Italia - Repubblica - Socializzazione

 

Foglio di orientamento n° 4/2000

 

«... contro Giuda,

contro l'oro,

sarà il sangue

a far la storia ...»

 

(dall'inno dei Battaglioni M)

 

Il Consiglio dei Ministri ha deciso che, dal 1 dicembre 1943, lo Stato Nazionale Repubblicano prenda il nome di "REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA". Ha inoltre stabilito che la bandiera della R.S.I. è il tricolore col fascio repubblicano sulla punta dell'asta: la bandiera di combattimento per le Forze Armate è il tricolore con frange e un fregio marginale di alloro e, ai quattro angoli, il fascio repubblicano, una granata, un'ancora, un'aquila.

Dal 2 dicembre, le truppe regolari della RSI presero posizione sulla linea di fuoco contro gli eserciti invasori.

 

 

Infamia umanitaria

 

Con il F. di 0. n° 1/99, questa Federazione ravvisò nella recente guerra contro la Jugoslavia la tracotante determinazione degli USA di asservire l'ultimo Paese europeo libero dalle nefaste influenze atlantiche, per meglio dominare l'intera Europa. Il nostro punto di vista viene ora suffragato dalla competente valutazione del generale Heinz Loquai, ex-consigliere dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, istituita col compito di ridurre i potenziali conflitti in Europa. Avendo egli pubblicato il libro "Il conflitto del Kosovo. Percorsi di una guerra evitabile" -che ha destato ampia risonanza in Germania- è stato intervistato dalla rivista di geopolitica "Limes" (n° 5/2000). Alla domanda: «Eppure, quando la guerra iniziò, non c’era ancora una catastrofe umanitaria», il generale così ha risposto: «Lo so, ma è quello che si cerca sempre di far credere e soprattutto è quello che i politici in Germania tentano di far credere all'opinione pubblica. Dicono "dobbiamo fermare il genocidio" e con questo danno ad intendere che prima degli attacchi aerei della NATO era in atto un genocidio, una grande pulizia etnica. Ma questo non è vero! Conosco bene i rapporti sulla situazione provenienti dagli Esteri e dalla Difesa tedeschi prima del 24 marzo 1999, prima dell'inizio della guerra; non si fa mai cenno a pulizie etniche di massa o a genocidio in atto. Dunque, prima dell'inizio dei bombardamenti aerei della NATO, in Kosovo non esisteva una situazione che potesse essere definita di "catastrofe umanitaria" tale da giustificare una guerra, nei termini del diritto internazionale. Si trattava piuttosto di una situazione di guerra civile. C'erano profughi, la gente era fuggita da dove si combatteva, perlomeno i civili se ne andavano, ma ritornavano nei loro villaggi una volta finiti i combattimenti. Non era certo come in settembre, quando in migliaia restavano nei boschi senza cibo. Non era questa la situazione prima della guerra. La catastrofe umanitaria è iniziata dopo gli attacchi della NATO. E le catastrofi sono state due: prima quella degli albanesi durante la guerra e poi quella dei serbi cacciati dal Kosovo dopo la fine della guerra. In breve: la NATO ha impedito una catastrofe umanitaria fittizia, provocando due catastrofi umanitarie reali»

 

 

Uranio impoverito

 

Il paradosso teologico del necessario tradimento è universalmente impersonato da Giuda, dannato per gli uomini e salvato dal Padre in virtù della imperscrutabile necessità del suo gesto. Ma soltanto i bastardi eredi dell'Iscariota hanno potuto tradire tanti "poveri cristi", inviandoli a farsi intossicare in varie parti del mondo, per restituire -dicono- dignità internazionale ad una Nazione che hanno sempre tradita.

 

 

Le Leggi razziali

«Il problema razziale (...) è in relazione con la conquista dell’Impero. Coloro i quali fanno credere che noi abbiamo obbedito a imitazioni, o peggio, a suggestioni, sono dei poveri deficienti ai quali non sappiamo se dirigere il nostro disprezzo o la nostra pietà» 

 

 

 

"Razzismo" è un termine analogico cui nel tempo sono stati attribuiti tanti significati affini quante erano le convinzioni antropologiche, etiche, politiche e religiose di coloro che lo usavano. Negli ultimi 50 anni, attraverso l'arbitraria commistione dei concetti religiosi di colpa e peccato, ha subito uno stravolgimento semantico che ha prodotto l'aberrante equazione: razzismo delitto contro l'umanità. Ne è sorto un mostruoso dogma laico che esige ostracismo, persecuzione e carcere. Basta sostenere, ad es., che è compito dello Stato la difesa della razza mediante la promozione dello sviluppo psichico, fisico e spirituale dei cittadini, perché possano scattare pesanti misure giudiziarie. Il peggiore delitto imputato al fascismo consiste infatti nell'aver promulgato le leggi razziali. Orbene, la ricerca storica cui fa riferimento il comunicato stampa qui riportato, dimostra che, nell'ideare, teorizzare e formulare le leggi medesime fu coinvolto in prima persona il Vaticano.

