Italia - Repubblica - Socializzazione

 

Foglio di Orientamento n° 2/2000

 

La cinquantennale falsificazione storica e sociale

 

La FNCRSI si rivolge a quei Combattenti della RSI che hanno ancora in sé quella autonomia di pensiero, quel coraggio e quel discernimento morale e politico che li portò a combattere -per Onore d'Italia e per la difesa di una visione altamente spirituale del mondo- una guerra già perduta. La nostra fu innanzitutto una scelta di civiltà, la quale, di contro a tutte le falsificazioni, può e deve essere riaffermata perché promana da quel che rimane di vivo e di vero in questo mondo di menzogne. Per tali ragioni, alla costante iniziativa unitaria tesa a riscoprire e tonificare le comuni radici e il comune modo di sentire e di vivere, la FNCRSI ha sempre unito l'incoraggiamento a combattere il sistema sorto dalla resistenza. Ciò ha fatto e farà nella consapevolezza che non tutta la resistenza si riconosca in quegli eroi ispirati e sovvenzionati dagli alleati e dal Vaticano, che per venti mesi ci spararono alle spalle. Inoltre, essa ritiene che le più genuine istanze della resistenza (per molti versi affini a quelle degli uomini della RSI), siano state sistematicamente tradite dal quel medesimo sistema allo scopo di consegnare l’Italia ai preti. Le significative analogie di pensiero riscontrabili nelle lettere dei condannati a morte delle due parti ci dicono che dinanzi al mistero della morte non s'inganna, non si falsifica, non si mente.

D’altronde, pur fra aspri contrasti, da Pisacane, a Mazzini e alla RSI, l’Italia unita, indipendente e forte, inserita in un’Europa degna delle sue tradizioni, la democrazia basata sul merito e non sul numero, la libera affermazione della persona, l'eliminazione del neo-schiavismo capitalistico, il primato della politica sull'economia. e una più profonda religiosità sociale, hanno sempre costituito l'aspirazione degli italiani migliori. Il maggiore P. F. Altomonte, presidente della FNCRSI, il 28 maggio 1972, a conclusione del messaggio di accettazione dell'incarico (messaggio che è fonte sempre attuale di ispirazione ideale, politica e culturale), fra l'altro, ha scritto: «... noi portiamo l'annuncio tutto da svolgere, per la più vasta comunità di uomini, ove il territorio, la bandiera e la popolazione siano concetti superati di un secolo concluso, ma anche i municipalismi, i razzismi regionali siano residui barbarici di un'epoca medioevale. Annunciamo l'Europa, come Stato di popolo, in cui la libertà non sia un mito naturale della spontaneità animale, ma la luminosa conquista morale dell'uomo, come liberazione da tutte le servitù, da attuare per gli altri e con gli altri, nessuno escluso, neanche il peggiore nemico, senza la cui umanità non esiste la nostra umanità. Nessuno s'illuda di fabbricarsi un Dio per sè e per la propria tribù. Ciascuno registri la propria presenza nel mondo, come limite e condizione, cioè viva in termini di altissima religiosità».

Quella attuale è essenzialmente una crisi di valori prodotta dalle falsificazioni storiche. Di queste si hanno prove inconfutabili, che, per la complicità degli organi di potere, vengono taciute o travisate. Ad es., negli archivi di Washington, di Mosca e di Londra (ora aperti alla libera consultazione), sono conservati i documenti comprovanti le torbide trame attraverso cui fu programmata -con funzione di colonia degli USA- la Repubblica Italiana; documentazione suffragata da dovizia di informazioni sui modi, i tempi e le ragioni che presiedettero alla successione dei Vaticano al fascismo, con il benestare di Stalin e dei capi del bolscevismo italiano. Sul finire del '43, ebbero luogo due importanti conferenze internazionali: a Mosca (18/30 ottobre - Eden, Hull, Molototov) e a Teheran (28 novembre/1 dicembre - Roosevelt, Churchill, Stalin), nel corso delle quali venne definitivamente confermata quella successione da tempo premeditata e propiziata dal Vaticano. Infatti, l'inganno posto in essere da Togliatti-Longo-Secchia, diretto ad illudere le masse proletarie italiane riguardo alla instaurazione di una repubblica popolare in Italia, apparve manifestamente nelle dimostrazioni barricadiere che seguirono l'attentato a Togliatti nel '48, e in quelle non meno violente dell'estate del ‘60, tutte però magistralmente gestite entro i limiti previsti nella consegna imposta da Stalin a Togliatti, il quale tornò in Italia nel '44 per promuovere una linea politica di pacifica collaborazione del PCI con le altre formazioni antifasciste (cfr. Caretto E. - Marolo B., "Made in Usa, le origini americane della Repubblica Italiana", Rizzoli, Milano 1996).

