Italia - Repubblica - Socializzazione

 

da "Rinascita" del 26 ottobre 2000

 

Sulle Leggi razziali del 1938
 

Il libro in esame reca le prove utili a smantellare il persistente equivoco cui ha dato origine la falsificazione storica diretta a far ricadere colpe e biasimo unicamente sul governo fascista.

 

Questa Federazione coglie l'occasione dei fatti di Verona, ampiamente enfatizzati dai Media, nonché dell'atteggiamento della Curia di quella città che si è premurata di stigmatizzare il «razzismo» di ipotetici quanto improbabili «naziskin» oltre ad avallare i requisiti accademici di un millantatore come il «prof» Marsiglia, per esprimere alcune considerazioni tese a porre nella giusta luce le circostanze che videro lo Stato italiano e quello del Vaticano formulare ed approvare concordemente le Leggi razziali del 1938. Le prove di quanto asseriamo sono esposte nella rigorosa ricerca storica dal titolo: "La segregazione amichevole", (R. Taradel, B. Raggi - Editori Riuniti, Roma, 2000) la quale a nostro parere consente una diversa e più realistica valutazione critica dell'antisemitismo e del razzismo europei a cavallo del XIX e XX Secolo.

Allo scopo di contrastare la Massoneria, il laicismo e la modernità, nel 1850 Pio IX, ancora esule a Napoli, diede vita alla rivista "La Civiltà Cattolica" di cui istituì il "Collegio degli scrittori" -tutti rigorosamente Gesuiti- e ne controllò l’opera. Col l’avvento di Leone XIII e grazie alla sua supervisione, sull'onda dell'«affáire Dreyfus», nel 1880 la rivista riscoprì la «questione ebraica» e perseverò nell'incitare i vari governi ad emanare «... leggi specifiche che facciano tornare gli ebrei nella loro condizione originaria di subordinati» (ibidem XI). Si concretizza così il proseguimento di quella invero singolare amichevole segregazione attuata da sempre dal Vaticano, tendente a convertire al Cristianesimo le disperse genti ebraiche attraverso provvedimenti costrittivo-cautelativi.

In quest'ottica vanno intesi anche i rapporti fra Vaticano ed i fondatori del Sionismo, nato e sviluppatosi proprio in quegli anni, in relazione alla richiesta di questi ultimi di potersi insediare in Palestina. Significativo, a tal proposito, l'incontro fra Teodoro Herlz e papa Pio X nel 1904, poco prima della morte di Herlz. Costui, vero creatore del mito sionista e primo leader del movimento, già nel 1893 aveva pensato di chiedere udienza al Papa al quale intendeva dire: «Aiutateci contro l'antisemitismo ed io guiderò un grande movimento per la libera ed onorevole conversione degli ebrei al cristianesimo». Da questo incontro, comunque, non era emerso nulla di concreto in quanto il papa aveva ribadito il suo diniego al disegno sionista di ritorno alla Palestina se prima gli ebrei non si fossero convertiti al cattolicesimo. Sull'autenticità ed onestà del disegno herlziano di conversione in massa al cattolicesimo degli ebrei sionisti fa fede la clamorosa conversione al cattolicesimo del figlio di Herlz nel 1924, conversione avvenuta pur in assenza del permesso papale di accedere in Palestina.

Seguendo siffatta linea, "La Civiltà Cattolica" giunse a diffondere proposizioni tristemente premonitrici: «... perocché la strapotenza alla quale il diritto rivoluzionario li ha (gli ebrei - N.d.R..) oggi innalzati, viene scavando loro sotto i piedi un abisso pari nella profondità all'altezza in cui sono assurti. E se scoppia il turbine che essi in Francia, in Germania, nell'Austria, nella Romania, nell'Italia con questa loro strapotenza vengono provocando, traboccheranno in un precipizio che sarà per avventura senza esempio ...». (Cfr. 1898, serie XVII, vol 1, p. 287)

Il termine razzismo viene pronunciato ufficialmente per la prima volta da un pontefice con l'allocuzione del 28/7/38, nel corso della quale Pio XI affermò: «Ecco la risposta della Chiesa, ecco che cosa è per la Chiesa il vero, il proprio, il sano razzismo, degno degli uomini singoli nella loro grande collettività. Tutti a un modo; tutti oggetto dello stesso materno affetto, tutti chiamati ... ad essere tutti pel proprio paese nelle particolari nazionalità di ognuno, nella particolare razza, i propagatori di questa idea così grande e magnificamente materna, umana, anche prima che cristiana». (Cfr. Oss. Rom. del 29/7/38)

Atteso che nella Dottrina del Fascismo è previsto che: «Lo Stato fascista non rimane indifferente di fronte al fatto religioso ed a quella particolare religione positiva che è il Cattolicesimo ...» le leggi razziali vennero concordate in perfetta sintonia col Vaticano, il quale mosse soltanto marginali obiezioni riguardanti gli ebrei convertiti al cattolicesimo e quelli coinvolti in matrimoni misti.

Il libro chiarisce fra l'altro che gli esponenti di "La Civiltà Cattolica" convennero con Giacomo Acerbo, estensore della Legge in questione, nell'adottare la discutibile commistione dei concetti di razza e nazione. Questo è il commento degli autori (Taradel-Raggi ): «... il concetto di razza elaborato dagli ideologi del PNF, a due anni di distanza dall'emanazione delle Leggi razziali, insomma, coincide perfettamente con il concetto di nazione elaborato da "La Civiltà Cattolica" tra il 1938 ed il 1939» (pag. 119). E padre Messineo, incaricato da Pio XII per le controversie razziali, nella prefazione al libro "I problemi della razza" di Giacomo Acerbo, scrive: «Siamo così di fronte ad un concetto di razza che anche il più meticoloso assertore dei valori spirituali e trascendenti può accettare senza riserve». (Cfr. "La Civiltà Cattolica", 1940, vol. III, p. 218)

Il libro in esame, dunque, reca le prove inconfutabili utili a smantellare il persistente equivoco cui ha dato origine la falsificazione storica diretta a far ricadere colpe e biasimo unicamente sul governo fascista, posto in atto, dal Vaticano e dai vincitori della IIª guerra mondiale, al fine di occultare le rispettive responsabilità. Per quanto riguarda le responsabilità degli angloamericani nella persecuzione contro gli ebrei, nonché le responsabilità degli ebrei stessi, soprattutto gli ambienti sionisti filo-nazisti, queste sono state ampiamente dimostrate in libri di ampia diffusione.

 

Il Comitato direttivo