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La questione zingarica

Giorgio Vitali

Poche volte in passato c’è stata la possibilità di conoscere attraverso la lettura contemporanea d’articoli, testate, siti e libri, il quadro generale del ventaglio d’opinioni, e quindi di comportamenti, relativi ad un particolare avvenimento o meglio ad una sequela d’avvenimenti. Oggi invece abbiamo la riprova scritta di come le distorsioni ideologiche operino a livello intellettuale.
Escludendo a priori la fiera opinionistica relativa alla politica internazionale, per quanto riguarda il nostro paese possiamo restringere l’analisi a due fenomeni: l’omosessualità bonaria di tanti preti pescatori di pecorelle smarrite e "redentori" di giovanetti, e la questione zingarica.
Circa il primo fenomeno, emerso prepotentemente a seguito delle cause di risarcimento intentate negli USA contro i preti pederasti, che stanno costando alla Chiesa cattolica cifre da capogiro, possiamo dedurre da un’analisi approssimativa dei secoli passati che, repressione clericale a parte, il fenomeno fosse tollerato dalla società civile in relazione al rapporto costo/beneficio che essa traeva dal comportamento di questi preti, che toglievano dalla strada e dal malaffare, in assenza d’istituzioni civiche ad hoc, tanti ragazzi abbandonati dalle famiglie. A tal proposito va anche aggiunto che, come la storia ci insegna, l’attenzione verso i figli e verso i giovani in generale nasce solo alla fine dell’ottocento, per esplodere nel secolo appena concluso grazie alle nuove teorie sull’educazione. Ciò malgrado, anche oggi senza l’apporto "appassionato" e spesso "interessato" di queste persone, moltissimi ragazzi "di strada" si sarebbero perduti. Certamente noi vediamo con occhio più favorevole iniziative di stampo "laico" come quella di Muccioli a Rimini, la cui impostazione morale tanti fastidi ha creato ai «democratici» sui quali ci soffermeremo in seguito. In ogni caso, comunque, meglio di niente.
Non crediamo tuttavia che la faccenda possa chiudersi qui. Dietro a questi "recuperi" c’è un giro economico e d’influenza socio politica di tutto rispetto che riguarda non solo il rapporto fra istituzioni di stampo religioso ed istituti laici, ma anche interno, fra enti religiosi di varia ispirazione, come ci ha dimostrato, anche in questo caso, la storia del passato e non ultimo il caso di Padre Pio e dei non pochi banchieri di Dio. Economia ed influenza politico-religiosa. Economia ed ideologia. Reclutamento di nuove leve sacerdotali, attivazione di cooperative agricole, artigianali, influenza diretta ed indiretta in ambienti inquinati dalla malavita organizzata, vanno tutti a braccetto. Non è poco.

L’invasione zingarica
Noi abbiamo più volte sostenuto che i popoli sono invasi perché non si sanno difendere. Non volersi difendere è una manifestazione del non sapersi difendere. Quali che siano le varianti criptiche od eufemistiche utilizzate dai Media ufficiali nel comunicare gli avvenimenti connessi con le imprese zingaresche, è fuor di dubbio che siamo sotto invasione. L’Italia è un territorio sotto invasione. L’invasione vera è lenta ed incessante, mai percepita realmente per quella che è. All’epoca della decadenza romana, la vera invasione non era quella diretta violenta e brutale degli Unni, facilmente percepita come tale ed adeguatamente contrastata col probabile contributo papale, ma quella lenta ed inesorabile di popolazioni nordiche spinte verso l’Italia da un improvviso raffreddamento del clima, così come oggi è il riscaldamento che spinge verso di noi popolazioni del sud. A questo punto va anche aggiunto che mentre le popolazioni nordiche hanno avuto il gran pregio di rinforzare l’esangue razza degli italici, nulla potremmo aspettarci da africani e popolazioni slave, ed ancor meno da nomadi. Da parte loro gli zingari si comportano come invasori, senza alcun rispetto per gli autoctoni perché percepiscono dalla lassitudine della mostra magistratura che hanno via libera, mentre il cittadino è inerme ed indifeso, con in più il grosso rischio di un giudizio per direttissima; com’è accaduto a colui che si è permesso di staccare gli ormeggi al panfilo di Della Valle sul quale alloggiava il ministro di Grazia e… Giustizia. Processato per direttissima ed inflitti due anni e mezzo, contro gli arresti domiciliari per lo zingaro che ha investito ed ucciso quattro ragazzi. Il processo per direttissima ha anche coinvolto chi si accingeva ad una spedizione punitiva contro un accampamento zingaresco in Roma. Prendiamo atto che la rivolta è nell’aria. E si presenta sotto la forma di un moto di piazza. Mentre lo Stato deve reprimere, anche perché siamo sotto gli occhi d’Europa, ma la rivolta cova e prima o poi o da qualche parte esploderà. L’UE è anche all’origine del "Mandato di cattura europeo" forma aggiornata di repressione di qualsiasi tentativo di virile resistenza alla globalizzazione. Aggiungiamo che una reazione all’invasione in termini politici è in questo momento di difficile organizzazione anche perché sarebbe intercettata e dispersa da gruppuscoli d’estreme di destra e di sinistra il cui vero ruolo è appunto quello di interferire contro qualsiasi tentativo di creazione di un movimento unitario di reazione ai progetti d’omologazione mondialista.