(vedi  Comunicato Stampa del 26.10.2000)

 

 

 

Oscenità

 

a) Franz Turchi, parlamentare europeo di AN, figlio di Gigino Turchi (meglio conosciuto come "sua eccellenza papà" e nipote dell'omonimo nonno, detto il "senatore galantuomo", perchè distribuiva la befana soltanto a quelli che lo avevano votato) ha fatto pubblicare uno spregevole articolo su "Il Sole - 24 Ore" del 25.7.2000. Ne riproduciamo alcuni brani: «Ricordare che al Congresso costituente di Fiuggi venne approvata all'unanimità una risoluzione che definiva l'antisemitismo un crimine contro l'umanità non è evidentemente condizione sufficiente a dissipare sospetti e retropensieri. Più convincente, a mio avviso, è il fatto che da oltre un anno al parlamento UE operiamo nello stesso gruppo di cui fa parte il movimento gollista (RPR) diretto da Charles Pasqua, che ha nel suo DNA costitutivo la lotta al nazismo. Questa fattiva collaborazione e le conseguenti comuni iniziative politiche non sarebbero state possibili se permanessero dei dubbi sull'autenticità della nostra condanna nei confronti del sostegno e della subordinazione ai crimini del nazismo e, dunque, sull'essenza delle scelte politiche di quell'esperienza ... Il giudizio sulla RSI è ad ogni modo, collettivamente condiviso dal gruppo dirigente, non solo centrale, così come dall'elettorato di AN».

Questa Federazione considera antifascisti i Turchi da quando (1958) il senatore Turchi (già prefetto della RSI di La Spezia), per far eleggere deputato in Abruzzo il figlio Luigi, si valse di un numero speciale del "Secolo d'Italia" (di cui era fondatore e proprietario per virtù massoniche), recante l'immagine di J. V. Borghese e una lettera di questi che invitava a votare per Luigi Turchi. Non supponendo però che gli abruzzesi hanno si grande rispetto delle loro tradizioni, ma non sono fessi, fece circolare in quelle contrade la fotografia di un suo presunto avo abruzzese vissuto in epoca in cui la macchina fotografica non era stata ancora inventata, unitamente ad una vignetta satirica raffigurante un turco nell'atto di arrostire un delfino. Ciò nonostante, al posto di Luigi Turchi, fu eletto Raffaele Delfino il quale, a sua, volta, con Nencioni e altri, diede vita alla "democrazia nazionale" di turpe memoria. Nessuno si meravigli quindi che costui dimostri così poca dignità di uomo;

 

b) Non meno repellente è l'articolo di Alessio Porcaccira apparso su "Riaffermazione" di giugno 2000. Eccone qualche scampolo: «la destra italiana, per fare un esempio, è come una grande sequoia, dove i rami e i fusti sono rappresentati da AN mentre le radici di questo grande albero sono la Consulta della RSI e di tutte le altre aree che ad essa sono legate». D'altronde, la Destra storica, senza una legittimazione di una Destra Parlamentare, non può dare ed esprimere il massimo di se e non può far alzare tale fuoco di Prometeo. La forza dei Principi della Repubblica Sociale Italiana, pur rimanendo il faro guida della destra italiana, senza navi cui indicare la strada non da piena completezza al suo operato, viceversa le grandi navi (simbolo fattivo della nostra società) della Destra di AN senza un faro guida inevitabilmente si infrangeranno sugli scogli delle posizioni ideologiche avverse a loro». Tale è l'esito di una consulta di Combattenti della RSI la quale, pur messa in piedi per raccattare voti a Rauti, avrebbe almeno potuto evitare di passare al "migliore offerente" AN, espressione dell'antifascismo più becero;

