Grazie, Gianfranco Fini
Ci sono forse ancora degli
amanti traditi?
Maurizio Barozzi
Leggo con stupore ed anche con qualche sospetto i tanti trafiletti che girano in
quello che un tempo veniva chiamato il nostro ambiente. Alcuni sono, magari
fuori luogo, ma sinceri, altri invece mi inducono a tanti pensieri e sospetti.
Si stigmatizza, ci si indigna e si accusa Gianfranco Fini, che con il suo ultimo
intervento, avrebbe oramai e definitivamente fatto la scelta antifascista e
Resistenziale.
Ma di che cosa ci si indigna o ci si sorprende? Siamo forse in presenza di
amanti traditi?
Nel dicembre del 1946, preparato da opportuni intrallazzi di origine massonica,
confindustriale e d’intelligence americana, con la benedizione del Vaticano e
del Ministero degli interni, nacque il più turpe partito conservatore, ultra
atlantico e filo americano della politica italiana.
Si schierò nella destra del parlamento, a fianco di monarchici e liberali e
inventando il falso e opportuno slogan «non rinnegare, non restaurare».
Quel partito iniziò immediatamente a trasbordare i reduci RSI su le sponde
dell’atlantismo, in pratica facendogli tradire non solo il fascismo, ma
soprattutto gli interessi della Nazione, occupata e colonizzata dagli Stati
Uniti d’America.
La vera opposizione alla NATO avrebbe dovuto essere quella dei fascisti
repubblicani, non quella, subordinata a Mosca, dei comunisti.
E non solo quel partito, ha agito in quel modo, ma anche tutti quegli altri
movimenti e gruppuscoli, che gli sprovveduti definivano extraparlamentari, ma
che in definitiva sono sempre stati il «MSI fuori dal MSI».
E così dalle bandiere del Cile di Pinochet che negli anni ’70 adornavano le sedi
missiste, dagli slogan a favore dei "Berretti Verdi" americani, definiti i
«nuovi centurioni» dai "missisti fuori dal MSI", siamo finalmente arrivati alla
bandiera di Israele.
Quell’Israele alla cui nascita, nel dopoguerra, furono chiamati a collaborare
anche ufficiali della Decima Mas e che a Roma, qualcuno ha confessato, venne
persino aiutato negli attentati preparati dalle bande sioniste.
Se oggi il sindaco di Roma Alemanno, concede agli ebrei la più grande
soddisfazione che possano mai aver desiderato, che non è quella di costruirsi un
altra Sinagoga e neppure un museo dell’olocausto dentro villa Torlonia, ma
quella di manifestare sotto l’arco di Tito la ricorrenza della nascita di
Israele, e di farlo assieme al Sindaco della odiata Città Eterna, di cosa ci si
meraviglia?
È tutto consequenziale, logico, coerente e direi "benvenuto".
O si è forse degli amanti traditi o, peggio ancora, qualcuno spera che in
quell’«area» ci sia qualcosa da "recuperare"?
Non mi piace questa ostentazione di indignazione, come mi risulta sospetto un
certo recente antiamericanismo e antimondialismo praticato da svariati settori
di quel cosiddetto "ex nostro ambiente" che "nostro" poi non è mai stato.
Oggi caduto il muro, spariti certi "protettori", cambiati i modi di agire di
determinate Intelligence, spariti i riferimenti storici, è facile ed anche
sospetto cavalcare determinati temi.
Non mi convincono, così come non mi convince neppure la xenofobia verso gli
extracomunitari. Non posso dimenticare gli anni infami della strategia della
tensione, non posso non avere presenti le tecniche occidentali della «guerra non
ortodossa», il fatto che, per esempio, i movimenti e gruppi estremi del razzismo
americano sono tutti creati o in mano ai "servizi" statunitensi e quindi mi
tengo il mio sospetto che certo "razzismo", così come è praticato in Italia,
seguendo le mode demenziali del "withe power", in definitiva finisce per fare il
gioco proprio di chi vuole l’integrazione, di chi vuole estendere la società
multietnica se non addirittura di chi vuol aiutare trasversalmente la crociata
contro l’Islam.
A Roma si dice: «il frantaro si frega una volta sola».
E questo lo possiamo dire noi della FNCRSI, che negli anni infami della
strategia della tensione eravamo come una voce nel deserto, proprio quando
quegli stessi ambienti cavalcavano l’anticomunismo più viscerale e ci dicevano
che in fin dei conti gli americani erano il male minore.
Oggi il comunismo non c’è più, quindi...
Un tempo, sempre i combattenti della FNCRSI dicevano giustamente: «Se il MSI è
un partito fascista, allora noi siamo antifascisti!».
E lo dicevano perchè qualche sprovveduto poteva ancora avere dei dubbi.
Oggi tutto è finalmente chiaro anche per gli sprovveduti.
Verrebbe da dire: «grazie Gianfranco Fini».
Maurizio Barozzi
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