Un esempio di pensiero omologato
Il quotidiano "Liberazione" di sabato 22 settembre, a proposito del tentativo d’attacco all’accampamento degli zingari, riporta la dichiarazione di Moni Ovadia, artista ebreo nato a Plovdiv, in Bulgaria, e milanese per adozione:
«Sono comportamenti nazifascisti. Non ho altre parole per definirli. Guai a noi se sottovalutiamo questi fenomeni e guai alla sinistra se non capisce che c’è un filo nero nella storia italiana, un problema irrisolto della nostra memoria con il fascismo (…) Linciaggi, aggressioni, spedizioni punitive e, negli ultimi giorni, assalti di ronde armate ai campi rom di Pavia, Milano, Roma (...) uno scivolamento del senso comune [Ce lo insegna quest’ebreo bulgaro, che si presenta come il più italiano degli italiani] (…) si allentano tabù, crollano inibizioni, s’incitano gli aggressori (…) I Rom sono gli unici sulla faccia della terra a meritare per davvero il Premio Nobel per la pace: non hanno mai fatto la guerra ad altri popoli, non hanno mai avuto un esercito (...) hanno diritto come tutti gli altri popoli ad avere i loro cattivi [Vallo a dire ai genitori di quei quattro ragazzi!!] (…) Non ci sono scorciatoie. Se vogliamo risolvere il problema dobbiamo investire quattrini. [Dobbiamo? Dobbiamo chi? C’entra anche lui? Chi dovrebbe investire quattrini e per darli a chi? A società di beneficenza israeliane?] (…) Io dico: gli uomini si devono conciliare, ma le memorie no. Il fascismo resta fascismo».
A parte gli aspetti grotteschi di questa reprimenda che sarebbe molto più onesta e seria se anziché indirizzata al popolo italiano, fin troppo sottomesso alle prepotenze altrui, fosse rivolta agli autentici concittadini di quest’attore, cioè gli israeliani che stanno massacrando con forme sadiche di genocidio e nel silenzio agghiacciante dei media un’intera popolazione come quella palestinese che meriterebbe, lei sì, il Nobel per la capacità eroica di resistenza all’invasione barbarica; è proprio da queste frasi riportate con grand’evidenza dal periodico della «Sinistra» ufficiale, che è facile scoprire il meccanismo di manipolazione psicologica col quale viene lusingata ogni manifestazione di cedimento alla violenza conquistatrice.

Nota finale sul buonismo e crisi della Sinistra
Il buonismo è uno strumento ideologico di coartazione delle coscienze. Viene messo in opera ogni volta che si vuole fiaccare qualsiasi forma di resistenza all’oppressione. Occorre sempre ricordare che la famosa offerta dell’altra guancia è una proposta morale individuale. Non un programma politico. Non lo è mai stato per nessuno, a cominciare dalla Stato del Papa. L’offerta dell’altra guancia e l’amore verso il prossimo è solo una proposta, e fin troppo evidente, per l’individuo in crisi, al fine di aiutarlo a superare i propri dilemmi interiori. È come dire di gettare il cuore di là dall’ostacolo. Tutto il resto è silenzio, compresi quei pifferai che tanto s’affannano nel proporre assistenza, ma solo per far quattrini con le tante associazioni o cooperative finanziate dallo Stato, come ammette coll’onestà del prepotente che sa d’averla in ogni modo vinta perché fa parte della Casta dominante, anche Moni Ovadia, il quale ci dice che «dobbiamo investire quattrini …». Ed a tal proposito, abbiamo sotto gli occhi un volume non recente, dedicato alla Guerra Nucleare. È stato stampato da Jaka Book nel 1986 a cura della Pontificia Academia Scientiarum, della Città del Vaticano, e riguarda la presa di posizione degli scienziati cattolici sulle conseguenze dell'uso delle armi nucleari. Tra l’altro vi si legge: «L’inverno nucleare potrebbe essere determinato anche da una guerra nucleare relativamente piccola, che coinvolga solo una piccola frazione degli attuali arsenali strategici globali, se le città venissero scelte come bersagli e bruciate. Anche se la guerra nucleare venisse iniziata in modo da minimizzare gli effetti, essa presumibilmente si svilupperebbe con un uso massiccio delle armi nucleari …»
Si tratta di un documento che scotta, evidentemente. Ma ce n’è un altro molto più recente e che assegna a 700.000 i morti irakeni come conseguenza dell’invasione atlantica. E ci sembra logico chiederci il perché di queste cose non esca una sola voce di reprimenda e d’allarme dalle strachiuse porte del Vaticano, soprattutto nell’imminenza di una minacciata guerra atlantica a base d’armi nucleari contro l’Iran.
Ma sul buonismo cade anche la sinistra. Nessuno può dimostrare che il buonismo faccia parte del retaggio storico e culturale della sinistra. Anzi… Oggi invece è proprio il buonismo che esprime la crisi della sinistra. Fenomeno di decadenza senile.
Secondo Luciano Canfora, noto storico «la sinistra si sta liquefacendo. Da tempo la sinistra sta smantellando i suoi presupposti culturali. Coniugare giustizia e libertà non va d’accordo col nuovo orientamento liberale. La tradizione di sinistra è diventata evanescente».
La sinistra è finita com’elemento strutturante la politica. La sinistra di Pisacane, tanto per fare il nome di un uomo. Vero. L’avevamo previsto da tempo. È stata uccisa dal radicalismo e dal comunismo. Resta il buonismo mieloso e pretesco, che elegge gli Ovadia a profeti.

Giorgio Vitali