postato da Bye Bye Uncle Sam
CYBERCOM
Il
commento di Giorgio Vitali
Quanto qui sotto scritto costituisce una
sostanziale conferma della guerra in corso. E va premesso che
caratteristica principale di una guerra è la ricerca disperata di
armi offensive e difensive che siano deterrenti per il nemico. Nel
novecento abbiamo assistito ad una autentica escalation di
tecnologie belliche, per ricordarne alcune ... le mitragliatrici,
che inchiodarono milioni di soldati nelle trincee, la nascita e lo
sviluppo della guerra aerea che ha caratterizzato buona parte del
novecento fino ad oggi, nell'ambito della guerra aerea abbiamo
assistito, nell'ultimo anno di guerra, ad uno scontro titanico fra
ingegneria tedesca ed anglo-americana per lo sviluppo della
tecnologia Radar, ed ora siamo alla guerra cybernetica.
La cosa non ci preoccupa perchè sappiamo bene che il "pareggio" non
è lontano. Anzi! Ma questo non è tutto, perchè alcune manifestazioni
"naturali" degli ultimi giorni ci fanno pensare che certe tecnologia
d'avanguardia, di quelle studiate a suo tempo da Tesla e da Marconi,
siano entrate in gioco. Ne vedremo gli sviluppi in futuro. Secondo
il principio, già sperimentato con la bomba atomica, che il pareggio
del terrore garantisce un po' di serenità all'umanità stremata da
queste sempre più assurde "volontà di potenza".
Giorgio Vitali |
Lo scorso 21 Maggio, il segretario alla Difesa Robert Gates ha annunciato
l’attivazione del primo comando informatico del Pentagono.
CYBERCOM (acronimo di U.S. Cyber Command), inizialmente approvato il 23 giugno
2009, dopo undici mesi ha raggiunto la cosiddetta capacità operativa iniziale e
dovrebbe diventare pienamente funzionante entro la fine dell’anno in corso.
Esso, pur se posto sotto il cappello di STRATCOM (U.S. Strategic Command), il
comando collocato presso la base aerea di Offutt nel Nebraska ed incaricato
della militarizzazione dello spazio così come del progetto di scudo antimissile
globale, ha trovato sede a Fort Meade nel Maryland insieme alla segretissima
agenzia di intelligence National Security Agency (NSA). Il capo di quest’ultima,
Keith Alexander, tenente generale dell’esercito degli Stati Uniti all’alba del
21 Maggio, è stato promosso generale a-quattro-stelle in occasione del lancio di
CYBERCOM, divenendone contemporaneamente suo comandante.
Nella testimonianza scritta presentata al Senato prima che questo lo confermasse
nella sua nuova posizione, Alexander ha specificato che il nuovo Comando, oltre
alla difesa dei sistemi e delle reti informatiche, dovrebbe prepararsi per
condurre anche «operazioni offensive». Secondo l’AP, egli avrebbe inoltre
sostenuto che gli Stati Uniti sono determinati a capeggiare lo sforzo globale
indirizzato ad utilizzare le tecnologie informatiche «per dissuadere o
sconfiggere i nemici».
Il giorno in cui Alexander ha assunto il suo nuovo comando, il vice segretario
alla Difesa William Lynn ha definito la creazione di CYBERCOM come «una pietra
miliare nella capacità statunitense di condurre operazioni a spettro completo in
un nuovo dominio» aggiungendo che «per l’apparato militare degli Stati Uniti il
dominio cibernetico è importante come quelli terrestre, marittimo, aereo e
spaziale e che proteggere le reti militari è un fattore cruciale per il successo
sul campo di battaglia».
James Miller, un altro esponente della "Difesa", dal canto suo era persino
giunto a dichiarare che il Pentagono, nel caso di un attacco informatico agli
Stati Uniti, dovrebbe prendere in considerazione una risposta di carattere
militare. Si delinea quindi un quadro in cui, ponendo la sicurezza informatica,
compresa quella del settore civile, sotto un comando del Pentagono, si procede
verso l’adozione di un approccio di natura militare rispetto a questioni più
propriamente criminali o anche semplicemente commerciali o relative a brevetti,
attrezzandosi per una risposta decisamente non-virtuale nei contenuti.
Il Pentagono e la NSA non sono da soli nello sforzo di creare ed attivare il
primo comando nazionale di guerra cibernetica al mondo. Come sempre, Washington
sta ricevendo un sostegno incondizionato da parte della NATO.
La rivendicazione di una capacità di guerra cibernetica emerse tra esponenti di
spicco statunitensi ed atlantici durante ed immediatamente dopo una serie di
attacchi ai sistemi informatici dell’Estonia, verificatisi nella primavera del
2007. Il Paese baltico, che aveva aderito alla NATO tre anni prima, accusò
all’epoca pirati informatici russi degli attacchi alle sue reti governative e
private, e l’accusa fu rilanciata in Occidente aggiungendovi l’insinuazione che
ad ispirarli fosse il governo dell’allora presidente della Russia Vladimir
Putin.
Tre anni più tardi le accuse non risultano ancora provate ma sono comunque
servite allo scopo di inviare in Estonia tecnici della NATO esperti di guerra
cibernetica ed istituire, a maggio del 2008, un centro di eccellenza per la
Cooperative Cyber Defence nella capitale Tallin.
A marzo di quest’anno, il Segretario Generale della NATO Anders Fogh Rasmussen,
in Finlandia per promuovere il nuovo Concetto Strategico dell’Alleanza, ha
affermato che non è sufficiente «allineare soldati, carri ed equipaggiamenti
militari lungo i confini», riferendosi implicitamente alla clausola di mutua
difesa stabilita dall’articolo 5 del Trattato istitutivo dell’Alleanza, ma che
la NATO deve «affrontare la minaccia alle radici, e potrebbe essere nel
cyberspazio»: lì, «il nemico potrebbe apparire ovunque».
Si converrà che, per la loro natura, le questioni relative alla sicurezza
informatica sono le più amorfe, nebulose ed eteree minacce che possano essere
prospettate (ed inventate) così come sono caratterizzate da un’applicabilità
quasi universale e dall’effettiva impossibilità di essere smentite.
Ciò che di meglio il Pentagono e la NATO potrebbero trovare per giustificare i
propri interventi militari in giro per il mondo.
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