 

c) Sul periodico "La nostra presenza" (maggio-giugno 2000) dell'Associazione dei mutilati e invalidi di guerra, gestita da oltre 30 anni in modo del tutto verticistico da un gruppo di partigiani guidati dall'ex-democristiano Gerardo Agostini, si legge che a siffatta Associazione è stato conferito dal Parlamento «... l'onere e l'onore (...) di programmare e coordinare sia le celebrazioni del 50° anniversario della liberazione e della guerra di liberazione, sia quelle del cinquantennale della Repubblica ...». E afferma che «... il secondo conflitto mondiale che aveva causato milioni di morti e immani distruzioni (...) con il prevalere della libertà sulla dittatura; della libertà e dei diritti inalienabili dell'uomo sulla barbarie nazifascista». Visto dove si andava a parare, "più non vi leggemmo avante". Non è difficile, del resto, immaginare quello che possono aver detto A. Boldrini, A. Aniasi e il senatore «a vita» (che è come dire «a morte»), P. E. Taviani. Orbene, nella medesima pubblicazione è ripreso ben 6 volte Francesco Giulio Baghino in altrettanti festosi atteggiamenti. Per la verità, il Cesco ha sempre destato in noi una pessima impressione. Il camerata che ci aveva appena frettolosamente presentati, gli domandò «Dove vai con tanta fretta, al "Secolo"?», «Si», rispose ridacchiando, «Vado allo scolo d'Italia». Leggemmo poi una sua prolissa lettera aperta -chiusa con un Suo Devotissimo- indirizzata a Saragat appena eletto Presidente della Repubblica. Poi, ci vennero fornite notizie di suoi poco edificanti maneggi con Romualdi in quel di Parma.

Ora, la sua massima aspirazione è quella di volersi recare all'Altare della Patria -accanto al presidente della Repubblica, s'intende- per sancire una pacificazione impossibile. Fin qui nulla di strano: l'oscenità sta nel fatto che il Baghino presiede un Organismo di ex-Combattenti della RSI, che venne fraudolentemente fondato da J. V. Borghese allo scopo di cooperare con il sistema antifascista. Ad ogni modo, a questi giullari ben si addice la sprezzante prosa di Vincenzo Vinciguerra: «Dopo 48 (sic) anni di onorato servizio, il cane fedele dello Stato e della NATO vede, così, premiata la sua costanza e, raccolta la scodella da terra, può sedersi, ilare e soddisfatto, al tavolo del padrone». (cfr. V. Vinciguerra "Camerati, addio". - recensione).

 

d) Quando non viene usato per indicare la omonima cittadina gardesana, il nome Salò è destinato ad assumere valenze dispregiative. È il caso dell'articolo di Dario Fertilio "Salò. Così finisce la stagione delle reticenze", apparso sul "Corriere della Sera" del 6.11.2000. I partigiani al fine di eludere l’analisi storica che li inchioderebbe a Badoglio e ai Savoia (che li comandarono) e agli alleati (che li armarono e sovvenzionarono), sorvolando maldestramente sul contenuto della prima alinea della Costituzione nata dalla resistenza: «La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino», ne fanno grande uso. E si guardano bene dall'ammettere che il Maresciallo d’Italia Rodolfo Graziani, ministro della Difesa della RSI, dopo qualche anno di detenzione, fu scarcerato con una sentenza che attesta: «Agi per alti motivi nazionali e morali». Egli non soltanto non si nascose, ma assunse immediatamente la presidenza di non occulta Federazione: il suo funerale fu un'autentica apoteosi. Con analoghe sentenze, furono scarcerati il generale Renato Ricci, Com.te Gen.le della Guardia Nazionale Repubblicana, l'avv. Pietro Pisenti guardasigilli della RSI, J. V. Borghese Com.te la Decima MAS e moltissime altre personalità politiche e militari della RSI. Oltre a ciò, la sentenza n. 747 del 26.4.1954 del Tribunale Supremo Militare, riconosce la qualifica di «combattenti» agli appartenenti alle FF.AA. della RSI e la nega ai partigiani, in quanto: «... non ricorrono nei loro confronti le condizioni che le norme di diritto internazionale cumulativamente richiedono». In effetti, il sig. Fertilio, prendendo lo spunto dal libro "La fine di una stagione" dello storico Roberto Vivarelli (ed. "il Mulino", Bologna, 2000) che, sebbene rechi la condanna «storica del fascismo», è uno scritto di grande sincerità e realismo (simile, per molti aspetti, all'ottimo "La memoria bruciata" di Mario Castellacci), non argomenta, ma pone una serie di interrogativi ovvi e capziosi; dei quali quello che pretenderebbe essere più offensivo poggia su una autentica falsità: «Perchè i "repubblichini" scomparvero di colpo dopo la disfatta?» Egli formula due ipotesi autoescludentisi, infatti, se gli aderenti alla RSI avessero seguito l'impulso che «considera la prudenza una vigliaccheria, e il coraggio come un obbligo», come sostiene il Fertilio, non gli sarebbe più lecito concludere che, poi, avrebbero «taciuto per pudore, per convenienza». E chiama a sostegno delle proprie opinioni alcuni storici, giornalisti e scrittori, ai quali rispondiamo con le perspicaci riflessioni del camerata che ci ha segnalato l'articolo:

