Italia - Repubblica - Socializzazione

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«La bocca sollevò dal fiero pasto …»
Ecco come io "festeggio" il mio 25 aprile 2008
 

Filippo Giannini
 25 aprile 2008

 

Questa volta prego i lettori di abbandonare ogni idea malvagia, di elevare la propria mente al pensiero delle più alte virtù, dopo di che immergersi nell’acqua sacramentata e vestire il saio francescano: stiamo per incontrare un "UOMO" che sarà Maestro immortale e stella di riferimento di bontà, di purezza cristiana e di ardimento.
Il Suo nome? Il solo pronunciarlo mi fa «tremar le vene e i polsi»: Umberto Fusaroli Casadei; professione: partigiano (in attesa di aureola).
Abbiamo sempre sostenuto che, grazie alla «liberazione», impostaci dagli alleati nel 1945, noi italiani abbiamo perduto, fra l’altro, anche l’esatto senso delle parole. Proviamo, allora, a tornare con la mente a quando studenti, nel tempo «pre-liberazione», eravamo intenti all’apprendimento della lingua italiana e al valore delle parole. Apriamo lo "Zingarelli" e esaminiamo il termine "assassino". Si legge (ancora oggi): «Chi commette un assassinio Omicidio». Cerchiamo, quindi, sempre sul più noto dei dizionari, quest’ultimo sostantivo, e leggiamo: «Omicidio: illecito penale di chi cagiona la morte di un uomo».
Ciò premesso, fermiamoci ancora con la memoria a quegli anni e, facendo tesoro del significato delle parole, torniamo di nuovo sui banchi di scuola, quando, cioè, studiammo che il capitano di ventura Francesco Ferrucci, nel 1530, catturato morente, dopo una battaglia, e portato di fronte a Fabrizio Maramaldo, fu da questi freddamente ucciso. L’ultima frase che Ferrucci lanciò, sprezzante, a Maramaldo fu: «Vile, tu uccidi un uomo morto!».
Dopo questa introduzione torniamo, anche se a malincuore, ai giorni di oggi, quando, cioè, le parole hanno assunto un significato non solo diverso da quello poco sopra ricordato, ma addirittura capovolto.
Su "il Giornale" del 13 maggio scorso sono ricordate, su una intera pagina, le «eroiche gesta» di un partigiano, oggi settantacinquenne. Per "noi", avvezzi ad un diverso modo di agire, sono ricordi aberranti, maramaldeschi, addirittura demoniaci, ma che oggi, vengono perfino accettati con un significato completamente capovolto.
In un passo dell’intervista, rilasciata da Umberto Fusaroli Casadei, si legge: «Provo a contare tutti quelli che ho ucciso con le mie mani, ma non riesco a ricordarmeli tutti e "allora mi addormento tranquillo"».
(C’è chi si addormenta con le favolette della mamma e chi con altri rosei ricordi).
L’«eroe» continua: nel 1944, in occasione di uno scontro a fuoco con i tedeschi, questi inviarono «a parlamentare un ufficiale con la bandiera bianca che mi propose la resa con la promessa di aver salva la vita. Io gli sparai due proiettili in fronte».
(Poi qualcuno, ancora oggi, si lamenta che i tedeschi, in quel periodo, erano un tantinello cattivi!)
Ed ecco alcune "domande" e "risposte" dell’intervista:
D - Non prova rimorso? Quell’uomo era disarmato.
R - No, era un nemico, un mostro. Mio padre che era un mazziniano (?), diceva che ai fascisti non bisognava risparmiare niente (sic).
(Allora mio padre ha sbagliato tutto: mi ha insegnato a rispettare il nemico e a non nuocergli più del necessario, N.d.A.).
Altri stralci dell’intervista.
D – Quante persone ha ammazzato?
R – Impossibile tenere il conto.
D – Decine?
R – No, centinaia. Nel periodo della guerra e "anche dopo".
D – Qual è l’odore della morte?
R – Un odore di m…. Si perde il controllo del proprio corpo. Non sempre, ma spesso. Io ho in mente un gran puzzo.
D – E lei non si commuove mai? Mai un momento di esitazione?
R – Mai. Nemmeno davanti alle donne.
D – Le donne?
R – A Schio morirono molte donne.

Per chi non lo sapesse, appena terminata la guerra, nel carcere di Schio, insieme ai detenuti comuni furono rinchiusi anche alcuni "fascisti". Nella notte fra il 6 e il 7 luglio, un branco di "assatanati" penetrò nel carcere. Erano armati di mitra, iniziarono a far fuoco: 53 persone non si rialzarono più da terra.
Alla domanda se anche lui abbia partecipato alla strage, ecco la risposta: «Certo che ci partecipai».
Poi l’intervistatore fa notare a Umberto Casadei che «fra i prigionieri, solo 27 erano iscritti al Partito Fascista Repubblicano, gli altri erano in maggior parte ex fascisti ante 25 luglio '43 e, nella restante maggior parte, persone estranee alla politica», E l’«eroe» risponde: «Illazioni di giudici fascisti».

