Italia - Repubblica - Socializzazione

 

(dimensioni: 16,5 x 22 cm.)

 

 

Scheda bianca

 

Le elezioni di giugno ripropongono le stesse immobili strutture delle precedenti consultazioni. Da una parte il dogmatismo della democrazia antifascista, che non riesce a vedere altra forma di vita associata che non sia quella espressa dal parlamento dei partiti. Dall'altra il ricorso alle false alternative politiche, che non può fare a meno della strumentalizzazione sempre più spietata del cittadino ai fini del mantenimento dello status quo. Nella realtà la situazione stagnante della vita pubblica italiana si perpetua proprio nella falsa contrapposizione di partiti che hanno la sola funzione di eludere sistematicamente i grossi problemi che urgono, in un clima di gattopardismo generalizzato che ha ormai permeato coscienze e volontà a tutti i livelli, politici e amministrativi.
L'immobilismo politico non è più, così, soltanto un modo di porsi di una classe dirigente, esso è la misura della sclerosi mentale e morale di tutte le componenti del regime antifascista. Questo si esaurisce nelle lotte per il potere all'interno dei gruppi di vertice ed in una continua serie di intimidazioni e ricatti, di campagne diffamatorie, alle quali vengono sottomessi tutti i mezzi di informazione, con l'impiego di tutti i canali di veicolazione.
La carenza legislativa ed amministrativa è mascherata da una congerie di leggi e leggine che non servono perché non sorrette dalla effettiva volontà politica di attuarle ed è solo compensata da disposizioni prese a solo scopo ricattatorio verso categorie lavoratrici o imprenditoriali. Come i cow boys sparano ai lati della mandria per portarla ai grandi macelli dell'est, così continui fuochi di artificio menano gli italiani per vie traverse a destra o a sinistra.
La caratterizzazione dei partiti non può lasciare adito a dubbi ed il rifiuto non può essere che netto. I partiti del centrosinistra sono soltanto fatiscenti strutture di governo, nelle quali non credono più neanche i ministri. Infatti: la D.C. melliflua, pretesca, animata dalla politica dei contrappesi e della inerzia ha ritrovato intera la sua animi; populista ed anti italiana che ha sempre caratterizzato le forze rodine e clericali, prone ad ogni ventata demagogica; i partiti socialisti denunciano clamorosamente la congenita sterilità del socialismo italiano che si vanifica a beneficio altrui nello scontro tra il massimalismo verboso e la difesa di interessi di bottega. Al di fuori della coalizione di governo, il liberalesimo ha esaurito la propria stagione e non esiste. Il M.S.I. vive di sfumature venticinquelugliste; l'incontro recente tra l'ex repubblichino Almirante e il badogliano De Lorenzo è avvenuto infatti sul comune terreno del conservatorismo piccolo-borghese. Il P.C.I. è su posizioni neoradicali secondo la linea di Mosca, ed è questa una ulteriore dimostrazione -ove un'altra ne occorresse- dello spirito reazionario che anima i comunisti italiani, intenti a presentarsi come partito d'ordine.
Nella realtà la stabilità dei voti (meno scambi insignificanti che comunque non escono dall'ambito dei rispettivi schieramenti) è legata al fatto che nessun partito può dire qualcosa di autentico e di credibile; infatti ogni partito è squalificato agli occhi della opinione pubblica e nei discorsi della gente.
A chi rifiuta questo stato di cose non resta che reagire con il rifiuto del voto, da manifestare con la scheda bianca.
Tale atteggiamento politico, contro il quale sono levati unanimi: le centrali di potere, i gruppi di pressione ed ovviamente i candidati, non è -come invece si vuoi fare apparire- un atteggiamento di mera negazione. Esso significa: da una parte, rifiuto del vaniloquio nel quale scadono sistematicamente i certami elettorali in Italia; dall'altra la presa di coscienza della necessità di un mutamento politico profondo, fuori dei modelli che hanno isterilito la lotta politica in Italici nell'ultimo quarto di secolo, perché si possa por mano finalmente alla costruzione di una nazione civile.
 

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