* Mieli: parla di scelta soccombente e sbagliata: cioè, sbagliata perchè soccombente o sbagliata anche se fosse stata vincente? Ho fatto anch’io quella scelta convinto di andare a giocare una partita già perduta, ma non ho potuto fare diversamente per rispetto a me stesso. E sono orgoglioso di averla fatta; altro che pentimenti.

* Petacco: il quale dice che chi fece quella scelta in buona fede, la fece perchè non aveva ancora, visto i filmati sui KZ nazisti, si può chiedere perchè non fa la stessa considerazione per i partigiani comunisti, se avessero visto i filmati sui gulag sovietici, che nessuno ha mai avuto il coraggio di esibire.

* Tranfaglia: riconosce, bontà sua, la buona fede dei ragazzi di Salò, ma si rammarica che non siano pentiti. Pentirsi di che? Di essere stati sconfitti? Chi ha vinto non deve pentirsi solo perchè ha vinto?

* Sabbatucci: chiede cosa sarebbe successo se avessero vinto i nazisti. Ma si è mai chiesto cosa è successo nel mondo dove hanno vinto i comunisti? E perchè chi era contro la guerra era automaticamente contro i fascisti ed i nazisti e non anche contro i comunisti?

Gli altri non meritano menzione: lo storico Sabbatucci dice: «... è giusto chiedersi che cosa sarebbe successo se avessero vinto i nazisti (...) perchè, viene pure il momento dei giudizi storici e politici» ed è pronto a «riconoscere che anche nel campo degli attendisti c'erano dei valori ...». A nostro avviso, la storia o si fonda sui fatti certi o non è. Pertanto, nessun giudizio storico o politico può farsi derivare da un «SE» implicante, ipotesi non verificabili, ne la storia ha mai considerato l'attendismo come valore positivo.

Senza scomodare Aristotele, Cicerone, Agostino, Tommaso, Vico, ecc. la, nozione più sintetica e più formalmente corretta del «VERO» è quella enunciata da A. Tarski: «Il vero sta nella corrispondenza ai fatti». E non v'è dubbio che corrisponde ai fatti che i migliori popoli del mondo, uniti nel Patto Tripartito sono stati sconfitti e che, a distanza di oltre mezzo secolo dalla vittoria degli «alleati», l’umanità versa nelle condizioni seguenti: oltre il 50% della popolazione mondiale è sottoalimentata; centinaia di milioni di uomini muoiono d'inedia ogni anno e altrettanti bambini sono costretti a lavori massacranti in luoghi malsani; oltre il 25% dei bambini nati nel terzo mondo muoiono prima di aver compiuto il V anno di età; il 20% degli abitanti del mondo consumano l'80% delle risorse; gli arsenali militari dispongono di una potenza distruttiva di oltre 6.000 volte superiore a quella impiegata nella IIª Guerra mondiale ed è in grado di distruggere più volte il pianeta Terra in pochi attimi; mentre in Danimarca il reddito annuo pro capite superiore ai 20.000 $, in Mozambico il medesimo reddito non supera i 110 $, e in più di 100 Paesi non supera i 500; in Bangladesh i piccoli agricoltori costituiscono il 75% delle imprese, ma possiedono meno del 29% dei terreni coltivabili. Da "La Chiesa nel mondo" (n° 11, 28.2.98) apprendiamo che «La vita di un minatore boliviano si può così, compendiare: a 15 anni entra in miniera, a 25 va in pensione, a 35 muore di silicosi» Altro che «SE» o «MA», questi sono dati veri e verificabili.