Ci fermiamo qui, anche se l’intervista continua con ricordi di altri morti ammazzati, sempre per mano di Umberto Casadei: morti ammazzati in Italia e all’estero. Un racconto senza un velo di pietà, o di dubbio sulla giustezza delle sue azioni.
Prima di chiudere, vogliamo riportare un’altra "perla" di "Rumbo", non "Rambo", ma proprio "Rumbo", il nome di battaglia di Casadei; il quale, dopo aver proclamato che «il comunismo è una religione», non ha disdegnato di incassare, a titolo di pensione di guerra -avvalendosi di una legge fascista- la modesta cifra di 500 milioni (cinquecentomilioni) di "arretrati".
Ricordate, amici lettori, l’inimitabile Totò? «E io pago!».
Nella sua "eroica" attività, il Signor Casadei avrà partecipato anche alla "pulizia etnica" di Porzus?
Con queste note potremmo aver esposto la nostra nuca al classico colpo del partigiano, ma il disprezzo per una certa genia fa sopire anche il più giustificato timore.

 

Filippo Giannini


P.S. - Apprendiamo che il Procuratore della Repubblica Antonio Fojadelli, dopo aver letto la sopra citata intervista, ha deciso di aprire un "fascicolo". «C’è l’obbligo» ha detto «sebbene sia trascorso più di mezzo secolo, di verificare l’attendibilità di quanto ha riferito (Umberto Fusaroli Casadei)».
Saremo facili profeti sostenendo che tutto finirà in un niente di fatto? Perché i «valori della Resistenza eccetera, eccetera».
Credo che un personaggio come quello sopra descritto, sarà rifiutato perfino da Mefistofele.

P.S. (1) - Non ci eravamo sbagliati: almeno sino ad oggi, 25 aprile 2008, nulla sappiamo circa l’apertura del fascicolo su Umberto Fusaroli Casadei.
 

Filippo Giannini

 

la "NOTA" di Giorgio Vitali

Prendiamo nota che il personaggio in questione ha un cognome inequivocabilmente romagnolo. Infatti, nell’indicare nel padre un mazziniano, abbiamo ulteriore conferma della tradizione mazziniana che vede la Romagna fra le regioni italiane maggiormente sensibili al retaggio del grande repubblicano. Ma erano mazziniani anche la maggior parte dei fascisti repubblicani di Romagna, che vedevano nella REPUBBLICA SOCIALE proprio l’avverarsi, dopo un SECOLO, il sogno della RIVOLUZIONE NAZIONALE. Poi non possiamo che annotare che questo partigiano, se ha 75 anni, cioè tre più del sottoscritto, all’epoca aveva 12 anni!!! È vero che all’epoca non erano pochi quelli che hanno militato giovanissimi, vuoi come mascotte, vuoi come fiamme bianche, vuoi come esponenti di gruppi politicizzati, fra le file del fascismo repubblicano. Ma, tutto sommato, non erano moltissimi. Eppoi ad una certa età non è proprio facile maneggiare certe armi. Quindi possiamo tranquillamente dire che il personaggio intervistato è un CAZZARO. Ma quale tipologia di cazzaro? La tipologia mitica della cosiddetta resistenza secondo la quale sarebbero state compiute «gesta memorabili» da ascriversi ad una ulteriore mitologia, quella dell’azione "isolata" del "ribelle". Che mette in scacco i cattivi. Si tratta di personaggi della fantasia fra i quali possiamo ascrivere: Robin Hood, Zorro, Kansas Kid, Cisco Kid, Billy The Kid, Jesse James. Senza ignorare, of course, un personaggio di casa in Romagna: il grande, grandissimo PASSATORE, che toglie al ricco per dare al povero, tutto il contrario della classe dirigente politica post-comunista, che toglie al povero per dare al ricco.
Il fatto che questo mitomane sia stato intervistato da "il Giornale" non ci stupisce affatto, trattandosi di mistificazioni incrociate in un senso e nell'altro. Infatti, è proprio dalla drammatizzazione di certi avvenimenti che nasce una mitologia. In questo caso del tutto inappropriata, perché il 25 aprile 1945 non accadde proprio nulla. Le stragi di fascisti avvennero dopo, ad armi consegnate in obbedienza ad un ordine sciagurato. E queste stragi avvennero nell'ambito di una previsione, che cioè i fascisti si sarebbero alleati con gli anglo-americani contro i comunisti. Ma tutto ciò viene ignorato nella storia che racconta il cazzaro.

APPENDICE:
1. Chiunque può capire che il mito di Zorro, di Robin Hood e di James Bond è stato traslato in quello di Bin Laden, nella certezza che una popolazione di GONZI creduloni avrebbe creduto di TUTTO, (consiglio la lettura di: "Trattato dei tre impostori, Mosè, Gesù, Maometto", Ed. PIANO B, € 11.00). Infatti, mentre è possibile attribuire a Bin Laden qualsiasi nefandezza, tale attribuzione non è contrastata dagli ambienti islamici i quali hanno tutto l'interesse a dimostrare che sono "attivi" contro il nemico, che esiste una capacità islamica di reazione contro il fondamentalismo cristiano-sionista.
2. Fu proprio il Ferrucci che fece impiccare pubblicamente, sugli spalti, in modo che gli imperiali li vedessero, gli ambasciatori del Maramaldo che gli erano stati inviati per intimare la resa. Evidentemente il Ferrucci non ischerzava! L'avessimo fatto anche noi!!
3. Se qualcuno pensa che la guerra civile, qualsiasi guerra civile, sia una »guerra pacioccona» è bene che cambi opinione. Le guerre civili sono guerre autentiche e finiscono quasi sempre con la morte del perdente o, peggio, di chi si arrende.

 

Giorgio Vitali