle Questure operanti durante il regime del ventennio e ufficiali già appartenenti alle FF.AA. della RSI. Tutta gente con una certe esperienza e altamente qualificata (per esempio il Generale Mario Roatta, Adalberto Titta e lo stesso Valerio Borghese, ecc.). Erano personaggi che avevano ricoperto cariche o funzioni di un certo rilievo, in quanto appartenenti o preposti alle strutture di sicurezza e militari o di polizia dello Stato. Potevano definirsi fascisti sui generis, essendo più  che altro funzionari o militari con una forma mentis conservatrice e che avrebbero potuto essere gli stessi e operare nello stesso modo, sotto uno Stato fascista, come sotto uno Stato antifascista. Non a caso costoro, in modo palese o sotto copertura, garantirono la continuità dello Stato e dei "Servizi", offrendo le loro prestazioni anche nella Repubblica democratica nata dalla Resistenza ed ovviamente sotto l'egida americana. Quei militari invece che avevano partecipato alla RSI vennero collusi con l'OSS attraverso varie ed eterogenee motivazioni, situazioni contingenti o interessi.

b) Elementi moderati, conservatori, tendenzialmente reazionari che avevano magari aderito alla RSI e/o al PFR in conseguenza di una loro posizione personale nelle Istituzioni o nel partito o per motivi genericamente ideali (un istintivo anticomunismo, il carisma di Mussolini, l'onore infranto dal tradimento badogliano, ecc.), ma che, sostanzialmente, con il fascismo repubblicano e con le vere finalità della guerra contro l'Occidente avevano poco a che fare. Anche questi pseudo fascisti vissero gli ultimi mesi della RSI nella speranza di un  dissidio tra Alleati e Sovietici in modo da offrirsi, agli Alleati, come anticomunisti e antisovietici.

c) Ed infine elementi che già durante la RSI, pur fascisti o militi della repubblica sociale, erano stati ingaggiati dall'OSS e quindi operarono in favore degli Alleati. Significativo a questo proposito il caso del padre di Carlo Digilio. Come noto, Carlo Digilio deambulava tra Ordine Nuovo del veneto e la base americana Ftase di Verona, sotto le dipendenze di alti ufficiali americani, risultando al centro delle inchieste della magistratura sulla "strategia della tensione" che ha insanguinato l'Italia negli anni '60 e '70. Interrogato dai magistrati, il Digilio disse semplicemente: «sono un agente di spionaggio, figlio di un agente di spionaggio, andate a vedere cosa ha fatto mio padre».

Ed infatti il padre, ex ufficiale della Guardia di Finanza, al tempo deceduto, nella collusione con gli Alleati aveva avuto lo stesso criptonimo "Erodoto" poi assunto dal figlio e risultava che aveva giurato per la RSI, ma in realtà forniva informazioni al comando Alleato, per la zona del porto di  Venezia, tanto che, a guerra finita, gli americani si premunirono di avvisare le competenti autorità preposte all'epurazione degli ex fascisti, che il Digilio padre, non doveva essere punito perché aveva lavorato per loro.

Tanti sono purtroppo gli esempi simili a questo, ma incredibilmente ancora oggi i mass media ed i ricercatori storici, nei lori testi definiscono questi soggetti semplicemente "fascisti", quando è perfettamente evidente che trattasi di antifascisti nel vero senso della parola.

In ogni caso il paventato pericolo "rosso" e l'inesistente pericolo di una invasione sovietica, non dovevano e non potevano influenzare, più di tanto la scelta di campo dei neofascisti. Anzi, se veramente si fosse determinata la rottura dei patti di Jalta con un tentativo sovietico di occupazione dell'Italia del nord, i neofascisti avrebbero dovuto sfruttare questa occasione per cacciare gli invasori Alleati.

La scelta di campo filo conservatrice e filo americana, rappresentò invece un vero e proprio tradimento del fascismo repubblicano, ma soprattutto -si badi bene- degli interessi nazionali che esigevano una lotta di liberazione nazionale, anche di lunga durata, per cacciare gli occupanti colonizzatori e non la collaborazione con gli stessi.

Questa scelta, oltretutto, coinvolse e travolse anche tutti quei giovani che alla fine degli anni '40 e agli inizi dei '50 contribuirono con molti sacrifici e spesso con contributi di sangue e guai con la giustizia, a far riprendere la vita politica al fascismo e a sostenere il nascente  MSI. Si  trattava perlopiù di giovani dai forti sentimenti nazionali (al tempo erano dolorosamente vive le vicende di Trieste e delle altre terre che ci venivano sottratte), giovani che sentivano il richiamo del fascismo e della sua storia. Ebbene questi giovani, fin da subito, furono incanalati dal MSI in una prassi politica di destra, qualunquista, dove si cercava di esaltare il Regime del ventennio conservatore, non certo la RSI rivoluzionaria, ma soprattutto questi giovani vennero gettati criminosamente nella pratica dell'anticomunismo viscerale che, in definitiva, visto che i "rossi" tiravano per la Russia sovietica, li portava indirettamente a sostenere sempre più il filo atlantismo. Confesserà il missista Caradonna, che il modo migliore, per spingere i giovani missini, nella destra filo atlantica era stato proprio quello di farli "menare" con i "rossi". Più ci si menava e più ci si spostava su posizioni di destra!

Ed è avvenuto così che mentre in Italia una vera e concreta lotta alla Nato e alla way of life americana avrebbe dovuto essere sostenuta dai fascisti, che ne avevano tutti i presupposti ideali, politici ed ideologici per praticarla, essa venne invece lasciata alle sinistre che, di fatto, praticarono una pseudo lotta all'Atlantismo da posizioni subordinate agli interessi sovietici.

Oggi, se ci lamentiamo che l'Italia è utilizzata per le guerre altrui, ovvero le guerre americane (chi non porta le proprie armi, finisce inevitabilmente per portare quelle degli altri), la responsabilità è anche di coloro (i neofascisti) che a suo tempo non ingaggiarono una lotta contro l'occupante.

 

Maurizio Barozzi