Ciò nonostante, il Fertilio ha chiaramente dimostrato che il coraggio è un obbligo, ma soltanto per i giornalisti liberaldemocratici i quali, non essendo ne liberi ne liberali sono costretti a tenere in vita surrettiziamente «un passato che non passa» e ad insistere nell’uso dei termini coniati dal pressappochismo italiota, del tipo Salò, repubblichini, nazifascisti, ecc.; e non s'avvedono che, in base al medesimo criterio in forza dell’innegabile circostanza che li vide alleati di Stalin e di Mao Tze-Tung (80 milioni di morti), sono liberal-marxisti il sig. Fertilio & C. e catto-stalinisti il Vaticano e le innumerevoli chiese cristiane.

 

 

Il XXVIII ottobre 2000

 

si è riunito il Comitato Direttivo della FNCRSI. Tenuto conto che il c.d. «ambiente» presenta uno scenario mortificante dal quale, emerge il tacito consenso alla dichiarazione di G. Fini «il Fascismo è morto», dichiarazione poi suffragata dal regnante Pontefice, il quale -affatto incongruamente- ha posto sullo stesso piano Fascismo, Bolscevismo e Nazionalsocialismo, il C.D. ha adottato le seguenti decisioni e definito le precisazioni intese a confermare il ruolo del tutto autonomo della FNCRSI;

1) come dallo Statuto originario -il quale è sorretto da una concezione etica che esalta ciò che è giusto ed esige adeguata testimonianza- la FNCRSI è apartitica; nondimeno, dal momento che fa propria la visione fascista del mondo e dell’uomo, non è apolitica;

2) quindi, l'unica sua idea-forza consiste nell’essenza della RSI (nel senso che attinge in se stessa il proprio fondamento), con la sua vocazione rivoluzionaria e le sue prospettive futuribili. Ciò stante, la condizione necessaria per la permanenza nella FNCRSI, per l'adesione ad essa, così come per ogni collaborazione con altri organismi, risiede nel condividere l’esigenza di conseguire come obiettivi irrinunciabili:

* l’abbandono dell'ONU e della Nato: noi combattemmo per l’Italia e per l’Europa e non per l’Occidente che ne è la negazione; conseguente eliminazione delle basi americane in Italia, dalle quali -è orribile a dirsi- anche senza che il governo italiano ne sia informato, possono partire navi e aerei per azioni belliche estranee agli interessi del popolo italiano;

* l’abolizione del sistema capitalistico mediante la socializzazione di tutte le attività: «La socializzazione altro non è se non la realizzazione italiana, umana, nostra, effettuabile del socialismo; e dico nostra in quanto fa del lavoro il soggetto unico dell’economia, ma respinge le meccaniche livellazioni inesistenti in natura e impossibili nella storia» (M). Un profondo irreversibile calo di tensione ideale e politica è alla base del rinnegamento del cuore stesso della RSI, lo Stato etico e la socializzazione delle Imprese;

* l’abrogazione dei Patti Lateranensi, allo scopo di porre fine alle interferenze vaticane in sfere d’azione di assoluta pertinenza dello Stato e di ribadire che, dall’alto di una opulenta posizione statuale, è illusorio predicare l’amore, l’umiltà e la fratellanza degli uomini;

* il netto rifiuto della società multietnica e della globalizzazione mondialista;

* l’intensificazione dei rapporti politici, militari, economici e culturali con i Paesi arabi e con quelli asiatici e dell’America Latina;

3) il processo di imborghesimento e di sbandamento a destra dell’«ambiente», dovuto all’indifferentismo ideologico, etico-politico e culturale propiziato dal MSI (è esistito anche un missismo ante litteram il quale si era insinuato nel PNF e nei più alti livelli di governo: «Tra l’egemonia tedesca e l’egemonia inglese, meglio quest’ultima: è l’egemonia del golf, del whisky, del comfort» G. Ciano a G. Bottai, 4.11.39), è sfociato nell’attuale stato di dissoluzione nel quale la Rivoluzione degrada in conservazione e il cameratismo in mero spirito di corpo;