In ordine alle velleità rivoluzionarie del PCI, la mozione della VIIª Assemblea Nazionale della FNCRSI (Treviso, 23 aprile 1967), precisa: «Nel '46 si poteva credere che l'appoggio del PCI alla Costituzione borghese italiana fosse di origine tattica, oggi lo stesso appoggio al sistema democratico (politica unitaria fino ai cattolici, rinuncia alla ortodossia rivoluzionaria, pacifismo, clientelismo organizzato, ecc.) non può che definirsi di carattere strutturale». Oltremodo perniciosa è stata la falsificazione attuata dalla massoneria missista diretta a fornire al sistema una surrettizia patente di democraticità, mediante l'istituzione di un simulacro di fascismo che, non potendo essere tale, ne è stata la più marchiana contraffazione. Essa tentò persino di ridurre l'azione etico-politica della FNCRSI alla stregua di dissidenza rispetto a quell'immonda creatura del sistema che prese il nome di destra al servizio della nazione. I resti della quale, postisi alle dipendenze della ditta Berlusconi & C., oggi presentano uno spettacolo di totale disorientamento ideale e politico, serbando intatta una sola facoltà, la vocazione al servizio nei rapporti col sistema repressivo italiano.

È tanto arduo il rendersi conto che ogni tornata elettorale vede sempre un solo sconfitto: il popolo italiano?

Le falsificazioni che ci toccano più da vicino sono le mendaci equazioni fascismo = destra e fascismo = anticomunismo, escogitate dall'antifascismo per relegare la controparte nella funzione di mero fenomeno politico reazionario e tenere diviso il popolo italiano. Ancor più grave è quella riguardante la socializzazione, la quale viene contrabbandata come un banale escamotage confindustriale simile alla cogestione, partecipazione, azionariato sociale, ecc. Il primo ad ingenerare confusione intorno alla socializzazione fu l'avv. Roberti, padre-padrone della CISNAL; organizzazione che, invece, avrebbe dovuto svolgere un ruolo di rottura, sia nei confronti della destra sfruttatrice, che del bolscevismo italiota. Poiché queste ultime falsificazioni sono provocate da ex-fascisti, la loro condanna costituisce la cartina di tornasole per distinguere i fascisti da quelli che tali non sono.

È bene rammentare che tra le rovine dei bombardamenti e le atrocità di una guerra civile voluta unicamente dal nemico invasore e da pochi scherani ai suoi ordini, Benito Mussolini lanciò, come sfida a tutti i contendenti, la realizzazione di una nuova e più degna arte del vivere civile. Il prof. Manlio Sargenti, il quale prese parte ai lavori di preparazione del nuovo ordinamento giuridico-sociale della RSI, ne ha dato appropriata interpretazione: «La socializzazione è il nocciolo, è l'essenza, è il perno attorno al quale ruota tutta la legislazione sociale della RSI, che riassumeva, per l'appunto, nel trinomio Italia, Repubblica, Socializzazione, quella che era la ragione stessa della sua esistenza, del suo inveramento nella storia. La rivendicazione della dignità e del ruolo dell'Italia, l'affermazione del credo repubblicano, l'indirizzo socializzatore in economia, indicavano i pilastri sui quali si sarebbe costruito il nuovo Stato. Ma era soprattutto il disegno che, ponendo alla base della nuova Italia una diversa concezione del LAVORO e del CAPITALE era tale da rappresentare un enorme strappo con gli assetti politici e sociali precedenti. Non si trattava, infatti, unicamente di un'innovazione che introduceva nella società forti elementi di giustizia sociale, ma di qualcosa infinitamente più radicale e vasto, tale da improntare di sé tutto l'ordinamento giuridico dello Stato, dando ad ogni singolo cittadino un più vasto ruolo, anche spirituale e civile, all'interno della Comunità nazionale».

La conferma di quel che si è detto finora, sorge dalle riflessioni scientifiche di una valente antropologa: «... quarantacinque anni di allenamento psicologico e culturale alla falsificazione sociale, sollecitato da coloro che, in teoria, avrebbero dovuto essere le guide morali della nazione, abbia prodotto realmente uno stile di vita, un modello in senso antropologico, che ha soffocato qualsiasi capacità di invenzione creativa, di libertà dell'intelligenza, di rispetto e di amore per la bellezza» (cfr. Ida Magli, "La bandiera strappata", Guanda, Panna ‘94, p. 69).

 

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