4) Il sacrosanto apprezzamento per quanti hanno combattuto contro il nemico invasore non deve impedire o stravolgere l’analisi della situazione attuale. Essendo demotivata, abulica o deviata in sterili esaltazioni del passato (il quale ha valore soltanto se è vissuto nel presente e proiettato nel futuro), oggi, la maggior parte dei Combattenti RSI denota una mentalità conservatrice e antifascista, fondata unicamente sull’anticomunismo: una cospicua parte di essi è irretita in squallidi mercimoni elettoralistici, e soltanto una minima parte continua a tener viva la fiaccola della Fede. Ciò stante, al fine di non trasformare il nostro modesto F. di 0. in un elenco di espulsioni, la FNCRSI continuerà a non dar luogo -salvo rarissime eccezioni- ad iscrizioni e rinnovo delle tessere: quel che conta per noi è la quotidiana vivificazione della Fede e la volontà di affermarla, pur consapevoli di essere una esigua, ma irriducibile minoranza tesa alla riaggregazione di quanti credono nel fascismo come fattore di una nuova civiltà dello Spirito.

5) la prassi qualunquistica del fare il male minore ha portato al male maggiore di uno pseudofascismo sinonimo di destra. Pertanto, ad eccezione dell’Istituto Storico della RSI, è esclusa la nostra ulteriore presenza in un contesto umano (dal quale l'intelligenza e l'onore ci separano), che si presenta privo di orizzonti e di avvenire;

6) il Fascismo ha una dottrina e una tradizione di pensiero e di azione originalissime e profondamente unitarie, rispetto alle quali le categorie ottocentesche di destra e sinistra sono totalmente repellenti; del resto, le destre e le sinistre, sia italiane che europee, sono legate al carro degli USA e asservite al disegno ebraico-massonico di dominazione mondiale. Pertanto, in assenza di un movimento politico, veramente nazionale, con un programma sociale avanzatissimo, che sappia porsi come radicale alternativa al sistema, i Combattenti della RSI non hanno referenti politici. Pur tuttavia, nessuno potrà impedirgli di consegnare incontaminato il loro Vessillo a quei giovani che dimostreranno di saperlo tenere alto al cospetto del mondo. I gruppi, i singoli combattenti e simpatizzanti ne prendano atto e, se del caso, comunichino le loro osservazioni e decisioni in merito.

 

 

Auguri per l'anno 2001

 

È storicamente provato che la Repubblica Sociale Italiana ottenne il consenso reale di gran parte della popolazione dell'Italia centro-settentrionale e quello ideale delle popolazioni meridionali; che tra fascisti, afascisti e non pochi ex-antifascisti, i Combattenti della RSI furono circa 800.000. Questa essendo la realtà dei fatti, la RSI concretizza il simbolo di un popolo che non si arrende senza aver combattuto fino al limite delle umane possibilità. Non esiste perciò un modello in senso antropologico di questi Combattenti, tuttavia, al di là delle diverse motivazioni della loro adesione, essi si distinguono per la specifica qualità etica e ontologica del coraggio, vale a dire quell'attitudine intenzionale della coscienza, la quale non attiene tanto all’Essere quanto piuttosto all'esserci, anzi, a quel voler esserci annidiato al livello più intimo e profondo dell'uomo, che si rivela nello sprezzo del pericolo ove sia in gioco una causa nobile e giusta. L'ottimo camerata Rutilio Sermonti così spiega perchè il coraggio è in esilio, dal momento che gli «... hanno dato l'ostracismo a grande democratica maggioranza:

col voto dei borghesi, perchè sei scomodo,

col voto delle mamme, perchè sei pericoloso,

col voto dei pacifisti, perchè sei guerriero,

col voto dei socialisti, perchè sei aristocratico,

col voto dei democratici, perchè sei minoritario,

col voto dei padroni, perchè sei ribelle,

col voto dei pigri, perchè sei faticoso,

col voto dei politici, perchè sei ingovernabile,

col voto dei banchieri perchè non sei monetizzabile,

col voto dei preti, perchè non sei mansueto,

col voto dei mercanti, perchè non sei commerciabile,

col voto dei ragionieri, perchè non sei calcolabile,

col voto degli economisti, perchè non sei conveniente,

col voto dei mafiosi, perchè campano sulla paura,

col voto dei vili, per essere rispettati».

La FNCRSI augura ai Combattenti della RSI di tenere salde, accanto all'amore per l’Italia e al religioso ricordo dei Caduti, le sacrosante ragioni onde ebbe origine la RSI; e, con la serena coscienza di galantuomini e di combattenti, di recare integre nel 3° secolo, la fierezza e il coraggio di sostenere -dovunque e comunque - che la loro è stata una sconfitta soltanto militare.

 

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Il Comitato Direttivo